Canto notturno di un Ispettore vagante per l'aria. Un ministero è senza esercito


Quello che era il MiBACT ora è stato preservato alla Cultura, e il Ministro è sempre quello. Il problema della conservazione diffusa dei beni rimane. E persiste l'immane problema a monte della educazione di un intero popolo sui propri beni.

Il titolo è una parafrasi eroicomica di una nota poesia di Leopardi. Il canto è notturno perché le ore del silenzio sono quelle della memoria, della contemplazione a distanza di una realtà vissuta che rimane come un modello scomparso. L’Ispettore Onorario oggi è un personaggio nebulosamente gogoliano, o un fantasma shakespiriano ammonitorio che sta in un “altro mondo” donde favella senza più imperio. Sulle carte rimanenti del MiBACT si chiama ancora così! Ma perché è vagante per l’aria? Perché non sa più che cosa egli sia veramente, che cosa possa fare e come incidere nelle realtà sociali per tutelare i Beni Culturali, per individuarli sempre più, per segnalarli e difenderli: nel paesaggio, nei complessi ambientali, negli edifici storici, nell’edilizia tradizionale, nelle botteghe degli artefici, nelle biblioteche, negli archivi e nelle raccolte, e ovunque.

L’Ispettore sa che la difesa deve avvenire presso gli Enti e i privati, in special modo in colleganza con gli uffici comunali e altri uffici pubblici e religiosi. Il tutto nelle città frastornate dalla vita moderna, ma pure nei paesi, nelle campagne, nell’Italia “dei borghi e delle pale d’altare” come diceva Pasolini, nei luoghi più vissuti e in quelli remoti e sparti.

Dopo l’Unità d’Italia i Soprintendenti e gli Ispettori furono quasi tutti “onorari”, ovvero persone preparate nella storia e nelle arti che agivano in nome del Ministero (della Pubblica Istruzione) senza ruoli stipendiali, e che hanno contribuito a salvare e a dirigere innumerevoli patrimoni spesso di elevato valore, con un merito enorme. Ma non dimentichiamo le loro sconfitte: su monumenti insigni, su quadri ambientali preziosi in moltissimi luoghi, sullo sviluppo urbano di quasi tutti i centri italiani, su affreschi e pietre lavorate; ed anche su collezioni ed opere che si sono disperse o fuggite.

Nell’ultimo dopoguerra gli Ispettori Onorari ebbero un ruolo non indifferente data la debolezza funzionariale delle Soprintendenze, ma in forza di quegli aspetti vincolanti che la legge sulle opere d’arte del 1939 rendeva quantomeno timorose le torme di imprenditori edili e di faccendieri del commercio artistico; anche gli amministratori locali ebbero attenzione ai “pareri” delle Soprintendenze che giungevano precisamente dagli Ispettori Onorari agenti sul territorio. I Comuni maggori stabilirono la presenza di un “rappresentante della Soprintendenza ai Monumenti” nelle Commissioni Edilizie, vere cabine di prospezione sui movimenti di urbanizzazione che premevano terribilmente da ogni parte. Poi il fastidio di tali pareri fece sostituire il rappresentante della Soprintendenza con (udite!) un rappresentante sindacale dei lavoratori; oppure si modificò il regolamento delle Commissioni stesse in modo che le faccende procedessero più speditamente “per aree e cubature”. Le periferie urbane divennero un caravanserraglio di scaffalature cementizie, spesso conculcando in modo inaccettabile bisogni sociali primari; e le campagne vennero considerate “zona bianca” nella quale poteva poi avvenire pressochè qualsivoglia operazione. Una sorta di morte della civiltà!

Sui beni mobili è quasi superfluo dire che moltissimi piccoli patrimoni privati di dipinti, sculture, ceramiche, fondi librari e archivistici, strumenti, che soltanto la conoscenza di un Ispettore locale poteva raggiungere e giudicare, andarono dispersi. In tal modo la funzione dei “beni identitari” è stata indebolita proprio nella stagione nella quale la Costituzione italiana ne indicava i valori e la difesa. Le dispersioni hanno pure depresso in modo grave la memoria sociale e la possibilità di insegnamento, attraverso di esse, alle giovani generazioni delle varie aree civili. Si è fortemente abbattuta la tradizione delle donazioni ai Musei locali, perchè non motivata da quella costante operazione di convincimento che gli Ispettori locali sapevano fare e spargere.

Il quadro suddetto porta ad una constatazione aperta e dolorosa. Oggi il Ministero dei Beni Culturali in Italia è un ministero senza esercito !

Oggidì anche i comuni minori istituiscono le Guardie Ecologiche volontarie: ottima cosa. E i Beni? Gli Ispettori Onorari o non ci sono più, o non contano nulla. Il nulla sta presso le Soprintendenze stesse e gli altri i gradini ministeriali; certamente non hanno alcun peso presso le amministrazioni locali (ottomila Comuni in Italia) e presso la popolazione. Questo è dovuto alla mancanza di autorità! Il fantasma shakespiriano che abbiamo prima rievocato non è più nemmeno ammonitorio: è stato cancellato!

