Dal 17 maggio al 28 settembre 2025, gli spazi della Tenuta Dello Scompiglio a Vorno (Capannori, Lucca) ospitano Analisi dell’errore, mostra personale di Esther Stocker (Silandro, 1974) curata da Angel Moya Garcia. L’esposizione si inserisce in un percorso coerente con la ricerca dell’artista austriaca, che da anni indaga la tensione tra ordine e disordine, struttura e deviazione, sistema e rottura. In questa occasione, il fulcro tematico è il concetto di errore, inteso non come fallimento sterile o marchio negativo, ma come possibilità, deviazione proficua, occasione per attivare nuove dinamiche di pensiero e percezione.
Il termine errore viene esplorato nella sua accezione più ampia: come allontanamento da una regola, come deviazione rispetto a un codice, come forma di libertà che sfugge al controllo. Un errore può essere la violazione di una norma, il fallimento di un piano, oppure l’effetto di un processo cognitivo che produce risultati inattesi. La mostra si sviluppa a partire da questo concetto, che diventa motore di indagine e forma visiva. Esther Stocker, nota per il suo rigoroso vocabolario visivo fondato su geometrie in bianco e nero, riprende il proprio linguaggio formale per portarlo oltre, disarticolandolo attraverso anomalie, distorsioni e disallineamenti che ne incrinano la coerenza apparente.
L’allestimento si compone di due ambienti distinti ma complementari. Il primo ospita una serie di dipinti in cui emergono elementi di disturbo visivo: interferenze minime, dislocazioni percettive, irregolarità appena accennate che rompono la simmetria e spostano il centro della visione. Si tratta di un’anticipazione dell’opera installativa posta nello spazio principale, dove un grande reticolato di nastro adesivo nero su fondo bianco invade l’ambiente. Le linee ortogonali, che a prima vista sembrano seguire un ordine logico, generano invece un sistema instabile, in cui la progressiva perdita di definizione altera la lettura dello spazio e costringe lo spettatore a rinegoziare continuamente la propria posizione. Il visitatore si trova immerso in una griglia che simula un ordine assoluto ma che, in realtà, è attraversata da minime deviazioni, da incertezze formali che innescano un corto circuito tra aspettativa e realtà. La costruzione visiva di Stocker si presenta come un sistema chiuso, ma continuamente sottoposto a forze centrifughe che lo aprono, lo destabilizzano, lo rendono vivo. Il progetto si configura così come una riflessione sul rapporto tra norma e disordine, tra regola e libertà. Il reticolo di linee nere è l’apparente contenitore di una razionalità matematica, ma la sua perfezione è illusoria. Ogni imperfezione, ogni variazione percettiva rappresenta un’alterazione consapevole, una possibilità interpretativa, una manifestazione dell’imprevisto. La mostra mette in discussione l’idea stessa di oggettività, proponendo una lettura soggettiva dei sistemi visivi. L’errore, lungi dall’essere un difetto, è ciò che consente al pensiero di espandersi, di creare nuovi legami, di apprendere. Nelle opere pittoriche, il gesto si fa più raccolto ma non meno incisivo. Anche qui Stocker introduce scarti visivi, segni che incrinano la coerenza del modulo ripetuto. Le variazioni si presentano come fratture lievi in una logica che si presume inalterabile. L’artista gioca con la tensione tra ciò che è previsto e ciò che sfugge, tra la regolarità del sistema e la sua crisi. La pittura si fa allora sintesi concentrata, luogo in cui l’errore non è nascosto ma messo in evidenza, esposto nella sua funzione generativa.
L’intero percorso espositivo si sviluppa come un dialogo tra razionalità e intuizione. Le geometrie, apparentemente fredde e calcolate, sono attraversate da un impulso che le umanizza, che le rende fallibili. La matematica e l’arte si incontrano su un terreno comune: quello della sperimentazione. La precisione viene accettata solo per essere superata, la logica si apre all’ambiguità, l’oggettività si confronta con il dubbio. La mostra propone un modello percettivo non lineare, non stabile, ma dinamico, aperto, disponibile alla contraddizione. L’errore diventa così un campo di osservazione privilegiato per comprendere i limiti delle categorie interpretative tradizionali.
“Nei miei dipinti, sculture e installazioni”, dice l’artista, “cerco di descrivere l’ambiguità e l’incertezza del sistema. Utilizzo la precisione di u sistema per indagare il sistema stesso. Cerco di liberare e abbandonare i nostri modi di vedere comprendere che sono associati al riconoscimento delle forme e che ci distinguono gli uni dagli altri, a volte inconsciamente.”
Esther Stocker, nata a Silandro nel 1974, vive e lavora a Vienna. La sua pratica artistica si sviluppa principalmente attraverso dipinti e installazioni, due linguaggi fortemente interconnessi, entrambi radicati in un’estetica astratta e geometrica. Le sue installazioni possono essere considerate estensioni tridimensionali dei dipinti: ambienti costruiti utilizzando esclusivamente nero, grigio e bianco, in cui la pittura assume una forma spaziale, al limite tra la scultura e l’architettura. L’artista si interroga costantemente sulla percezione dello spazio, affrontandola con uno sguardo critico, contemporaneo e sociale. Al centro del suo processo creativo vi è un’elaborazione matematica rigorosa, che costituisce la base teorica del suo metodo. Il nucleo della sua ricerca ruota attorno alla domanda “In che modo un sistema perfetto è in realtà imperfetto?”. Le strutture da lei costruite si fondano su moduli geometrici ripetitivi che generano un ordine visivo solo in apparenza stabile, al quale vengono introdotte interferenze, dissonanze e anomalie capaci di alterarne il ritmo. È proprio in questa tensione tra regola e deviazione che l’artista innesca un effetto di sorpresa, spostando l’equilibrio ottico e rompendo la dimensione piana con l’intento di provocare uno scarto percettivo ed emotivo.
Titolo mostra | Analisi dell’errore | Città | Vorno | Sede | Tenuta dello Scompiglio | Date | Dal 17/05/2025 al 28/09/2025 | Artisti | Esther Stocker | Curatori | Angel Moya Garcia | Temi | Arte contemporanea |