La Direzione Studi e Ricerche e il Desk Media e Cultura di Intesa Sanpaolo hanno condotto una ricerca sull’impatto della pandemia sulle imprese culturali milanesi, realizzata in collaborazione con il Comune di Milano: l’indagine, i cui risultati sono stati presentati stamani, ha raccolto dati relativi a 367 operatori culturali milanesi (per il periodo 31 gennaio-31 luglio 2020), che hanno partecipato ai bandi del Piano Cultura, predisposto per supportare le imprese in difficoltà a causa della pandemia. Le principali evidenze sono state presentate da Gregorio De Felice, Chief Economist, Stefania Trenti, Responsabile Industry Research e da Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.
Dall’analisi emerge un tessuto culturale dinamico e caratterizzato da forte eterogeneità, in termini di specializzazione e attivo in tutti gli ambiti culturali (teatro, cinema, musica, danza, arti visive, letteratura, scienza, sport e altro). L’offerta include sia produttori di eventi (il 35% del campione) che soggetti che si dedicano alla promozione e valorizzazione delle attività culturali (35% dei soggetti), come le scuole di formazione che gestiscono corsi e/o soggetti che organizzano visite ed eventi. Ci sono poi operatori (il 30% del campione) che offrono una varietà di servizi diversi, dal supporto tecnico/professionale, ai centri culturali, con una particolare attenzione ai bisogni sociali delle comunità locali. Circa il 35% dei soggetti lavora nell’ambito teatrale, ma è interessante evidenziare anche la presenza di un nucleo di imprese (il 20%), altamente diversificato, attivo su più fronti e che riflette la ricchezza dell’offerta presente. I soggetti che hanno fatto domanda per i bandi sono prevalentemente di piccole dimensioni (due terzi dichiara un fatturato inferiore a 200mila euro) e sono localizzati in quasi tutto il territorio comunale, con una prevalenza nel centro città ma con una buona presenza anche nelle zone più periferiche. Intesa Sanpaolo sottolinea l’attenzione ai temi sociali: il 36% dichiara di operare in contesti di forte degrado e/o in favore di persone fragili. I soggetti culturali presenti nel campione sono prevalentemente di piccolissime dimensioni: due terzi dei soggetti dichiarano un fatturato inferiore a 200mila euro, la metà di questi meno di 50mila euro. Nonostante le piccole dimensioni il 61,3% gestisce uno o più locali e/o spazi aperti al pubblico, di cui circa il 20% di proprietà del Comune.
Dalla ricerca è anche emerso che l’impatto del lockdown è stato significativo: il 99% degli operatori ha dovuto spostare o riprogrammare l’attività già definita. Il 63,5% dichiara di avere servizi accessori che si sono interrotti. In valore assoluto, tenendo conto delle spese di mantenimento sostenute a fronte di incassi nulli per chiusura e dell’entità dei danni dichiarati, la perdita ammonta a 33,8 milioni di euro, che rappresenta però una sottostima se consideriamo che i danni dichiarati si riferiscono a solo sei mesi e non tengono conto del lockdown autunnale/invernale. Si tratta dei danni subìti in relazione alla sospensione forzata dell’attività, per il periodo 31 gennaio-31 luglio 2020, per i seguenti motivi: mancati introiti derivanti dalla sospensione forzata della stagione teatrale/musicale e delle attività laboratoriali, il tutto valutato sulla base dell’ultimo bilancio preventivo approvato dall’impresa/associazione (settembre 2019/agosto 2020) e sulla base delle attività svolte sino al lockdown.
Le attività più colpite sono quelle della Produzione (produttori di contenuti); in termini dimensionali hanno sofferto soprattutto i soggetti più piccoli. In termini di specializzazione invece si osserva per l’Ambito 1 un impatto maggiore per il settore delle Arti visive/musei/design (dove la presenza di musei/case museo, incide pesantemente sulle spese di mantenimento). In sofferenza anche i soggetti di Musica/danza e Teatro/cinema che hanno subito la cancellazione di eventi/spettacoli già organizzati e sofferto la sospensione delle attività formative.
Emerge però una forte capacità di reazione: oltre la metà dei soggetti si è attivata per beneficiare delle misure d’emergenza del Governo e più dell’80% dei soggetti ha ampliato la propria offerta on-line per far fronte alle chiusure e alle misure di distanziamento imposte per contenere la diffusione del virus.
Milano, una ricerca sui danni del Covid sulla cultura: 33,8 milioni persi solo nel primo lockdown |