Quando l'arte contemporanea è esposta in piazza: opere per tutti o per pochi?


L'arte contemporanea è per tutti o solo per pubblici istruiti? Cosa si può dire delle opere d'arte contemporanea esposte nelle piazze e nei parchi? Spunti di riflessione sulle opere pubbliche site specific.

L’arte contemporanea è davvero per tutti o è solo per pubblici istruiti e di nicchia? E cosa accade quando l’opera d’arte contemporanea è esposta tra le vie e le piazze delle nostre città?Quando si parla di opere d’arte contemporanee site specific ci si riferisce ad opere pensate e progettate per un preciso contesto ambientale, culturale e sociale nel quale tali opere verranno posizionate ed esposte, temporaneamente o permanentemente. L’intervento dell’artista viene realizzato secondo un dialogo instaurato con il contesto scelto e con il suo pubblico, con l’idea, a priori, di essere fruito e goduto da chi lo osserva e, dunque, da chi, anche casualmente, si trova dinnanzi ad esso.

A differenza dell’opera d’arte site specific, che nasce per un progetto espositivo all’interno di musei e gallerie, le opere d’arte pubblicasite specific si inseriscono in un contesto vissutoda un pubblico eterogeneo, che non sceglie di assistere ad un’operazione culturale e che, nella maggior parte dei casi, non possiede chiavi di lettura per comprenderla. È necessario, dunque, che la progettazione di un’opera d’arte pubblica preveda non solo l’analisi del contesto in cui deve inserirsi ma anche un’attenta riflessione sul messaggio da trasmettere al pubblico.L’artista è, in questo caso, responsabile di una trasformazione del paesaggio su cui interviene e deve evitare l’autoreferenzialità del proprio gesto. Possono, invece, definirsi operazioni riuscite quelle che interagiscono efficacemente con la comunità che le accoglie e che le riconosce come facenti parte del proprio contesto urbano.

Rappresentano casi virtuosi, in questo senso, le strutture di Edoardo Tresoldi, come la ricostruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, che ha permesso al pubblico non solo e non più una conoscenza astratta della Basilica paleocristiana, distrutta nel corso dei secoli, ma anche l’esperienza direttacon un’architettura pienamente accettata e fruibile.

Il Cretto di Burri a Gibellina, la più grande opera di Land art in Italia, rappresenta un altro caso eccellente. La colata di cemento sull’assetto viario della città vecchia, distrutta dal terremoto, si pone come un velo bianco sulle macerie e sulla grida di dolore degli abitanti. L’opera, qui, diventa emblema della memoria ed elemento identitario del territorio, acquisendo ipso facto un notevole valore simbolico e culturale.

Tra i casi più dibattuti, invece, è la Mela reintegrata di Michelangelo Pistoletto, posizionata nel 2016 di fronte alla Stazione Centrale di Milano. Nonostante rechi la firma di uno dei maestri italiani dell’arte contemporanea, l’opera non è stata apprezzata dal pubblico, che l’ha ritenuta priva di un legame con la città, un elemento estraneo al contesto urbano. Già nel 2011, nello stesso luogo, un’altra opera, l’Alba di Milano di Ian Ritchie, aveva fatto discutere con i suoi 30 metri d’altezza, a tal punto da provocarne la rimozione appena un anno dopo perché ritenuta, dalla stessa amministrazione comunale che l’aveva promossa, un inciampo visivo per la facciata della stazione. Sempre nel 2011 un’operazioneanaloga si è verificata a Roma presso la piazza dei Cinquecento, anche qui di fronte alla stazione ferroviaria principale (sorge il dubbio che le stazioni siano luoghi poco fortunati per le opere d’arte pubblica). Il monumento a Papa Giovanni Paolo II di Oliviero Rainaldi fu da subito oggetto di critiche e l’allora sindaco di Roma ne chiese una nuova versione conclusa poi nel 2012. L’intenzione dell’artista di ritrarre il pontefice discostandosi dall’iconografia classica e con una scultura in bronzo di grandi dimensioni, in un abbraccio ideale ai fedeli, non convinse né i pellegrini né i cittadini di Roma e l’opera, oggi, è da taluni annoverata fra i monumenti più brutti al mondo.

Edoardo Tresoldi, Dove l'arte ricostruisce il tempo (2016; rete metallica elettrosaldata; Manfredonia, Parco Archeologico di Siponto). Ph. Credit Blind Eye Factory
Edoardo Tresoldi, Dove l’arte ricostruisce il tempo (2016; rete metallica elettrosaldata; Manfredonia, Parco Archeologico di Siponto). Ph. Credit Blind Eye Factory


Alberto Burri, Grande Cretto (1984-1989; cemento e resti, 150 x 35000 x 28000 cm; Gibellina)
Alberto Burri, Grande Cretto (1984-1989; cemento e resti, 150 x 35000 x 28000 cm; Gibellina)


Michelangelo Pistoletto, Mela reintegrata (2015-2016; metallo, intonaco, polvere di marmo, 800 x 700 cm). Ph. Credit Luoghi del Contemporaneo - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
Michelangelo Pistoletto, Mela reintegrata (2015-2016; metallo, intonaco, polvere di marmo, 800 x 700 cm). Ph. Credit Luoghi del Contemporaneo - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo


Ian Ritchie, Alba di Milano (2001; fibre ottiche, altezza 3000 cm)
Ian Ritchie, Alba di Milano (2001; fibre ottiche, altezza 3000 cm). Ph. Credit Ian Ritchie Architects


Oliviero Rainaldi, Monumento a Giovanni Paolo II (2011; bronzo, altezza 700 cm circa; Roma, Piazza dei Cinquecento)
Oliviero Rainaldi, Monumento a Giovanni Paolo II (2011; bronzo, altezza 700 cm circa; Roma, Piazza dei Cinquecento)

Le polemiche però, a volte, sono utili anche per consolidare la presenza di interventi artistici in aree urbane, come accaduto per L.O.V.E. (Libertà Odio Vendetta Eternità) di Maurizio Cattelan. L’opera, posta temporaneamente davanti al Palazzo della Borsa di Milano, raffigura una mano in un saluto fascista dalle dita tranciate a parte il medio: un messaggio esplicito contro la cieca venalità del mercato economico. Il dibattito scaturito al suo apparire ha coinvolto diversi esponenti del mondo della cultura e ha fatto sì che l’amministrazione comunale decidesse di mantenerla permanentemente nella sua collocazione.

Ulteriori problematiche che riguardano gli interventi d’arte pubblica site specific sono la loro tutela e conservazione. Le opere e le installazioni, con particolare riguardo a quelle en plein air, necessitano di un progetto economico, oltre che culturale, che preveda e sostenga nel tempo anche la loro manutenzione che, solitamente, è affidata all’amministrazione di pertinenza che ha precise necessità di pianificare in anticipo le risorse necessarie. A tal fine la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo contempla fra i suoi compiti quello di vigilare sull’applicazione della Legge 717/49 e conosciuta come legge del 2%, che impone a tutti gli enti pubblici, di destinare una percentuale dell’importo di lavori per la realizzazione di opere d’arte negli edifici pubblici di nuova costruzione. Quando una proposta artistica non include la previsione di spesa per la sua manutenzione si incorre, infatti, nel rischio di veder deperire nel tempo le opere e di vanificare le risorse impiegate per la sua creazione. È auspicabile, dunque, che un progetto venga ideato e realizzato in modo sostenibile, sia economicamente che temporalmente, per garantirne la continuità e la tutela. Fanno eccezione quegli interventi che nascono come gesti liberi in aree pubbliche (come accade con la street art) in cui le opere sono realizzate con l’intenzione di essere transitorie e di non prevedere attività di conservazione e musealizzazione.

Si pensi alle opere di Banksy o a William Kentridge con la sua Triumphs and Laments, opera murale collocata lungo il Tevere a Roma. Kentridge realizza una grande installazione effimera ripulendo la patina biologica presente sul travertino e creando in negativo figure che narrano la storia di Roma. L’opera è destinata a scomparire e così, per scelta dell’artista, verrà ricordata solo attraverso la documentazione fotografica.

Nel 2017 a Lodi fu inaugurata la Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri, costata quasi 300.000 euro alla Regione Lombardia, sostenuta anche dal contributo economico di privati. L’installazione ambientale, realizzata sul progetto di Mauri (scomparso nel 2009), costituita da 108 colonne di legno alte 18 metri, ha subito danni a causa di intemperie e infine cedimenti strutturali determinati da attacchi biologici alla struttura, un imprevisto probabilmente non contemplato in fase di progettazione e per il quale sono attualmente in corso le verifiche legali. Nel 2019 l’installazione, in uno stato avanzato di degrado, è stata infine abbattuta. È proprio di questi mesi, però, la notizia di una sua probabile ricostruzione come simbolo della città di Lodi e di rinascita post emergenza sanitaria da Covid-19.

Diversi sono gli interventi d’arte pubblica che potrebbero essere citati, estendendo la riflessione anche alle grandi architetture. Si pensi, ad esempio, alla struttura a piramide in vetro e metallo di ingresso del Louvre, disegnata da Ieoh Ming Pei, senza la quale, oggi, non riusciremmo ad immaginare l’entrata del museo. Si pensi anche all’edificio del MAXXI di Roma, progettato da Zaha Hadid, concepito come un’opera a sé prima ancora di essere un museo e che ha riqualificato l’intero quartiere a tal punto da influire sul mercato immobiliare. Si tratta di casi in cui l’opera (l’architettura) diviene parte integrante dell’ambiente che la ospita, interagendo pienamente con il tessuto urbano.

Maurizio Cattelan,  L.O.V.E. - Libertà Odio Vendetta Eternità (2010; marmo di Carrara, altezza 1100 cm; Milano, Piazza Affari)
Maurizio Cattelan, L.O.V.E. - Libertà Odio Vendetta Eternità (2010; marmo di Carrara, altezza 1100 cm; Milano, Piazza Affari). Ph. Credit Luoghi del Contemporaneo - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo


William Kentridge, Triumph and Laments, dettaglio (2016; murale, lunghezza 550 m circa; Roma, lungotevere)
William Kentridge, Triumph and Laments, dettaglio (2016; murale, lunghezza 550 m circa; Roma, lungotevere)


Giuliano Mauri, Cattedrale Vegetale (2017, postuma; legno, 1800 x 7200 x 2248 cm; già a Lodi, Area Ex Sice, abbattuta nel 2020)
Giuliano Mauri, Cattedrale Vegetale (2017, postuma; legno, 1800 x 7200 x 2248 cm; già a Lodi, Area Ex Sice, abbattuta nel 2020)


La piramide del Louvre, progetto di Ieoh Ming Pei
La piramide del Louvre, progetto di Ieoh Ming Pei


Roma, la sede del MAXXI, progetto di Zaha Hadid
Roma, la sede del MAXXI, progetto di Zaha Hadid


La proposta di Mario Cucinella per la facciata di San Petronio a Bologna
La proposta di Mario Cucinella per la facciata di San Petronio a Bologna

Ma fino a che punto può spingersi l’artista? Qual è il limite tra l’intervento artistico e lo stravolgimento paesaggistico? Quando l’intervento è da considerarsi arte e non piuttosto una superfetazione architettonica e artistica della quale si potrebbe fare a meno? Trovare un riscontro volgendo lo sguardo al passato è possibile solo analizzando la presenza delle sculture nelle piazze della città che, però, svolgevano funzioni celebrative e commemorative. Quale funzione, dunque, svolge oggi l’arte pubblica?

È di questi giorni la proposta dell’architetto Mario Cucinella di completare la facciata della Basilica di San Petronio a Bologna,da secoli incompiuta, con un’installazione vegetale. Dal Cinquecento la facciata rimase incompleta per mancanza di finanziamenti e per discordanze stilistiche sul progetto da eseguire. È possibile, dunque, oggi a quasi cinquecento anni di distanza assumersi la responsabilità di una tale scelta, trasformando l’originale impostazione, seppur incompleta?

L’idea dell’archistar Cucinella, che appare come un’interessante provocazione sulle architetture incompiute in Italia e sull’abbandono di edifici e progetti urbani, deve far riflettere sull’alterazione del paesaggio e sulle sue conseguenze.

Alla luce di così tante e diverse testimonianze d’arte pubblica, appare evidente che la trasformazione paesaggistica e urbana può essere accettata e giustificata solo se in presenza di un vero dialogo e scambio formativo fra arte, contesto urbano e pubblico, assolvendo così ad una specifica funzione: sensibilizzare le comunità all’arte, alla cultura per lo sviluppo di un popolo consapevole e riguardoso, non solo verso le espressioni artistiche, ma anche verso diversità sociali e culturali.

È, però, più che opportuna un’attenta riflessione sulla fattibilità e sostenibilità delle installazioni d’arte pubblica, aprendo specifici dibattiti nelle comunità interessate, per definire non solo la loro pertinenza progettuale, ma interrogandosi altresì sulle problematiche conservative e di manutenzione, ricordando che fra cento anni la nostra civiltà e la nostra cultura, saranno valutate anche attraverso la morfologia urbana e gli interventi artistici... sempre che siano ancora lì.


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Giorgia Salerno

L'autrice di questo articolo: Giorgia Salerno

Storica dell'arte e curatrice. Attualmente è conservatrice del MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna. Formatasi tra Palermo e Roma, ha lavorato nel settore dell'organizzazione di mostre e come registrar per la Galleria Lorcan O'Neill.



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