Filippo Boldini nelle collezioni pubbliche luganesi: una mostra alla Pinacoteca Züst


Dal 2 aprile al 3 settembre 2023, presso la Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio) nel Cantone Ticino in Svizzera, è in programma la mostra ’Filippo Boldini nelle collezioni pubbliche luganesi’. Con bozzetti inediti da una collezione privata, la rassegna racconta un artista molto amato e collezionato nel Cantone Ticino.

Filippo Boldini nelle collezioni pubbliche luganesi, a cura di Alessandra Brambilla, ripercorre l’intero percorso di Filippo Boldini (Paradiso, 1900 – Lugano, 1989), artista molto amato e collezionato nel Cantone Ticino, a cui sono state dedicate mostre e pubblicazioni. La mostra, in programma dal 2 aprile al 3 settembre 2023 presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio) nel Cantone Ticino in Svizzera, tocca tutti i temi da lui amati: fiori, nature morte, figure, temi religiosi, paesaggi, dalle opere degli anni Trenta, ancora di stampo naturalistico, alla fase “novecentista” e quindi a quella cubisteggiante, fino alle atmosfere soffuse e sfaldate degli anni Ottanta.

I punti di riferimento a lui cari sono il Quattrocento toscano, Cézanne, Braque, ma anche Giorgio Morandi, il Novecento italiano e Carlo Carrà. Per la scelta delle opere gli organizzatori hanno deciso di effettuare una selezione dai ricchi fondi donati dal pittore alle collezioni pubbliche luganesi: circa duecento dipinti e disegni al Comune di Paradiso, una ventina alla Città di Lugano e allo Stato, con l’integrazione di alcuni acquisti effettuati da questi ultimi. Nel catalogo pubblicato a corredo della mostra si presenta per la prima volta l’inventario completo e illustrato di questi lasciti.

Si presentano inoltre sedici bozzetti da una collezione privata – quasi tutti inediti – da lui realizzati fra gli anni Trenta e i primi anni Sessanta del Novecento, che permettono di documentare un aspetto poco noto del suo lavoro, come la partecipazione a concorsi per la decorazione murale di edifici pubblici. Un’attività parallela alla pittura di cavalletto che, insieme ad altre occupazioni, quali la realizzazione di mosaici e rilievi, anche per monumenti funerari, o il restauro, ha contraddistinto buona parte del percorso artistico di molti artisti in decenni segnati da una difficile situazione congiunturale.

In questa occasione vengono anche presentate due sale della collezione permanente riallestita, con opere dal Cinquecento al Settecento (Francesco De Tatti, Giovanni Serodine, Pierfrancesco Mola, Giuseppe Antonio Petrini). Una sezione è inoltre dedicata a dipinti di recente entrati nelle raccolte della Pinacoteca grazie ad acquisti o donazioni: si tratta di pittori che sono già stati oggetto di mostre a Rancate, come Fausto Agnelli, Emilio Oreste Brunati, Rosetta Leins. È invece esposto per la prima volta al pubblico, dopo una collettiva tenutasi nel 1919 a Basilea, Umanità di Augusto Sartori.

Le Sezioni della mostra

Nella prima sezione ("Maestri e colleghi: Antonio Barzaghi Cattaneo, Mario Bernasconi, Giuseppe Foglia, Carlo Cotti), accanto a due autoritratti, si incontrano gli artisti che hanno segnato più da vicino le fasi iniziali della sua carriera. Nato a Paradiso nel 1900, Boldini frequenta quasi quotidianamente la casa dell’anziano Antonio Barzaghi Cattaneo. Pittore erudito di impronta accademica, Barzaghi fornisce al giovane “Nino” le basi necessarie per cominciare a dipingere; la postazione multimediale propone una breve intervista in cui Boldini ci racconta del loro legame. Lo scultore Mario Bernasconi, suo cugino e amico, ci lascia di Filippo il bel ritratto in gesso qui esposto. In mostra anche un dipinto di Giuseppe Foglia, pittore e scultore che abitava vicino a Boldini, in viale Cassarate a Lugano. La sala è completata da un angolo che dà testimonianza del rapporto con Carlo Cotti, il quale nel 1940, insieme a Giuseppe Soldati, aveva coraggiosamente fondato a Lugano una Scuola di figura frequentata anche da Boldini; di questa esperienza si trova traccia in una serie di Nudi. A Cotti appartenevano il cavalletto e la sedia esposti accanto al dipinto Il ciclamino, in cui li si vede riprodotti.

La seconda sezione (“Amici di penna e di pennello”) approfondisce l’artista e le sue frequentazioni. Con un cospicuo numero di partecipazioni a esposizioni nel Ticino e nel resto della Svizzera al suo attivo, a Boldini sono state dedicate mostre personali e monografie. Tra esse si segnalano almeno quella realizzata nel 1993 dal Comune di Paradiso, a cura di Rudy Chiappini, e l’ultima, accurata e approfondita, data alle stampe da Claudio Guarda nel 2000. Ma chi era Filippo Boldini? Da tutti coloro che lo hanno conosciuto viene definito schivo, riservato, solitario, ma, come si è appurato in occasione delle ricerche per la mostra, non isolato e, anzi, amante delle conversazioni con gli amici, pochi, scelti con cura, ma veri. Nel corso della lunga vita costruisce una fitta e solida rete di rapporti con critici, intellettuali, scrittori, pittori, scultori che apprezzano le sue qualità di uomo e di artista. In questa sala sono esposte a titolo di esempio opere, rintracciate in questa occasione e quasi sempre presentate per la prima volta al pubblico, che Boldini aveva donato agli amici, dando in questo modo testimonianza dei legami stabiliti. Tra essi ricorrono parecchi nomi di artisti che tra di loro si sostenevano in vari modi – talvolta prendendo posizione sulla stampa – e si ritraevano a vicenda, come Mario Bernasconi, Mario Moglia, Ubaldo Monico, Pietro Salati, Nag Arnoldi, Giovanni Genucchi, Mario Marioni). Molte inoltre le importanti personalità attive sulla scena culturale ticinese, come Eros Bellinelli o Walter Schönenberger, che si sono occupate di lui con toni non di rado affettuosi, spesso ammirati, sempre garbati, anche nel caso di figure dal carattere notoriamente forte ed esigente, come Piero Bianconi o Virgilio Gilardoni, organizzatore quest’ultimo a Locarno, nel 1959, della personale che avrebbe segnato una vera svolta nella carriera di Boldini, con il quale instaura un legame di amicizia e affetto che durerà tutta la vita. Remo Beretta è da annoverare tra le prime voci autorevoli che riconoscono senza riserve le sue qualità, nel 1954.

Vari i critici che di volta in volta paragonano la sua pittura alla poesia: Adriano Soldini, che vi rintraccia le atmosfere di Carlo Linati, Giorgio Orelli, che la accosta ai versi di Pascoli e Carducci, mentre altri vi ritrovano lo spirito di Tozzi. Al dopoguerra risale l’incontro e la nascita dell’amicizia con Mario Agliati, il quale darà molto spazio a interventi che lo coinvolgono sulle pagine de “Il Cantonetto”. Uno dei temi di cui discorrevano i due, tra amarezza e tristezza, era lo scempio edilizio che stava travolgendo in quegli anni Lugano e tutto il Ticino: è un paese che si sgretola sotto gli occhi di tutti e che Boldini pare cercare di fissare nelle atmosfere delicate dei suoi dipinti. Anche Angelo Casè, nel fascicolo Un’amicizia (ESG, Edizioni Svizzere per la Gioventù) illustrato dal fratello Pierre, insiste su questa sensibilità del pittore per il paesaggio ticinese. Negli anni Settanta aveva iniziato a frequentare Claudio Nembrini, che gli sarà amico fino alla fine. A lui donerà il Paesaggio qui esposto che aveva scelto per la camera in cui era ricoverato prima di spegnersi, il 27 ottobre 1989.

Nella terza sezione (“Progetti per concorsi pubblici”) sono presentati bozzetti ad affresco e a olio realizzati da Boldini fra gli anni Trenta e i primi anni Sessanta del Novecento, che permettono di documentare un aspetto poco noto del suo lavoro, come la partecipazione a concorsi per la decorazione murale di edifici pubblici. Una serie di essi appartiene a una collezione privata e per la prima volta è presentata in una mostra. Un’attività parallela alla pittura di cavalletto che, insieme ad altre occupazioni, quali la realizzazione di mosaici, rilievi, arte cimiteriale, o al restauro, ha contraddistinto buona parte del percorso artistico di molti artisti in decenni segnati da una difficile situazione congiunturale. Nell’intervallo fra le due guerre mondiali l’arte legata all’architettura pubblica raggiunge il suo culmine in tutta Europa, una tendenza che tocca anche il Cantone Ticino e che costituisce un’irrinunciabile occasione lavorativa pure per Boldini. Dalla metà degli anni Trenta del Novecento fino agli anni Cinquanta è attestata la sua partecipazione ai più importanti concorsi sul territorio cantonale. Sovente fra i primi classificati e fra i premiati, l’artista non ha mai ottenuto un incarico per la messa in opera. Gli viene però affidata la decorazione della camera mortuaria del Cimitero monumentale di Lugano per la quale, nel 1960, realizza il mosaico Il conforto, oggi non più reperibile. Qui accanto sono esposti i disegni preparatori e un bozzetto. Ancora visibile in situ è il mosaico Vita e morte, del 1961, sulla lunetta del padiglione d’ingresso settentrionale del cimitero, che ospitava la camera mortuaria. In alcuni casi è stato possibile identificare e ricollegare alcune opere a dei precisi concorsi, grazie anche ai “motti” indicati sul retro: parole o frasi che gli artisti utilizzavano per celare la propria identità durante le selezioni in sede di concorso. È il caso ad esempio di quello indetto dal Cantone nel 1940 per la decorazione ad affresco delle cappelle sulla gradinata della chiesa parrocchiale di Morcote, di cui si conservano due dei progetti presentati da Boldini, La presentazione di Gesù al tempio (motto “Gesù”) e La Natività di Gesù, o quello per la pittura murale dedicato al Beato Nicolao della Flüe nella “chiesa dei soldati” sul Monte Ceneri, del 1941, di cui è visibile in mostra, oltre al progetto di Boldini, che partecipa con il motto “Ariete”, anche quello dell’artista premiato, Felice Filippini.

Il progetto “Acqua Viva” si riferisce al concorso cantonale per la nuova Scuola di arti e mestieri di Bellinzona, del 1952, così come il dipinto appartenente al Comune di Paradiso con lo stesso motto. Nella collezione del Comune di Paradiso sono presenti altri progetti che permettono di conoscere i lavori presentati da Boldini al concorso per la decorazione pittorica dello scalone d’onore del Palazzo Civico di Lugano, indetto nel 1936 dalla Municipalità, dove l’artista partecipa con il motto “Attività paesana” o a quello bandito nel 1951 dal Cantone per la decorazione dell’aula magna della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona (oggi Tribunale penale federale), dove l’artista presenta i progetti Agricoltura, Edilizia, Emigrazione con il motto “777”. Vari i bozzetti con scene religiose, per i quali non è stato possibile accertare l’esatta destinazione, probabilmente studi preparatori per una Via Crucis, per un ciclo con Scene della vita di Cristo o per singole commissioni.

La quarta sezione (“La Dolce Annaly”) parla di affetti. Boldini conduce una vita appartata e tranquilla, lontano dalla mondanità. L’unico viaggio documentato è quello condotto in gioventù in Toscana, dove la famiglia lo manda un po’ per dimenticare un amore sfortunato e un po’ per motivi di studio: qui può confrontarsi con l’arte del Quattrocento, da Beato Angelico a Masaccio, rimanendovi profondamente impressionato. Nel 1927 sposa Maria Juon (1888-1973), detta Marily, che si rivelerà una compagna insostituibile; tra i due vi è un affetto sincero e lei lo sostiene negli anni più difficili, durante i quali spesso l’unica fonte di sostentamento regolare per la famiglia è costituita dal suo stipendio da cassiera al Supercinema di Lugano. Dalla loro unione nasce una figlia, Anna (1927-1953), detta familiarmente Annaly. La piccola viene ritratta a più riprese dal padre e a lei si è voluta dedicare in mostra un’intera sezione. Nel 1945 Annaly comincia a presentare i segni di quella malattia degenerativa che la porterà alla paralisi e alla morte ad appena ventisei anni, nel 1953, lasciando un segno indelebile nell’animo dell’affettuoso padre. Questo dramma familiare segna per sempre l’esistenza del pittore.

