Il Labirinto di Pinocchio: un simbolo delle peripezie del burattino più famoso del mondo


Nel Parco di Pinocchio a Collodi (Pistoia) è possibile percorrere il Labirinto di Pinocchio, un dedalo progettato da uno dei più grandi architetti paesaggisti italiani, Pietro Porcinai: simboleggia le peripezie vissute dal più famoso burattino del mondo.

Nell’Italia degli anni Cinquanta, l’idea di dedicare un intero parco a una delle figure letterarie più amati da grandi e piccoli, il Pinocchio di Carlo Collodi, era già di per sé molto originale, ma aprire un parco dedicato a Pinocchio e riempirlo di opere d’importanti artisti contemporanei era un qualcosa di estremamente raro: forse anche questa ragione spiega perché, dal 1956, il suo anno d’apertura, il Parco di Pinocchio a Collodi, aperto proprio ai piedi del paese d’origine della madre di Carlo Lorenzini (Firenze, 1826 – 1890), passato alla storia delle lettere come Carlo Collodi, ha sempre riscontrato grande successo. Alla realizzazione del parco, che richiama oggi non solo famiglie e appassionati del libro Le avventure di Pinocchio col quale tutti siamo cresciuti, ma anche cultori dell’arte del Novecento, contribuirono infatti molti nomi noti dell’arte del tempo: Pietro Consagra, Marco Zanuso, Emilio Greco, Venturino Venturi. Tutti lavorarono per cinque anni, dal 1951, anno in cui il Comune di Pescia (di cui Collodi è frazione) bandì il concorso per far realizzare il parco (allora ricadeva il settantesimo anniversario della pubblicazione della storia di Pinocchio), per creare opere ispirate alle storie del burattino più famoso di sempre.

Il parco non rimase fermo per molto: già nel 1963, infatti, venne dato incarico a Pietro Porcinai (Fiesole, 1910 – Firenze, 1986), probabilmente l’unico architetto paesaggista italiano del tempo ad aver raggiunto fama internazionale, di progettare un labirinto all’interno del parco, terminato poi nel 1972 dopo una gestazione piuttosto lunga. Doveva simboleggiare le intricate peripezie che Pinocchio si trova costretto ad affrontare durante il libro. Inizialmente doveva essere realizzato in muratura, almeno secondo l’idea di Marco Zanuso che aveva fornito le proprie indicazioni a Porcinai (che nel Parco di Pinocchio aveva peraltro già realizzato alcuni luoghi simbolici come l’Osteria del gambero rosso e il Teatro dei Burattini) e che inizialmente avrebbe dovuto provvedere alle decorazioni. E doveva essere arricchito anche con giochi d’acqua, sculture e inserimenti vari. Poi, il labirinto ha invece assunto l’attuale forma di dedalo vegetale, con pavimentazione in pietra (anziché in cemento come da progetto iniziale). Le pavimentazioni, in particolare, sono quelle originarie dei borghi circostanti, che le stavano sostituendo con l’asfalto: le pietre, lasciate nei depositi del Comune di Pescia, furono acquistate dalla Fondazione Collodi che le usò per il parco (furono però sostituite in seguito con lastre in cemento).

Il Labirinto di Pinocchio. Foto: Niccolò Begliomini
Il Labirinto di Pinocchio. Foto: Niccolò Begliomini
Il Labirinto di Pinocchio
Il Labirinto di Pinocchio

Il tracciato immaginato da Porcinai è molto particolare, insolito: è infatti basato sulla divisione ricorsiva, ovvero, come spiega Ettore Selli, “stabilito il contorno, si suddivide lo spazio disponibile mediante l’inserimento di setti che vanno a definire spazi sempre più ristretti fino a massimizzare tale processo”, finendo per comporre un “labirinto geometrico con percorsi regolari che si dispongono ortogonalmente gli uni con gli altri”, e con cambi di direzione improvvisi “realizzati attraverso un metodo costruttivo che attinge alle più antiche informazioni relative alle maison dedalus quattrocentesche, considerate vere antesignane dei labirinti di verzura attuali”. L’ispirazione giunge a Porcinai da un labirinto che l’architetto brasiliano Roberto Burle Marx aveva realizzato al Parque del Este di Caracas: negli archivi del paesaggista fiesolano si conserva infatti un numero della rivista Landscape Architecture del 1963 dove viene descritto l’intervento di Burle Marx, e Porcinai riporta, in una nota a penna, la frase “idea anche per Pinocchio”.

