All'origine della Quadriennale di Roma: intervista con Walter Guadagnini


Intuizione e merito del compianto Presidente della Quadriennale di Roma Luca Beatrice è l’aver voluto aggiungere una postilla storica a questa altrimenti giovanissima 18esima edizione appena inaugurata, con la mostra “I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935”. Ce ne parla il curatore Walter Guadagnini.

Intuizione e merito del compianto Presidente della Quadriennale di Roma Luca Beatrice, aver voluto aggiungere una postilla storica a questa altrimenti giovanissima 18esima edizione appena inaugurata, con la mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. In questa intervista, il curatore Walter Guadagnini ci dice che da allora la Quadriennale si è ridimensionata. Viene dunque lecito chiedersi se è ancora proporzionato il mega restauro dell’ex Arsenale pontificio, futura sede monumentale sulla riva del Tevere a Porta Portese delle Quadriennali a venire, da allora posticipato ma che ci aveva tanto allettati sei anni fa.

Walter Guadagnini
Walter Guadagnini

REF. Ci avviciniamo al centenario della Quadriennale istituita nel 1927, Lei ha scelto di rieditare quella del 1935. Perché proprio questa? È per statuto o per regolamento che la Quadriennale ha il vincolo di includere una sezione storica nelle esposizioni?

WG. Non c’è nessun vincolo e non è da statuto. Nelle precedenti edizioni si era già fatto qualche ricognizione storica, anche durante i quattro anni preparatori di questa edizione del 2025. L’idea è nata parlando con Luca Beatrice, da un semplice colloquio informale tra colleghi e amici. Abbiamo appurato che questa Quadriennale sarebbe capitata novant’anni dopo la storica Quadriennale del 1935 in cui appunto si era scelto di mettere l’accento sui giovani artisti come questa. Tempo una settimana dopo questa conversazione e Luca mi richiama per chiedermi di curare questa mostra. È vero che il mio ambito è più la Pop Art, sono anche un esperto di fotografia, ma sugli anni Trenta avevo lavorato molto quando ero giovanissimo alla Galleria Civica di Modena alla fine degli anni Ottanta, sotto la direzione di Castagnoli. È sempre stata un’area di studio di grande interesse per me e di grande passione, pur non avendo mai pubblicato un libro sull’argomento. Mi ci sono quindi messo d’impegno e in questo l’aiuto degli esperti dell’archivio della Fondazione Quadriennale è stato fondamentale.

Possiamo quindi definire la sua sezione una mostra nella mostra con il supporto dell’Archivio della Quadriennale che spiega anche l’importanza data alla parte documentaria. Fra le altre cose, in primo piano, esposto in una bacheca singola come un reperto giustamente preziosissimo, troneggia il regolamento della Quadriennale del 1935. Un pezzo di storia su cui si fonda il format della Quadriennale, una delle maggiori esposizioni in Italia ancora oggi.

Il problema era come rendere una mostra nella quale sono state esposte 1.700 opere. La Quadriennale è sempre stata abbondante, la politica culturale intendeva porre Roma al centro gareggiando e pareggiando con la Biennale di Venezia e con l’intento di specializzarsi sull’Arte Italiana. L’obiettivo era di riuscire a dare la più ampia visione dell’arte in Italia, da Nord a Sud.

Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano

Come avete fatto a passare dai 1.700 artisti partecipanti del 1935 a solo una trentina in questa riedizione?

Partendo dalla stessa struttura con le sale personali di determinati artisti, le collettive e gli artisti premiati. Abbiamo deciso di lavorare su due piani paralleli che sono da un lato le opere originali, e dall’altro i documenti d’archivio estraendo dei materiali storici (come l’elenco degli artisti, le immagini delle visite ufficiali, quelle della mostra, etc.) per fare quello che io chiamo il “fregio”, in alto sopra le opere e in bianco e nero, uno sfondo che rende il clima dell’epoca.

Quindi non è stata fatta una revisione storica?

No, diciamo che qui non sono il critico che reinterpreta, ma quello che cerca di pensare al posto dello spettatore dell’epoca.

Quali sono state invece le sue interpretazioni più personali della mostra originale?

Sicuramente il titolo I Giovani e I Maestri, ne avevamo discusso ampiamente con Luca [Beatrice]. Questa Quadriennale ha celebrato i maestri come De Chirico, Severini, ma è stata la prima a mettere l’accento sui giovani come Ziveri, Capogrossi e i Tonalisti romani.

