Un percorso tra i temi dei capolavori giovanili di Rembrandt van Rijn


Il grande Rembrandt van Rijn si distinse fin da subito, in giovinezza, come un artista di grande talento. Ecco un breve percorso tra i temi dei suoi capolavori giovanili.

Percorrendo le vie di Leida (Leiden in olandese) si respira ancora l’atmosfera di Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669), il celebre pittore olandese a cui la città diede i natali nel 1606. Una targa posta sull’edificio dove nacque ricorda quest’evento avvenuto il 15 luglio di quell’anno e da qui viene naturale andare alla ricerca dei luoghi a lui legati, come la chiesa in cui fu battezzato, la Scuola Latina che l’artista frequentò e lo studio in cui cominciò a lavorare come apprendista, oggi denominato Rembrandt Studio. Tuttavia, a differenza di Jan Vermeer (Delft, 1632 – 1675) che a Delft nacque e rimase tutta la vita, Rembrandt trascorse a Leida solo la sua infanzia e la sua giovinezza, fino al 1631, anno in cui si trasferì ad Amsterdam.

Figlio di un mugnaio e della figlia di un fornaio, Rembrandt ricevette grazie alla buone disponibilità economiche della sua famiglia un alto livello d’istruzione: cominciò a frequentare la Scuola Latina, la scuola dell’élite della città, e si iscrisse all’Università di Leida, considerata la più antica dei Paesi Bassi, ma qui studiò solo per un breve periodo, poiché sentiva che la sua grande passione, quella per la pittura, sarebbe diventata la sua professione; era già quindi convinto che la sua strada sarebbe stata quella dell’arte. Cominciò dunque a lavorare nella bottega di un pittore locale, Jacob van Swanenburg (Leida, 1571 – 1638), che si dedicava soprattutto alla pittura storica, e insieme al suo maestro rimase per tre anni; successivamente compì un breve ma intenso apprendistato della durata di sei mesi ad Amsterdam con il pittore Pieter Lastman (Amsterdam, 1583 – 1633). Tornato poi nella sua città d’origine, decise di aprire un suo studio nel 1624-1625, che condivise con un altro artista, l’amico Jan Lievens (Leida, 1607 – Amsterdam, 1674), e circa due o tre anni più tardi iniziò ad accogliere a sua volta allievi. Gerrit Dou (Leida, 1613 – 1675) fu uno di questi. La sua fortuna però gli accadde provvidenzialmente nel 1629, quando venne scoperto da Constantijn Huygens, noto statista che grazie alle sue conoscenze fornì all’artista rapporti di committenza con la corte, tanto che fino alla metà degli anni Quaranta continuò a realizzare dipinti per il principe Federico Enrico d’Orange. Un rapporto con la corte olandese che durò quindi anche quando Rembrandt lasciò Leida per Amsterdam.

Le opere che produsse a Leida sono perciò quelle della sua giovinezza, dei suoi esordi, nelle quali tuttavia pone sì le basi per la sua attività artistica futura, ma risultano già ben chiare le sue grandi doti pittoriche e la sua propensione verso il continuo sperimentare e innovare. Rembrandt infatti fu un artista che non si accontentò mai di raggiungere un determinato traguardo sia nella tecnica che nella rappresentazione dei più differenti temi: la sua vita fu caratterizzata da una costante voglia di fare sempre di più, di superare ciò aveva già sperimentato per affrontare nuove prove e prospettive.

Nella grande mostra che Leida gli ha dedicato fino al 9 febbraio 2020, nelle sale del Museum De Lakenhal, dal titolo Young Rembrandt. Rising Star, in occasione del 350° anniversario della scomparsa di Rembrandt, intenzione dei curatori è stata quella di raccontare l’attività giovanile dell’artista, già ricca di presupposti per dare vita alla sua straordinaria carriera, che lo avrebbe per sempre inscritto nell’aura dei pittori più grandi dell’arte olandese e del suo Secolo d’Oro.

In occasione della rassegna dipinti, disegni e incisioni appartenenti a quei suoi primi anni d’attività hanno fatto ritorno a Leida, grazie alla curatela frutto di una rilevante collaborazione internazionale tra il Museum De Lakenhal e l’Ashmolean Museum di Oxford, ma i quadri provengono dalle sedi museali di tutto il mondo, tra cui la National Gallery Ireland di Dublino, la Gemäldegalerie di Berlino, il Musée Jacquemart-André di Parigi, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra, il J.Paul Getty Museum di Los Angeles, e da collezioni private. Accanto alle opere di Rembrandt sono stati inoltre esposti, per una maggiore contestualizzazione di quel periodo, i dipinti di Van Swanenburg, di Lastman e di Lievens.

