Memorie trafugate: a Taranto i reperti restituiti dal Metropolitan Museum di New York


Venti reperti recuperati dai Carabinieri TPC, tra cui una testa monumentale di Athena, sono esposti al Museo archeologico nazionale di Taranto. La mostra illustra il percorso di analisi e catalogazione dei beni privi di provenienza, restituiti grazie al rimpatrio dal MET di New York.

Il Museo archeologico nazionale di Taranto ospita da oggi 16 dicembre la mostra Memorie trafugate. I reperti recuperati dal Comando Carabinieri TPC, che espone una selezione di oggetti antichi restituiti dall’estero all’Italia. Tra gli oggetti più rilevanti restituiti all’Italia dal MET Metropolitan Museum di New York, a seguito di un’operazione di intelligence dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, spicca una testa in marmo della dea Atena, databile tra la fine del III e il II secolo a.C., che conserva l’incavo originariamente destinato all’elmo in marmo o bronzo. Il reperto, probabilmente collocato all’aperto come immagine votiva monumentale della dea guerriera, appartiene a un lotto di restituzioni assegnate dal Ministero della Cultura al MArTA, visibili al pubblico nell’ambito della mostra. In totale, l’esposizione comprende circa venti oggetti in attesa di ulteriori studi analitici. Oltre alla testa di Athena, vi sono una pittura parietale con scene probabilmente riferibili a un simposio, fibule databili tra il 325 e il 300 a.C. e dal IV al II secolo a.C., anelli del VI secolo a.C., ornamenti in bronzo con innesti in oro, rilievi in terracotta e pietra tenera. Tra i reperti è presente anche un falso accertato, una riproduzione di epichysis apula (una brocca caratterizzata da un beccuccio obliquo) nello stile di Gnatia.

Durante la conferenza stampa di presentazione erano presenti la direttrice del MArTA, Stella Falzone, e il Comandante dell’Arma di Taranto, colonnello Antonio Marinucci. I reperti esposti provengono da oggetti antichi confluiti nella società inglese Symes Ltd, appartenuta al noto trafficante di antichità Robin Symes, tra i protagonisti del mercato illegale di beni culturali del XX secolo. Molte delle antichità della sua collezione erano state vendute a importanti musei internazionali, spesso ignari della loro provenienza illecita. Il rimpatrio è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Ministero della Cultura e il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che, a seguito di complesse indagini e procedure giudiziarie iniziate negli anni 2000, hanno consentito fino ad oggi il ritorno in Italia di circa 750 reperti.

Testa in marmo della dea Athena (fine del III e il II secolo a.C.) Foto: Museo archeologico nazionale di Taranto
Testa in marmo della dea Atena (fine del III e il II secolo a.C.) Foto: MArTA - Museo archeologico nazionale di Taranto
Ornamenti in bronzo con innesti in oro. Foto: Museo archeologico nazionale di Taranto
Ornamenti in bronzo con innesti in oro. Foto: MArTA - Museo archeologico nazionale di Taranto

“La perdita del contesto archeologico che spesso accompagna i reperti frutto di scavi clandestini e traffico illegale è la vera sfida di un Museo che come il nostro dovrà tornare a dare dignità e identità a questo patrimonio di inestimabile valore”, dice Stella Falzone, direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, “perché noi oggi accogliamo reperti di varia natura, spesso rimaneggiati per ragioni meramente estetiche e che oggi invece, dovranno ritornare a parlarci della cultura dei popoli a cui sono stati violentemente sottratti. Per questo dobbiamo ringraziare le autorità giudiziarie coinvolte, il nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, il Ministero che ci ha indicato come museo di riferimento per l’analisi e lo studio di tali reperti, ma anche il Metropolitan Museum di New York che in un costante rapporto di diplomazia culturale negli ultimi anni non solo ha rivisto il suo sistema di acquisizioni ma ha cooperato pienamente per far si che questi reperti tornassero a casa”.

La restituzione degli oggetti pone tuttavia sfide interpretative importanti. La maggior parte dei reperti è priva di documentazione relativa al contesto di provenienza e presenta spesso manomissioni o restauri impropri, che rendono difficile ricostruirne il percorso e attribuirli con certezza a un’area geografica specifica. Solo alcuni manufatti mostrano affinità coerenti con i materiali conservati nelle collezioni del museo, mentre per altri qualsiasi ipotesi rimane prematura. Alcuni reperti, come la testa in marmo e i frammenti di pittura, consentono prime valutazioni cronologiche e contestuali, sempre in attesa di ulteriori verifiche scientifiche. Per questa ragione, la mostra non adotta il tradizionale modello espositivo basato sull’illustrazione dei singoli reperti. L’esposizione è stata concepita come percorso metodologico, finalizzato a illustrare il lavoro di analisi necessario per restituire identità e significato a oggetti privi di contesto originario. L’inventariazione e la documentazione preliminare permettono di registrare morfologia, stato di conservazione e caratteristiche tecniche, mentre il confronto tipologico e iconografico fornisce prime coordinate culturali. Le analisi materiche e archeometriche indagano la composizione, le tecniche produttive, le alterazioni e gli interventi moderni, contribuendo a identificare restauri ingannevoli e possibili falsificazioni. Lo studio dell’autenticità, integrato dall’esame delle manomissioni, distingue ciò che appartiene originariamente al manufatto da ciò che è stato aggiunto per finalità commerciali.

La mostra affronta anche alcune problematiche ricorrenti nei materiali provenienti da traffici illeciti, come la presenza di falsi e copie moderne, le criticità conservative dovute a modalità di recupero traumatiche e le tecniche di restauro invasive che possono compromettere irrimediabilmente la leggibilità delle opere. L’obiettivo espositivo è illustrare al pubblico la complessità del lavoro archeologico su materiali privi di provenienza e spesso alterati da interventi moderni, mettendo in evidenza la responsabilità scientifica e istituzionale nel trattare testimonianze fragili e problematiche. Attraverso un metodo rigoroso e multidisciplinare, i reperti della collezione Symes possono progressivamente recuperare una dimensione interpretativa, ritrovare voce e valore e mostrare come lo studio rappresenti il primo, indispensabile passo per restituire dignità e identità al patrimonio trafugato.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraMemorie trafugate. I reperti recuperati dal Comando Carabinieri TPC
CittàTaranto
SedeMuseo archeologico nazionale di Taranto
DateDal 16/12/2025
TemiArte antica, MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Metropolitan Museum, Arte recuperata

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