Onde barocche nel Ponente Ligure. I capolavori in mostra al Museo Diocesano di Albenga


Fino al 13 novembre, il Museo Diocesano di Albenga ospita la mostra “Onde barocche. Capolavori diocesani tra 1600 e 1750” che raduna capolavori del Seicento ligure. Ne parliamo con il curatore Castore Sirimarco.

Fino al 13 novembre 2022 al Museo Diocesano di Albenga, all’Oratorio della Madonna della Ripa a Pieve di Teco (Imperia) e in altri luoghi diffusi sul territorio della Diocesi di Albenga-Imperia è in corso la mostra Onde barocche. Capolavori diocesani tra 1600 e 1750, il cui intento è far scoprire ai visitatori la ricchezza del patrimonio barocco presente in questo territorio della Liguria e i protagonisti di una stagione artistica molto prolifica, tra cui Domenico Fiasella, Luciano Borzone, Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Anton Maria Maragliano. Ne abbiamo parlato con Castore Sirimarco, direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi di Albenga-Imperia e co-curatore della mostra insieme a don Emanuele Caccia, vicedirettore del Museo Diocesano di Albenga.

IB. Com’è nata l’idea della mostra Onde Barocche, realizzata da un più ampio progetto della Diocesi di Albenga-Imperia dal titolo Formae Lucis?

CS. Formae Lucis è un nome simbolico. Rimanda alla mistica antica che assimila la Grazia alla luce e ne fa potenza creatrice ed estetica ad un tempo. Il nome sigla una multiforme campagna di eventi ideata dall’Ufficio Beni Culturali diocesano. Grazie a una serie di congiunture favorevoli, la Diocesi di Albenga-Imperia ha potuto dotarsi in questi ultimi anni di un’imponente forza, fatta di persone e talenti, per promuovere la conoscenza e la conservazione del proprio patrimonio artistico. Oltre a conferenze e progetti culturali, le pur difficili congiunture recenti non hanno impedito progetti ambiziosi, soprattutto mostre e allestimenti, oltre che presso il Museo Diocesano, prima sede espositiva di Formae Lucis, anche in vari punti della Diocesi. All’interno di questo cammino prende forma un progetto impegnativo e quanto mai ampio. Formae Lucis ha il piacere di presentare un evento inedito e, ci auguriamo, coinvolgente: con due sedi principali e diffusa in undici siti in tutta la Diocesi, la mostra Onde Barocche. Capolavori diocesani tra il 1600 e il 1750 offre a tutti coloro che sanno amare la pittura e la scultura, uno spettacolo suggestivo e, ci auguriamo, indimenticabile.

Le opere esposte al Museo Diocesano di Albenga e all’Oratorio della Ripa di Pieve di Teco provengono da raccolte che si sono formate nei secoli nella Diocesi di Albenga-Imperia...

Sì, l’arte dei campioni barocchi che a Roma e Genova hanno le loro capitali, per così dire, porta anche nelle terre diocesane i propri frutti. Le “onde barocche” giungono così fino alle nostre coste (Imperia, Diano Marina, Laigueglia, Alassio, Albenga, Loano) e poi su fino alle chiese dell’entroterra profondo, tra fasce, boschi e ulivi (Tovo Faraldi, Sarola), oppure in località inghiottite da vallate che un tempo furono snodi economici capitali (come Pieve di Teco) o, ancora, in siti collocati su alture dai panorami mozzafiato (Lovegno, Monte Calvario, San Pietro al Parasio). Spesso le presenze artistiche più importanti nelle nostre chiese si sommano, si accavallano e si sovrappongono, talvolta in convivenza perfetta, con i percorsi più convenzionali e popolari, propri degli autori locali ed eredi per così dire “attardati” nella produzione artistica di secondo Cinquecento. Se nella Diocesi di Albenga-Imperia è forte l’importazione di talenti, e la dipendenza da Genova, non va tuttavia dimenticato anche il contributo locale alla grande arte ligure: Giulio Benso e Gregorio De Ferrari, che hanno avuto i natali a Pieve di Teco e Porto Maurizio (Imperia), ne sono i testimonial d’eccezione.

Perché questo territorio era così ricco di opere barocche tra Sei e Settecento?

