Arte e vino in Toscana: chi sono i mecenati delle cantine


In Toscana, arte e vino sono legati da secoli in un connubio indissolubile. E anche oggi la regione è ricca di aziende che sostengono l’arte contemporanea con varie forme di mecenatismo. Ecco quali sono le cantine e le tenute che esaltano l’arte.

Una lunga e secolare tradizione lega i produttori vitivinicoli della Toscana all’arte. La regione ha sempre avuto produttori di vino tra i propri più facoltosi mecenati, attraverso una storia che si dipana lungo i secoli. Basterebbe pensare alle grandi famiglie che sono da tempo attive nel settore vinicolo, come gli Antinori, i Serristori, i Frescobaldi, che già secoli addietro, con i proventi delle loro attività (gli Antinori e i Frescobaldi sono attivi nella viticoltura fin dal Trecento, mentre i Serristori dalla fine del Seicento), hanno finanziato importanti opere artistiche. Si potrebbero citare, a titolo di esempio, la Cappella Frescobaldi all’interno della basilica di Santo Spirito a Firenze, le ville dei Serristori che punteggiano l’agro fiorentino e il Valdarno, o ancora la ricca cappella Antinori, ovvero la cappella esterna della chiesa dei Santi Michele e Gaetano a Firenze, una delle più sontuose della città.

Il binomio tra arte e vino è così forte da essere stato anche oggetto di ricerche. Nel 2016, per esempio, il rapporto Wine, Food & Arts in Italia realizzato da Laboratorio Gavi assieme al CeSTIT – Centro Studi per il Turismo dell’Università di Bergamo, ha rilevato un solido legame tra le cantine e la produzione di arte, riscontrando che chi ha investito in una cantina d’autore ha visto aumenti delle vendite fino al 67% in più, che le aziende che hanno puntato sulle etichette d’autore (un tipo di attività che va avanti almeno dagli anni Cinquanta-Sessanta: molte sono le aziende che hanno chiamato artisti noti a disegnare le etichette delle loro bottiglie) hanno visto aumenti fino al 40%, che un’installazione che arricchisce una cantina può portare un incremento di valore che giunge anche sino al 25%. Ci sono poi aziende che sponsorizzano restauri, che indicono premi d’arte, che commissionano opere da diffondere sul territorio ad artisti importanti, oppure che allestiscono musei del vino. Il mecenatismo delle cantine può avere diversi scopi: può essere considerato come un investimento sull’immagine dell’azienda, può servire come veicolo promozionale, oppure semplicemente può essere un mero espediente per rendere più accogliente la propria cantina. Oppure, come nel caso dei produttori sopra menzionati, può proseguire un’attività plurisecolare.

Per quali ragioni, tuttavia, nel settore vinicolo si registra un legame così forte, che pochi altri comparti conoscono? I motivi potrebbero essere diversi: ragioni storiche (l’attività dei vignaioli e dei vinattieri è antichissima, e i grandi produttori di vino commissionavano opere d’arte anche in antico), ragioni culturali (chi produce vino si considera depositario non soltanto di una tecnica ma anche di una cultura che a sua volta ha una lunga tradizione, e trova dunque attinenze forti con il mondo dell’arte: inoltre, il vino stesso è stato protagonista di opere letterarie artistiche, dal momento che in tutte le epoche troviamo raffigurazioni o rappresentazioni di persone intente a bere vino), ragioni sociali (il vino, come l’arte, piace a tantissime persone, e di conseguenza raduna sconfinate comunità di appassionati, senza considerare poi che la visita a un’azienda vitivinicola viene spesso considerata alla stregua della visita a un museo).

Vigneti dell'azienda Antinori
Vigneti dell’azienda Antinori
Vigneti dell'azienda Frescobaldi
Vigneti dell’azienda Frescobaldi

