Quando i detriti fioriscono. Miyazaki trasforma Imola in un giardino sospeso nel tempo


Le sculture di Keita Miyazaki, nate dai detriti delle auto di Fukushima, approdano nelle sale di Palazzo Tozzoni dialogando con la memoria di Imola, città dei motori e del mito di Ayrton Senna. Un percorso poetico tra fragilità, rinascita e l’eterno equilibrio tra uomo, natura e tecnologia. La recensione di Luca Rossi.

Dopo le mostre di Bertozzi & Casoni e Germano Sartelli, Imola continua in modo vibrante e intelligente un interessante percorso nell’arte moderna e contemporanea. Le opere di Keita Miyazaki (Tokyo, 1983) entrano nelle stanze di Palazzo Tozzoni (Keita Miyazaki. The Garden of Vanities, a cura di Diego Galizzi, fino al 22 febbraio 2026) come se entrare in queste stanze rappresentasse un varco spazio temporale capace di trasportarci in una magica stratificazione di epoche.

Miyazaki ci restituisce, con una grazia e una cura sorprendenti, i detriti della nostra società basata sulla “prestazione ad ogni costo” e sulla continua lotta tra uomo, tecnologia, sopravvivenza e natura. Le sue opere fioriscono dai detriti di auto che l’artista ha ritrovato a Fukushima dopo il disastroso tsunami del 2011. Questi simulacri di modernità tragica e malinconica trovano nuova vita e dignità attraverso un fiorire di carte colorate distribuite sapientemente come nella tecnica giapponese dell’Ikebana. È commovente la cura e la precisione di Miyazaki, come se solo l’arte e una tradizione millenaria e ancora viva ci potessero ancora salvare.

Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Orselli
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Imola Musei
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Orselli
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Imola Musei
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Imola Musei
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Imola Musei
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Imola Musei
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities
Allestimenti della mostra Keita Miyazaki. The Garden of Vanities. Foto: Orselli
Keita Miyazaki
Keita Miyazaki

Curioso e significativo che questa mostra avvenga proprio ad Imola, “città dei motori”, che ospita il famoso circuito dove nel 1994 ha tragicamente trovato la morte Ayrton Senna. Una prestazione ossessiva ed esasperata dove il rombo incessante e circolare dei motori trova finalmente in mostra una pausa, una ricollocazione salvifica. Le sculture di Miyazaki, fatte di metallo e carta, diventano metafora di resilienza e rinascita, ma anche di una fragilità profondamente umana.

Vedere queste opere proprio ad Imola, semmai prima o dopo aver visitato il monumento a ricordo di Ayrton Senna a pochi passi da Palazzo Tozzoni, assume un significato speciale. È come se dalle immagini del tragico incidente, ancora impresse nella nostra memoria, possa fiorire qualcosa. Anche nel monumento a Senna, posto proprio sulla curva del circuito dove avvenne l’incidente, troviamo la lega metallica che rappresenta il pilota e il fiorire colorato di bandiere e messaggi lasciati dalle persone di tutto il mondo.

Le opere in mostra, realizzate tra il 2014 e i giorni nostri, rappresentano, a detta dello stesso artista, una vera e propria retrospettiva sul suo lavoro. L’artista ha dichiarato un altro dettaglio significativo. Miyazaki, nei primi anni della sua ricerca, aveva presentato le stesse sculture in mostra provviste però di una musica, un jingle che la compagnia delle metropolitane giapponesi aveva messo a punto per rilassare i viaggiatori e scongiurare il più possibile la pratica dei suicidi contro i treni della metropolitana. Avremo voluto ascoltare questa musica, semmai solo in una stanza apposita di Palazzo Tozzoni, come contributo significativo alla mostra. Ancora una volta segno di un mondo sospeso tra vulnerabilità e progresso e in continua lotta con equilibri paradossali e grotteschi.


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