La Casa del Labirinto di Pompei: il primo mosaico a labirinto della città


Il primo mosaico con labirinto di Pompei? È quello che dà il nome alla casa che lo custodisce: la Casa del Labirinto. Ed è anche il mosaico romano con labirinto  più antico che si conosca.

È un’eventualità piuttosto comune trovare mosaici romani che raffigurano labirinti. Sono stati scoperti in diverse città dell’Impero Romano, sono realizzati con grande attenzione ai dettagli e possono variare in complessità, e venivano solitamente posizionati negli spazi più importanti delle domus, le case tipiche delle famiglie patrizie, con le stanze che si disponevano attorno a un cortile centrale. Si pensa che il motivo del labirinto, spiega lo studioso Gian Luca Grassigli, “sia entrato nel repertorio della produzione artistica romana attraverso i tessuti, in particolare durante l’età ellenistica”, e che costituendo un ricorrente elemento ornamentale di tappeti, il motivo “fosse poi passato a decorare in maniera stabile i pavimenti”.

Il mosaico romano con labirinto più antico che si conosca è quello che dà il nome a una delle più famose domus di Pompei: la Casa del Labirinto. Venne costruita nel II secolo avanti Cristo, ed è una casa a doppio atrio (probabilmente in quanto risultato dell’unione di due case: l’atrio principale è in stile corinzio, quello secondario in stile tuscanico) e fornita di peristilio (il peristilio era un cortile con colonne), danneggiata nell’89 a.C. durante l’assedio di Pompei da parte delle legioni di Silla, dopodiché diventò proprietà di una delle più potenti famiglie della città, i Sextilii, che avviarono importanti lavori di ristrutturazione, durante i quali fu aggiunta anche una piccola area termale, una sorta di antica “spa”, per dare un’idea. Poi, verosimilmente dopo il terremoto del 62 d.C., furono realizzate le decorazioni parietali le cui tracce possono essere viste ancora oggi. Risale invece al 1831 il primo scavo della casa, proseguito poi tra il 1834 e il 1835.

Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn
Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn
Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn
Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn
Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn
Pompei, Casa del Labirinto. © Jackie and Bob Dunn

Il mosaico pavimentale con il labirinto decora il cubiculum padronale, ovvero la camera da letto, che si trova nell’ambiente più nobile della casa, quello che si sviluppa attorno a un oecus, ovvero una sala da ricevimento, attorniata da due coppie di camere da letto. Il cubiculum del labirinto presenta sontuose pareti affrescate, risalenti con tutta probabilità, come detto, ai lavori eseguiti dopo il 62 d.C.

Il mosaico della Casa del Labirinto presenta un dedalo serpentinato, diviso in quattro settori, come accade in pressoché tutti i labirinti romani, e con al centro la raffigurazione di una scena (emblema), in questo caso una scena tipica e perfettamente in linea col motivo che la ospita, ovvero la lotta di Teseo contro il Minotauro, la mitologica creatura metà uomo e metà toro: il labirinto era stato progettato dal formidabile architetto Dedalo proprio per imprigionare la pericolosa creatura, e l’ateniese Teseo era l’eroe che aveva ucciso la bestia (la quale, ogni anno, esigeva, per soddisfare la propria fame, il sacrificio di sette ragazze e sette ragazzi che Atene era tenuta a inviare a Creta in quanto sconfitta dal re cretese Minosse). La scena, eseguita anch’essa a mosaico e oggi purtroppo piuttosto lacunosa, ci mostra il momento finale dello scontro, il momento in cui l’eroe ha la meglio sull’orrenda creatura, e sta per vincerla osservato da un gruppo di persone, tra le quali probabilmente Arianna, principessa di Creta che si era innamorata di Teseo e lo aveva aiutato a ritrovare la via d’uscita dal labirinto grazie al suo celeberrimo filo. L’edificio che fa da sfondo è verosimilmente il Palazzo di Cnosso.

