L'intelligenza artificiale riscrive la cronologia dei Rotoli del Mar Morto: sono più antichi del previsto


Un team internazionale guidato dall’Università di Groningen ha combinato datazione al radiocarbonio e intelligenza artificiale, dimostrando che molti Rotoli del Mar Morto sono più antichi del previsto. Due frammenti risalgono addirittura al periodo dei presunti autori biblici.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica PLOS One ha modificato sensibilmente la cronologia dei Rotoli del Mar Morto, con implicazioni rilevanti per la storia del giudaismo antico e delle origini del cristianesimo. Grazie alla combinazione di datazione al radiocarbonio e intelligenza artificiale, un’équipe internazionale di studiosi guidata da Mladen Popović, docente all’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, ha dimostrato che molti dei rotoli sono più antichi di quanto si ritenesse.

In particolare, due frammenti risultano coevi ai periodi in cui sarebbero stati effettivamente redatti i testi biblici che contengono. Da quando vennero scoperti a metà del Novecento nelle grotte di Qumran, località del Vicino Oriente nel deserto della Giudea, i Rotoli del Mar Morto hanno avuto un ruolo fondamentale nella comprensione del pensiero ebraico del periodo intertestamentario e delle dinamiche che hanno condotto alla nascita del cristianesimo. Nonostante ciò, la datazione dei manoscritti si è sempre basata su criteri di paleografia, cioè sull’analisi della scrittura, con una notevole dose di incertezza. In assenza di riferimenti cronologici certi all’interno dei testi stessi, e vista la mancanza di manoscritti databili con precisione fra il V secolo a.C. e il II secolo d.C., l’intera cronologia interna dei rotoli è rimasta approssimativa.

Parte del Rotolo del Mar Morto
Parte del Rotolo del Mar Morto

A colmare questa lacuna interviene ora il progetto The Hands That Wrote the Bible, finanziato dall’ERC (European Research Council), che ha integrato le datazioni radiocarboniche di 24 campioni di rotoli con un’analisi paleografica condotta tramite un modello di apprendimento automatico. Il risultato è un sistema di previsione cronologica chiamato Enoch, capace di stimare l’epoca di scrittura dei manoscritti con una precisione finora mai raggiunta. Il fulcro del progetto risiede nell’uso di BiNet, una rete neurale già sviluppata in precedenza per riconoscere microtracce d’inchiostro nei manoscritti digitalizzati. Ma come funziona? BiNet rileva caratteristiche geometriche sia a livello micro (la curvatura delle tracce, detta testurale) che a livello macro (la forma delle lettere, detta allografica), restituendo un’analisi stilistica quantitativa. I dati sono stati poi incrociati con le datazioni radiocarboniche tramite un algoritmo di regressione bayesiana, permettendo a Enoch di apprendere correlazioni tra stili di scrittura e date certe. I primi risultati sono stati ottenuti analizzando le immagini digitali di 135 rotoli, successivamente valutate da esperti paleografi.

I dati elaborati da Enoch mostrano una precisione cronologica con margini di errore di circa 30 anni, un livello di attendibilità superiore alla sola datazione al radiocarbonio nel periodo compreso tra il 300 e il 50 a.C. L’analisi stilistica dei caratteri ha permesso quindi di rivedere l’origine di due principali stili di scrittura ebraica antica: quello detto Hasmonae e quello Herodian. Fino ad oggi si riteneva che i manoscritti in scrittura di tipo Hasmonaiano risalissero al periodo compreso tra il 150 e il 50 a.C., mentre il tipo erodiano sarebbe emerso più tardi, nella metà del I secolo a.C. I nuovi dati suggeriscono invece che entrambi gli stili fossero già in uso alla fine del II secolo a.C., modificando l’interpretazione dello sviluppo scrittorio nella Giudea tardo-ellenistica.

Il nuovo modello consente inoltre di esplorare, con un grado di oggettività mai raggiunto prima, aspetti della cultura scritta e della diffusione dell’alfabetizzazione nel bacino del Mediterraneo orientale tra età ellenistica e periodo romano. La possibilità di datare i rotoli con maggiore precisione permette agli studiosi di mettere in relazione la produzione dei testi con eventi storici concreti, come l’ascesa della dinastia asmonea, i processi di urbanizzazione in Giudea o la formazione di gruppi religiosi quali gli esseni e le prime comunità cristiane. Particolarmente rilevante è la nuova datazione di due frammenti biblici: il 4QDanielc (noto anche come 4Q114) e il 4QQoheleta (4Q109). Il primo, collegato al Libro di Daniele, si collocherebbe proprio negli anni in cui si ritiene che il testo sia stato redatto, cioè intorno al 160 a.C., durante la persecuzione seleucide e la rivolta dei Maccabei. Il secondo, relativo al Libro di Qoelet(Ecclesiaste), sarebbe da attribuire al III secolo a.C., periodo ellenistico nel quale gli studiosi contemporanei situano l’autore anonimo del testo, in contrasto con la tradizione che lo riconduceva a Salomone. La coincidenza tra il contenuto del testo e la cronologia materiale dei frammenti rappresenta un caso raro e rilevante: si tratta delle prime testimonianze conosciute di manoscritti biblici risalenti al tempo stesso dei loro autori presunti. Si apre così la possibilità di studiare, con mezzi empirici, la trasmissione testuale della Bibbia ebraica a partire da tracce dirette dei suoi primi copisti.


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Noemi Capoccia

L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia

Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.




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