Pavia, a San Michele Maggiore dopo secoli tornano visibili affreschi del '400


A Pavia, nella basilica di San Michele Maggiore, dopo due secoli tornano visibili gli affreschi della volta a crociera della navata centrale: realizzati tra Quattro e Cinquecento, erano stati scialbati nel XIX secolo. Adesso gli strati che li coprivano sono stati rimossi.

A Pavia, nella basilica di San Michele Maggiore, uno dei più importanti edifici di culto del nord Italia (fu anche sede di incoronazioni di re d’Italia del passato antico), dal 22 giugno tornano visibili i preziosi affreschi nella volta a crociera della navata centrale. Le pitture, realizzate tra la fine del Quattrocento e metà del Cinquecento, ricoperte nell’Ottocento, trovano la luce grazie al restauro appena concluso, che si aggiunge a quello, già completato, che ha interessato la volta a crociera del presbiterio e consegnato lo scorso marzo 2022.

Il pubblico avrà l’occasione di trovare una basilica di San Michele Maggiore completamente mutata nell’aspetto, diversa da come si era soliti ammirarla fino a poco tempo fa. Sono infatti riemersi affreschi dai colori brillanti che i visitatori troveranno alzando gli occhi verso le volte. La riscoperta degli affreschi è stata possibile grazie a un lavoro di descialbatura che li ha liberati dagli strati pittorici che li coprivano. Proprio il cromatismo dei suoi dipinti era una caratteristica per cui la basilica era famosa nei tempi antichi: i colori, peraltro, appaiono con grande evidenza anche sui capitelli, anch’essi oggetti del restauro.

La novità di questo intervento consiste nell’attualizzare l’aspetto della basilica dopo il restauro realizzato nel 1865 che si rifaceva a una teoria storicista che riconosceva in un’architettura di stile romanico delle coloriture dai toni neutri, comunque spenti. Tra le scoperte più importanti, viene segnalato il ritrovamento di un affresco che ritrae un uomo, inizialmente individuato in Federico Barbarossa, incoronato imperatore proprio in questa chiesa, ma che si pensa (senza comunque averne esatta certezza) appartenga all’imperatore Costantino, in virtù di un cartiglio che compare vicino alla sua figura.

I lavori sono stati diretti e coordinati dall’architetto Carlo Bergamaschi dello studio di progettazione A7design di Pavia, in collaborazione con il comitato scientifico e la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, la collaborazione scientifica generata dalla convenzione con le tre università, così come indicato nell’allegato e promosso dall’Associazione Il Bel San Michele onlus di Pavia. La realizzazione di questi restauri, inseriti nel progetto previsti dai Piani Integrati della Cultura – PIC, della Regione Lombardia, che ha contribuito in modo importante insieme alla Fondazione Luigi Rovati di Monza, ad ASM Pavia, alla Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia, alla Fondazione Bracco di Milano, a Coop Lombardia, a Universitiamo di Pavia, e a elargizioni di privati. I lavori a San Michele proseguiranno nei prossimi mesi e insisteranno sulla pulitura delle volte e sull’apertura al pubblico dei percorsi inframurari che corrono nello spessore dei muri della facciata e lungo i matronei.

“Gli interventi di restauro e di valorizzazione”, afferma Vittorio Vaccari, presidente dell’Associazione Il Bel San Michele onlus della Basilica di San Michele a Pavia, “scaturiscono dal vivo desiderio di poter consegnare alle generazioni future un monumento, lasciatoci in eredità dai nostri padri e, allo stesso tempo, garantire all’odierna comunità una sua maggiore fruibilità liturgica e culturale e una conoscenza della propria storia. Per questo motivo ci siamo posti l’obiettivo di riconfermare questo gioiello architettonico quale punto di riferimento religioso e culturale per la Città, caratterizzata da decine di testimonianze civili e religiose del Romanico”.

Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti
Gli affreschi rinvenuti

Note storiche sulla basilica di San Michele Maggiore

Di fondazione longobarda, la chiesa di San Michele di Pavia fu eretta probabilmente sull’area di un precedente edificio pagano convertito da Costantino in chiesa cristiana. Successivamente, forse distrutta a seguito di invasioni (come quella degli ungari nel 924), di incendi (nel 1004), di distruzione del Palazzo (nel 1024) e di terremoti (nel 1017), fu ricostruita, probabilmente, nel XII secolo. Divenne sede delle incoronazioni di diversi re italici, come Arduino d’Ivrea (1002), Ottone II (1004) e Federico Barbarossa (1155). L’importanza di questa basilica è da collegarsi ai significativi elementi costruttivi di stile romanico, con particolare riferimento all’unicità dei bassorilievi della facciata che evidenziano l’influenza connessa con un vasto sistema di relazioni internazionali, soprattutto con l’Oriente, svolto da persone altamente qualificate (da sant’Ennodio in poi) e da esperienze plurime che nascono da una vasta rete di migrazioni territoriali, con particolare riferimento ai maestri costruttori che raccolgono e scambiano esperienze che poi depositano nei loro lavori, da cui traspaiono memorie di forme e di tecniche dialoganti provenienti da tutta Europa.

La particolarità di San Michele, costruito in pietra arenaria, è che tutte le altre emergenze romaniche in Pavia sono, in quel periodo, costruite in laterizio. Si può anche evidenziare che la ricostruzione della attuale Basilica di San Michele con la demolizione della precedente chiesa longobarda avviene in un periodo di forte trasformazione comunale in cui si afferma il ruolo della borghesia e il ruolo sempre più presente del Vescovo; in quel periodo i delegati imperiali avevano sede in Lomello: è emblematico che una chiesa di questa importanza strutturale e stilistica non sia cattedrale.

L’esperienza romanica in Lombardia trova i punti importanti di riferimento in Santa Maria a Lomello, in San Michele a Pavia, in Sant’Abbondio a Como e in Sant’Ambrogio a Milano, dove, originariamente, i pilastri maggiori si alternavano a quelli minori con una composizione in cui la campata rettangolare raccoglieva in un’unica volta le due arcate dei matronei e il cleristorio superiore. Una struttura molto pesante che scaricava parte della sua massa sui pilastri maggiori e sulle navate laterali, ma che consentiva aperture che dotavano la chiesa di una maggiore luminosità. In San Michele, la navata centrale era coperta da due sole volte, le quali sostenevano, direttamente, il tetto della basilica. Al colmo di ogni volta erano presenti, in ambo i lati, doppie monofore: il peso di questa struttura comprometteva le condizioni statiche della navata centrale così da indurre un intervento successivo di completa ricostruzione dell’ordine delle nuove crociere, avvenuto alla fine del XV secolo.

Fra il 1488 e il 1491 viene chiamato a intervenire Jacopo da Candia, maestro architetto, con il figlio Agostino. L’intervento realizzato non restaura le due volte parzialmente crollate ma le abbatte e le sostituisce con quattro volte più leggere che hanno resistito molto bene sino a oggi. La grande crociera in arenaria viene sostituita da due crociere più piccole e leggere in laterizio. A oggi, l’unica crociera originaria è quella presbiterale. Il patrimonio pittorico, gli affreschi che coprono le volte, è databile tra la fine del Quattrocento e metà del Cinquecento.

L’intervento sulle volte ha permesso di avviare linee di ricerca sia sugli apparati pittorici, sia sui sistemi di costruzione delle volte e delle coperture, sia sulle caratteristiche del manto murario in laterizio, per una specifica conoscenza dei sistemi costruttivi e delle modalità di intervento effettuate sulla basilica.


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