Il vero significato dei labirinti romani, e di questo in particolare, rimane oggetto di dibattito tra gli studiosi. Non esiste una spiegazione definitiva, ma ci sono diverse teorie sull’intenzione dietro questi motivi. Si può pensare che i labirinti abbiano significati simbolici e alludano a percorsi della vita o esperienze spirituali. Ma si può anche tranquillamente pensare che il labirinto abbia soltanto carattere decorativo, o al più serva unicamente per contestualizzare la scena centrale, costruendo quindi un’ambientazione verosimile per l’episodio dello scontro tra Teseo e il Minotauro.

Il mosaico della Casa del Labirinto. Foto: Peter Grunwald
Il mosaico della Casa del Labirinto. Foto: Peter Grunwald
La scena centrale del mosaico con la lotta tra Teseo e il Minotauro
La scena centrale del mosaico con la lotta tra Teseo e il Minotauro
La scena centrale del mosaico con la lotta tra Teseo e il Minotauro
La scena centrale del mosaico con la lotta tra Teseo e il Minotauro
Il mosaico della Casa dei Motivi Geometrici
Il mosaico della Casa dei Motivi Geometrici

E anche dietro la scelta di raffigurare la lotta tra i due personaggi mitologici nell’emblema potrebbero esserci ragioni di carattere simbolico. “Dal momento che si conoscono con buona verosimiglianza proprietario e cronologia della Casa del Labirinto”, spiega ancora Grassigli, “è stato possibile ricercare motivazioni più specifiche, che giustificassero con un senso ancora maggiore l’insieme della decorazione. Da un lato si è ritenuto di poter interpretare la minotauromachia come allusione alla vittoria sugli italici, di cui il Minotauro sarebbe proiezione mitica, e dunque come un riferimento diretto alla conquista sillana e alla fondazione della colonia, eventi direttamente connessi alla cronologia della domus”. L’archeologo Fabrizio Pesando, alla ricerca di una connessione più stretta tra il tema della decorazione pavimentale e i soggetti delle pitture del vano che evocano una vittoria navale, ha proposto che “l’intera stanza celebrasse la sconfitta dei pirati ad opera di Pompeo, un evento che, al di là della propaganda ufficiale, dovette essere particolarmente sentito in una città portuale e commerciale come Pompei. Il nesso tra il mosaico e l’evento celebrato sarebbe da riconoscere allora nell’ambientazione cretese della vicenda del Minotauro, ossia dell’isola ritenuta sede principale dei pirati che rendevano pericolose le rotte mercantili”. Sono due proposte interpretative molto diverse, che presuppongono peraltro anche due cronologie distinte, e che non possono che lasciare aperta la questione. La figura di Teseo, considerato dagli ateniesi padre della patria, nell’iconologia romana era connessa al tema della fondazione delle città, e in questo senso forse poteva essere richiamata, specialmente se si immagina che l’opera possa essere stata realizzata dopo la definitiva conquista della città da parte dei romani.

Quello della Casa del Labirinto non è l’unico mosaico raffigurante un dedalo che si possa trovare a Pompei. Ne sono stati trovati altri tre: il più noto è sicuramente il labirinto della Casa dei mosaici geometrici, che ha una pianta identica a quello della Casa del Labirinto, ma al centro ha un motivo a scacchiera. E ci sono anche labirinti non necessariamente realizzati a mosaico. Su di una parete della casa di Marco Lucrezio, per esempio, si trovava un graffito (oggi ne rimangono soltanto i disegni eseguiti nell’Ottocento) raffigurante un labirinto costruito con la pianta classica, accompagnato dalla scritta “labyrinthus hic habitat Minotaurus”, ovvero “labirinto, qui abita il Minotauro”. Non abbiamo idea del significato di questo graffito: forse una presa in giro nei confronti del padrone di casa, identificato come un “minotauro” (data anche l’enfasi che il graffito dava alla parola “Minotaurus”), quindi qualcuno da cui stare alla larga. E infine, c’è un altro labirinto anche... nella Casa del Labirinto. È quello di siepi piantato nel cortile della domus negli anni Cinquanta del XX secolo: un dedalo di bosso diviso in quattro settori, che segue quindi lo schema dei labirinti romani, con al centro una palma. Un omaggio sia al labirinto che dà nome alla casa, sia all’arte del giardinaggio, nella quale i romani eccellevano.


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