Tiziano Vecellio: la vita, le opere principali, l'arte


La vita e le opere principali di Tiziano Vecellio, uno dei più grandi artisti del Cinquecento, non soltanto della storia dell'arte veneta, ma di quella europea.

“Avendo d’ottime pitture adornato Vinezia, anzi tutta Italia et altre parti del mondo, [Tiziano] merita essere amato et osservato dagl’artefici, et in molte cose ammirato et imitato, come quegli che ha fatto e fa tuttavia opere degne d’infinita lode, e dureranno quanto può la memoria degl’uomini illustri”. Così il grande Giorgio Vasari diceva di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1490 circa - Venezia, 1576), uno dei più grandi artisti del Cinquecento e di tutta la storia dell’arte. Molte le innovazioni che Tiziano ha introdotto, e che riguardano sia la pittura in sé, sia il ruolo dell’artista. Sotto il profilo dello stile, Tiziano fu in grado di rinnovare la pittura tonale veneziana, partendo dalle conquiste di Giovanni Bellini e di Giorgione, per condurla a livelli di forza e vigore che mai s’erano visti a Venezia. Tiziano, infatti, seppe trasfigurare la solennità e la pacatezza delle composizioni giorgionesche in opere opulente ed energiche grazie al valore plastico del suo colorito. La sua arte, che fu capace di far giungere la pittura veneziana a livelli di drammatismo e di espressività mai conosciuti in precedenza, toccò una grande varietà di temi: dalla pittura religiosa alle raffinate allegorie, dai soggetti mitologici all’abbondante ritrattistica che portò Tiziano a diventare uno dei pittori più richiesti del suo tempo.

Tiziano, la cui importanza nella storia dell’arte è paragonabile, per esempio, a quella di Raffaello, di Michelangelo o di Leonardo da Vinci (il pittore cadorino è stato uno dei grandi maestri del colore, e i riflessi della sua lezione si sarebbero fatti sentire molto a lungo), riveste inoltre una rilevanza di primo piano anche per il ruolo che seppe incarnare: con Tiziano, ormai, l’artista è compiutamente diventato un imprenditore a tutti gli effetti, capace di contare su di un laboratorio con tanti aiutanti e collaboratori, di organizzare l’attività di bottega come fosse quella di un’azienda, di trattare da pari con i committenti, che nel caso di Tiziano furono tutti di altissimo livello. Per dare idea della considerazione di cui godeva Tiziano, si racconta un aneddoto, particolarmente in auge in periodo romantico: durante una seduta per un ritratto a Carlo V, a Tiziano sarebbe caduto il pennello, e l’imperatore si sarebbe chinato per raccoglierlo e passarglielo. Ovviamente non abbiamo alcun riscontro certo di questa storiella, ma è comunque interessante riportarla per sottolineare come Tiziano fosse riuscito (e questo è del tutto vero) a far arrivare gli artisti a livelli di considerazione che probabilmente non avevano mai avuto in precedenza.

La carriera di Tiziano fu estremamente lunga, dato che l’artista visse quasi novant’anni e si spense negli anni Settanta del Cinquecento, quando ormai la stagione rinascimentale si era conclusa, si era già in pieno Manierismo e un artista come il Tintoretto, di una generazione più giovane, aveva quasi sessant’anni e aveva già raggiunto i più grandi successi della sua carriera: tuttavia, nonostante l’età avanzata, Tiziano non smise di innovare. Uomo estremamente abile nelle pubbliche relazioni, lavoratore infaticabile, capace di guadagnare grandi ricchezze grazie alla sua arte e di inanellare una serie di grandi trionfi, Tiziano Vecellio può anche essere considerato uno dei primi artisti “europei”, dato che lavorò per committenti in tutto il continente e che la sua lezione fu accolta anche al di fuori dell’Italia (basti pensare ai debiti che Rubens nutre nei suoi confronti). Tutti motivi che rendono grande la sua arte.

Tiziano, Autoritratto (1562 circa; olio su tela, 96 x 72 cm; Berlino, Gemäldegalerie)
Tiziano, Autoritratto (1562 circa; olio su tela, 96 x 72 cm; Berlino, Gemäldegalerie)

Tiziano. La biografia

Tiziano nasce a Pieve di Cadore, da Gregorio Vecellio, che di mestiere fa il tutore dell’ordine pubblico: provenie da una benestante famiglia cadorina che vantava anche alcuni artisti, ma i cui membri erano soprattutto dediti alla pubblica amministrazione. Della madre, Lucia, sappiamo pochissimo. Non conosciamo con esattezza la data di nascita, che è però collocabile tra il 1488 e il 1490. L’artista rimane tra le montagne della sua terra natale fino all’incirca ai dieci anni d’età: intorno al 1498, infatti, si trasferisce a Venezia da uno zio di nome Antonio: nella città lagunare diventerà allievo dapprima di Gentile Bellini e poi di Giovanni Bellini. Continua la sua formazione lavorando come collaboratore di Giorgione: l’artista lavora assieme a lui aiutandolo nell’esecuzione degli affreschi del Fondaco dei Tedeschi. Nel 1510 l’artista si trasferisce a Padova e nel 1511 comincia a lavorare alla sua prima opera autonoma importante: gli affreschi per la Scuola del Santo, grazie ai quali si mette in luce presso le alte sfere della Repubblica di Venezia.

