Margherita d'Austria: storia della duchessa che fondò Palazzo Farnese a Piacenza


Duchessa di Parma e Piacenza tra il 1547 e il 1586, Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, diede il via alla costruzione di uno degli edifici più importanti del secondo Cinquecento in Italia, Palazzo Farnese a Piacenza, oggi sede dei musei civici.

Nata da un rapporto adulterino di Carlo V con Giovanna van der Gheynst, figlia di un fabbricante di arazzi nella cittadina fiamminga di Oudenaarde, Margherita d’Austria (Oudernaaarde, 1522 – Ortona, 1586), futura duchessa di Parma e Piacenza, fu colei a cui si deve la realizzazione di Palazzo Farnese, oggi sede dei Musei Civici piacentini. L’imperatore la riconobbe come sua figlia legittima e le diede il nome di sua zia, Margherita d’Asburgo, governatrice dei Paesi Bassi. Un dipinto conservato al Museo di Belle Arti di Gent realizzato dal pittore belga Théodore Joseph Canneel (Gand, 1817 – 1892) nel 1844 raffigura in una scena di genere Carlo V e Giovanna van der Gheynst davanti alla culla della loro figlia Margherita, la quale dorme pacificamente, mentre la madre le sistema la copertina volgendo uno sguardo di complicità all’imperatore; anch’egli, in piedi accanto alla popolana, osserva teneramente la bambina. Il pittore era solito realizzare ritratti, opere di genere storico e scene di genere e in questa tela, ricca di dettagli, rappresenta con sobrietà un momento della vita intima dell’imperatore, alquanto romanzato.

Tuttavia la bambina venne educata a Bruxelles, prima dalla governatrice dei Paesi Bassi e successivamente da Maria d’Ungheria, sorella di Carlo V, ricevendo un’istruzione da vera principessa, sia nella lettura e nella scrittura che nella musica e nella danza, e condividendo con Maria la stessa passione per i cavalli. Ancora giovanissima, sulla figlia legittima dell’imperatore si cominciò a ragionare per possibili strategie di politica imperiale, attraverso l’unione di quest’ultima con importanti esponenti delle più famose famiglie e signorie del tempo. Si fecero i nomi di Ercole d’Este che l’avrebbe unita alla corte di Ferrara o di Federico Gonzaga, marchese di Mantova, ma alla fine due pontefici riuscirono a legare Margherita d’Austria a esponenti di spicco delle loro famiglie d’origine. Innanzitutto Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici, appartenente alla nobile casata fiorentina, riuscì a unire in matrimonio suo nipote Alessandro de’ Medici, duca di Firenze, e la figlia di Carlo V: prima della celebrazione delle nozze il duca dovette attendere qualche anno poiché la futura moglie era ancora troppo giovane, fino al giugno 1536. Fu un’unione infelice, a causa del carattere sregolato del marito, e anche molto breve perché l’anno dopo Alessandro de’ Medici fu assassinato dal cugino Lorenzino de’ Medici che lo trasse in inganno con l’idea di una notte d’amore. Intanto Margherita aveva ricevuto in dote dal padre i feudi degli Stati d’Abruzzo.

Théodore Joseph Canneel, L'imperatore Carlo V e Giovanna van der Gheynst con la loro figlia Margherita nella culla (1844; olio su tela, 108,2 x 80,5 cm; Gent, Museum voor Schone Kunsten)
Théodore Joseph Canneel, L’imperatore Carlo V e Giovanna van der Gheynst con la loro figlia Margherita nella culla (1844; olio su tela, 108,2 x 80,5 cm; Gent, Museum voor Schone Kunsten)

