I biglietti nominativi al Colosseo: utili, ma ci sono problemi da risolvere


I biglietti nominativi al Colosseo, introdotti il 18 ottobre, si sono rivelati un dispositivo utile per combattere l’accaparramento di biglietti e l’impossibilità di trovarli a prezzo regolare. Ci sono però ancora alcuni problemi su cui lavorare per non vanificare il lavoro fatto. Ecco quali.

Il clima al Colosseo continua ad essere “caldo” di polemiche. Nelle ultime settimane sono usciti articoli che danno voce al malcontento di varie agenzie e tour operator in merito al biglietto nominativo introdotto al Parco del Colosseo dal 18 ottobre scorso. Proviamo ad analizzare la situazione. Il nominativo ha indubbiamente degli svantaggi, sia per gli operatori che per i visitatori, in quanto costituisce una limitazione alla possibilità di usare il biglietto come si desidera. D’altra parte, è un prezzo da pagare per combattere l’accaparramento di biglietti e la conseguente impossibilità di trovarli a prezzo regolare che hanno funestato il 2023. La mancanza di biglietti ha colpito e danneggiato non solo il pubblico ma anche gli addetti ai lavori, in particolare le agenzie di piccole e medie dimensioni che costituiscono il tessuto economico del settore turistico italiano, di contro a poche agenzie/tour operator che hanno fatto man bassa di biglietti e che hanno quasi sempre la sede fiscale all’estero.

La ragione principale addotta ufficialmente da coloro che al momento contestano le norme attuali è che molti biglietti rimangono inutilizzati, sia perché alcune persone originariamente prenotate non possono più andare sia perché a volte i nomi vengono scritti male. Premesso che i numeri dei biglietti inutilizzati scritti su qualche giornale sono completamente ipotetici e da dimostrare, nella gestione di un monumento bisogna guardare innanzitutto al bene pubblico, vale a dire agli interessi sia dello Stato, sia della maggior parte dei visitatori. Non è possibile tenere conto dei casi individuali. Al Colosseo entrano in media 25.000 persone al giorno, è assurdo pensare di modificare le regole di tutti, a causa dei pochi che non possono andare per un mal di stomaco o altri problemi individuali. D’altronde nel settore dei viaggi – biglietti aerei, camere di albergo, treni, ecc. – succede spesso di perdere i soldi e il servizio stesso prenotato, se per qualsiasi motivo si deve rinunciare.

Biglietto del Colosseo
Biglietto del Colosseo. Foto: Parco Archeologico del Colosseo

Al momento la priorità è fare in modo che sulla piattaforma pubblica tutti possano trovare biglietti disponibili per il Colosseo; non pretendiamo fino al giorno stesso o al giorno prima come accadeva fino al 2019, ma almeno fino a qualche giorno prima. Non sono una fan del biglietto nominativo, anzi: originariamente ero proprio contraria. E a nessuno di noi piace perdere tempo per scrivere i nomi, rischiare che il cliente non entri perché dimentica il documento o fare file di mezz’ora a causa dei controlli. Se però questo può contrastare l’accaparramento e può ristabilire la disponibilità dei biglietti per tutti, lo accetto e mi batto per farlo rispettare.

Lasciare il biglietto nominativo ma “annacquarlo” con regole blande significa annullarne tutta la potenzialità ed efficacia. Infatti, permettere ai tour operator di cambiare il nominativo fino a 24-12 ore prima ed effettuare solo controlli a campione sul monumento (queste sono le richieste di chi contesta l’organizzazione attuale) significa dare di nuovo ampia libertà a chi tende a fare l’accaparramento. Perché i soggetti che compravano migliaia di biglietti al giorno, togliendoli a tutti gli altri, lavorano principalmente sul sistema “vuoto per pieno”, per cui più tempo hanno per cambiare i nomi più possibilità hanno di vendere sulle piattaforme e più biglietti si prenderanno. Infatti il motivo principale per cui alcuni soggetti, anche portatori di grossi interessi, chiedono di cambiare le regole è in realtà per vendere di più.

Dire, come qualcuno ha fatto, che il divieto di modificare i nomi il giorno prima impedisce di lavorare a tanti operatori è falso. Per esempio, chi gestisce le crociere, che muovono numeri altissimi, ha sempre preteso di vendere i tour fino al giorno prima, ma questa è una pretesa per vendere di più e per favorire i propri clienti. I croceristi possono acquistare i tour da quando prenotano il viaggio, quindi hanno mesi di tempo per prenotare le visite inclusa quella del Colosseo; perché dovrebbero avere i biglietti disponibili fino al giorno prima mentre un privato non riesce a trovarli neanche 2 mesi prima? Pretendere di vendere i tour fino all’ultimo è un desiderio legittimo da parte di quelle società ma non è un diritto che valga più del diritto delle agenzie piccole di trovare i biglietti per poter lavorare anche loro e il diritto dei visitatori singoli di comprare i biglietti autonomamente senza ricorrere alle piattaforme di rivendita a prezzi maggiorati.