Chi scrive si è impegnato sui Beni con notevolissima intensità su tutto il territorio della propria regione, l’Emilia-Romagna: ne fanno fede le collane di ricerca e documentazione direttamente pilotate, condotte con la collaborazione di celebri studiosi e docenti e di tanti eruditi locali; scaturite dai prelievi più profondi dei manufatti, dei mestieri popolari, degli usi territoriali sino alle alte officine artistiche e intellettuali. Ora si trova di fronte alla morte fisiologica dell’Istituto dei Beni Culturali e Naturali della Regione, che avviene (a parte le belle coperture a parole) per inincidenza sui comportamenti degli Enti locali. Una mira mancata e un risultato inevitabile. Eppure chi scrive si impegnò a fornire all’Istituto l’Atlante dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna in quattro grossi volumi dimostrativi e illustratissimi.

Un decesso dunque, quello del decantato IBC, senza condoglianza alcuna. E i vari Assessori alla Cultura dei nostri Comuni, o restano impelagati tra sport, musica rock, caccia e pesca e tempo libero, oppure sono addirittura relegati dietro altre spalle. Ma quasi nessuno si fa una cultura sui Beni e sulla loro valorizzazione in senso educativo reale nel proprio territorio.

Il Ministro che fu del MiBACT ed ora è della Cultura si accorge del grave stato di degenza nazionale? Si accorge di non avere una esercito? Non creda che gli Ispettori di carriera siano bastanti o siano efficaci: non lo sono affatto. Sono pochi, spesso sono “stranieri” rispetto alla cultura locale, cambiano regione, e troppo spesso non si vedono mai! Sono commoventi certi rari giri di Ispettrici “foreste” di prima nomina, che guardano i problemi con occhi divagati e balbettano qualche giudizio per poi scomparire. E basta con i Dirigenti dei Poli regionali “stranieri”: non ha senso!

Credo che la composizione di una rete nazionale di Ispettori Onorari sia un passo importante, purché essi siano selezionati di vera esperienza, dotati di competenze precise con capacità legale di ispezione, con forza di primo divieto, di primo vincolo, di esame dei progetti, di assistenza ai restauri, di presenza presso le Scuole e i Licei. E deve essere chiaro che essi sono realmente Ispettori all’interno dell’Amministrazione, con pari dignità rispetto a quelli di carriera. Occorre che i tesserini non abbiano più la scadenza triennale; scadenza sempre umiliante e causante larghissimi vuoti di efficenza e abbandoni. L’Ispettore Onorario deve godere di una segnalazione ufficiale del Ministero presso gli Enti Pubblici, Militari e Religiosi della propria zona. Decadrà, se sarà il caso, con atto preciso di sostituzione. Si comporrà un Consiglio di Ispettori di grande area con un regolamento ad hoc. I Soprintendenti convocheranno e visiteranno i loro Ispettori. Non mi dilungo su questi aspetti che in parte avevamo sperimentato e che dovranno essere codificati, ma pongo uno dei problemi più gravi per il nostro Paese. E attendo di essere chiamato dal Ministro.

Rimane poi la necessità che il Ministero riconosca esplicitamente il ruolo degli Insegnanti di Educazione Artistica e di Storia dell’Arte nei vari ordini di Istruzione: sono essi i cardini dell’educazione di un popolo: qui deve aprirsi un discorso immenso, anche di riconoscimento legislativo.

Faccio seguire in fotografia tre casi dolorosamente esemplari: tutti in una “città piccola” dalla nobile storia che non viene nominata. Casi che si ripetono in modo innumerabile in Italia.

Nota. Chi scrive ebbe la nomina ad Ispettore Onorario nel 1967 poi costantemente rinnovata. Ha curato e diffuso la conoscenza dei Beni Culturali nell’insegnamento, nelle ispezioni, nelle relazioni, nei restauri; inoltre in decine di grosse e organiche pubblicazioni, e in numerosissime conferenze. Ha lavorato e collaborato con i più bei nomi della cultura italiana. Ora l’appello si riporta anche alle numerose grida che si elevano da più parti). Seguono le immagini, da una città piccola, non nominata.