Ecco che allora tra i filari delle vigne della Toscana esiste un mondo di opere d’arte che, soprattutto a partire dai primi anni Duemila, ha conosciuto una diffusione sempre più capillare, e accanto ai produttori storici e grandi si sono aggiunte tante cantine piccole che hanno riempito il territorio regionale di installazioni, dipinti e sculture, imprese architettoniche che danno oggi vita a un panorama particolare e che ha pochi altri eguali in Italia. Tra le imprese più durevoli c’è quella del Castello di Ama, sede dell’omonima azienda vitivinicola che produce Chianti Classico, nelle campagne di Gaiole in Chianti, vicino Siena. L’azienda, su iniziativa dell’enologo Marco Pallanti e di sua moglie Lorenza Sebasti, che ricopre il ruolo di amministratore delegato, ha dato vita al proprio progetto artistico nel 1999, quando assieme a Galleria Continua ha pensato di trasformare il castello nel centro di una raccolta d’arte contemporanea (per la quale, nel 2015, è stato nominato per la prima volta anche un curatore, il canadese Philip Larrat-Smith, che contribuisce alla scelta degli artisti che entrano in raccolta. La collezione del Castello di Ama si compone di opere di artisti come Michelangelo Pistoletto (il primo artista chiamato dall’azienda: è suo L’albero di Ama, un’opera del 2000 in cui due specchi installati su di un albero moltiplicano ciò che lo circonda), Giulio Paolini, Anish Kapoor, Jenny Holzer, Louise Bourgeois, Kendell Geers e diversi altri, giunti al ritmo di un’opera all’anno: a tutti viene richiesto di lavorare sugli spazi del castello di Ama o su quelli che lo attorniano.

Come anticipato, anche le famiglie attive nella produzione del vino da secoli proseguono l’attività di mecenatismo. L’azienda Antinori, la cui data di nascita è tradizionalmente fissata al 1385, ha cominciato una sistematica operazione di acquisto di opere d’arte a partire dal 2011, come ha spiegato Alessia Antinori: “Dal 2011, compriamo due, tre opere all’anno, commissionate direttamente agli artisti, che hanno accesso agli archivi e alla collezione d’arte storica e costruiscono un ponte tra passato e futuro”. È nato così l’Antinori Art Project, in concomitanza con l’apertura di una nuova cantina, anche questa nelle terre del Chianti Classico, per l’esattezza nei pressi di San Casciano val di Pesa: l’azienda lo vede come un progetto “che muove dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola però verso le arti e gli artisti del nostro tempo”, e che si configura come “una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo – realizzato in collaborazione con curatori affermati – che raccoglie sotto un’unica progettualità coerente tutte le attività messe in campo in quest’ambito”. Il primo nucleo è sorto tra il 2012 e il 2013, con la curatela di Chiara Parisi, che ha coinvolto tre artisti, ovvero Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle, tutti chiamati a realizzare opere in dialogo con il luogo. Nel 2014 a Chiara Parisi è subentrata Ilaria Bonacossa che ha chiamato artisti come Tomás Saraceno e Giorgio Andreotta Calò, e il progetto è proseguito poi negli anni successivi (tolta un’interruzione per la pandemia: l’attività di Antinori Art Project è ripartita nell’estate 2023), sempre con l’acquisizione o la commissione di opere d’arte.

La cantina stessa è un’opera d’arte: la struttura che accoglie Antinori Art Project porta infatti la firma dello studio di architettura Archea Associati, che ha disegnato una struttura in parte ipogea, che si sviluppa all’interno di una collina ed emerge attraverso alcuni segni particolari, come la celebre scala elicoidale che è diventata nel tempo una sorta di simbolo della tenuta. E nel 2022, la Cantina Antinori nel Chianti Classico figurava al primo posto nella classifica annuale della World’s Best Vineyards, che ogni anno viene stilata da cinquecento addetti ai lavori che elencano le migliori cantine del mondo.

Da segnalare, poi, che il mecenatismo di Antinori si esprime anche attraverso forme che fanno convivere il contemporaneo con l’antico: nel 2016, per esempio, l’azienda ha finanziato il restauro di una preziosa lunetta di Giovanni della Robbia, raffigurante la Resurrezione e conservata al Museo Nazionale del Bargello di Firenze. La splendida scultura in terracotta invetriata fu commissionata verso il 1520 da Niccolò di Tommaso Antinori, uno dei più noti esponenti del casato, e l’azienda, per celebrare la fine del restauro, ha anche commissionato a uno dei maggiori artisti italiani contemporanei, Stefano Arienti, la realizzazione di un’opera (intitolata Scena fissa) ispirata proprio alla lunetta robbiana, risultata poi in un insieme di venti teli bianchi che riproducono le parti dell’opera di Giovanni della Robbia, trasformata in una sorta di scenografia ideata per far letteralmente muovere il pubblico all’interno della scena immaginata dal grande ceramista rinascimentale e offrire quindi un’interpretazione “dinamica” del capolavoro.