È stata una scelta visionaria quella dell’allora segretario generale Oppo, deputato parlamentare nonché egli stesso artista, di concentrarsi sui giovani artisti degli anni Trenta?

È stata più che altro una scelta critica. La grande scultura Danza, altorilievo in legno di Fazzini per esempio dimostra l’importanza data ai giovani nell’edizione del 1935 e abbiamo scelto di esporla anche in questa Quadriennale. Un’altra mia interpretazione è stata anche di dividere la parte romana con Broglio e gli altri, la cui presenza era forte, e l’altra con Prampolini e gli altri “maestroni”. E infine tutte le altre tendenze italiane, Futurismo, Astrattismo e altre varietà di linguaggio.

Sulla scelta degli artisti futuristi ha dovuto tagliarne molti?

Quella è una decisione che mi assumo. Per quanto mi riguarda, penso che molti dei lavori del Secondo Futurismo siano molto datati. È più interessante secondo me la pittura romana, come Mafai, Scipione, eccetera.

Per fare un confronto con la mostra sul Futurismo a cura di Simongini alla Gnam conclusa recentemente, notiamo che non ha messo l’accento sul Futurismo. Di tutti i Futuristi della Quadriennale del 1935 ha scelto di esporre solo lo stretto indispensabile?

Ho scelto di esporre Prampolini, Regina e Marisa Mori. Anche Milena Barilli - che merita di essere vista e rivista.

In compenso ha fatto emergere artiste donne futuriste poco conosciute.

Sì, volutamente, ho cercato di dare una risposta alla necessità di rivalutare le artiste donne, anche se di donne ce n’erano poche e a volerne mettere altre avrei fatto un falso storico. Gli artisti sono stati scelti con i criteri detti, qualche esempio di ciascuna tendenza. Ho scelto Romagnoli [Acrobata, bronzo] per rappresentare quelli più tradizionali, ho messo l’accento su Mafai, Sironi per sottolineare la loro importanza. Ma è chiaro che si sacrificano tante cose.

Che ne è oggi del confronto della Quadriennale di Roma con la Biennale di Venezia?

Le basi sono rimaste le stesse. Il peso delle due è cambiato. La percezione dell’importanza della Biennale è superiore. La Quadriennale ha perso il suo peso sessant’anni fa.

Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri. Foto: Agostino Osio / Alto Piano
Allestimenti della mostra I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Foto: Agostino Osio / Alto Piano

In che modo oggi la Quadriennale di Roma completa ancora la Biennale di Venezia?

La Biennale è internazionale, ha tuttora un’importanza mondiale nonostante la concorrenza. Rimanendo in Europa, secondo me Documenta è più rilevante della Biennale di Venezia anche se la cadenza di Documenta è più lunga, ogni cinque anni.

La Sua mostra è al secondo piano del Palazzo delle Esposizioni: è da considerare una sezione a parte o è parte a tutti gli effetti dell’esposizione di questa Quadriennale?

A me ha fatto molto piacere vedere molti dei giovani artisti esposti giù salire a vedere la mia mostra. Matteo Fato della sezione di Luca Massimo Barbero. Anche Giulia Cenci che ha visto Fazzini e ne è rimasta molto colpita. Lo stesso Arcangelo Sassolino nella sezione di Stocchi l’ha vista e mi ha detto che scambierebbe volentieri una delle sue opere con qualcuna delle opere storiche esposte sopra. Quindi la reazione degli artisti parla da sé.

Sassolino è certamente di tutti gli artisti esposti quello più storico in questa edizione della Quadriennale, con il suo suggestionante ragno d’acciaio mosso da un sistema a pressione del 2008 e riprogettato per questa occasione. È fra i suoi favoriti? La premiazione di questa Quadriennale avrà luogo a fine novembre. Quali sono i giovani artisti esposti che le piacciono di più?

La Quadriennale del 1935 aveva premiato Ceracchini che nessuno si ricorda oggi. Fra novant’anni qualcuno di questi artisti esposti oggi alla Quadriennale non verrà ricordato. La premiazione ha questo ruolo di scegliere. Sassolino lo considero quello più importante in questa Quadriennale. Nella sezione a cura di Emanuela Mazzonis, mi piacciono molto gli artisti Jacopo Benassi, Davide Tranchina e Giulia Parlato.


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE


Commenta l'articolo che hai appena letto






Per inviare il commento devi accedere o registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo l’accesso.



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte