Palazzo Madama, Torino: una visita col nuovo direttore Giovanni Carlo Federico Villa


Una visita a Palazzo Madama, a Torino, con il nuovo direttore Giovanni Carlo Federico Villa che dichiara la linea del suo progetto per il museo: dare nuova centralità all'istituto.

Benvenuti a Palazzo Madama. Benvenuti sogni. Siamo a Torino, in quella che Guido Gozzano chiamò la “Casa dei secoli”, un luogo d’importanza strategica per la storia d’Italia e che sarà diretto per quattro anni da Giovanni Carlo Federico Villa. A poche settimane dall’ufficializzazione del suo mandato, Villa con una visita speciale ci ha raccontato il suo museo e la sua visione di futuro. Sogni sì, a volte sognare è possibile, ma anche darne concretezza, e come in un giro di valzer, scopriamo una realtà d’incanto volteggiando su e giù per i piani del Palazzo con il nuovo direttore, attraversiamo così le sue lussureggianti stanze, impreziosite da sterminate collezioni: Palazzo Madama, non dobbiamo dimenticarlo, è prima di tutto il museo di Arte antica della città. E da lì, dall’alto della sua torre panoramica si può cogliere tutta Torino in uno sguardo. Se tutto ciò non bastasse, attraverso un ascensore a vetrate, si può tornare giù, per ammirare i colori dell’orto botanico o la fitta trama del giardino medievale.

Letteralmente travolti dalla sbalorditiva e nota capacità oratoria di Villa, abbiamo ripercorso passo a passo la storia millenaria di questo monumento e con l’occasione della sua nomina, abbiamo fatto due chiacchiere al fine di conoscere meglio e in anteprima il suo progetto. Professore associato all’Università di Bergamo e docente alla Scuola di Specializzazione di Udine, curatore di mostre importantissime e massimo esperto di arte veneta, Villa è stato selezionato tra oltre 300 curricula.

Nella sua visione a Palazzo Madama si potrà restituire il suo ruolo originario. Centrale, simbolico ma soprattutto museo civico, nell’intento del neodirettore, da una parte, resterà fedele al sistema della Fondazione Torino Musei, assieme al Museo d’Arte Orientale (MAO) e alla Galleria d’Arte Moderna (GAM), da cui ha avuto origine, dall’altra sarà ripensato per dare impulso ad un grande progetto di valorizzazione delle sue collezioni e dei suoi spazi, soprattutto rimettendo al centro il suo valore identitario, anche con progetti didattici come quello in corso, L’aula che vorrei, progetto che ha coinvolto le sale del Palazzo diventate aule di studio per programmi d’ogni tipo, dalla musica alla storia.

Palazzo Madama. Foto di Mariano Dallago
Palazzo Madama. Foto di Mariano Dallago
Palazzo Madama, Camera della Madama Reale
Palazzo Madama, Camera della Madama Reale
Giovanni Carlo Federico Villa
Giovanni Carlo Federico Villa

La vicenda di Palazzo Madama è millenaria e si può riassumere con una cronologia piuttosto estesa che va dall’età romana al XX secolo. È infatti nell’età dell’Impero che affonda le sue origini come Porta decumana della città, ancora visibile nelle sue fondamenta e torri. Ma un filo sottile lega la sua storia ben oltre questi margini temporali, per attraversare anche l’età medievale e il Seicento fino all’Ottocento, quando assume un ruolo cardine per la nascita dell’Italia Unita, ospitando il Senato del Regno, e al 1934, allorché diventa la sede delle collezioni comunali di arte antica.

È proprio da qui che Villa riprende a tessere il filo della storia d’Italia e del Palazzo. Compito non semplicissimo, diverse sono anche le tracce antiche e sparse ovunque, per esempio nella prospiciente Piazza Castello, dove, per altro, durante i lavori di rinnovo del 1999/2000 è riemerso in superficie il tracciato delle mura romane, e persino quello della galleria di Carlo Emanuele I.

Da allora, con grande stupore di tutti, sono tornate in vita le rovine di uno spazio sacrificale ancora avvolte nell’enigma e da indagare. Ma è tutta la storia del Palazzo che costituirà una sfida avvincente per Villa.

Da dove iniziare? Intanto ricostruendo i vari passaggi. Tanti, tantissimi, infatti, sono stati i cambiamenti d’uso, le variazioni delle strutture, le molteplici manomissioni, gli ampliamenti. Ma questa stessa permeabilità, non deve spaventare, la perenne mutazione della sua funzione ha avuto nel tempo sempre risvolti felici. Il suo “trionfale ridisegno barocco” (G. Romano), è stato l’esito di un generoso esperimento decorativo mai tentato prima e che più avanti condurrà allo strepitoso intervento di un grande interprete come Filippo Juvarra.

Per avere un’idea più precisa e approfondire, proviamo a rispolverare ancora un po’ la memoria con le parole del direttore Villa: “Nessun edificio al mondo”, ci spiega, “ha forse la perfetta compenetrazione di duemila anni di storia. Quanto di maestoso vediamo oggi è un insieme di interventi millenari”. Al tempo dei romani è la Porta Decumana, che permetteva l’accesso alla città dal lato del Po. “Dopo la caduta dell’Impero, in età medievale, la porta fu mantenuta ampliandola su tre lati in fortezza e più tardi nella dimora degli Acaja, artefici non solo dell’ingrandimento e abbellimento del castello, ma anche facendone un centro di potere assoluto”.

Lo Scalone juvarriano. Foto Wikimedia/Bluestardrop
Lo Scalone juvarriano. Foto Wikimedia/Bluestardrop
La Sala dei Tesori. Foto Fondazione Torino Musei
La Sala dei Tesori. Foto Fondazione Torino Musei

L’annus mirabilis però, è il 1637, quando la vita del palazzo giunse al suo momento di massimo splendore, perché Maria Cristina di Borbone di Francia, reggente di Savoia, ne fece la sua residenza. Il nome di “Palazzo Madama” si deve però a un’altra donna, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours che, insieme a Filippo Juvarra, “improntò un grandioso progetto in stile barocco, del quale fu realizzata la grandiosa facciata con una delle più belle scalinate europee”.

“Nel 1822”, prosegue Villa, “l’edificio fu persino adibito a osservatorio astronomico. Carlo Alberto ne fece la sede del Senato Subalpino: qui si è fatto lo Statuto Albertino, si sono dichiarate le guerre d’indipendenza, la campagna in Crimea, l’Unità d’Italia e Roma capitale. Qui si è fatta l’Italia. Da fine Ottocento, poi, l’edificio fu oggetto di numerosi restauri e ripristini, e poté da quel momento ospitare una delle più significative collezioni di arti applicate al mondo, ricca di oltre 80.000 pezzi”.

Ma Palazzo Madama è persino di più di tutto questo. “Ogni cosa esprime una differenza”, afferma il direttore. L’ampiezza e diversità degli spazi si prestano a numerose declinazioni e più “modalità d’uso”, la sua verticalità, come abbiamo visto, gioca un ruolo chiave di faro e punto d’osservazione privilegiato sulla città, oltre alla ricchezza delle collezioni, la loro diversità, gli elementi di spicco, come lo scalone juvarriano. In definitiva, il patrimonio materiale e immateriale del Palazzo è da restare sgomenti. Il progetto di Villa ambisce dunque a essere l’inizio di un nuovo capitolo della storia di Torino, nel cuore del Palazzo che ne ha segnato per sempre le sorti.


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