Sulla piazza di Castell'Arquato. Un viaggio nel Medioevo in Emilia


Il borgo di Castell'Arquato, in provincia di Piacenza, è uno dei meglio conservati dell'Emilia. Un breve viaggio tra i suoi vicoli.

Il viaggiatore che arriva da Fiorenzuola d’Arda, da Lugnanano o da Bacedasco, sarà subito attratto dalle torri merlate di Castell’Arquato, da quella “bellezza che misteriosamente si svela al brusco risvolto delle strade di accesso al paese, come nelle favole di fantastici castelli che ci hanno incantato da bimbi”. In questi termini parlava di Castell’Arquato l’architetto Corrado Capezzuoli, che fu poi soprintendente di Ravenna, e cominciava così la sua descrizione del borgo in un articolo redatto nel 1928 per la rivista Cronache d’Arte. Il fascino di questo luogo situato tra le colline della val d’Arda è, del resto, rimasto immutato da secoli: si rivela quasi a sorpresa per chi arriva dalla pianura e vede la cittadina arroccata sulla cima d’un colle, identica a se stessa fin dalle epoche più remote.

Possiamo provare a rintracciare le origini della sua storia nell’Alto Medioevo, e abbiamo anche una data di nascita ufficiale, se vogliamo: il 13 marzo del 760, anno in cui viene redatto un documento che parla dei finibus Castri Arquatense e nel quale il borgo viene citato per la prima volta. Non sappiamo il perché del nome, anche se la leggenda vorrebbe far risalire l’etimo al nome d’un cavaliere romano, un certo Caio Torquato, che avrebbe dato qui origine a un castrum del quale però non sono rimaste evidenze che possano darci testimonianze concrete. Più probabile invece che il nome derivi dal quadratum, forma del primo castello che sorse sulla sommità del colle, o dalla forma “arcuata” del borgo che vi si era disposto attorno. Sappiamo che dal 789 Castell’Arquato fu sottoposta al dominio dei vescovi di Piacenza, sotto ai quali rimase fino al 1220, anno in cui il borgo si smarcò dal potere vescovile ottenendo una certa autonomia, ma rimanendo comunque legato al Comune di Piacenza (il podestà, infatti, era di nomina piacentina). Castell’Arquato passò poi sotto il dominio visconteo, quindi tornò a essere un feudo della famiglia Scotti come lo era stato alla fine del Duecento, e poi, nel 1414, tornò nuovamente sotto i Visconti (tanto che, dal 1416 al 1470, mutò nome in “Castel Visconti”), per poi passare sotto gli Sforza e seguire di lì il destino del Ducato di Milano fino al 1707, anno in cui passò al Ducato di Parma e Piacenza.

La sua posizione all’imbocco della Val d’Arda fece di Castell’Arquato un borgo fortificato dal significativo ruolo strategico nel Medioevo, tanto che il periodo a cavallo tra il Tre e il Quattrocento fu quello di maggior sviluppo, e ancor oggi chi percorre i suoi vicoli o si ferma nella sua piazza principale, la monumentale piazza del Municipio, si troverà immerso in un contesto che, da quell’epoca in poi, ha subito ben poche modifiche. Un borgo che non solo non ha conosciuto alterazioni sostanziali nell’impianto urbanistico o nelle strutture architettoniche, ma neppure ha sofferto dell’impatto del turismo di massa, un fenomeno sconosciuto da queste parti: di conseguenza, Castell’Arquato conserva, oltre al suo aspetto antico, anche un silenzio, una calma, uno stile di vita lento che hanno pochi altri eguali in borghi che dal Medioevo si sono così ben conservati: oggi, è una realtà che continua a vivere della sua vocazione agricola e artigianale.


Veduta di Castell'Arquato
Veduta di Castell’Arquato



Castell'Arquato, Piazza del Municipio
Castell’Arquato, Piazza del Municipio

La visita può prendere avvio proprio da piazza del Municipio, il cuore scenografico di Castell’Arquato: da un lato, il viaggiatore trova il nobile Palazzo del Podestà, voluto nel 1292 dal potete feudatario Alberto Scotti, signore di Piacenza tra il 1290 e il 1313 (e tra il 1302 e il 1304 anche signore di Milano). Risale a quell’epoca il corpo principale del Palazzo: dopodiché, nel Quattrocento, nel secolo che vide una nuova fioritura del borgo, vennero aggiunte la Loggia dei Notari, ovvero il corpo avanzato che ancor oggi caratterizza la facciata dell’edificio, e l’ala che dà sulla piazza. La particolarissima scala esterna che porta ai piani alti esisteva già nel Duecento, ma copertura e parapetto sono aggiunte posteriori. Dirimpetto al Palazzo del Podestà si trova l’abside della collegiata di Santa Maria, una delle chiese romaniche più rilevanti di tutta l’Emilia: pare che un edificio di culto esistesse su questo sito già nell’ottavo secolo, ma l’attuale collegiata fu consacrata nel 1122. Chiesa a tre navate, con un campanile duecentesco, cattura il visitatore non solo per l’imponenza delle sue architetture medievali (benché rimaneggiate a inizio Novecento, soprattutto nella zona absidale), ma anche per lo splendore degli affreschi quattrocenteschi della cappella di Santa Caterina, riscoperti nel 1899. Non conosciamo il nome dell’autore di questi affreschi, ma certo è che si tratta d’un pittore in grado di produrre testi d’alta qualità.

