Dall’11 ottobre 2025 al 1° marzo 2026 lo Stedelijk Museum di Amsterdam presenta Erwin Olaf – Freedom, la prima retrospettiva in un museo dedicata all’artista dopo la sua improvvisa scomparsa, avvenuta due anni fa. La mostra rende omaggio a un autore versatile e poliedrico, ripercorrendo l’intero processo creativo che ha caratterizzato la sua carriera. Accanto alle opere e alle serie più celebri, l’esposizione include lavori meno noti come video, sculture, fotografie commerciali e materiali d’archivio personali, fino a culminare con il suo ultimo progetto: un video rimasto incompiuto.
Erwin Olaf Springveld è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti fotografi olandesi, apprezzato per la raffinata messa in scena, l’uso della luce, il perfezionismo e la capacità di affrontare soggetti controversi. Spirito libero e indipendente, ha fatto della ricerca della libertà personale il motore della sua arte, sostenendo con convinzione i temi dell’identità, della sessualità e del genere, la rappresentazione del corpo in tutte le sue forme, la vita notturna e l’uguaglianza dei diritti per tutti. L’attivismo è infatti un filo rosso che percorre l’intera mostra, organizzata per temi ma con un andamento cronologico.
Il percorso espositivo prende avvio dai reportage in bianco e nero dei primi anni Ottanta, dedicati alle manifestazioni per i diritti degli omosessuali, che mettono in luce il suo impegno sociale e il precoce interesse per la composizione e la luce. La ricerca di un maggiore controllo lo spinse a sperimentare la fotografia in studio: nacquero così alcune delle sue serie più iconiche, come Ladies Hats (1985–2022), Chessmen (1987–88), Royal Blood (2000), Grief (2007), Fashion Victims (2000), Berlin (2012) e Skin Deep (2015). Non mancano lavori realizzati su commissione, tra cui SM in Holland (1989) e le fotografie per il Dutch National Ballet. Tutte le sue produzioni riflettono la costante volontà di celebrare la diversità e la libertà individuale.
Il tema della festa, ad esempio, ricorre come forma di resistenza all’intolleranza, ma viene anche indagato nei suoi aspetti più oscuri: in Paradise (2001) gli uomini assumono atteggiamenti minacciosi e le donne appaiono sempre in una posizione di vulnerabilità. Durante gli anni Ottanta, Olaf si impegnò anche in campagne di grande impatto per l’Aidsfonds e per il COC, la prima organizzazione LGBTQ+ al mondo.
La parte conclusiva della mostra riunisce infine le opere della maturità, in cui si fondono perfezione tecnica e riflessione sociale. Tra queste, Im Wald (2020), che indaga il rapporto con la natura, e April Fool (2020), nata durante la pandemia, che esplora l’isolamento e la fragilità dell’uomo. Entrambe le serie vengono esposte per la prima volta in un museo. In Palm Springs (2018) l’artista racconta invece il declino del “sogno americano”, mentre in Shanghai (2017) mette in evidenza il ruolo delle donne in contesti culturali differenti. Chiude il percorso Muses (2023), una riflessione sulla transitorietà dell’esistenza e sull’accettazione della morte, presentata qui per la prima volta.
Un motivo ricorrente nell’opera di Olaf è il vaso di fiori, soggetto che l’artista utilizzava durante i servizi fotografici per ritrovare la concentrazione. Nella tradizione artistica, il fiore è simbolo della caducità della vita. Nell’ultimo anno della sua esistenza, l’artista ha dedicato una serie a sua madre, ispirata a questo tema, e poco dopo il trapianto di polmone aveva iniziato una nuova versione per se stesso, interrotta dalla sua improvvisa scomparsa. L’esposizione si conclude con quest’ultimo lavoro, il video incompiuto intitolato postumo For Life.
“Erwin Olaf era più di un fotografo; era un artista versatile”, ha dichiarato Rein Wolfs, direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam. “Il significato del suo lavoro si comprende meglio collocandolo in un contesto storico-artistico. Offrendo una panoramica completa della sua opera, credo che questa mostra getterà nuova luce sul suo lavoro. È un vero peccato che non sia più con noi a vederla. Sono molto grato all’Erwin Olaf Studio, e in particolare a Shirley den Hartog, per la loro intensa collaborazione nell’ultimo periodo”.
“L’ultimo desiderio di Erwin era quello di allestire una mostra allo Stedelijk, un museo per il quale nutriva sentimenti contrastanti”, ha commentato Shirley den Hartog, manager and direttrice dello Studio Erwin Olaf. “Avvicinandosi al museo alla fine della sua vita, e vedendo il cambio di direzione, la sua opinione sul museo si è attenuata. Questo è un momento speciale: sarà l’ultima grande mostra di Erwin in un museo olandese nel prossimo futuro”.
“Mostriamo Erwin come essere umano, contestualizzato, non solo le immagini straordinarie e spesso iconiche, ma ciò che lo ha spinto a farlo: da dove nasce tutto? È affascinante vedere il suo stile evolversi: alla fine distillato nella sua essenza, ma inconfondibilmente Olaf, e Olaf al suo meglio: stilizzato, minimale, contemplativo e con riferimenti a temi importanti della storia dell’arte”, spiega Charl Landvreugd, Responsabile della Ricerca e della Pratica Curatoriale presso lo Stedelijk e curatore della mostra. “Insieme allo Studio Erwin Olaf e al progettista della mostra Marcel Schmalgemeijer, presentiamo Erwin Olaf come l’artista poliedrico quale era”.
La mostra è organizzata dallo Stedelijk Museum di Amsterdam, a cura di Charl Landvreugd in collaborazione con lo Studio Erwin Olaf, ed è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione VandenEnde.
Titolo mostra | Erwin Olaf – Freedom | Città | Amsterdam | Sede | Stedelijk Museum | Date | Dal 11/10/2025 al 01/03/2026 | Artisti | Erwin Olaf | Curatori | Charl Landvreugd | Temi | Fotografia |
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