Al Castello del Buonconsiglio una mostra sulla pittura veneta in Trentino tra fine '600 e '700


Il Castello del Buonconsiglio ospita fino al 23 ottobre 2022 la mostra I colori della Serenissima che racconta la presenza di artisti e di opere di maestri veneti nei territori del Principe Vescovo o del Tirolo meridionale tra la fine del Seicento e il Settecento. 

Fino al 23 ottobre 2022 il Castello del Buonconsiglio di Trento ospita la mostra I colori della Serenissima. Pittura veneta del Settecento in Trentino, a cura di Andrea Tomezzoli, Denis Ton e Laura Dal Prà.

Il Principato vescovile di Trento ha avuto per secoli un ruolo di cerniera tra il mondo italiano e quello tedesco, determinando quindi un linguaggio artistico composito e influenzato da esperienze artistiche diverse. Tra queste spicca la pittura veneta, apprezzata non solo nel Principato, ma anche più in generale in Tirolo e in tutta la confederazione imperiale. La mostra intende dunque presentare un quadro delle presenze di artisti e di opere di maestri veneti nei territori del Principe Vescovo o del Tirolo meridionale tra la fine del Seicento e il Settecento, rivelando un’intensità di scambi resi possibili per motivazioni storiche, di gusto, di interesse e per formazione culturale dei committenti, oltre che per le relazioni che le comunità locali hanno intrattenuto con i principali centri della Repubblica di Venezia.

L’esposizione intende valorizzare molte opere già presenti nel territorio e la stessa committenza vescovile per la decorazione del Castello del Buonconsiglio costituisce la prima tappa di una progressiva messa a fuoco delle componenti della cultura figurativa trentina nelle terre del Principato vescovile durante l’epoca barocca.

“La vicinanza ai territori della Serenissima”, spiega la direttrice del Castello del Buonconsiglio Laura Dal Prà, “ha inevitabilmente condotto a una serie di strettissimi legami, secondo rotte percorse in una duplice direzione: da un lato con l’arrivo di opere d’arte inviate da Venezia o con la presenza di artisti veneti in Trentino; dall’altra con soggiorni di formazione di pittori del Principato Vescovile nei due centri principali della Repubblica Veneta, ovvero la capitale e Verona. È, infatti, rilevante il potere attrattivo esercitato lungo tutto il secolo dalla Scuola Veronese, che nel 1764 si organizzò in una vera e propria Accademia di pittura, riconosciuta ufficialmente e guidata dalla autorevole personalità di Giambettino Cignaroli. Ma molteplici sono i fattori che hanno contribuito a corroborare questi scambi, determinando una situazione quanto mai complessa e stratificata. Diversi territorio del Principato trentino erano, ad esempio, soggetti all’autorità religiosa dei vescovi veneti, senza tralasciare che dal Trentino si trasferirono a Venezia intere comunità, poi gli interessi in area trentina di alcune importanti famiglie, i Giovanelli in particolare, infeudati in Valsugana a partire dal 1662. Un contesto che ha trasformato il Principato vescovile e il suo territorio in un crocevia di esperienze che ne hanno marcato il clima artistico, facendolo diventare fertile terreno di confronto e di crescita, anche per gli artisti locali”.

Il progetto espositivo intende porre l’attenzione innanzitutto sul cantiere della Santissima Annunziata con gli affreschi di Francesco Fontebasso. Nonostante i gravi danni subiti durante la seconda guerra mondiale, le foto storiche e ciò che è giunto a noi attestano un completo dominio dello spazio da parte del pittore, oltre a una incredibile vocazione alla vivacità cromatica, enfatizzata da cangiantismi e da una pittura di tocco e sfrangiata. Rimangono ancora da chiarire le modalità della commissione e l’identità dell’intermediario tra l’artista e la potente confraternita trentina: incontro che diede forma a un ambiente dove gli affreschi di Fontebasso ancora dialogano con gli altari di Cristoforo e Teodoro Benedetti. Un’attenzione particolare viene dedicata anche alla ricostruzione della fisionomia intellettuale e dei gusti artistici del principe vescovo Francesco Felice Alberti d’Enno, committente ancora una volta di Fontebasso, nel 1759, del grande ciclo di soggetto biblico per il Castello del Buonconsiglio: silloge che verrà per la prima volta integrata dai bozzetti preparatori emersi di recente nel collezionismo privato.

La mostra vuole essere occasione per allargare lo sguardo e riallacciare le opere sul territorio dello stesso Fontebasso, ma anche di Giambattista Pittoni e Gaspare Diziani. Su tutti, la presenza di due protagonisti della stagione pittorica tardo-settecentesca veneziana, Antonio e Francesco Guardi. Il versante veronese consente di mettere a fuoco due episodi particolarmente interessanti di collezionismo privato: il primo legato alla figura eccentrica di Simone Brentana, che negli anni Trenta del Settecento esegue un ciclo di cinque tele fino a tempi recenti rimaste nella raccolta trentina dei De’ Negri di Sampietro, il secondo vede protagonista Giambettino Cignaroli, autore di una Susanna e i vecchioni commissionata dalla famiglia Bortolazzi.