Rimasta vedova, era ancora disponibile per altri progetti matrimoniali: nel 1538 papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, ottenne il consenso per darle in sposo il suo giovanissimo nipote Ottavio Farnese (Valentano, 1524 – Parma, 1586), figlio di suo figlio Pier Luigi. Margherita aveva appena sedici anni, ma il suo futuro secondo sposo era ancora più piccolo di lei: dopo essere stata duchessa di Firenze per l’unione con il suo primo marito, la giovane non vedeva affatto Ottavio adatto a lei, anche se il pontefice aveva riempito il nipote di onori e cariche, e in più non lo amava. Nonostante ciò, le nozze vennero celebrate dallo stesso Paolo III nella Cappella Sistina e la sposa si presentò a Roma vestita di nero per rendere ancora più manifesto il suo disappunto e la sua infelicità. Margherita rifiutò addirittura di vivere insieme al novello sposo e si trasferì in uno dei palazzi di proprietà dei Medici a Roma, Palazzo Medici a Monte Mario, che da lei prese il nome di Palazzo Madama (così si faceva anche chiamare Margherita d’Austria: Madama), assistita spiritualmente da Ignazio di Loyola. Nel palazzo, attuale sede del Senato italiano, che Margherita aveva acquisito dalla vedovanza in seguito alla morte di Alessandro de’ Medici, Ottavio Farnese non era il benvenuto, anzi, la Madama desiderava starne il più lontano possibile, e anche i doveri coniugali in un primo tempo non vennero rispettati, suscitando notevole chiacchiericcio nell’ambiente romano e preoccupazione da parte sia di suo padre Carlo V sia degli esponenti della famiglia Farnese. Tuttavia, successivamente, forse consigliata da Ignazio di Loyola, il matrimonio venne consumato, sebbene Margherita preferisse stare comunque lontano dal marito, e nel 1545 nacquero due gemelli, Carlo e Alessandro. A quest’ultimo è peraltro dedicato il Monumento equestre nella centralissima Piazza Cavalli di Piacenza: una scultura barocca in bronzo, realizzata da Francesco Mochi (Montevarchi, 1580 – Roma, 1654) nel 1625, che raffigura il famoso condottiero dei Farnese a cavallo.

Piacenza, Piazza Cavalli
Piacenza, Piazza Cavalli

Le cose cominciarono a quel punto a cambiare, anche in considerazione dell’onore che Ottavio aveva ottenuto durante la spedizione di Carlo V ad Algeri.

Venne fondato il Ducato di Parma e Piacenza nel 1545 per volontà di Paolo III per destinarlo a suo figlio Pier Luigi, ma quest’ultimo fu ucciso due anni dopo in una congiura poiché considerato tirannico e ad assumere i titoli di duca e duchessa di Parma e Piacenza furono dunque Ottavio e Margherita. In seguito alla guerra di Parma, Carlo V impose di mettere sotto tutela di Filippo II di Spagna, fratellastro di Margherita, il figlio di quest’ultima Alessandro e lei lo accompagnò personalmente a Bruxelles. Filippo II l’avrebbe nominata due-tre anni dopo, nel 1559, governatrice dei Paesi Bassi, proprio come sua zia Margherita d’Austria, per conservare quei territori, ma nel frattempo la Madama si stabilì da sola, senza il marito, a Piacenza, dando vita alla sua residenza ufficiale: Palazzo Farnese. Nel Trattato di architettura di Francesco de Marchi, figura che rimase per molti anni a contatto con la Madama, si legge: “Madama Margherita d’Austria la quale ha dato principio ad un palazzo in Piacenza alla cittadella vecchia, il quale palazzo è stimato che debba costare trecento mila scudi prima che sia finito; quando ella volle dare principio a fabbricare l’aveva un Francesco Pacchiotto da Urbino architetto famoso, il quale fece il disegno, poi il modello; nonostante che ella vedesse l’uno e l’altro, non si volle fidare e mandò per un altro architetto pur di gran nome e buona fama il quale fu il Vignola”. Il progetto, originariamente affidato a Francesco Paciotto, risale al 1558 e prevedeva di costruire il palazzo sulle fondamenta del castello visconteo, fatto erigere ai margini della città da Galeazzo Visconti a metà del Trecento. Successivamente, a partire dal 1561, l’incarico venne commissionato a Jacopo Barozzi detto il Vignola (Vignola, 1507 – Roma, 1573), per via dell’inaffidabilità del primo e delle problematiche sorte riguardo all’utilizzo delle antiche fondamenta. Il Vignola aveva già lavorato per i Farnese a Caprarola per la villa commissionata da Alessandro Farnese e, abbandonata l’idea di erigere la nuova residenza piacentina su preesistenti fondamenta, scelse d’ingrandire le quattro ali dell’edificio e di aumentare le dimensioni del cortile. I lavori si arrestarono, incompiuti e quasi dimezzati rispetto all’effettivo progetto, nel 1602 a causa della mancanza di fondi necessari. Oltre a fungere da residenza personale di Margherita, il palazzo doveva rendere manifesta la grande potenza della famiglia Farnese. Le numerose finestre all’esterno fanno pensare alla grande quantità di ambienti interni e alla conseguente monumentalità dell’intero edificio, e le nicchie ad arco che si affacciano sul cortile conferiscono allo spazio esterno un aspetto più ampio e arioso.

