Dodici artisti internazionali s'incontrano a Casa Jorn nel segno di J.G. Ballard


Dal 4 settembre al 15 ottobre, la Casa Museo Jorn di Albissola Marina (Savona) ospita “Ballard in Albissola”, mostra in cui dodici artisti internazionali in residenza espongono opere ispirate a un noto romanzo dello scrittore inglese J.G. Ballard.

Un evento di portata internazionale è quello che si terrà dal 4 settembre al 15 ottobre 2021 alla Casa Museo Jorn di Albissola Marina (Savona) dove dodici artisti, scrittori, registi e curatori internazionali realizzeranno opere site-specific ispirandosi sia al luogo, ovvero la casa dove visse il grande artista danese Asger Jorn (Vejrum, 1914 – Aarhus, 1973), sia ai temi del romanzo Concrete Island (“L’isola di cemento”) dello scrittore britannico J. G. Ballard (James Graham Ballard; Shanghai, 1930 - Shepperton, 2009). Si tratta della mostra intitolata Ballard in Albissola.

Così, dopo la personale di Karin Andersen, la villa dell’artista danese è pronta ad accogliere dodici artisti, scrittori, registi e curatori provenienti da diversi paesi che durante la loro permanenza a Casa Jorn, dal 25 agosto al 3 settembre, daranno forma alle loro opere, ognuno utilizzando il linguaggio e le tecniche più congeniali alla propria pratica artistica, anche coinvolgendo i bambini del luogo con due laboratori che rievocheranno le sperimentazioni di Asger Jorn. Dopodiché, le opere, come anticipato, andranno in mostra dal 4 settembre assiem ad alcune opere accuratamente selezionate dalla collezione del MAMCO di Ginevra, uno dei musei d’arte contemporanea più importanti della Svizzera, sarà una riflessione in opposizione ai temi affrontati dal romanzo Concrete Island di J. G. Ballard. Pubblicato nel 1974 è il terzo libro della cosiddetta “trilogia del disastro urbano” e narra la vicenda distopica del protagonista Maitland, che in seguito a un incidente, dopo aver oltrepassato il guardrail dell’autostrada, si ritrova in un’isola spartitraffico di cemento. Completamente isolato dal resto del mondo, per sopravvivere cercherà di ricreare la sua precedente esistenza grazie ai rifiuti provenienti dalla società dei consumi. In contrasto rispetto alla nuova esistenza di Maitland, gli artisti ricreeranno a Casa Museo Jorn un modello di vita ispirato alla creatività, alla condivisione e a pratiche di riciclo. Ballard scriveva i suoi libri negli anni Settanta, sul finire del periodo albisolese di Jorn e proprio quando i primi tratti dell’autostrada venivano installati in Liguria. La storia raccontata in Concrete Island, infatti, si adatta perfettamente al contesto ligure, la cui scena è dominata ormai quotidianamente dalle difficoltà che si riscontrano nella viabilità della sua rete autostradale, costituita da numerose opere ingegneristiche tanto grandi e complesse, quanto fragili e che necessitano di manutenzione.

L’evocazione di questo romanzo nel contesto della casa di Jorn intende porre collegamenti narrativi metaforici (un mondo improvvisato sotto l’autostrada), ma anche un insieme di contraddizioni: si immagina il cemento in una terra di tradizione ceramica, si portano i resti di un disastro urbano in riva al mare, si propone di voltare le spalle al mare per affrontare l’autostrada e di recitare una “finzione speculativa al presente” (come è stato definito Concrete Island) in una “sorta di Pompei alla rovescia” (per riprendere le famose parole di Debord su Casa Jorn).