Questo però non significa che ora vada tutto bene, anzi. In questo periodo siamo in un momento di transizione tra il vecchio concessionario e il nuovo gestore; questo è sicuramente il momento più difficile dell’affiancamento. La Direzione del Parco ha già annunciato lo scorso dicembre le novità che saranno in vigore dal 1° maggio: ci sono sembrate molto buone e fanno sperare in un miglioramento di tutta l’organizzazione. Da maggio sia le agenzie sia i privati potranno cambiare i nominativi, anche se appunto non all’ultimo momento. Tutto questo però si vedrà in estate.

Ed è vero che il sistema è stato introdotto troppo in fretta, quando dal punto di vista tecnico non erano preparati a tale cambiamento, né per la piattaforma né per il personale disponibile in loco. L’introduzione dei biglietti nominativi, prevista dalla Direzione del Colosseo fin dal bando CONSIP, quindi non decisa sulla base dei problemi dell’ultimo anno, avrebbe potuto essere introdotta in contemporanea con il nuovo gestore, dal 1° maggio. Forse è stata anticipata in fretta per decisione del Ministro, su pressione delle tante polemiche e critiche apparse sui giornali l’estate scorsa, a causa della mancanza dei biglietti; critiche che sono state rivolte anche da me e dalla nostra associazione e di cui non ci pentiamo, perché la situazione era insostenibile. Diciamo però che per contrastarla sul momento forse sarebbe stato meglio attuare diversi provvedimenti, invece che introdurre il nominativo senza la struttura adeguata e con un preavviso minimo.

Interno del Colosseo
Interno del Colosseo. Foto: Parco Archeologico del Colosseo
Colosseo dall'alto
Colosseo dall’alto. Foto: Parco Archeologico del Colosseo

I problemi dovuti al nominativo ci sono e sono per tutti. Innanzitutto, le file. Adesso è bassa stagione, eppure abbiamo visto varie volte lunghe file per entrare sia al Colosseo che al Foro Romano, a causa dei tanti controlli. È impensabile affrontare la prossima alta stagione nello stesso modo, perché le file sarebbero terribili e anche sotto il sole. Se la Direzione del Colosseo non mette in atto una diversa organizzazione delle entrate e dei controlli, a giugno sarà un inferno. Se i controlli sono importanti per evitare che alcuni raggirino il problema dei nominativi, allora è necessario aprire almeno un’altra entrata e aumentare di molto il personale addetto ai controlli, ma anche razionalizzare il sistema dei controlli per non perdere tempo ed energie.

Da questo punto di vista, a nostro avviso è completamente inutile costringere i visitatori anche a lunghe file per entrare al Foro Romano e al Palatino: questi due siti non hanno mai avuto problemi di contingentamento (non sono a “numero chiuso” come il Colosseo) e non sono neanche l’oggetto del contendere. È al Colosseo che vanno messi i controlli del biglietto nominativo. Perché complicare tutto facendo i controlli anche negli altri due siti?

Secondo, la chiarezza verso l’utente. Attualmente quando si compra il biglietto non si legge nessun avviso sul fatto che il nominativo non potrà essere modificato e che se il nome non corrisponde al documento non si potrà entrare. Queste sono informazioni fondamentali che chi compra ha il diritto di leggere, prima dell’acquisto; e vanno scritte ben visibili, per evitare fraintendimenti e discussioni.

Anche per gli operatori la situazione al momento si presta a polemiche e scontento: mentre le agenzie accreditate che comprano sulla piattaforma a loro riservata possono cambiare i nomi fino a pochi giorni prima, chi acquista sulla piattaforma “pubblica” non può cambiarli; vengono però fatte eccezioni su richiesta, ma come se fosse una concessione, e comunque solo via mail. Non può funzionare così: o si possono cambiare oppure no. E deve essere chiarito ufficialmente, per dare la possibilità di farlo a tutti, non solo a chi lo sa per sentito dire.

Il biglietto nominativo risulterà vincente solo se si troveranno i biglietti in alta stagione. Adesso non c’è richiesta. La cartina tornasole sarà la disponibilità dal periodo di Pasqua. E diciamo fin da ora che se l’introduzione del nominativo non dovesse produrre risultati significativi in alta stagione, allora converrà toglierlo perché non ha senso prendersi gli svantaggi di una norma se non porta anche risultati positivi. La Direzione del Parco e il nuovo gestore hanno pochi mesi di tempo per riorganizzare l’accoglienza e i controlli e anche per migliorare il sistema di vendita dei nominativi. Tutti noi speriamo che questo sforzo enorme riesca. E diamo atto alla Direzione del Parco di grande coraggio per le scelte fatte e che saranno visibili da maggio, perché è molto più facile affidare tutto a un concessionario e lavarsene le mani. Controllare e dettare le regole indica la volontà di una istituzione di riprendere il controllo di un bene pubblico e agire nell’interesse di tutti i possibili visitatori. Da parte di noi operatori e professionisti, dobbiamo tutti accettare l’idea di rinunciare a qualcosa se vogliamo che la situazione torni ad essere buona.


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L'autrice di questo articolo: Isabella Ruggiero

Presidente AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate



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