L’articolo sullo studio del Parco delle 5 Terre che quantifica dati alla mano che 4 milioni di visitatori si concentrano in un unico km quadrato (pari all’1% dell’intero territorio del Parco) attualizza ancora una volta la problematicità che crea un turismo massivo distribuito disomogeneamente come più volte segnalato in questi anni dalle città d’arte.
E sulle molte reazioni che ci sono state allo studio del Parco delle 5 Terre, per avere una proporzione del fenomeno su scala nazionale basta riferirsi ai dati di un report presentato nell’ultima edizione di Tourisma, il Salone Archeologia e turismo culturale, e rimanere impressionati dalle sue dimensioni: il 70% dei turisti stranieri (di cui 5 nazionalità rappresentano il 55%: il 15% dagli Stati Uniti, Germania 12%, Francia 11%, Regno Unito 10% e dal Canada 7%), spinti come motivazione di viaggio dall’interesse culturale, si concentra sull’1% del territorio italiano.
A elaborare dati consolidati Banca d’Italia e Istat è stata The Data Appeal Company che ha raffrontato gli anni dal 2019, l’ultimo prima del Covid, e il 2021 sotto l’aspetto del turismo culturale. Nel 2021 si sono registrati 23,9 milioni di presenze internazionali suddivise tra le mete classiche di un viaggio in Italia: Roma 20,9%, Venezia 16,9%, Firenze 9,8%, Milano 7,3%, Napoli 4,1%, Bari 3,0%, Verona 2,3%, Bologna 2,1%, Torino 1,6% e Pisa 1,3%. La spesa complessiva di 16,1 miliardi di euro nel 2019 dei turisti si è ridotta a 3,3 nel 2021 e 115,2 milioni di pernottamenti contro 23,9 milioni del 2021, con un calo in entrambi i casi del 79% per gli stranieri, e del 29%. La spesa media giornaliera del “turista culturale” si attesta sui 140 euro per gli stranieri, molto meno per gli italiani.
Con questi dati si capiscono bene le lamentele dei sindaci delle città d’arte che vedono i flussi turistici non più come una positiva fonte di benessere per la propria comunità quanto piuttosto un problema da gestire, ovvero l’overtourism che, spesso in città di media grandezza, vede arrivare milioni di persone all’anno (erano 115,2 milioni le presenze straniere in vacanza culturale nelle nostre città d’arte nel 2019) con il loro portato di “consumo” della città. Nel 2019 le città più visitate erano: Roma 28,3%, Venezia 15,8%, Firenze 10,7%, Milano 6,1%, Napoli 4,5%, Palermo 1,7%, Verona 1,3%, Catania 1,3% e Pisa 1,2% che con la pandemia da Covid mutano il numero dei visitatori ma mantengono a stessa proporzione: Roma 20,9%, Venezia 16,9%, Firenze 9,8%, Milano 7,3%, Napoli 4,1%, Bari 3,0%, Verona 2,3%, Bologna 2,1%, Torino 1,6% e Pisa 1,3% (per un totale di circa 29 milioni di turisti).
Circa le nazionalità di provenienza dopo i primi 5 mercati sopra richiamati vediamo che le prime 5 vediamo che, oltre a Spagna al 6% o i Paesi Bassi 3%, quota consistente dei turisti con motivazione culturale viene dall’Australia 4%, Brasile 3% e Giappone 3%. Paesi molto lontano dunque per i quali i beni culturali e artistici italiani rappresentano una forte motivazione di viaggio costante negli anni
Il report di The Data Appeal Company forniva anche dati emersi grazie al proprio sistema di monitoraggio su 130 fonti online come siti motore di ricerca generalisti o specialistici, da Google a Tripadvisor, da Expedia a The Fork, da Facebook a Airbnb, a molte altre piattaforme. L’analisi effettuata sul 2021 e sul 2022 faceva emergere che per gli attrattori il 97,7% dei contenuti passa da Google. E sono 73mila i punti di interesse analizzati da The Data Appeal Company, di cui 6 mila attrattori (musei, monumenti, chiese, piazze ecc.) delle località che rientrano nell’offerta di città d’arte e paesaggio culturale. Una mole di 11 milioni di dati digitali di cui 1,4 milioni riguardante gli attrattori.
In base ai dati analizzati dagli algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale di The Data Appeal Company si prevedeva che per il 2023 il settore del turismo culturale ritornerà ai livelli 2019 pur con un aumento dei costi a doppia cifra generalizzato.
La scommessa per chi amministra è la gestione della massa di turisti che arriva fagocitando servizi per i residenti, e rendendo sempre più frenetica la visita all’insegna del mordi e fuggi come ad esempio i croceristi che sbarcano a Livorno e poi in un giorno di escursione vanno con il pullman a Firenze, Siena e Pisa con rientro in nave la sera….). Tentativi come il cambio del costo del biglietto in base agli orari o ai mesi, come avviene agli Uffizi, sono tentativi di aiutare la destagionalizzazione. Come riequilibrare la distribuzione dei flussi turistici e riuscire a far emergere mete meno note è uno degli obbiettivi da porsi.
Da segnalare il “sentiment index” del report che scaturisce dalla codifica degli utenti su 130 siti monitorati (con 11milioni di dati digitali considerati tra 2021 e 2022) e che classifica i commenti e gli apprezzamenti su strutture ricettive, locali, ristorazione, attrazioni e affitti brevi: molto buoni l’”atmosfera e bellezza di spazi”, “esposizione” e “posizione”, peggio quando si parla di “accessibilità” “costi e servizi” e “inclusività” con l’indice LGBTQ+.
I musei più apprezzati dagli internet-nauti sono Castel Sant’Angelo con un tasso di gradimento di 94,6/100, la Galleria degli Uffizi 92,8, la Reggia di Caserta 92,3, le Gallerie dell’Accademia 91,4, il Museo del Cinema di Torino 90,9. Un quadro complesso e dettagliatissimo che restituisce una fotografia del turista digitale, che visita l’Italia smartphone alla mano e che esprime in diretta la sua esperienza a tutti i livelli: dalla foto della piazza napoletana messa su Instagram al commento sull’albergo su Booking. In qualunque modo si possa considerare il fenomeno del commento/recensione/reazione sui social e sul web, questo fenomeno determina la vita reale delle strutture influenzando in un verso o in un altro la fortuna di ognuno dei soggetti commentati, compresi musei e luoghi d’arte.
Overtourism, il 70% degli stranieri in Italia si concentra sull'1% del territorio |
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.