Oggi sede dei Musei Civici di Piacenza, Palazzo Farnese ospita splendidi capolavori d’arte, tra dipinti, sculture, affreschi e ceramiche, e importanti reperti archeologici (e, a tal proposito, a breve verrà anche inaugurata la nuova sezione romana), come il Fegato etrusco, modello bronzeo di un fegato di pecora ritrovato nei dintorni di Piacenza nel 1877 che costituisce rara testimonianza di riti religiosi etruschi e delle divinità. Da menzionare, il Tondo di Botticelli che raffigura la Madonna orante il Bambino con san Giovannino, e i Fasti Farnesiani, ovvero rappresentazioni celebrative degli avvenimenti più significativi di cui si sono resi protagonisti i Farnese: il primo ciclo è dedicato alle vicende di Paolo III e di Alessandro Farnese. Inoltre, il Palazzo è anche sede del Museo delle Carrozze, uno dei più noti e prestigiosi d’Italia nel suo genere, con una raccolta che va dal Settecento fino all’invenzione del trasporto a motore.

Piacenza, Palazzo Farnese. Ph. Davide De Paoli
Piacenza, Palazzo Farnese. Ph. Davide De Paoli


Piacenza, Palazzo Farnese. Ph. Marco Trabacchi
Piacenza, Palazzo Farnese. Ph. Marco Trabacchi


Piacenza, Palazzo Farnese, la porzione del castello visconteo rimasta. Ph. Szeder László
Piacenza, Palazzo Farnese, la porzione del castello visconteo rimasta. Ph. Szeder László


Piacenza, Palazzo Farnese, il cortile interno. Ph. Stefano Stabile
Piacenza, Palazzo Farnese, il cortile interno. Ph. Stefano Stabile


Il modello ligneo di Palazzo Farnese realizzato dall'architetto Enrico Bergonzoni, che mostra come il Palazzo sarebbe stato se fosse stato completato
Il modello ligneo di Palazzo Farnese realizzato dall’architetto Enrico Bergonzoni, che mostra come il Palazzo sarebbe stato se fosse stato completato


Il progetto per la facciata di Palazzo Farnese in un disegno di Giacinto Vignola, figlio di Jacopo Barozzi
Il progetto per la facciata di Palazzo Farnese in un disegno di Giacinto Vignola, figlio di Jacopo Barozzi


Palazzo Farnese, la Pinacoteca
Palazzo Farnese, la Pinacoteca


Palazzo Farnese, la sala dei Fasti Farnesiani
Palazzo Farnese, la sala dei Fasti Farnesiani


Arte etrusca, Fegato di Piacenza (II-I secolo a.C.; bronzo, 12,6 x 7,6 x 6 cm; Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese)
Arte etrusca, Fegato di Piacenza (II-I secolo a.C.; bronzo, 12,6 x 7,6 x 6 cm; Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese)


Sandro Botticelli, Madonna adorante il Bambino con San Giovannino (1475-1480 circa; tempera su tavola; Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese)
Sandro Botticelli, Madonna adorante il Bambino con San Giovannino (1475-1480 circa; tempera su tavola; Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese)