Il Castello di Ama
Il Castello di Ama
Michelangelo Pistoletto, L'Albero di Ama (2000; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
Michelangelo Pistoletto, L’Albero di Ama (2000; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
Giulio Paolini, Paradigma (2002; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
Giulio Paolini, Paradigma (2002; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
Kendell Geers, Revolution Love (2003; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
Kendell Geers, Revolution Love (2003; Gaiole in Chianti, Castello di Ama)
La tenuta Antinori nel Chianti Classico, sede di Antinori Art Project
La tenuta Antinori nel Chianti Classico, sede di Antinori Art Project
Giorgio Andreotta Calò, Clessidra AB (2013-2014; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)
Giorgio Andreotta Calò, Clessidra AB (2013-2014; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)
Tomás Saraceno, Biosphere 06 (2009; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)
Tomás Saraceno, Biosphere 06 (2009; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)
Stefano Arienti, Altorilievo (2017; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)
Stefano Arienti, Altorilievo (2017; San Casciano Val di Pesa, Antinori Art Project)

Anche i Frescobaldi hanno la loro collezione, chiamata Artisti per Frescobaldi, e composta dalle opere di una quindicina di artisti ospitate nella tenuta di Castelgiocondo, vicino a Montalcino. I nomi sono quelli degli artisti contemporanei più in auge: da Yuri Ancarani a Claudia Comte, da Francesco Arena a Gian Maria Tosatti, da Patrizio Di Massimo a Ra Di Martino, da Giovanni Ozzola a Matthew Brannon. Le opere si trovano negli spazi dell’antico borgo di Castelgiocondo, un complesso agricolo risalente al XV secolo anche se poi trasformato nei secoli successivi. Anche in questo caso l’azienda chiede agli artisti di eseguire le loro opere lasciandosi ispirare dal luogo, per “suggellare il felice incontro fra vino e arte”, producendo un’opera e realizzando un’etichetta per una bottiglia di vino. Frescobaldi ha anche ideato un riconoscimento, il “Premio Artisti per Frescobaldi”, nato nel 2013, che per ogni edizione coinvolge tre artisti chiamati a interpretare la tenuta di Castelgiocondo sotto l’occhio di una giuria composta da tre direttori di musei internazionali d’arte contemporanea. Nell’albo d’oro del premio figurano i nomi di Elisa Sighicelli, Michael Sailstorfer, Eric Wesley, Sonia Kacem, Gian Maria Tosatti, mentre dalla giuria sono passati, tra gli altri, Hans-Ulrich Obrist, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Ralph Rugoff, Gianfranco Maraniello, Letizia Ragaglia, Massimiliano Gioni.

Nel territorio del Chianti Classico, a Greve in Chianti, ha poi sede la Tenuta Casenuove, azienda agricola fondata nel 2015 dall’imprenditore Philippe Austruy, in un podere dove già era nota la produzione di vino fin dal Seicento. La particolarità di questo progetto consiste nel fatto che fin dall’apertura della cantina Austruy ha deciso di arricchire l’azienda con opere d’arte, mosso anche da una passione personale. La Tenuta è diventata quindi sede del progetto Le Radici dell’Arte, creato in collaborazione con il gallerista Lorenzo Fiaschi: secondo una filosofia simile a quella di molte altre aziende del comparto vitivinicolo, anche la Tenuta Case Nuove invita ogni anno un artista a creare “un’opera d’arte in grado di rappresentare lo spirito della tenuta, la ricchezza del territorio e la passione della sua gente”, come spiega l’azienda (la prima installazione è stata realizzata dall’artista camerunense Pascale Marthine Tayou). Inoltre, la sala storica della Tenuta ospita anche mostre temporanee.

Dall’entroterra alla costa, dai luoghi del Chianti Classico a quelli del Bolgheri, un’altra azienda che ha deciso di puntare sull’arte è Ornellaia, leader nella produzione del Bolgheri DOC: fin dal 2006, Ornellaia commissiona agli artisti edizioni limitate del vino della tenuta attraverso il progetto Vendemmia d’artista, che prevede la produzione di un’edizione limitata di 111 bottiglie grande formato (nello specifico si tratta di 100 Double Magnum, 10 Imperial e 1 Salmanazar), numerate e firmate personalmente dall’artista. Una sorta di multiplo che... può essere bevuto, sostanzialmente. E in più, dal 2012, in ogni cassa di Ornellaia viene inserita anche una bottiglia con un’etichetta creata dall’artista selezionato per la vendemmia annuale. Al progetto hanno preso parte molti artisti di spicco: Luigi Ontani, Michelangelo Pistoletto, Ernesto Neto, William Kentridge, Shirin Neshat, Tomás Saraceno, Nathalie Djurberg & Hans Berg, Joseph Kosuth. Ornellaia si occupa poi di altri progetti di mecenatismo: per esempio, dal 2019 sostiene, con i proventi della vendita delle bottiglie d’autore, la Fondazione Solomon R. Guggenheim della quale finanzia il programma Mind’s Eye, pensato per aiutare i non vedenti e gli ipovedenti a conoscere l’arte attraverso tutti i sensi. Nell’area di produzione del Montepulciano si distingue invece la Tenuta Vallocaia, fondata dall’imprenditore di origini svizzere Rudi Bindella, che negli spazi della tenuta ha creato una collezione d’arte contemporanea per lo più elvetica dove spiccano le opere di alcuni dei maggiori artisti svizzeri contemporanei, come Flora Steiger-Crawford, Rolf Brem, Christopher Lehmpfuhl e diversi altri.