Nel 1513 rientra nella capitale, e la Serenissima gli affida il compito di eseguire la Battaglia di Cadore per gli ambienti di Palazzo Ducale: si tratta del suo primo incarico ufficiale. Diventato nel 1516 pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, comincia a ricevere incarichi prestigiosi. Nel 1518, per esempio, termina la realizzazione dell’Assunta per la chiesa dei Frari di Venezia, commissionatagli due anni prima. Nello stesso anno soggiorna a Ferrara per lavorare per il duca Alfonso d’Este, e sempre nello stesso periodo viene notato dai Gonzaga di Mantova che gli affidano ulteriori incarichi. L’anno seguente lavora a una delle sue opere più famose, la Pala Pesaro, che verrà terminata nel 1526. Negli anni Venti conosce il grande letterato Pietro Aretino: l’amicizia tra l’artista e lo scrittore sarà destinata a durare negli anni, fino alla scomparsa del toscano avvenuta nel 1556, e insieme a Jacopo Sansovino daranno vita a quel “triumvirato” che riuscirà a orientare la vita artistica e culturale della Venezia della metà del Cinquecento.

Nel 1525 Tiziano si sposa con Cecilia Soldano (che morirà solo cinque anni più tardi) e nel 1530, grazie anche al tramite di Pietro Aretino, il pittore entra in contatto con l’imperatore Carlo V, per il quale eseguirà diversi ritratti. Risalgono agli anni Trenta alcune delle sue opere più note, per esempio i ritratti dei duchi di Urbino, terminati nel 1538, e la celeberrima Venere di Urbino, che Tiziano finisce di dipingere nel 1538. Nel 1540 circa l’artista esegue l’Incoronazione di spine conservata al Louvre, e nel 1545, in un’atmosfera di grande attesa, arriva a Roma per lavorare per papa Paolo III. A Roma, Tiziano ha anche modo di conoscere Giorgio Vasari ma è osteggiato da Perin del Vaga e da Sebastiano del Piombo, quest’ultimo suo rivale fin dai tempi in cui i due erano collaboratori di Giorgione. Durante il viaggio di ritorno nel 1546, avrà modo di soffermarsi a Firenze.

Nel 1548, Tiziano compie un soggiorno ad Augusta, in Germania, dove era stato chiamato da Carlo V, e dove sarebbe tornato per un secondo soggiorno in città. Nello stesso anno, il 1550, Tiziano inizia a lavorare per il futuro re Filippo II di Spagna, e nel 1551 torna definitivamente a Venezia da dove non ripartirà più, se non per soggiornare saltuariamente nella terra natale, il Cadore. Nel 1558 inizia a dipingere il Martirio di san Lorenzo della chiesa dei Gesuiti di Venezia, terminato l’anno seguente: è una delle opere più emblematiche dell’ultimo Tiziano. Nel 1566 l’artista diventa membro onorario dell’Accademia Fiorentina del Disegno e nello stesso anno la Repubblica di Venezia abolisce l’esenzione dalle tasse per il pittore, che fino ad allora aveva potuto godere di un regime fiscale agevolatissimo, che gli aveva consentito di accumulare grosse ricchezze (tuttavia Tiziano non si perita di evadere le tasse dichiarando entrate inferiori a quelle reali e omettendo la dichiarazione di diversi suoi possedimenti). Nel 1572 comincia a realizzare l’Incoronazione di spine oggi alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, una delle sue ultime opere, tra le più rilevanti. Muore a Venezia il 27 agosto del 1576, durante un’epidemia di peste: la sua ultima opera, la Pietà oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, verrà terminata da Palma il Giovane.

