Dieci aree e parchi archeologici da vedere in Lombardia


Dalle Alpi alla Pianura Padana, la Lombardia è una regione ricca di siti archeologici. Ecco dieci aree e parchi da vedere in regione per un itinerario all'insegna dell'archeologia.

Molti forse non sanno che la Lombardia è terra di importanti siti archeologici che vanno dalla preistoria fino al Medioevo. Solitamente non si visita la regione per fare un viaggio nell’archeologia, ma quello che si vuole qui proporre è, appunto, un itinerario insolito ma non per questo poco interessante (anzi: tutt’altro!) tra le emergenze archeologiche di una regione che ne è davvero molto ricca. Abbiamo dunque scelto dieci aree e parchi archeologici, tutti visitabili, per avere una panoramica piuttosto completa sulla storia antica della regione, dalle Alpi alla Pianura Padana.

1. Foro romano di Brescia

Brescia era una delle città romane più importanti dell’Italia del nord: era la Brixia dei romani e si trovava lungo la via Gallica, la strada che univa i più importanti centri del settentrione della penisola. Dato un passato così illustre, è naturale aspettarsi che proprio a Brescia si trovi la più grande area archeologica del nord Italia, oggi gestita da Brescia Musei: è quella del foro romano di Brescia. Situata nel centro storico della città, è radunata attorno allo splendido Capitolium, il principale tempio della Brescia romana, e dedicato alla “Triade capitolina”, ovvero le tre principali divinità secondo i romani (Giove, Giunone e Minerva). Il Capitolium risale al 73 d.C. ed è uno dei templi meglio conservati dell’Italia settentrionale, ma non è l’unico edificio dell’antica Brixia che è sopravvissuto fino ai giorni nostri: nell’area archeologica bresciana è infatti possibile vedere ancora i resti del santuario di età repubblicana, ovvero del I secolo avanti Cristo, del più tardo teatro romano (del I-III secolo dopo Cristo), e un tratto del decumano massimo. È anche una delle aree archeologiche visitabili più antiche del paese, dal momento che qui, nel 1830, venne aperto il Museo Patrio con l’obiettivo d’illustrare la storia della Brescia romana. L’area del foro romano ha visto poi il succedersi di edifici medievali e rinascimentali collocati lungo via dei Musei, l’odierna strada corrispondente all’antico decumano.

Foro romano di Brescia
Foro romano di Brescia. Foto: Xiquinho Silva

2. Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane

Forse non tutti sanno quale sia il primo parco archeologico d’Italia: è proprio il Parco Nazionale delle Incisioni di Rupestri di Naquane, cui spetta il primato, essendo stato istituito nel 1955 con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il complesso di incisioni preistoriche e protostoriche della Val Camonica. Ma non è tutto: le incisioni rupestri della Val Camonica hanno anche un altro primato, perché sono il primo sito italiano a essere stato incluso nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, prima ancora di Roma, Firenze, Venezia, di Piazza dei Miracoli a Pisa, del Cenacolo di Leonardo da Vinci: era il 1979 quando le incisioni venivano inserite nell’elenco. In tutto esistono otto parchi dedicati a questo patrimonio, ma quello di Naquane è, come detto, il primo in assoluto: si trova nella frazione di Naquane, nel comune di Capo di Ponte, lungo la statale che conduce all’Adamello, la principale vetta delle Alpi bresciane. Il parco, che copre una superficie di oltre 140.000 metri quadri, tutela un complesso di 104 rocce incise. È una forma d’arte che si sviluppò in Val Camonica tra la fine del Paleolitico Superiore e l’età del Ferro, ovvero tra circa 13.000 e 10.000 anni fa fino al primo millennio avanti Cristo, ma proseguì anche successivamente, addirittura esistono incisioni di epoca moderna (alcune delle quali di matrice cristiana). Il sito oggi è gestito dal Ministero della Cultura.

Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane
Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane. Foto: Brescia Tourism

3. Grotte di Catullo

È una delle aree archeologiche più famose e visitate dell’Italia intera: il nome con cui è noto questo complesso (il termine è attestato per la prima volta nel Quattrocento) però è fuorviante, perché questo sito archeologico non ha niente a che vedere con antri, spelonche o simili. Al contrario: si tratta di una sontuosa villa romana che sorge sulla punta del promontorio di Sirmione da cui si domina il lago di Garda. Le fasi costruttive del complesso vanno dalla fine del I secolo avanti Cristo all’inizio del I dopo Cristo (mentre fu abbandonato nel III secolo): le dimensioni (un’area di due ettari) e la complessità della struttura ne fanno una delle ville residenziali più importanti dell’Italia del nord. Fu scoperta nel XV secolo, e il riferimento a Catullo (che non abitò in questa villa) si deve semplicemente ai ben noti versi con cui il grande poeta latino cantò la meravigliosa località gardesana. Tuttavia è solo a partire dalla metà dell’Ottocento che il sito fu scavato, anche se gli studi conobbero un’accelerazione nel dopoguerra, a partire dal 1947, dopo che l’area divenne di proprietà pubblica. Di pianta rettangolare (notevoli le dimensioni: 167 x 105 metri, con due avancorpi sui lati corti, quelli a nord e a sud), era dotata anche di terme, giardini con vialetti, porticati. C’era anche una scalinata che consentiva di accedere alla spiaggia sul lago. Dopo l’abbandono fu usata come cava e come avamposto strategico per il controllo del lago. Oggi è un sito archeologico visitato ogni anno da decine di migliaia di persone.

Grotte di Catullo
Grotte di Catullo. Foto: Polo Museale della Lombardia

4. Villa romana di Desenzano del Garda

Altra villa di dimensioni ragguardevoli, fu scoperta nel 1921 durante i lavori di sterro in vista della costruzione di una casa: emersero degli interessanti mosaici policromi che portarono poi al rinvenimento del resto della struttura. La villa romana di Desenzano del Garda si trova a poca distanza dal lago (in origine vi si affacciava direttamente) ed è un altro complesso costruito in più fasi, tra la fine del I secolo avanti Cristo e il V secolo dopo Cristo. Si trovava poco a nord della via Gallica ed è considerata il più importante esempio nell’Italia settentrionale delle villae tardoantiche. Si tratta di un complesso che occupa 11.000 metri quadrati, era dotato anche di un impianto termale, oltre che di edifici rustici e altri naturalmente a scopo residenziale: si ipotizza che il proprietario della villa, per un certo periodo della storia, sia stato Flavius Magnus Decentius, fratello dell’imperatore Magnenzio che regnò tra il 350 e il 353, e dal quale deriva l’attuale nome della città di Desenzano. La villa è nota anche per i suoi magnifici mosaici, molti dei quali a tema mitologico. Vicino alla villa è stato poi realizzato un Antiquarium che conserva i più importanti reperti che sono stati rinvenuti nella struttura: il sito web della villa offre tutte le informazioni sulle modalità di visita, e anche una guida scaricabile.

Villa romana di Desenzano del Garda
Villa romana di Desenzano del Garda. Foto: Polo Museale della Lombardia

5. Fornaci romane di Lonato

Altro sito sul lago di Garda, è stato scoperto in tempi relativamente recenti, grazie ad alcuni scavi archeologici effettuati tra il 1985 e il 1988 a Lonato del Garda. Si tratta di un vasto complesso artigianale di epoca romana (dai reperti è stato possibile datarlo a un periodo che va dalla prima metà del I secolo agli inizi del II secolo) costituito da sei grandi fornaci verticali, due delle quali a pianta circolare e quattro a pianta quadrata o rettangolare, accompagnati dai resti di alcuni edifici che servivano per le attività manifatturiere: vi venivano prodotti mattoni, tegole, embrici, dunque materiali da costruzione, ma anche ceramiche per uso domestico. La scoperta, nel 2002, di altre due fornaci poco distanti (di epoca però molto più tarda: sono medievali, del XIV secolo) ha confermato che anche in tempi antichi che questa zona del lago di Garda era un’intensa area produttiva. L’unica fornace che oggi si può visitare è la “Fornace A”, che è anche quella meglio conservata (ed è inoltre una delle due a pianta circolare). La camera di combustione era interrata, e al di sopra di essa si elevava la camera di cottura, chiusa in alto da una copertura (che non si è conservata) la quale veniva probabilmente smontata e rimontata periodicamente. Oggi le Fornaci romane di Lonato sono un sito visitabile che si distingue anche per la sua intensa attività didattica.