Lasciando la piazza, s’incontra la mole della Rocca Viscontea, la cui costruzione fu avviata nel 1342, quando Castell’Arquato era sotto il dominio di Luchino Visconti. Si ritiene che la Rocca sorga su quelle che furono le fondamenta del castrum romano: certo è che occorsero sette anni per completare la fortezza, dalle cui torri era possibile controllare tutti i movimenti che avvenivano a valle. Vi s’accede, come da tipico immaginario sui castelli medievali, attraverso un ponte levatoio che supera il fossato che circonda la Rocca: oggi è sede di un Museo di Vita Medievale allestito all’interno del mastio, il torrione che presenta al suo interno diversi locali. Il Museo che trova accoglienza nella Rocca non è peraltro l’unico del borgo: ci si potrebbe stupire a sapere che ce ne sono ben quattro, in questa cittadina d’appena quattromila e cinquecento abitanti, considerate anche le frazioni al piano. Nei locali della collegiata, si può visitare il Museo della Collegiata, che ospita una raccolta di arte sacra proveniente dalla chiesa e da altri edifici di culto della zona. C’è poi il Museo Geologico Cortesi, fondato nel 1927: è un’importante raccolta di fossili che in origine aveva sede nel Palazzo del Podestà, quindi spostata nel 1961 nel Torrione Farnesiano (l’imponente costruzione militare cinquecentesca dalle origini tuttavia poco chiare), e poi nel 1990 nel cinquecentesco Ospedale Santo Spirito, sua sede attuale. Infine, gli appassionati di musica potranno visitare il Museo Luigi Illica, dedicato al commediografo e librettista Luigi Illica, nativo di Castell’Arquato: fu tra i più grandi della sua epoca e insieme a Giuseppe Giacosa scrisse i libretti di alcune delle opere più celebri di Giacomo Puccini, come la Tosca, la Bohème, Madama Butterfly, mentre da solo scrisse, tra gli altri, l’Iris e Le Maschere di Pietro Mascagni.

La passeggiata tra i vicoli del borgo non potrà trascurare le altre importanti emergenze storiche di Castell’Arquato, come il Palazzo del Duca, altra costruzione risalente al Duecento e in particolare all’epoca di Alberto Scotti, o ciò che rimane dell’antica cinta muraria (la Porta di Monteguzzo o la Porta di Sasso, ad esempio: sono le uniche due porte superstiti del borgo). Soffermandosi di tanto in tanto per apprezzare i panorami sui boschi e sui vigneti della Val d’Arda, per guardare le pietre che da secoli osservano i viaggiatori che s’inoltrano lungo i vicoli del borgo, o le antiche case che ispirarono Luigi Illica quando si trovò a scrivere i testi della Bohème. Anche Giosuè Carducci pare abbia soggiornato a Castell’Arquato, ospite di Illica. Una ventina d’anni fa era emersa anche un’ode, Sulla piazza di Castell’Arquato, che si tentò d’attribuire al poeta, senza successo: troppo labili gli appigli, secondo la critica carducciana. Era il 1882, quando quel testo anonimo fu redatto: non sappiamo ancora chi abbia scritto quei versi che lodavano le “atletiche forme superbe” di Castell’Arquato che “s’ergon silenziose guardando da secoli a valle”, ma chiunque fosse di sicuro avrà visto un borgo molto simile a quello che ancor oggi è dato a noi ammirare.


Palazzo del Podestà
Palazzo del Podestà



La Rocca Viscontea
La Rocca Viscontea



La collegiata
La collegiata



La cappella di Santa Caterina
La cappella di Santa Caterina



Il Museo Geologico Cortesi
Il Museo Geologico Cortesi



Palazzo del Duca. Ph. Credit Massimo Telò
Palazzo del Duca. Ph. Credit Massimo Telò


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE


Viaggio nella Ravenna bizantina: cinque luoghi da vedere in due giorni
Viaggio nella Ravenna bizantina: cinque luoghi da vedere in due giorni
Opere del Parmigianino in cinque luoghi a Parma e dintorni da vedere in due giorni
Opere del Parmigianino in cinque luoghi a Parma e dintorni da vedere in due giorni
Dieci borghi da visitare in Emilia Romagna
Dieci borghi da visitare in Emilia Romagna
10 cammini di pellegrinaggio in Emilia Romagna, percorsi tra arte e sacro
10 cammini di pellegrinaggio in Emilia Romagna, percorsi tra arte e sacro
Visitare gli USA e i suoi musei: come richiedere l'ESTA?
Visitare gli USA e i suoi musei: come richiedere l'ESTA?
Dieci borghi da visitare nelle Marche
Dieci borghi da visitare nelle Marche



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte