Il Museo Civico di Castelbuono a Palermo esplora la relazione tra agricoltura e narrazioni culturali


Due nuovi appuntamenti tra installazioni pubbliche e mostra al Museo Civico di Castelbuono a Palermo indagano la relazione tra agricoltura, genetica vegetale e narrazioni culturali all’interno del progetto “Ecosistemi Connessi” di Aterraterra.

A Castelbuono (Palermo), il Museo Civico prosegue la sua ricerca sul rapporto tra arte contemporanea ed ecologia ospitando due nuovi interventi del duo Aterraterra, formato da Fabio Aranzulla e Luca Cinquemani. Entrambi gli appuntamenti si inseriscono nel progetto Ecosistemi Connessi. Museo e Comunità Post-varietali, a cura di Maria Rosa Sossai, e sostenuto dal PAC2024 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Il progetto, avviato nel 2025 con una fase di sperimentazione agricola, affronta in maniera critica alcuni temi centrali dell’agricoltura contemporanea: la semplificazione degli ecosistemi, il controllo genetico, la disciplina produttiva e le costruzioni culturali intorno alla cosiddetta “naturalità”. A partire da queste premesse, Aterraterra propone una riflessione sull’interazione tra esseri umani e piante coltivate, mettendo in discussione l’idea di purezza varietale attraverso pratiche di coltivazione sperimentali che privilegiano l’ibridazione non controllata.

Nel giardino che circonda il Castello dei Ventimiglia, sede del museo, gli artisti hanno piantumato una varietà di pomodori domestici e selvatici. Tra questi anche specie come il Solanum pimpinellifolium, riconosciuto per la sua resistenza a condizioni climatiche estreme. Il risultato è un ecosistema ibrido e in costante trasformazione che, nel tempo, darà vita a una comunità vegetale imprevedibile. Il nucleo agricolo, in cui le forme di vita si intrecciano al di fuori di ogni previsione genetica, è destinato a entrare a far parte della collezione permanente del museo, a testimonianza di un approccio curatoriale che guarda alla trasformazione ecologica come parte integrante del patrimonio culturale.

In linea con una visione museale orientata alla sostenibilità e alla riflessione ambientale, la direttrice del Museo Civico, Laura Barreca, collega il progetto alla più ampia attività dell’istituzione. In particolare, cita l’iniziativa L’Orto dell’Arte, inaugurata nel 2020, che ha trasformato una porzione del museo in un giardino di erbe mediterranee.

“Oggi sentiamo la necessità di ridisegnare la funzione del museo in considerazione delle priorità e delle urgenze ambientali che il nostro tempo storico ci impone”, dichiara Laura Barreca in dialogo con il pensiero dello storico Steven Conn (secondo cui i musei dovrebbero oggi ripensare il ruolo degli oggetti nella costruzione del sapere).“Ripensare la produzione culturale in funzione ecologica, affiancando alle consuete attività espositive, azioni artistiche partecipative, volte a sollecitare una responsabilità individuale e collettiva sull’ambiente, sul paesaggio, in quanto parti del patrimonio, rappresenta un orientamento preciso nella programmazione della nostra istituzione. Il progetto di Aterraterra per il Museo Civico di Castelbuono esprime quanto il Museo sta già praticando dal 2020, anno in cui abbiamo inaugurato il progetto L’Orto dell’Arte, oggi giardino rigoglioso di erbe mediterranee e parte integrante del percorso museale”.

Aterraterra, Solanum Pimpinellifolium, Studio del Pomodoro (2023) Foto: Aterraterra. Su concessione degli artisti
Aterraterra, Solanum Pimpinellifolium, Studio del Pomodoro (2023) Foto: Aterraterra. Su concessione degli artisti

Due sono gli eventi che concretizzano, nella seconda metà del 2025, questa visione. Il primo, dal 15 luglio al 1° agosto, prevede l’installazione nello spazio pubblico di Castelbuono di un grande cartellone (formato 6x3 metri) lungo Via Dante Alighieri. L’opera, intitolata San Marzano 2, raffigura un ingrandimento del celebre pomodoro omonimo, mostrandone non l’esterno lucido e regolare ma la polpa, i semi, le fibre e le trame interne. La scelta di rappresentare il frutto da una prospettiva così ravvicinata intende capovolgere la narrativa dominante che associa il pomodoro San Marzano a valori come genuinità, purezza e identità nazionale.

L’operazione si riferisce a un evento storico poco noto: nel 1991, il ceppo originario del San Marzano venne distrutto da una virosi e cancellato dal Registro Nazionale delle varietà orticole. L’odierno San Marzano è dunque frutto di una ricostruzione genetica, non una varietà autenticamente originaria. La scritta San Marzano 2 campeggia sull’immagine come un invito a riflettere sulla manipolazione genetica, la selezione e il controllo esercitati dall’uomo sulle piante coltivate, smascherando l’illusione di una naturalità perduta da conservare. L’installazione pone quindi interrogativi sulle narrazioni agricole, sull’ideologia della purezza e sull’idea, largamente diffusa, che le varietà orticole siano entità fisse e immutabili.

Il secondo evento è la mostra Post-varietal Communities, che inaugura il 13 settembre alle ore 18.00 presso le Ex-Scuderie del Museo Civico. L’esposizione riunisce tre elementi: la comunità di piante post-varietali sviluppatasi nel giardino del museo, un’installazione sonora e una serie fotografica composta da dieci scatti.

Le piante, cresciute su una struttura in legno progettata con l’architetta Elena Catalano, sono il frutto di impollinazioni incrociate tra varietà domestiche e selvatiche. La struttura funge da supporto e da strumento per favorire l’ibridazione, rinunciando al controllo genetico per lasciare spazio a forme di evoluzione spontanea. I semi prodotti da questi incroci daranno origine a nuove piante dalle caratteristiche sconosciute, che non potranno più essere ricondotte alle varietà iniziali. La mostra restituisce così un processo in atto, un ciclo di trasformazione agricola e simbolica che sfida le classificazioni esistenti.

Completano il percorso espositivo un’installazione sonora realizzata in collaborazione con il compositore e sound artist Tobias Koch, che traduce in suono le connessioni tra ambiente, piante e intervento umano, e una serie di dieci fotografie che documentano e interpretano visivamente il processo di ibridazione. Le immagini offrono uno sguardo analitico e poetico sulle fasi di crescita delle piante, evidenziando la varietà morfologica generata dagli incroci non controllati.

Informazioni sulla mostra

CittàPalermo
SedeMuseo Civico di Castelbuono
DateDal 30/11/-0001 al 30/11/-0001
ArtistiAterraterra
CuratoriMaria Rosa Sossai
TemiArte contemporanea, arte e natura

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