Dal 28 novembre 2025 al 3 maggio 2026 la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino ospiterà la mostra Bagliori del Nord. Pittura fiamminga e olandese tra Cinque e Seicento e la sua fortuna in Piemonte, a cura di Alberto Cottino e Serena D’Italia. L’esposizione intende far scoprire e riscoprire le principali opere fiamminghe e olandesi della donazione Mossi di Morano, indagando sulle origini della collezione e ponendola in relazione con gli altri principali nuclei di dipinti e disegni nordici formatisi in Piemonte nel corso dei secoli.
Fulcro della mostra saranno due tavole di Maarten van Heemskerck (Heemskerk 1498 - Haarlem 1574), in un momento in cui il pittore olandese gode di rinnovata attenzione grazie alle importanti mostre internazionali recentemente inaugurate in occasione dei quattrocentocinquanta anni dalla sua scomparsa. Saranno inoltre esposte alcune significative opere dei bamboccianti nordici in Piemonte e dei piemontesi del Settecento da loro influenzati, con un’appendice ottocentesca. Il progetto espositivo vuole essere dunque occasione per presentare alcuni dipinti inediti e mai esposti al pubblico, avvalendosi del contributo di alcuni riconosciuti specialisti italiani e stranieri.
I dipinti donati alla Regia Accademia Albertina nel 1828 dall’arcivescovo Vincenzo Maria Mossi di Morano costituiscono, insieme ai cartoni gaudenziani giunti pochi anni più tardi per volontà di Carlo Alberto, uno dei nuclei fondativi dell’odierna Pinacoteca. Dopo due importanti fasi di studio, svoltesi rispettivamente negli anni Trenta e negli anni Ottanta del Novecento, la collezione Mossi di Morano non è più stata oggetto di analisi sistematiche, benché siano ancora disponibili importanti fondi documentari relativi alla famiglia che la formò. Accanto alle opere di artisti italiani di grande rilievo, tra cui Filippo Lippi, Francesco Francia, Bartolomeo Cavarozzi, Mattia e Gregorio Preti, la raccolta custodisce anche un significativo insieme di dipinti fiamminghi e olandesi databili tra il XVI e il XVII secolo, probabilmente giunti ai Mossi di Morano in epoca antica, verosimilmente già entro la fine del Seicento.
La fortuna della pittura nordica in Piemonte affonda le sue radici nel passato: grazie ai frequenti scambi economici e commerciali che collegavano centri mercantili come Chieri, Asti, Casale e Mondovì alle Fiandre, approdarono nel territorio, già in tempi molto antichi, alcuni importanti capolavori dell’ars nova fiamminga, oggi conservati nei più prestigiosi musei europei. Le opere nordiche, non solo dipinti, ma anche disegni, sculture, arazzi e manufatti d’oreficeria, sono state da sempre particolarmente apprezzate dai collezionisti piemontesi, a cominciare dai duchi di Savoia. Il primo inventario a noi pervenuto, risalente al 1635, attesta la presenza di opere fiamminghe nelle raccolte ducali, segno di un interesse che nel corso del XVII secolo si estese ai dipinti olandesi, tanto di ambito caravaggesco quanto legati alla pittura di genere, e che culminò nel 1739, quando Carlo Emanuele III acquisì in blocco la celebre collezione del principe Eugenio di Savoia-Soissons.
Da quel momento la presenza di opere nordeuropee continuò a rappresentare una costante nelle politiche di arricchimento delle collezioni artistiche torinesi, sia pubbliche che private, come testimoniano gli archivi museali e gli inventari delle principali quadrerie della città. Tale tradizione proseguì con donazioni come quella dei marchesi Falletti di Barolo, entrata alla Regia Pinacoteca nel 1864, o quella di Carlo Oreste Strocco, già allievo e poi docente dell’Accademia Albertina, che nel 1982 lasciò alla Pinacoteca alcuni dipinti.
Le aperture culturali dei duchi verso l’Europa settentrionale, e parallelamente verso la Francia, ebbero un ruolo decisivo anche nell’evoluzione del gusto artistico locale. A Torino e in Piemonte, soprattutto dalla seconda metà del Seicento, si sviluppò una notevole sensibilità verso la bambocciata e la pittura di genere. Artisti fiamminghi e olandesi come Jan Miel e Pieter Bolckman soggiornarono a lungo a Torino, influenzando le scelte e gli orientamenti dei pittori del secolo successivo: dal raffinato narratore Pietro Domenico Olivero (1679-1755), alla talentuosa e stimata pittrice di corte Angela Maria Pitteti detta Palanca (1690-1763), fino al vivace e talvolta quasi popolare Giovanni Michele Graneri (1708?-1762?), tutti impegnati a rappresentare con vivacità e umanità la vita quotidiana del popolo, agli albori dell’Illuminismo e a pochi decenni dai profondi rivolgimenti sociali che avrebbero trasformato l’Europa alla fine del secolo.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni feriali e festivi dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30). Chiuso il mercoledì. È compresa nel biglietto di ingresso del Museo, con la sua collezione: intero 10 euro; ridotto 8 euro per bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 26 anni, convenzioni e gruppi. Gratuito per bambini sotto i 6 anni, insegnanti, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card.
| Titolo mostra | Bagliori del Nord. Pittura fiamminga e olandese tra Cinque e Seicento e la sua fortuna in Piemonte | Città | Torino | Sede | Pinacoteca Albertina | Date | Dal 28/11/2025 al 03/05/2026 | Artisti | Maarten van Heemskerck, Joris Fraet, Hendrick Heerschop | Curatori | Alberto Cottino, Serena D'Italia | Temi | Seicento, Cinquecento, Torino, Pittura fiamminga, Pittura olandese |
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