I partecipanti sono Pierre-Olivier Arnaud, Stéphanie Cherpin, Béatrice Delcorde, David Evrard, Claire FitzGerald, Jill Gasparina, Federico Nicolao, Julie Portier, Denis Savary, Ambroise Tièche e Sarah Tritz. Arnaud (nto nel 1972, vive e lavora a Lione) si descrive come un artista che pensa attraverso la fotografia, benché il suo lavoro sia prevalentemente fotografico: le sue opere interrogano instancabilmente la natura dell’immagine, la sua essenza e produzione, nonché le sue modalità di diffusione e consumo. Stéphanie Cherpin (nata nel 1979, vive e lavora a Parigi), propone installazioni e sculture che includono materiali come legno, metallo, cemento, pietra, tele, corda, pittura, nastro adesiv, ovvero materiali che l’artista usa per costruire, ricostruire, decostruire insediamenti precari. Béatrice Delcorde (vive e lavora a Bruxelles), fa intrecciare incontri reali e fantastici in dispositivi posti a metà strada tra l’opera e la mostra: il suo approccio suscita riflessioni sul modo in cui il pensiero individuale si costruisce in ambito sociale, con progetti che mescolano eventi poetici e storici, gesti quotidiani e percezioni magiche, in un ambizioso affresco fatto di tante opere quanti sono gli incontri. David Evrard (nato nel 1970, vive e lavora a Bruxelles), è scultore, pittore, autore di collages, scrittore, editore di riviste, regista, giornalista opinionista, insegnante in due scuole d’arte, e la sua pratica ricorda queste diverse identità, volontariamente non stabilizzate, come l’insegnamento sperimentale che configura in forma di laboratorio perpetuo, lontano dalla didattica tradizionale della scuola e dalla verticalità docente-studente. Claire FitzGerald (nata nel 1988, vive e lavora tra Ginevra e Londra) è curatrice con un dottorato in arte moderna e contemporanea e lavora per la Collezione d’arte Nazionale del Governo britannico (UK Government National Collection), che promuove attraverso ricerche, nuove acquisizioni, mostre, progetti speciali, contenuti online e presentazioni pubbliche.

Jill Gasparina (nata nel 1981, vive e lavora a Ginevra), è critica, teorica, curatrice e insegnante, ha diretto La Salle de bains, centro d’arte (Lione, Francia), ha curato tutta la programmazione e la produzione editoriale del centro di arti visive Confort Moderne (Poitiers, Francia) e scrive regolarmente per molte riviste, recensioni e cataloghi di mostre. Federico Nicolao (nato nel 1970, vive e lavora tra Genova, Parigi e Losanna), è scrittore e filosofo italiano, ha fondato e dirige la rivista culturale europea Chorus. Una costellazione e insegna all’ECAL di Losanna e all’École Nationale Supérieure d’Arts de Paris-Cergy. Julie Portier (nata nel 1982, vive e lavora a Lione), è giornalista, critica d’arte, curatrice, insegnante, e scrive regolarmente per Quotidien de l’art e altre riviste specializzate, oltre a testi per pubblicazioni monografiche su artisti o cataloghi di mostre. Denis Savary (nato nel 1981, vive e lavora a Ginevra) lavora attraverso forme e media nella sua creazione di oggetti onirici, immagini e installazioni: spesso reinterpretando motivi e reperti ripresi da diverse epoche storiche, li distorce formalmente e psicologicamente attraverso cambiamenti di scala e materiale, artigianato e contenuto, verso una contorta rivisitazione totale e frammentaria della cultura. Ambroise Tièche (nato nel 1966, vive e lavora a Ginevra) insegna alla HEAD (Haute école d’art et de design, Ginevra), ed è artista la cui opera plastica e testuale si interroga sulla conoscenza e i suoi limiti, sul significato e i suoi spostamenti e capovolgimenti (dal 2009 il suo lavoro è principalmente incentrato sulla creazione di un dizionario corrente di ciò che sa, intitolato Dictionnaire encyclopédique lacunaire). Sarah Tritz (nata nel 1980, vive e lavora a Parigi) crea opere che mescolano influenze diverse e varie e, senza gerarchia o suddivisione estetica, alterna preziose produzioni in bronzo o intarsi in legno che richiedono le conoscenze specialistiche degli artigiani, e opere economiche realizzate con materiali a portata di mano come imballaggi riciclati o legno truciolato.

Nella foto: Casa Jorn

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