Fornaci romane di Lonato
Fornaci romane di Lonato. Foto: Fornaci di Lonato

6. Parco Archeologico del Forcello

Gli etruschi erano arrivati anche nell’Italia del nord e visitando il Parco Archeologico del Forcello, a Bagnolo San Vito, non lontano da Mantova, si può scoprire tutto di questa presenza. In questa località furono infatti scoperte, tra gli anni Sessanta e gli anni Sessanta, le tracce di un abitato etrusco, grazie al rinvenimento di iscrizioni nella lingua dei tirreni. Dal 1981 l’Università di Milano ha condotto numerosi scavi nella zona facendo riemergere un abitato caratterizzato da una complessa sequenza stratigrafica (sono state infatti individuate nove fasi insediative). Si trattava di un abitato costruito nei pressi del Po, e aveva dunque un’importanza commerciale strategica, confermata anche dal rinvenimento di resti di oggetti di produzione greca e alpina, segno che da queste parti passavano traffici di merci provenienti da diverse località: la concorrenza della vicina Mantova e alcune invasioni determinarono tuttavia l’abbandono del sito già nel IV secolo avanti Cristo. Il Forcello è però considerato il più importante centro abitato etrusco in area lombarda tra il VI e il V secolo avanti Cristo, e segna inoltre il punto d’espansione più a nord degli etruschi in età arcaica. Il Parco Archeologico di Forcello, molto attivo, mette a disposizione anche un ricco sito web dove è possibile apprendere molte informazioni sulla presenza degli etruschi in area padana.

Parco Archeologico del Forcello
Parco Archeologico del Forcello. Foto: Parco Archeologico del Forcello

7. Oppidum degli Orobi

Ufficialmente il suo nome è un po’ più lungo: “Parco archeologico e Antiquarium Parra Oppidum degli Orobi”. Si trova a Parre, in Val Seriana, ed è uno dei siti più importanti della Lombardia prealpina, perché l’antica Parra (oggi, appunto, Parre) era il principale centro degli orobi, popolazione che abitava le valli del Bergamasco durante la preistoria. Il Parco, di recente apertura (è stato infatti inaugurato dal Comune di Parre il 28 settembre del 2013), è stato istituito per tutelare e valorizzare ciò che rimane del sito: l’antica Parra era nata nei pressi di alcune miniere e la popolazione si era specializzata nella lvorazione dei metalli. Nel sito sono ancora visibili i resti delle abitazioni di epoca romana, ma anche di alcune strutture precedenti (dell’età del ferro), tutte costruite secondo il modello della “casa alpina”, ovvero a pianta quadrata, coi muri perimetrali in pietra e infossati, e sui quali veniva costruito un piano rialzato in legno, coperto poi con un tetto a sua volta di legno, oppure in paglia. Vicino al Parco è possibile visitare anche l’Antiquarium che raccoglie diversi reperti utili a comprendere molti aspetti della vita quotidiana degli orobi. Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito dell’Oppidum degli Orobi.

