L'edonismo vittoriano di Lawrence Alma-Tadema


Lawrence Alma-Tadema è stato un grande artista classicista anglo-olandese della seconda metà dell'Ottocento: scopriamolo con questa traduzione di Ilaria.

In questo nuovo articolo di Descubrir el Arte scritto da Natalia de Val Navares e tradotto da Ilaria si ripercorre la biografia e la carriera artistica di Lawrence Alma-Tadema. Per conoscere meglio questo artista, non esitate quindi a leggere l’articolo! ;)

Ricorre il centotreesimo anniversario della morte dell’artista, simbolo della pittura vittoriana, amante dell’antichità, della bellezza femminile e dei fiori.

Lawrence Alma-Tadema (Dronrijp, 1836 – Wiesbaden, 1912) fu uno di quei pittori che decisero di non seguire la via del progresso in un’epoca in cui il mondo si era esaltato con la Rivoluzione Industriale. Alle macchine e alla velocità preferì le atmosfere del mondo antico e la contemplazione spirituale. Nato nel 1836 come Laurens Tadema in un villaggio olandese, rimase orfano di padre ad appena quattro anni, età in cui cominciò a ricevere una formazione pittorica da parte di un maestro locale grazie agli interessi artistici di sua madre. Cercò di formarsi tuttavia nel mestiere di suo padre, notaio, ma nel 1851 gli venne diagnosticata la tubercolosi e decise di spendere il resto della sua vita tra tele e pittura.

Nei suoi primi anni di totale dedizione all’arte, la tematica scelta da Alma-Tadema annunciava già il suo gusto per il passato e la sua mitizzazione. Fino alla metà del 1860, le sue opere riflettevano temi merovingi, come L’educazione dei figli di Clodoveo (1861) per la quale ricevette particolare attenzione al Congresso Artistico di Anversa, ma anche critiche dal suo maestro Jan August Hendrik Leys, che paragonò la lavorazione del marmo a un formaggio. Alma-Tadema accettò profondamente questa critica e il suo impegno lo portò a diventare uno dei migliori pittori di superfici, in particolare di marmo e fiori, e di maggior rigore per la rappresentazione dell’antichità. Dopo questo piccolo successo, l’anno successivo lavorò come pittore indipendente, mentre nel 1863 si sposò per la prima volta e viaggiò in Italia, visitando Pompei ed Ercolano, ma fu soprattutto affascinato dalla Roma Imperiale, protagonista delle sue più belle opere. Inoltre la sua popolarità crebbe quando nel 1864 conobbe a Parigi il mercante d’arte Ernest Gambart, che fece circolare la sua arte a Bruxelles e a Londra.

Lawrence Alma-Tadema, L'educazione dei figli di Clodoveo
Lawrence Alma-Tadema, L’educazione dei figli di Clodoveo (1861; olio su tela, 127 x 176,8 cm; collezione privata)

Il pittore decise di abbandonare le tematiche della dinastia francese per trattarne altre più internazionali e che godevano di maggiore popolarità, come ad esempio l’Antico Egitto, con rappresentazioni tanto tragiche quanto belle – caratteristica fondamentale del suo stile – in dipinti come La morte del primogenito (1872). Nel 1870 sua moglie era morta improvvisamente di vaiolo e per un po’ di tempo Alma-Tadema non lavorò più a causa della sua costernazione. Tuttavia, la tristezza non durò a lungo: si trasferì a Londra e qui conobbe la giovanissima Laura Epps, un’artista con cui si sposò e grazie alla quale acquisì la nazionalità britannica. Trovò il suo luogo ideale nella città che di lì a poco sarebbe stata segnata dal genio di Oscar Wilde, anch’egli edonista come Alma-Tadema, e qui il pittore sviluppò la maggior parte della sua produzione artistica di tematica romana.

Lawrence Alma-Tadema, La morte del primogenito
Lawrence Alma-Tadema, La morte del primogenito (1872; olio su tela, 77 x 124,5 cm; Amsterdam, Rijksmuseum)

La sua virtù e il suo tallone di Achille paradossalmente combaciavano. Il desiderio di rappresentare la quotidianità dei romani e la languidezza naturale dei suoi personaggi rendevano possibile l’identificazione dei suoi contemporanei con gli abitanti dell’Impero fino al punto di attribuire loro l’appellativo di “vittoriani con la toga”. Il tema archeologico introdotto da Alma-Tadema nelle sue opere lo portò anche a polemizzare con il celebre Winckelmann, poiché colorò il marmo di Fidia che mostra il fregio del Partenone (1868) invece di scegliere la purezza del bianco difesa dall’archeologo tedesco.

Lawrence Alma-Tadema, Fidia mostra il fregio del Partenone
Lawrence Alma-Tadema, Fidia mostra il fregio del Partenone (1868; olio su tela, 72 x 110 cm; Birmingham, City Art Gallery)

Il riposo e la riflessione sembrano il filo conduttore delle scene raffigurate da Alma-Tadema, persino nella tensione del momento rappresentato nel suo capolavoro Le rose di Eliogabalo (1888), nell’istante prima che l’imperatore provocasse la romantica morte per asfissia dei suoi invitati e di se stesso a causa della quantità di fiori caduta sui loro corpi. La delicatezza nella cura dei fiori provoca una sinestesia nella contemplazione diretta delle sue opere: Alma-Tadema, infatti, fu in grado di creare atmosfere così sensuali e sensoriali che sembra di sentire il profumo emanato dai fiori e la brezza che muove le leggere tuniche. Il ricorso ai fiori si pone in connessione con la cultura dell’epoca, che identificava la donna con il fiore per la sua effimera bellezza. Anche le belle ragazze sono una costante nella pittura di Tadema, sempre rosee, esili e assorte nei loro pensieri, come ne Il poeta preferito (1888) o nell’opera Nel Tepidarium (1881).

Lawrence Alma-Tadema, Le rose di Eliogabalo
Lawrence Alma-Tadema, Le rose di Eliogabalo (1898; olio su tela, 131,8 x 213,4 cm; Collezione privata)


Lawrence Alma-Tadema, Nel tepidarium
Lawrence Alma-Tadema, Nel tepidarium (1881; olio su tavola, 24 x 33 cm; Port Sunlight, Lady Lever Art Gallery)

Il suo gusto per il classicismo è compensato da una latente modernità che si intuisce dalle composizioni influenzate dalle inquadrature fotografiche e dall’arte giapponese tanto in voga in quel periodo. Inoltre, i suoi scenari mostrano un enorme virtuosismo tecnico nel creare sensazioni di leggerezza sulle terrazze dove riposano i personaggi di Aspettative (1885) o nella perfezione della prospettiva delle esedre ne L’abitudine preferita (1909).

La sua passione per il classicismo influenzò anche la sua vita, un po’ eccentrica, poiché acquistò una villa sontuosa a Londra che decorò in stile pompeiano. Ciò si rifletté sulla sua produzione artistica: tra il 1883 e il 1887 realizzò dipinti di dimensioni maggiori, poiché i suoi guadagni erano più elevati. Tuttavia, la passione mostrata per il passato gli fece guadagnare la posizione di referente delle grandi produzioni cinematografiche di Hollywood, nelle quali diede un enorme influsso per le scenografie dei film di D.W. Griffith e Cecil B. DeMille.

Lawrence Alma-Tadema, L'abitudine preferita
Lawrence Alma-Tadema, L’abitudine preferita (1909; olio su tavola, 66 x 45,1 cm; Londra, Tate Gallery)


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.

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