In un allestimento dalle tinte molto vivaci che fa da scenario a importanti capolavori, si percepisce la grande varietà di soggetti che Rembrandt aveva già raffigurato nei suoi anni giovanili, dagli autoritratti ai ritratti, dai temi allegorici ai temi biblici e mitologici.

La prima opera nota dell’artista è conservata al Museum De Lakenhal ed è a tema allegorico: si tratta della Venditrice di occhiali, meglio conosciuta come Allegoria della vista e fa parte di una serie in cui Rembrandt ha rappresentato i cinque sensi. La donna a destra, una venditrice ambulante, consegna un paio di occhiali all’anziano che con un gesto fa intendere che ha necessità di questi; al fianco dell’uomo, è una signora che tiene gli occhi molto stretti, quasi chiusi, in segno di cecità. È stato ipotizzato che l’anziana coppia, dai tratti alquanto caricaturali, sia in realtà il padre e la madre dell’artista. L’opera risale al 1624 circa, quando Rembrandt, tornato dal suo breve apprendistato ad Amsterdam, decise di aprire il suo studio.

Di due anni più tardi, del 1626, è invece un altro dipinto conservato nel museo di Leida, in prestito dalla Cultural Heritage Agency dell’Olanda: Dipinto storico, il cui soggetto non è stato ancora chiaramente definito, ma è significativo perché al suo interno l’artista ha raffigurato se stesso, ovvero l’uomo che si trova dietro lo scettro del sovrano. Ha inizio così la vastissima produzione di autoritratti: durante tutta la sua attività artistica se ne contano circa cento tra dipinti e disegni; probabilmente è il pittore che più di ogni altro ha raffigurato se stesso.

In mostra sono accostati il piccolo Autoritratto del 1628 proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam con il Ritratto di Rembrandt realizzato nel 1629 circa da Jan Lievens: nel primo si nota il gioco di luci e ombre, poiché il viso è avvolto nell’ombra e la luce gli illumina la guancia, mentre nel secondo si gioca sui toni del marrone, ma risulta maggiormente luminoso.

Tra il 1628 e il 1631 Rembrandt realizzò decine e decine di incisioni che lo ritraevano nelle più svariate espressioni, sperimentando diversi effetti e tecniche.

Rembrandt, Venditrice di occhiali (1624 circa; olio su tavola, 21 x 18 cm; Leiden, Museum de Lakenhal)
Rembrandt, Venditrice di occhiali (1624 circa; olio su tavola, 21 x 18 cm; Leiden, Museum de Lakenhal)


Rembrandt, Dipinto storico (1626 circa; olio su tavola, 90 x 122 cm; Leiden, Museum de Lakenhal)
Rembrandt, Dipinto storico (1626 circa; olio su tavola, 90 x 122 cm; Leiden, Museum de Lakenhal)


Jan Lievens, Ritratto di Rembrandt van Rijn (1629; olio su tavola, 57 x 44,7 cm; Amsterdam, Rijksmuseum)
Jan Lievens, Ritratto di Rembrandt van Rijn (1629; olio su tavola, 57 x 44,7 cm; Amsterdam, Rijksmuseum)

Oltre agli autoritratti, Rembrandt si dedicò ai ritratti maschili e femminili: tra le opere esposte sono di rilevante pregio il Nobile Orientale del 1632, proveniente dal Metropolitan Museum di New York, e due primi piani di donne che sono stati collocati uno accanto all’altro, ovvero il Ritratto di una donna di ottantatré anni e il Ritratto di donna eseguito nel 1633. Il primo, conservato alla National Gallery di Londra, risale al 1634: l’anziana signora raffigurata, che cattura lo sguardo dell’osservatore da tanto è penetrante, è stata identificata con Aertgen Claesdr, madre del birraio di Rotterdam Dirck Jansz Pesser e forse il quadro è stato proprio dipinto durante un viaggio “mordi e fuggi” per lavoro nella città nel luglio 1634. La donna è abbigliata di nero con attorno al collo una gorgiera bianca, che contrasta con il colore scuro dell’abito, e un caratteristico copricapo olandese anch’esso bianco. L’opera è quindi costruita su un forte contrasto di chiaro e scuro e sembra che la figura fuoriesca dall’ovale in una sorta di effetto tridimensionale. I tratti del volto sono marcati, soprattutto il naso e il mento; si percepisce la volontà di rappresentare una donna in età avanzata dalla pelle del viso e dai capelli grigi che s’intravedono spuntare da sotto il copricapo. Il Ritratto in collezione privata raffigura invece una donna più giovane: la pelle è liscia e arrossata sulle guance e i capelli sono castani; guarda direttamente l’osservatore, a differenza del dipinto precedente in cui lo sguardo dell’anziana era distolto verso il basso. Da come è abbigliata, si comprende che si tratta di un’esponente dell’élite di Amsterdam: porta infatti un amplissima gorgiera con una sottile catena d’oro e sulla testa un copricapo finemente ricamato. In origine il dipinto aveva il suo pendant, in cui era raffigurato suo marito. Due ritratti ordinari per la sua attività di pittore del tempo, ma che affascinano chiunque li osservi per la loro curata raffinatezza e, in entrambi i casi, per il contrasto che l’artista ha inteso creare tra l’abito nero e la gorgiera e il copricapo bianchi.