Nella “Sala delle capriate” dov’è allestita la quinta e ultima sezione (“I temi della pittura di Boldini”) si presenta una carrellata di opere appartenenti al Comune di Paradiso, alla Città di Lugano, al Museo d’arte della Svizzera italiana e allo Stato del Cantone Ticino. La scelta è stata effettuata tenendo in considerazione anche opere che non erano incluse nelle donazioni dell’artista, ma che sono state acquistate in momenti diversi dalle istituzioni citate. Il percorso si snoda toccando tutti i temi amati da Boldini: i fiori, le nature morte, i ritratti e le figure, i soggetti sacri, i paesaggi. A questo genere approda relativamente tardi, negli anni Cinquanta, dopo essersi a lungo dedicato principalmente ai fiori e alle nature morte. Dal punto di vista stilistico, è lo stesso Boldini a raccontare le sue tendenze nel corso di un’intervista rilasciata a Remo Beretta: “La mia pittura non è mai stata né naturalistica né in un altro verso (almeno fondamentalmente) impressionistica. Ho sempre mirato alla stilizzazione, e se mai un addentellato è da cercare nella pittura del Quattrocento e del Novecento italiano, specie toscano. Però sempre al di qua della dissoluzione dell’oggetto. Se a questa dissoluzione io possa arrivare in futuro è imprevedibile, e non sarebbe innaturale, al punto presente. Seguo con interesse le esperienze informali sincere”.

Per il resto, è la sua pittura a parlarci degli altri punti di riferimento a lui cari: oltre al Beato Angelico e a Masaccio, Cézanne, Braque, ma anche Giorgio Morandi, il Novecento italiano e Carlo Carrà, il quale espone anche nel Ticino e tiene conferenze negli anni Quaranta e Cinquanta. L’influenza del suo realismo magico e del ritorno all’ordine producono effetti dirompenti su tutta una generazione di artisti ticinesi. In Boldini i punti di contatto si trovano soprattutto in alcuni paesaggi degli anni Cinquanta, qui esposti accanto a un’opera del maestro piemontese. È invece facile riconoscere l’influsso di Cézanne e Morandi, di cui si presenta qui una preziosa acquaforte, in una serie di Nature morte, prima del suo approdo, negli anni Ottanta, a una tavolozza più chiara e a delle forme scomposte. Sono qui presentate anche alcune Nature morte con teschi, genere al quale Boldini si dedicherà con una certa insistenza tra gli anni Settanta e Ottanta. Accanto ad esse un dipinto di Franco Francese con lo stesso soggetto: i due avevano esposto insieme nel 1966.

“L’occasione per tornare a parlare di Filippo Boldini a oltre vent’anni dall’ultima esposizione ci è stata fornita da sedici bozzetti di proprietà privata che, riemergendo dalle nebbie della storia, sono stati segnalati alla Pinacoteca Züst”, scrive nel testo di presentazione della mostra Mariangela Agliati Ruggia, Direttrice della Pinacoteca cantonale Giovanni Züst. “Si tratta di pannelli, da eseguirsi poi ad affresco, presentati a concorsi pubblici o per opere commissionate da privati. Sono una dimostrazione dei tentativi di Boldini di aprirsi, oltre alla pittura di cavalletto, uno spazio in quell’ambito. Il pittore, pur giungendo spesso in finale, dove viene anche premiato con dei riconoscimenti pecuniari, non ottiene quasi mai un incarico. Gli studi preparatori erano rimasti nella casa del pittore. Sono dipinti su Heraklith, lana di legno compressa e utilizzata di solito come isolante, anche fonico, nelle costruzioni. A Lugano viene introdotto come supporto per la pittura da Carlo Cotti e utilizzato anche da Filippini e, appunto, da Boldini. Si è quindi deciso di presentare per la prima volta al pubblico questo materiale praticamente inedito, testimonianza di un aspetto poco conosciuto dell’attività del pittore, affidando il suo studio a Cristina Brazzola (MASI - Museo d’arte della Svizzera italiana). Accanto a questi bozzetti sono esposte a Rancate le opere di Boldini presenti nelle collezioni pubbliche luganesi e conservate al MASI e al Comune di Paradiso. Una rassegna quindi preziosa, frutto della collaborazione tra istituti diversi, ma anche complementari, a cui si aggiunge il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, depositario da alcuni anni di opere di proprietà del Comune di Paradiso”.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraFILIPPO BOLDINI nelle collezioni pubbliche luganesi
CittàRancate (Mendrisio)
SedePinacoteca cantonale Giovanni Züst
DateDal 02/04/2023 al 03/09/2023
ArtistiFilippo Boldini
CuratoriAlessandra Brambilla
TemiNovecento

Filippo Boldini nelle collezioni pubbliche luganesi: una mostra alla Pinacoteca Züst
Filippo Boldini nelle collezioni pubbliche luganesi: una mostra alla Pinacoteca Züst


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