“Una macchia di colore sul colore di tutti i giorni”: la macchina per scrivere Valentine di Olivetti


Valentine, disegnata per Olivetti nel 1968 da Ettore Sottsass e Perry King, è stata una macchina da scrivere importante nella storia dell’azienda: l’obiettivo era creare una macchina portatile a basso prezzo. Ecco come Sottsass e King riuscirono a rispondere a questa sfida.

Un rosso acceso e lucido, un “rosso Valentine”, è sicuramente la cifra distintiva della macchina per scrivere Valentine, progettata nel 1968 da Ettore Sottsass jr (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) e Perry King (Londra, 1938 – 2020) e prodotta da Olivetti nel 1969. A questa data il sodalizio tra Sottsass e Olivetti è avviato da diversi anni e più solido che mai; per Olivetti Sottsass ha già progettato, oltre a diversi modelli di macchine per scrivere, anche l’apparato estetico ed ergonomico del calcolatore elettronico Elea 9003 (Compasso d’Oro nel 1959), uno dei primi calcolatori prodotti in Italia e nel mondo. King è invece consulente per l’azienda da qualche anno, cioè dal suo arrivo in Italia nel 1964, e rimarrà legato ad Olivetti col ruolo di coordinatore dell’immagine aziendale, disegnando i caratteri per le macchine prodotte dall’azienda e realizzando cataloghi, libri e poster.

Olivetti, azienda fondata ad Ivrea nel 1913 dall’ingegnere Camillo Olivetti, nasce proprio come produttrice di macchine per scrivere, e riesce a raggiungere una grande diffusione sui mercati mondiali con Adriano Olivetti, figlio di Camillo, che è alla guida dell’azienda fino al 1960. Nelle aziende, negli uffici, nelle banche e nelle attività commerciali si trovano non solo macchine per scrivere, ma anche calcolatori e macchine fatturatrici Olivetti. In questo periodo, si ampliano anche gli spazi del Complesso Olivetti di Ivrea, con tre nuovi ampliamenti progettati da Luigi Figini e Gino Pollini, e viene costruito lo stabilimento di Pozzuoli, progettato da Luigi Cosenza. Essi rappresentano la filosofia con cui Adriano Olivetti si approccia al rapporto tra l’uomo e il luogo di lavoro; egli, infatti, durante l’inaugurazione dello stabilimento di Pozzuoli nel 1955, dichiara: “di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. […] La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza”.

Ettore Sottsass e Perry King, Macchina da scrivere Valentine (1968; ABS e altri materiali, 11,7 x 34,3 x 35,2 cm)
Ettore Sottsass e Perry King, Macchina da scrivere Valentine (1968; ABS e altri materiali, 11,7 x 34,3 x 35,2 cm)
Macchina da scrivere Valentine
Macchina da scrivere Valentine
Macchina da scrivere Valentine al Museum Boijmans van Beunigen di Rotterdam
Macchina da scrivere Valentine al Museum Boijmans van Beunigen di Rotterdam. Foto: Francesco Bini
La custodia. Foto: Grey Geezer
La custodia. Foto: Grey Geezer

Tra gli anni Sessanta e Settanta, quando Sottsass e King lavorano al progetto di Valentine, il mercato delle macchine per scrivere sta velocemente cambiando, è quasi prossimo alla saturazione e il livello di concorrenza delle aziende straniere è molto alto. Lo stesso Sottsass ricorda che lo sviluppo delle tecnologie giapponesi arrivate sul mercato europeo sotto forma di macchine portatili preoccupava l’azienda, che prova a “correre ai ripari”. La sfida lanciata da Olivetti è quella di creare una macchina da scrivere portatile a tecnologia meccanica a basso prezzo. Sottsass lavora quindi ad un’estrema semplificazione: evita le maiuscole e le minuscole, prevedendo solo caratteri maiuscoli come nei telegrammi, e progetta una carrozzeria realizzata con un materiale plastico molto economico, il moplen, per renderla “la biro delle macchine da scrivere portatili”. La Olivetti non accetta questa prima versione, poiché troppo semplice e poco in linea con l’immagine dell’azienda; così la plastica viene cambiata e sostituita con l’ABS, più solido e “prezioso”, e vengono ripristinate le maiuscole e le minuscole.

In rottura con la storica Lettera 22 disegnata da Marcello Nizzoli, la Valentine è caratterizzata da un corpo rosso sgargiante, salvo per la tastiera, di colore nero, che si stacca nettamente dal corpo della macchina e si differenzia per contrasto. Grazie ad una maniglia presente sul retro, la Valentine può essere riposta nella propria custodia, anch’essa rossa, diventandone parte integrante e può essere trasportata come una valigetta. Questa macchina dal sapore pop viene immaginata come un oggetto adatto a tutti, non solo ai professionisti; una macchina per scrivere che trovasse posto nelle case e non solo negli uffici, e che potesse essere venduta anche “al mercato rionale”, come ha dichiarato lo stesso Sottsass in un’intervista del 1999 nel programma Rai “Lezioni di design”.