La numerosa presenza di opere barocche in queste terre era dovuta sia a fattori di committenza sia a fattori economici. Committenze di vescovi, come nel caso di Pierfrancesco Costa, di confraternite come ad esempio i Disciplinati di Pieve di Teco o i Trinitari del Monte Calvario, e di nobili, tra cui la famiglia Costa, si uniscono a un successivo sviluppo dell’olivo e del commercio dell’olio. Coloro che commerciavano questo prodotto avevano ottime possibilità economiche, tanto da permettersi di commissionare opere d’arte. Dall’inizio del Settecento il primato nella produzione dell’olio e dell’olivo si spostò dalla Provenza verso i territori liguri, in particolare a Oneglia e Porto Maurizio, e ciò contribuì all’aumento nelle commissioni artistiche.

Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche
Allestimenti della mostra Onde barocche

Quali sono le opere più importanti in mostra?

Ce ne sono varie, ma in particolare segnaliamo un San Giovanni Battista giovane di un anonimo pittore del Seicento, copia da Caravaggio (1603-1606; olio su tela; Albenga, Museo Diocesano), l’Andata al Calvario di Lorenzo De Ferrari (anni Quaranta del Settecento; olio su tela; Imperia, Oratorio di San Pietro Apostolo), una scultura lignea di Anton Maria Maragliano, raffigurante Nostra Signora del Carmelo che porge lo scapolare a san Simone Stock (1715-1716; Albenga, Rettoria di Santa Maria in Fontibus) e un’Ultima Cena di Domenico Piola (1649; olio su tela; Pieve di Teco, Refettorio del Convento degli Agostiniani, attualmente all’Oratorio della Ripa).

Oltre alle due sedi citate, la mostra invita a visitare altri luoghi del territorio diocesano dove è possibile ammirare capolavori barocchi. Quali sono? Può elencarne alcuni?

Il Museo Diocesano di Albenga possiede una collezione di prim’ordine che negli ultimi anni sta riscuotendo un incremento di attenzione, tanto da parte di istituzioni nazionali quanto internazionali. Il primo nucleo espositivo è dunque quello secentesco contenuto nelle sale museali, riallestito per l’occasione in modo attento e valorizzante. Ne risulta un percorso fortemente suggestivo e variegato: a tal proposito il progetto include, come obiettivo di rilievo, la nuova veste espositiva che il museo assume per l’occasione andando a trasformare totalmente le proprie sale e rinnovando contestualmente il percorso di visita, con l’inclusione di aree per la prima volta accessibili. Il complesso della Madonna della Ripa in Pieve di Teco, data la ricchezza del suo tesoro artistico, è polo espositivo parallelo al museo. La sede museale di Albenga e quella di Pieve di Teco si articolano poi nella connessione con alcuni siti scelti che, diffusi sul territorio, costruiscono un circuito di visita focalizzato per la presenza di opere significative. I luoghi scelti che si vanno ad aggiungere al Museo Diocesano e all’Oratorio di Pieve di Teco sono la Parrocchiale di Sant’Ambrogio di Alassio; la Cattedrale di San Michele di Albenga; la Parrocchiale di San Tommaso Apostolo di Dolcedo; la Parrocchiale della Natività di Maria Santissima di Garlenda; il Santuario di Santa Croce al Monte Calvario di Imperia; la Parrocchiale di San Bernardo di Imperia - Moltedo; l’Oratorio di San Pietro al Parasio di Imperia; la Parrocchiale di Sant’Antonio Abate di Pieve di Teco - Lavina; la Parrocchiale di San Matteo di Laigueglia; la Parrocchiale di San Giovanni Battista di Loano; la Parrocchiale di San Nicolò di Bari di Pietra Ligure.

Onde Barocche si pone in dialogo anche con altre esposizioni attualmente in corso in Italia dedicate proprio al Barocco...

Con questa mostra la Diocesi di Albenga-Imperia si congiunge idealmente alle due importanti esposizioni che, presso le Scuderie del Quirinale a Roma e il Palazzo Ducale di Genova e altri luoghi sparsi nel capoluogo ligure, narrano l’esplosione e i percorsi del Barocco genovese tra 1600 e 1750. Stimolata dalla generosissima partecipazione e incoraggiamento delle Soprintendenze liguri e degli storici dell’arte, appoggiata dalla disponibilità e paziente collaborazione di parroci, priori e comunità che hanno offerto i propri tesori con la più illuminata lungimiranza, Formae Lucis ha potuto creare una raccolta di alcuni tra i più significativi capolavori che hanno segnato la multiforme stagione “barocca” nel nostro territorio. L’accostamento ravvicinato di grandi tele e sculture, talvolta poco visibili o difficilmente confrontabili tra loro, documenta in modo efficacissimo quanto sia stata ricca la stagione barocca nel secolo e mezzo preso in esame.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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