Come già affermato, Rembrandt si confrontò con le più differenti tematiche: dipinti allegorici come l’Allegoria della Vista, dipinti di carattere storico come il Dipinto storico del Museum De Lakenhal, a cui si aggiungono dipinti biblici come Lasciate che i bambini vengano a me, realizzato nel 1627 circa (e di recente attribuzione a Rembrandt), dedicato al passo del Vangelo in cui Gesù benedice un gruppo di bambini e insegna loro la sua parola, e inoltre è inserito anche in quest’opera un autoritratto dell’artista, ovvero il giovane raffigurato alla sommità del gruppo, sopra le figure vestite in abiti orientali. O Cristo a Emmaus del 1628 circa custodito al Musée Jacquemart-André di Parigi.

Rembrandt, Nobile orientale (1632; olio su tela, 152,5 x 124 cm; New York, Metropolitan Museum of Art)
Rembrandt, Nobile orientale (1632; olio su tela, 152,5 x 124 cm; New York, Metropolitan Museum of Art)


Rembrandt, Ritratto di una donna di ottantatré anni (1634; olio su tavola, 71,1 x 55,9 cm; Londra, National Gallery)
Rembrandt, Ritratto di una donna di ottantatré anni (1634; olio su tavola, 71,1 x 55,9 cm; Londra, National Gallery)


Rembrandt (attribuito), Sinite parvulos venire ad me (1627-1628 circa; olio su tela; Collezione privata)
Rembrandt (attribuito), Sinite parvulos venire ad me (1627-1628 circa; olio su tela; Collezione privata)


Rembrandt, Cristo a Emmaus (1629; olio su carta, 39 x 42 cm; Parigi, Musée Jacquemart-André)
Rembrandt, Cristo a Emmaus (1629; olio su carta, 39 x 42 cm; Parigi, Musée Jacquemart-André)


Rembrandt, Ratto di Europa (1632; olio su tavola, 62 x 77 cm; Los Angeles, J. Paul Getty Museum)
Rembrandt, Ratto di Europa (1632; olio su tavola, 62 x 77 cm; Los Angeles, J. Paul Getty Museum)

E infine dipinti a carattere mitologico, come il Ratto di Europa del J. Paul Getty Museum di Los Angeles e compiuto nel 1632. L’artista aveva già lavorato sulla rappresentazione dei rapimenti di figure femminili, in particolare sul ratto di Proserpina (in mostra ne è esposto un esemplare del 1630 custodito alla Gemäldegalerie di Berlino), ma nel mettere su tela il Ratto d’Europa realizza uno dei suoi dipinti più raffinati. Nell’acqua Europa, abbigliata con sontuosi vestiti, è già stata rapita da Zeus in veste di toro e si volta indietro spaventata verso le persone rimaste sulla riva: due giovani donne più in prossimità dell’acqua, anch’esse in abiti lussuosi con broccati e profili dorati, di cui una alza le braccia al cielo come per urlare visibilmente disperata, facendo cadere la ghirlanda di fiori che era intenta a intrecciare, e la coppia rimasta in prossimità della carrozza trainata da cavalli: il cocchiere si alza subitaneamente in piedi e guarda terrorizzato il rapimento senza poter fare niente per salvare la fanciulla. Una scena improvvisa in cui si percepisce la concitazione e la disperazione dei presenti e il terrore di Europa rapita. Sullo sfondo l’artista rappresenta il profilo di una città avvolta nella nebbia, dando l’illusione di un’antica Tiro (Europa ne era la principessa) ma anche di una Amsterdam secentesca.

Un excursus di opere per raccontare quanto fosse fuori dall’ordinario l’attività giovanile di Rembrandt, svoltasi quasi per intero nella sua città natale.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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