Tuttavia, le vendite non vanno come ci si sarebbe aspettato ed è lo stesso autore a sostenere che quello della Valentine sia stato un vero insuccesso dal punto di vista delle vendite e della diffusione sul mercato. Nonostante ciò, quello che contribuisce a dare popolarità alla Valentine è la straordinaria campagna pubblicitaria coordinata da Sottsass. Proprio perché pensata come oggetto popolare e accessibile, la Valentine viene raccontata attraverso inserzioni e poster dal tono scherzoso, che si rivolgono ad un pubblico giovane, mostrando la macchina inserita, anche negli spot pubblicitari, nei contesti più disparati: al parco, al bar, all’aeroporto, sulla neve, in giro per il mondo. I manifesti non riportano tanto le caratteristiche tecniche del prodotto, ma puntano sulla sua immagine globale, forte e trasgressiva, sulla facilità di trasporto che permette di portarla ovunque, riposta nella sua valigetta, e su quel “rosso Valentine” che la rende diversa dai modelli precedenti. La realizzazione di questa campagna “di rottura”, rimasta iconica, vede l’aiuto di grandi nomi del graphic design, come Milton Glaser e Valter Ballmer, che contribuiscono al suo successo. Non a caso anni dopo, nel 1988, in Messico viene riavviata la produzione su richiesta di utenti che vedono la Valentine come un oggetto cult, un pezzo di design per appassionati da avere assolutamente nella propria collezione. Al contempo, la Valentine entra nelle collezioni permanenti di musei come il MoMa e il MET di New York. Ciò dimostra che, come sosteneva lo stesso Sottsass, “bene o male questo oggetto rosso, abbastanza aggressivo e popolare, diventa un po’ un catalizzatore di azioni e di movimenti”.

Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Inserzione pubblicitaria per la macchina per scrivere portatile Valentine pubblicata sulla rivista Casabella nel 1969. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Poster pubblicitario per la Valentine eseguito nel 1970 da Milton Glaser e Gorge Leavitt.
Poster pubblicitario per la Valentine eseguito nel 1970 da Milton Glaser e Gorge Leavitt. Immagine: Archivio Storico Olivetti
Poster pubblicitario eseguito nel 1969 da Graziella Marchi per la Valentine
Poster pubblicitario eseguito nel 1969 da Graziella Marchi per la Valentine. Immagine: Archivio Storico Olivetti

Rispetto alla campagna pubblicitaria, Sottsass dichiara: “c’è ancora da dire che forse tutta la grafica con la quale abbiamo annunciato la Valentine, non è perfetta: forse si scosta molto dalla antica, famosa, favolosa, classica impostazione della Olivetti, ma spero ci sarà perdonata la presunzione – che certo non è irriverenza – per aver tentato un’apertura verso i nuovi tempi e anche verso la nuova struttura dei programmi dell’industria che affronta ogni giorno responsabilità più vaste e società più coscienti. Forse si potrà continuare a fare cose sempre meno peggio se la fortuna ci assiste. E poi mi sembra importante di dire che a disegnare questo oggetto mi hanno aiutato anche Albert Leclerc e Perry King”.

L’apertura al nuovo e alle esigenze di una nuova società, in cui la Valentine non è un bene posizionale, ma “la portatile di tutti”, dicono molto della concezione che Sottsass ha del design: un design che è riflessione sulla società stessa e che lo porterà alla svolta “radicale” e all’adesione al Radical design o Contro Design. Egli, infatti, nel catalogo della mostra allestita nel 1983 al Philadelphia Museum of Art, intitolata Design since 1945, scrive che “il cosiddetto movimento del Contro Design sostiene l’idea che il design non finisce con l’oggetto messo in produzione dall’industria, ma inizia quando entra nelle nostre case, nelle nostre strade, città, cieli, corpi, anime. Il design inizia quando diventa rappresentazione visiva, fisica, sensoriale della metafora esistenziale sulla quale fondiamo le nostre vite”. Un design che non è fine a se stesso, ma è strumento di conoscenza, di critica sociale, di sovvertimento delle regole e di sperimentalismo, “un modo di discutere la vita […] un modo di discutere la società, la politica, l’erotismo, il cibo e persino il design”, che inizia a prendere forma proprio attraverso oggetti come la macchina per scrivere Valentine e che porterà a incredibili sviluppi.


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