Tiziano, Amor sacro e Amor profano
Tiziano, Amor sacro e Amor profano (1515; olio su tela, 118 x 278 cm; Roma, Galleria Borghese)

Le opere di Tiziano: gli esordi e le innovazioni

Tiziano si mise in luce fin da giovane con alcuni capolavori giovanili, tra i quali si potrebbe citare il Concerto campestre, del 1510 circa, conservato al Louvre. È uno dei capisaldi della pittura tonale, ovvero la tecnica messa a punto in Veneto a partire da Giovanni Bellini (nei quadri dei veneti non c’è una prospettiva scientifica regolata dal disegno come avviene nella contemporanea pittura toscana, né esiste il contorno: è il colore che crea gli effetti plastici ed è anche il colore che crea l’effetto della profondità): qui Tiziano muove da Giorgione, e in questa fase il suo stile è talmente simile a quello del suo più anziano collega, che spesso il Concerto campestre è stato attribuito proprio al Giorgione. Compaiono già i temi allegorici che l’artista avrebbe affrontato anche più avanti, con diversi suoi capolavori, ad esempio l’Amor sacro e Amor profano (qui è possibile trovare un dettagliato approfondimento sul dipinto): l’opera di Tiziano è spesso sostenuta da un importante impianto filosofico e letterario, che l’artista ebbe modo di approfondire grazie anche ai suoi numerosi legami con i maggiori intellettuali del suo tempo.

La vera svolta rispetto a Giorgione e ai suoi predecessori sarebbe tuttavia arrivata con gli affreschi della Scuola del Santo: qui il valore plastico del colore comincia a farsi più forte e vigoroso rispetto a quello degli artisti che avevano preceduto Tiziano, e soprattutto la pittura tizianesca comincia a sviluppare drammatismo e teatralità che aprono dunque a nuove sperimentazioni, prima ignote all’arte veneziana. Con la Pala Pesaro arrivano alcune importanti innovazioni, che, si può dire, chiudono la stagione del Rinascimento più solenne, equilibrato e armonioso. La grande novità della Pala Pesaro sta nel fatto che Tiziano decide di abolire la classica impostazione prospettica centrale: al contrario, l’artista sceglie di sbilanciare la composizione su di un lato. La Madonna non è più al centro ma è a destra, e anche gli elementi architettonici subiscono una rivoluzione, con le due imponenti colonne che si alzano al centro del dipinto e non sappiamo dove finiscano, e con il movimento delle figure tutto orientato verso la Madonna: era un dipinto che doveva essere guardato di lato quindi è forse anche per questo motivo che Tiziano sceglie una impostazione così nuova. I colori si fanno luminosissimi, prevalgono le note di rosso, uno dei colori preferiti del nostro pittore, tanto che ancora oggi una varietà di rosso particolarmente calda è nota come “rosso Tiziano”. La Pala Pesaro è pertanto una rappresentazione teatrale, molto vivace, quasi celebrativa, riflesso del momento storico: Venezia, all’epoca, viveva un periodo di grande splendore, uno splendore che entra anche nell’arte di Tiziano per buona parte della sua carriera.

Esiste però anche un Tiziano più intimo: lo notiamo, ad esempio, nella Flora conservata agli Uffizi. Tiziano era molto legato alla moglie Cecilia, e per lui le donne sono portatrici di amore (che per Tiziano è soprattutto amore coniugale: la stessa Flora è stata infatti interpretata come una allegoria del matrimonio), ma hanno comunque una dimensione erotica forte: il fatto che la Flora abbia un seno coperto e uno scoperto potrebbe alludere sia alla fedeltà della sposa, sia alla dimensione carnale della donna (ulteriore riflesso di un’epoca in cui chi poteva permetterselo non si faceva problemi nel dedicarsi ai piaceri).

Tiziano, Concerto campestre (1510 circa; olio su tela, 118 x 138 cm; Parigi, Louvre)
Tiziano, Concerto campestre (1510 circa; olio su tela, 118 x 138 cm; Parigi, Louvre)


Tiziano, Miracolo del marito geloso (1511; affresco, 340 x 207 cm; Padova, Scuola del Santo)
Tiziano, Miracolo del marito geloso (1511; affresco, 340 x 207 cm; Padova, Scuola del Santo)


Tiziano, Pala Pesaro (1519-1526 circa; olio su tela, 478 x 268 cm; Venezia, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari)
Tiziano, Pala Pesaro (1519-1526 circa; olio su tela, 478 x 268 cm; Venezia, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari)


Tiziano, Flora (1515 circa; olio su tela, 79 x 63 cm; Firenze, Uffizi)
Tiziano, Flora (1515 circa; olio su tela, 79 x 63 cm; Firenze, Uffizi)

Le opere di Tiziano: la mitologia, la ritrattistica, l’ultimo Tiziano

Tra i dipinti più famoso di Tiziano, nonché di tutta la storia dell’arte, si può menzionare la Venere di Urbino, così chiamata in quanto eseguita per Guidobaldo II Della Rovere. Realizzato nel 1538, è uno dei dipinti più sensuali di Tiziano: la Venere è sdraiata sul letto, guarda l’osservatore, una mano tiene dei fiori e l’altra indugia sul pube, ai piedi abbiamo un cane e sullo sfondo vediamo una terrazza e due fantesche che stanno cercando qualcosa in una cassa. Potrebbe trattarsi di un’altra allegoria della sposa nella sua doppia anima di moglie fedele e sensuale allo stesso tempo: il mito in Tiziano non è mai una rappresentazione fine a se stessa, non è pittura erudita, ma come accade nell’arte Rinascimentale è un modo per comunicare un contenuto allegorico o filosofico, anche in accordo ai voleri della sua committenza.