Si vede la piccola Chiesa, un tempo degli Ordini Ospitalieri, già impaccata tra altri edifici ma abbandonata. Recentemente tutta l'area adiacente è diventata un enorme coacervo residenziale e commerciale, che ha preso il nome proprio dal titolo della Chiesa stessa. L'edificio storico nella sua presenza risale ai secoli XV e XVI, reggeva l'adiacente ricovero e ne portava lo stemma araldico pellegrinale. Di tutta la mole economica da cui è stato circondato pare che nulla sia stato impegnato per un suo minimo e decoroso restauro: per chi giunge ora di fianco al grande Ospedale rimane così come testimonianza indecorosa di una comunità priva di coscienza dei beni.
Si vede la piccola Chiesa, un tempo degli Ordini Ospitalieri, già impaccata tra altri edifici ma abbandonata. Recentemente tutta l’area adiacente è diventata un enorme coacervo residenziale e commerciale, che ha preso il nome proprio dal titolo della Chiesa stessa. L’edificio storico nella sua presenza risale ai secoli XV e XVI, reggeva l’adiacente ricovero e ne portava lo stemma araldico pellegrinale. Di tutta la mole economica da cui è stato circondato pare che nulla sia stato impegnato per un suo minimo e decoroso restauro: per chi giunge ora di fianco al grande Ospedale rimane così come testimonianza indecorosa di una comunità priva di coscienza dei beni.


La torre della Chiesa ospitaliera. Lo stato di incuria, ormai allarmante in senso fisico e simbolico, è quantomai evidente.
La torre della Chiesa ospitaliera. Lo stato di incuria, ormai allarmante in senso fisico e simbolico, è quantomai evidente.


Uno dei pilastri del piccolo sagrato della Chiesa ospitaliera. Da tempo, e nonostante ripetuti inviti, è anche un pericolo pubblico in un passaggio molto frequentato.
Uno dei pilastri del piccolo sagrato della Chiesa ospitaliera. Da tempo, e nonostante ripetuti inviti, è anche un pericolo pubblico in un passaggio molto frequentato.


Chiesa francescana. All'interno della chiesa comunale, occhieggia ancora questo dipinto povero dei primissimi anni del '500, che è una straordinaria testimonianza del precoce arrivo della cultura perugina nel cuore dell'Emilia. Negli anni passati vi furono fugaci apparizioni di Ispettrici e Ispettori col balletto di contraddittorie indicazioni, ed ora da tempo tutto è immobile, con un restauro interrotto, benché patrocinato da una volonterosa Associazione.
Chiesa francescana. All’interno della chiesa comunale, occhieggia ancora questo dipinto “povero” dei primissimi anni del ’500, che è una straordinaria testimonianza del precoce arrivo della cultura perugina nel cuore dell’Emilia. Negli anni passati vi furono fugaci apparizioni di Ispettrici e Ispettori col balletto di contraddittorie indicazioni, ed ora da tempo tutto è immobile, con un restauro interrotto, benché patrocinato da una volonterosa Associazione.


L'interno della Chiesa domenicana del secolo XVII. I dipinti mobili sono stati rimossi, ma ogni altra cosa passa in marcescenza, come il magnifico coro, l'organo assai raro, i palliotti in scagliola, le sculture lignee, le cornici mirabili e gli altri arredi.
L’interno della Chiesa domenicana del secolo XVII. I dipinti mobili sono stati rimossi, ma ogni altra cosa passa in marcescenza, come il magnifico coro, l’organo assai raro, i palliotti in scagliola, le sculture lignee, le cornici mirabili e gli altri arredi.


Chiesa domenicana. I dipinti murali, ancora integri negli anni del dopoguerra, ora cadono.
Chiesa domenicana. I dipinti murali, ancora integri negli anni del dopoguerra, ora cadono.


Chiesa domenicana. La grandiosa e stupenda cornice della pala maggiore in legno e oro zecchino, opera autografa di Federico Zuccari, patisce danni sempre più gravi sotto la filtrante finestra.
Chiesa domenicana. La grandiosa e stupenda cornice della pala maggiore in legno e oro zecchino, opera autografa di Federico Zuccari, patisce danni sempre più gravi sotto la filtrante finestra.


Chiesa domenicana. Le statue in facciata, capolavori della coroplastica emiliana, già dichiarate assai rare dal celebre studioso Giancarlo Boiani, nonostante ripetuti richiami negli anni scorsi hanno continuato a perdere le dita, eppoi le mani, ed ora le braccia e altre parti minori. Col libro in mano qui vediamo la statua di San Pietro Martire,  che Boiani pubblicò integra nel 1980.
Chiesa domenicana. Le statue in facciata, capolavori della coroplastica emiliana, già dichiarate “assai rare” dal celebre studioso Giancarlo Boiani, nonostante ripetuti richiami negli anni scorsi hanno continuato a perdere le dita, eppoi le mani, ed ora le braccia e altre parti minori. Col libro in mano qui vediamo la statua di San Pietro Martire, che Boiani pubblicò integra nel 1980.


Particolare impressionante del San Pietro Martire, che ha perduto anche il coltello sul capo.
Particolare impressionante del San Pietro Martire, che ha perduto anche il coltello sul capo.


La statua di San Vincenzo Ferrer, che ora ha perduto l'intero avambraccio.
La statua di San Vincenzo Ferrer, che ora ha perduto l’intero avambraccio.


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L'autore di questo articolo: Giuseppe Adani

Membro dell’Accademia Clementina, monografista del Correggio.



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