Importanti scoperte archeologiche nel nord-est della Thailandia, dove sono stati rinvenuti, nel corso di uno scavo del Dipartimento di Belle Arti statale, alcuni rari manufatti buddisti che si ritiene risalgano a più di 1.300 anni fa, tra cui un’immagine del Buddha seduto lavorata a sbalzo in oro, quasi intatta, e una targa metallica riccamente dettagliata, entrambe indice del profondo patrimonio spirituale e artistico della regione. La scoperta è stata fatta durante un progetto di conservazione presso Wat Thammachak Semaram, sito storico nel distretto di Sung Noen, noto per un importante monumento raffigurante il Buddha sdraiato.
Phnombootra Chadrajoti, direttore generale del Dipartimento di belle arti della Thailandia, ha affermato che gli oggetti sono stati rinvenuti ad aprile durante un progetto volto a ridurre l’umidità sotterranea attorno alla base del Buddha sdraiato. A una profondità di circa 1,3 metri, gli archeologi hanno trovato un contenitore di terracotta contenente 33 piccoli oggetti ornamentali in bronzo, argento e oro. “Questi ritrovamenti sono straordinari”, ha dichiarato Phnombootra in una nota. “Offrono informazioni significative sull’artigianato e la devozione religiosa dell’epoca”.
Tra i reperti figurano anelli d’oro, orecchini d’argento e vari ornamenti in bronzo. Un orecchino d’argento a forma di spirale si è distinto per la sua somiglianza con pezzi rinvenuti in antichi siti della Thailandia meridionale, tra cui Phu Khao Thong a Ranong e Tha Chana a Surat Thani, entrambi risalenti ai primi periodi dell’influenza buddista. Ancora più notevoli, tuttavia, sono stati i tre oggetti più grandi rinvenuti in uno scavo separato il 30 aprile: una placca in oro sbalzato, una placca in lega di piombo sbalzata e un fragile ammasso di terra contenente lamine di metallo incastonate.
La targa dorata, che misura 8 per 12,5 centimetri, raffigura un Buddha seduto nella posizione dell’insegnamento, o “vitarka mudra”, con un alone prominente, riccioli a conchiglia, lobi delle orecchie allungati e vesti fluenti. La figura è seduta a gambe incrociate su un piedistallo a forma di loto. Un piccolo foro su un lato suggerisce che potrebbe essere stato utilizzato come ornamento appeso o come oggetto rituale.
La seconda placca, realizzata in una lega di piombo e stagno, raffigura un Buddha in piedi su un arco curvo, affiancato da due attendenti. Sebbene danneggiata sul lato destro, si ritiene che la figura rimanente a sinistra rappresenti la divinità Brahma. Lo stile e l’iconografia ricordano molto l’arte buddista del periodo Dvaravati, una tradizione che fiorì nella Thailandia centrale tra il VI e l’XI secolo.
Phnombootra ha notato delle somiglianze tra lo sbalzo appena scoperto e una targa scoperta decenni fa a Wat Phra Prathon Chedi (sito risalente a 1.300 anni fa e ubicato nella provincia di Nakhon Pathom), ora esposta nella sala d’arte di Dvaravati al Museo nazionale di Bangkok. Questi reperti riaffermano l’importanza storica di Sung Noen come importante centro religioso durante l’era Dvaravati.
Il terzo reperto, un ammasso di terra con tre lamiere sovrapposte tra frammenti di intonaco, è ancora in fase di studio a causa delle sue fragili condizioni. Si trovava dietro la testa del Buddha sdraiato, un’area che ora gli archeologi sospettano possa essere stata adibita a nascondiglio o deposito cerimoniale.
Tutti i reperti recuperati sono stati trasferiti al Museo Nazionale di Phimai per la catalogazione, la conservazione e ulteriori analisi. I primi interventi di conservazione sono già in corso. Il Dipartimento di Belle Arti ritiene che i risultati potrebbero contribuire ad ampliare la comprensione dell’arte buddista primitiva nell’altopiano di Khorat, una regione spesso messa in ombra dai più noti siti di Dvaravati nella Thailandia centrale. Sung Noen, situata lungo antiche rotte commerciali, in passato ha restituito altri importanti reperti, ma quest’ultima scoperta potrebbe essere tra le più preziose finora. L’ultima scoperta a Sung Noen non riguarda infatti solo la scoperta di importanti pezzi di arte buddista: si tratta di ricostruire la storia culturale e spirituale di coloro che vissero nell’odierna Thailandia 1.300 anni fa.