Il percorso espositivo si suddivide in otto sezioni. Si parte dagli antefatti, che vedono in mostra alcuni dipinti di altissima qualità che documentano la stagione della pittura del Seicento barocco in Trentino nelle sue diverse declinazioni. Una sorta di anticipazione di temi che affioreranno lungo tutto il percorso espositivo, caratterizzati dall’invio nella terra d’origine di opere d’arte da parte di singoli mercanti o di intere comunità trentine residenti a Venezia. Segue poi la sezione dedicata agli anni Trenta che racconta i rapporti tra il Principato Vescovile e la Serenissima rappresentato da due importanti cantieri: gli affreschi del duomo realizzati da Louis Dorigny (1654-1742) e il ciclo realizzato nel 1736 da Francesco Fontebasso (1707-1769) su soffitto e lunette della chiesa della Santissima Annunziata. Si apre poi una finestra sul collezionismo privato: un ciclo di cinque tele di Simone Brentana (1656-1742), noto pittore veneziano di origine e formazione che dalla fine del Seicento era diventato uno dei protagonisti indiscussi della scena artistica veronese, provenienti dalla raccolta De’ Negri di Sampietro, una famiglia trentina della piccola nobiltà notarile. La quarta sezione si concentra sulla pittura devozionale per la decorazione di alcuni importanti altari nelle chiese del territorio. Segue un’altra sezione dedicata all’attività di Antonio e Francesco Guardi: il rapporto privilegiato della famiglia Guardi con la terra d’origine (proveniva infatti da Mastellina, in Val di Sole) è documentato in mostra da un nucleo importante di dipinti. Viene raccontato poi lo spettacolare ciclo di diciannove tele di soggetto vetero-testamentario che Francesco Fontebasso eseguì nel 1759, destinate alla Sala Grande e alla Sala superiore del torrione del Castello del Buonconsiglio. Obiettivo della mostra non è solo quello di riunire le tele superstiti del ciclo, attualmente divise tra Castello del Buonconsiglio, Villa Margone a Trento e, forse, Castello Sforzesco di Milano, ma anche i relativi modelletti preparatori, di cui oggi tre sono nelle stesse Raccolte Provinciali, uno in collezione privata veneziana e altri quattro sul mercato antiquario genovese. Le ultime due sezioni sono dedicate al Settecento, tra il classicismo veronese e il colore veneziano, e a uno dei suoi protagonisti, Francesco Guardi: con la Santissima Trinità e i santi Pietro e Paolo per Roncegno si consuma l’ultimo atto della sua presenza in Trentino, nel 1775. La commissione è promossa dai Giovanelli per l’altare maggiore eretto da Tommaso Temanza. In realtà, un viaggio di Francesco, tre anni dopo, per curare gli affari di famiglia in Val di Sole, lascia traccia in una serie suggestiva di grandi disegni, attualmente in collezioni pubbliche e private. I fogli esposti in mostra sono significativi perché da un lato certificano l’interesse dell’artista nell’appuntarsi nella memoria i tratti dei paesaggi della propria storia familiare, ma dall’altro lato testimoniano anche la sua irresistibile vocazione a trasfigurare il dato topografico secondo le regole interne della fantasia e dell’autonomia artistica.

La mostra quindi, attraverso le sue sezioni, documenta ampiamente per la prima volta l’influsso dell’arte veneziana nella vallate del Trentino. Settanta opere, molte di grandi dimensioni, giunte a Trento da musei e collezioni europee e statunitensi: dipinti che ornavano palazzi e chiese di queste vallate e che tempo, guerre, vicende familiari hanno disperso. I curatori sono andati sulle loro tracce, scovandole in musei o sul mercato antiquario internazionale, riuscendo a riunirle e, in alcuni casi, a ricomporle, in occasione dell’esposizione.

Per info: www.buonconsiglio.it

Allestimenti della mostra I colori della Serenissima
Allestimenti della mostra I colori della Serenissima
Allestimenti della mostra I colori della Serenissima
Allestimenti della mostra I colori della Serenissima
Allestimenti della mostra I colori della Serenissima
Allestimenti della mostra I colori della Serenissima

Informazioni sulla mostra

Titolo mostra I colori della Serenissima. Pittura veneta del Settecento in Trentino
CittàTrento
SedeCastello del Buonconsiglio
DateDal 02/07/2022 al 23/10/2022
ArtistiFrancesco Guardi
CuratoriDenis Ton, Andrea Tomezzoli, Laura Dal Prà
TemiSeicento, Settecento, Pittura veneta

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