Altra particolarità del labirinto sono le piante: non si tratta infatti di un dedalo di siepi, come avviene nella maggior parte dei casi. È infatti un labirinto realizzato con strutture fisse (reti) sulle quali è stata fatta crescere l’edera (Hedera helix delle araliacee), più facile e rapida da gestire nella manutenzione.

Nel 2021, il labirinto è stato interamente restaurato, con un intervento progettato dall’architetto Carlo Anzilotti, costato poco meno di 74mila euro e finanziato per il 50% dalla Fondazione Caript. “Il Labirinto in oggetto”, ha spiegato Anzilotti illustrando il progetto di recupero, “è di tipo classico con una sola entrata e un unico vicolo cieco in fondo al percorso. La realizzazione originaria prevede un percorso pavimentato con formelle di cemento e una rete in verticale con edera capace di creare delle pareti continue per un percorso di scoperta. Nel corso del tempo vi sono stati vari interventi manutentivi e di adeguamento alle normative, ma oggi il Labirinto necessita di un intervento di restauro radicale al fine di assumere l’aspetto e la consistenza di un tempo, in quanto versa in stato di totale degrado della componente vegetale”. L’intervento è stato complesso perché la pavimentazione, nel labirinto del Parco di Pinocchio, è prevalente rispetto alla terra per il reimpianto delle essenze arboree, e si è dunque reso necessario un sistematico lavoro di scavo per rendere possibile la messa a dimora delle nuove piante, al fine di restituire l’immagine, la leggibilità la funzionalità del dedalo originario. Il restauro, che si è svolto nel pieno rispetto del progetto originario di Porcinai, ha dunque seguito tre fasi: dapprima è stata smontata la recinzione esistente ed è stato preparato lo scavo, smaltendo la terra presente in precedenza, dopodiché, nella seconda fase, sono stati predisposti il sottofondo drenante, il collegamento delle tubazioni drenanti e l’adeguamento della rete di smaltimento, e infine, da ultimo, si è proceduto con il riempimento con nuovo terriccio di coltura, con il montaggio della recinzione esistente, e con la fornitura e la messa a dimora di 600 piante di edera. Il lavoro, dopo il nulla osta della Soprintendenza, ha richiesto circa sei mesi di lavoro da parte di giardinieri specializzati dell’azienda Giorgio Tesi Group, importante società del settore vivaistico, oltre che dello staff del Parco di Pinocchio che si è occupato delle rifiniture. “L’intervento della Fondazione Caript”, ha poi commentato Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, “è stato fondamentale per poter finalmente intervenire su un’opera così importante, testimonianza del pensiero di un grande architetto come Porcinai, in un Parco la cui importanza artistica è riconosciuta e tutelata dalle Belle Arti”.

Il labirinto oggi è uno dei simboli del Parco di Pinocchio, e il visitatore lo trova verso la fine del percorso: è chiamato a perdersi tra i suoi meandri per sperimentare quello che il burattino passò durante il libro prima di ricongiungersi col padre Geppetto. Un’idea per far rivivere al pubblico le avventure di Pinocchio, in uno dei parchi più belli della Toscana.

Il Labirinto di Parque del Este a Caracas sulla rivista Landscape Architecture, con nota di Pietro Porcinai
Il Labirinto di Parque del Este a Caracas sulla rivista Landscape Architecture, con nota di Pietro Porcinai
Il progetto per il Labirinto di Pinocchio
Il progetto per il Labirinto di Pinocchio
Mappa del Parco di Pinocchio con il Labirinto di Porcinai
Mappa del Parco di Pinocchio con il Labirinto di Porcinai

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