La Tenuta di Castelgiocondo, sede di Artisti per Frescobaldi
La Tenuta di Castelgiocondo, sede di Artisti per Frescobaldi
Claudia Comte, Quarter Circle Painting stripes and wine stains (2018; acrilico su tela, quattro dipinti di 75 x 75 cm ciascuno; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
Claudia Comte, Quarter Circle Painting stripes and wine stains (2018; acrilico su tela, quattro dipinti di 75 x 75 cm ciascuno; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
Francesco Arena, Senza titolo (Lastra) (2018; bronzo bianco, 100 x 100 x 3 cm; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
Francesco Arena, Senza titolo (Lastra) (2018; bronzo bianco, 100 x 100 x 3 cm; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
Sonia Kacem, Les Grandes (2018; terra semirefrattaria nera, 60x72x56 cm, e terra gres rosa, 80x63x46 cm; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
Sonia Kacem, Les Grandes(2018; terra semirefrattaria nera, 60x72x56 cm, e terra gres rosa, 80x63x46 cm; Montalcino, Tenuta di Castelgiocondo)
L'installazione di Pascale Marthine Tayou a Tenuta Casenuove
L’installazione di Pascale Marthine Tayou a Tenuta Casenuove
Bottiglie del progetto Vendemmia d'artista di Ornellaia
Bottiglie del progetto Vendemmia d’artista di Ornellaia
La Tenuta Vallocaia
La Tenuta Vallocaia
Cantina di Montalcino (Corrado Prosperi e Tommaso Giannelli)
Cantina di Montalcino (progetto di Corrado Prosperi e Tommaso Giannelli)
Cantina Petra (progetto di Mario Botta)
Cantina Petra (progetto di Mario Botta)
Rocca di Frassinello (progetto di Renzo Piano)
Rocca di Frassinello (progetto di Renzo Piano)

La Toscana, infine, è anche sede di diverse cantine d’autore, ovvero strutture realizzate da maestri del design e dell’architettura contemporanea come Mario Botta, Renzo Piano, Tobia Scarpa: 14 di queste cantine hanno da poco dato vita a un apposito circuito, Toscana Wine Architecture, che le mette tutte assieme con lo scopo di valorizzare e far conoscere questi edifici integrati con il paesaggio della regione, realizzati con tecnologie all’avanguardia, spesso visitabili, oppure sedi di degustazioni e mostre. Ne fanno parte, oltre alla tenuta Antinori nel Chianti Classico (quella che ospita l’Antinori Art Project), altre tre cantine nel territorio del Chianti Classico, e cioè Il Borro (progettata da Elio Lazzerini), il Castello di Fonterutoli (dell’architetto Agnese Mazzei) e il Podere di Pomaio (Marisa Lo Cigno), e poi quattro nella Maremma Toscana, ovvero la Tenuta Ammiraglia Frescobaldi (Piero Sartogo e Nathalie Grenon), Cantina Colle Massari (Edoardo Milesi), Le Mortelle (Studio Hydea) e Rocca di Frassinello (Renzo Piano), mentre sono situate nel territorio del Montalcino e del Montepulciano la Cantina di Montalcino (Corrado Prosperi e Tommaso Giannelli) e la Cantina Salcheto (Michele Manelli), e infine si trovano sulla Costa degli Etruschi la Cantina Caiarossa (Isabella Monteforte) e la Cantina Petra (Mario Botta), ed è sull’Isola d’Elba la Fattoria delle Ripalte (Tobia Scarpa).

Appassionati di vino e appassionati d’arte (e spesso le due figure coincidono) sanno che ormai da anni la Toscana è una meta che offre la possibilità di conoscere nel dettaglio esperienze in grado di trarre il meglio da questa unione, e la stessa amministrazione regionale ha compreso il valore, sia culturale sia economico, che il matrimonio tra arte e vino è in grado di sprigionare, e sono dunque diverse le iniziative volte a far conoscere al pubblico, anche quello internazionale, le eccellenze del territorio in grado di riconoscere nell’arte un potente strumento di affermazione. Come, del resto, è sempre stato, nello spirito plurisecolare del mecenatismo in Toscana.


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