Oppidum degli Orobi. Foto: Oppidum degli Orobi
Oppidum degli Orobi. Foto: Oppidum degli Orobi. Foto: Oppidum degli Orobi

8. Area archeologica di Palazzo Pignano

Nella cittadina di Palazzo Pignano, vicino a Crema, già nel Seicento erano state rinvenute le tracce di un importante sito archeologico caratterizzato da una complessa stratificazione. Tuttavia solo negli anni Sessanta l’area fu studiata in maniera approfondita e fu così possibile scoprire che a Palazzo Pignano era stata costruita in antico una pieve romanica sui resti di un’altra chiesa ancora più antica, del V secolo, perché non distante da questa zona sorgeva un complesso di età romana che si è poi scoperto essere una sontuosa villa, ancor oggi indagata solo parzialmente: si tratta però di una struttura importante, che si distingue per i suoi raffinati mosaici e per le sue pareti colorate, oltre che per un giardino ottagonale che in antico era probabilmente decorato con statue. La villa di Palazzo Pignano, che era pure dotata di una cappella palatina, è stata identificata come una delle più lussuose dell’Italia settentrionale di età imperiale (la villa è del III-IV secolo): è possibile che si trattasse della residenza di piacere di qualche importante e ricco personaggio che viveva a Milano. Nell’area archeologica è possibile vedere anche i resti dell’antica chiesa del V secolo, nonché visitare l’Antiquarium che racconta la storia del luogo. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito dell’area archeologica.

Area archeologica di Palazzo Pignano
Area archeologica di Palazzo Pignano. Foto: Comune di Palazzo Pignano

9. Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo

Si torna nella preistoria per conoscere uno dei siti archeologici più spettacolari della Lombardia, il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, così chiamato perché sorge nell’area del Pian delle Greppe attorno a due grandi massi che, all’inizio dell’Olocene (ovvero quasi dodicimila anni fa), franarono dalla montagna sovrastante e furono decorati con incisioni rupestri dagli abitanti del luogo. Il sito era così importante che, a cominciare dall’età del rame (III millennio avanti Cristo), attorno ai massi nacque un santuario, come dimostrano i solchi di aratro scoperti poco lontano, che con tutta probabilità segnalavano il luogo sacro. Il santuario fu poi dotato anche di un muro di cinta, e in epoca romana fu costruita una strada che conduceva a questo luogo: il luogo sacro venne poi smantellato in epoca cristiana (tra il IV e l’XI secolo), durante le lotte contro l’idolatria, perché anche durante il Medioevo il sito veniva adoperato per la celebrazione di riti pagani. La sua importanza si deve anche al fatto che è il primo sito di arte rupestre della Val Camonica a esser stato scoperto: era il 1909 e ad accorgersi della presenza di questi macigni incisi fu il geografo Gualtiero Laeng. Il Parco Archeologico è stato invece inaugurato nell’ottobre del 2005, ma già dal 1964 era stata istituita un’area demaniale con l’obiettivo di proteggere questo straordinario patrimonio.

Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo
Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo. Foto: Ministero della Cultura

10. Parco Archeologico di Castelseprio

Dalla preistoria il viaggio finisce nel Medioevo a Castelseprio, vicino a Varese, dove il locale Parco Archeologico tutela i resti dall’antico abitato fortificato (un castrum) che si sviluppò a partire dal V secolo sui resti di un sito militare del IV secolo. All’interno del Parco si visitano i resti delle antiche costruzioni: le strutture militari, il complesso basilicale di San Giovanni Evangelista (una grande basilica a tre navate), la più piccola chiesa di San Paolo, il monastero di San Giovanni che oggi ospita l’Antiquarium, i resti del borgo che sono immersi in un bosco. Infine, di grande rilevanza è la chiesa di Santa Maria Foris Portas, che al contrario degli altri edifici di culto si è ben conservata, malgrado si tratti dell’edificio di culto più antico di Castelseprio, ben sopravvissuto dunque all’abbandono del borgo. Al suo interno si trovano alcuni straordinari e celeberrimi affreschi del VI-VII secolo che rappresentano uno dei cicli più importanti dell’Europa altomedievale. La chiesa dal 2011 figura nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, come parte del sito “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”.

Parco Archeologico di Castelseprio. Foto: Francesco Bini
Parco Archeologico di Castelseprio. Foto: Francesco Bini


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