Altro filone fondamentale nella produzione tizianesca è quello della ritrattistica (si veda, tra le decine di esempi, il ritratto di Pietro Aretino conservato a Firenze, a Palazzo Pitti). Una delle caratteristiche più importanti della ritrattistica tizianesca è la sua capacità di introspezione psicologica: Tiziano riesce in modo magistrale a penetrare nel personaggio ritratto per restituire un’espressione che comunica sempre un tratto del suo soggetto. Nel ritratto di Pietro Aretino, per esempio, si nota un’espressione di fierezza, quasi di superbia, riflesso del carattere del grande letterato. Un’altra delle caratteristiche fondanti del ritratto di Tiziano, che muoveva dalla ritrattistica di Antonello da Messina, è l’utilizzo del fondo scuro, che influenzerà gran parte della ritrattistica successiva.

L’ultima fase della carriera di Tiziano, caratterizzata da capolavori come il sopraccitato Martirio di san Lorenzo, il Supplizio di Marsia o l’Incoronazione di spine, è una fase in cui l’elemento drammatico arriva al suo apice: la pennellata è larga, nervosa e instabile, i colori si fanno più cupi, prevale un senso di tragedia. I dipinti realizzati tra la fine degli anni Sessanta e il 1576, anno della scomparsa del pittore, sono inoltre tutti caratterizzati da impasti molto densi che formano a volte quasi dei grumi di colore, e anche dal ricorso alla stessa mano del pittore, che interviene direttamente sul dipinto con i famosi “sfregazzi delle dita”, per usare il termine di Jacopo Palma il Giovane, allievo di Tiziano: la sua pittura diventa insomma una sorta di action painting ante litteram, e lo stesso Palma il Giovane in alcuni suoi scritti fornisce una descrizione molto dettagliata del suo modo di fare arte di Tiziano negli ultimi tempi. L’ultima opera realizzata da Tiziano, la Pietà del 1576 conservata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e terminata poi proprio da Palma il Giovane, è un altro dei manifesti di questo tipo di pittura.

Tiziano, Venere di Urbino (1538; olio su tela, 119 x 165 cm; Firenze, Uffizi)
Tiziano, Venere di Urbino (1538; olio su tela, 119 x 165 cm; Firenze, Uffizi)


Tiziano, Ritratto di Pietro Aretino (1545; olio su tela; Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti)
Tiziano, Ritratto di Pietro Aretino (1545; olio su tela; Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti)


Tiziano, Martirio di san Lorenzo (1548-1557; olio su tela, 500 x 280 cm; Venezia, chiesa dei Gesuiti)
Tiziano, Martirio di san Lorenzo (1548-1557; olio su tela, 500 x 280 cm; Venezia, chiesa dei Gesuiti)


Tiziano, Pietà (1576 circa; olio su tela, 351 x 389 cm; Venezia, Gallerie dell'Accademia)
Tiziano, Pietà (1576 circa; olio su tela, 351 x 389 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia)

Dove vedere le opere di Tiziano

Opere di Tiziano si trovano nei musei di tutto il mondo, ma per avere una piena conoscenza dell’artista è fondamentale una visita a Venezia, partendo dalle Gallerie dell’Accademia, che conservano diversi suoi capolavori. Sempre a Venezia, si può completare il “tour” tizianesco andando a vedere la Pala Pesaro nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (un vero tempio dell’arte veneta di tutti i tempi), e visitando la Basilica di Santa Maria della Salute, la chiesa dei Gesuiti, Palazzo Ducale, la Scuola Grande di San Rocco, la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, la chiesa di San Salvador. Sempre in regione, per conoscere il primo Tiziano è d’obbligo una visita alla Scuola del Santo di Padova.

Grandi capolavori di Tiziano si trovano in tanti altri musei italiani: gli Uffizi (la Venere di Urbino, la Flora, i ritratti dei duchi di Urbino, ovvero Francesco Maria della Rovere ed Eleonora Gonzaga), Palazzo Pitti (dove si trovano la Maddalena penitente e diversi ritratti), la Galleria Borghese (Amor sacro e amor profano), la Pinacoteca Civica di Ancona (la Pala Gozzi), sempre ad Ancona si può vedere la Crocifissione nella chiesa di San Domenico, e poi ancora il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli (la Danae, il Ritratto di Paolo III, il Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese). Fuori dall’Italia, tutti i grandi musei mondiali, dal Louvre alla National Gallery di Londra, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna al Prado, dalla National Gallery di Washington alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, conservano opere del grande artista veneto.


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