Il Museo delle Carrozze
Il Museo delle Carrozze

Potremmo dire dunque che l’esistenza di una così grandiosa sede museale della città si deve a Margherita d’Austria, personaggio femminile del Rinascimento dalla vita segnata dall’infelicità coniugale, destinata troppo giovane a unirsi in matrimonio con famiglie potenti, e da molti cambiamenti e trasferimenti: dalla monarchia spagnola di cui era discendente, essendo figlia di Carlo V, alla corte medicea a quella farnese, passando per i Paesi Bassi di cui fu governatrice. Tra importanti nomine, la Madama elesse Piacenza a sua città preferita, dove amava vivere e dove volle essere sepolta.

Gli ultimi anni della sua vita li trascorse, rientrata dalle Fiandre, nei suoi stati abruzzesi, governandoli direttamente, tra Cittaducale e L’Aquila; nel 1582 acquistò Ortona dal principe di Sulmona e in questa località fece costruire la sua residenza, anche se non vi abitò mai, poiché quando morì, nel 1586, l’edificio non era ancora terminato.

Il suo corpo fu trasportato a Piacenza, come lei desiderava secondo suo testamento, e sepolto nella chiesa cittadina di San Sisto (la stessa chiesa per cui Raffaello aveva realizzato tra il 1512 e il 1513 la Madonna Sistina), dove ancora oggi si può ammirare, tra le due absidi al termine del transetto principale, il monumento funebre a lei dedicato, progettato da Simone Moschino (Orvieto, 1553 - Parma, 1610) e iniziato nel 1593.

Di Margherita d’Austria si hanno due ritratti conservati in altrettante collezioni a Parma: uno alla Pinacoteca Stuard realizzato dal pittore olandese Anthonius Mor (Utrecht, 1520 – Anversa, 1576/1578) che l’ha ritratta a figura quasi intera mentre volge lo sguardo all’osservatore. Abbigliata con ampie vesti secondo la moda del tempo e con i capelli raccolti, la donna appoggia la mano sinistra su un tavolo rivestito di panno verde e nella mano destra tiene un paio di guanti. Un altro dipinto, appartenente alle collezioni della Galleria Nazionale di Parma e attribuito a Sebastiano del Piombo (Venezia, 1485 – Roma, 1547) o a maestranze vicine, la ritrae in stato di gravidanza, seduta di tre quarti accanto a una nicchia con il busto di suo padre Carlo V in forma di statua all’antica. Sembrano qui prevalere elementi di sottomissione: il guanto della mano destra, quella simbolo del potere, è quasi sfilato e il bracciolo della sedia sulla quale è seduta raffigura probabilmente, sotto la testa di un leone, Prometeo con le mani legate dietro la schiena, mentre una testa di Medusa trionfa ai suoi piedi. Un ritratto che sottolinea la resa di fronte alle volontà del padre e l’infelicità che l’accompagnò per anni per soddisfare le strategie paterne di politica imperiale.

Ortona, Palazzo Farnese. Ph. Istituzione Palazzo Farnese Ortona
Ortona, Palazzo Farnese. Ph. Istituzione Palazzo Farnese Ortona


Simone Moschino, Monumento funebre di Margherita d'Austria (1593; Piacenza, San Sisto)
Simone Moschino, Monumento funebre di Margherita d’Austria (1593; Piacenza, San Sisto)


Anthonius Mor, Ritratto di Margherita d'Austria (1562-1573; olio su tela, 81,5 x 106 cm; Parma, Pinacoteca Stuard)
Anthonius Mor, Ritratto di Margherita d’Austria (1562-1573; olio su tela, 81,5 x 106 cm; Parma, Pinacoteca Stuard)


Attribuito a Sebastiano del Piombo, Ritratto di Margherita d'Austria (1545 circa; olio su tela, 169,7 x 105,3 cm; Parma, Complesso della Pilotta, Galleria Nazionale)
Attribuito a Sebastiano del Piombo, Ritratto di Margherita d’Austria (1545 circa; olio su tela, 169,7 x 105,3 cm; Parma, Complesso della Pilotta, Galleria Nazionale)


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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