Vincent van Gogh, vita e opere del pittore olandese da record


Vincent van Gogh ebbe una breve e travagliata vita, producendo però tante opere oggi sparse in tutto il mondo: la vita, lo stile, le opere.

Con oltre 850 dipinti e quasi 1.300 opere su carta, Vincent van Gogh (Groot-Zundert, Brabante, Paesi Bassi 1853 – Auvers-sur-Oise, Francia 1890), pittore, disegnatore e incisore attivo negli anni Ottanta dell’Ottocento, è considerato dopo il secentesco Rembrandt van Rijn il più grande artista olandese moderno e il più noto tra i post-impressionisti.

Nella sua parabola personale segnata da disturbi emotivi, avviò l’attività artistica a 27 anni e ci si dedicò totalmente nei successivi dieci, prima della sua prematura scomparsa. Nella sua breve vita riuscì a vendere ben poche delle innumerevoli opere prodotte e la sua conclamazione avvenne anni dopo la morte. Nature morte e paesaggi, assolati e notturni, vedute cittadine, interni ed esterni di case, autoritratti e ritratti compongono un immaginario unico nella storia dell’arte e il suo stile maturo, contraddistinto dall’impiego di colori puri e pennellate corpose, fu d’esempio per molti artisti nel XX secolo.

Partito dall’Olanda contadina, visse a L’Aia, a Londra, ad Anversa e Amsterdam prima di trasferirsi in Francia, a Parigi, poi in Provenza e infine nell’Île-de-France. Gran parte della sua storia di vita ci è nota grazie allo scambio epistolare che intrattenne con il fratello e suo mecenate Theo Van Gogh (è del 1914 la pubblicazione delle lettere a Theo, e risale al 1927 la prima importante edizione in inglese), attraverso il quale è stato anche mitizzato nell’immaginario popolare come l’artista tormentato, geniale e incompreso per eccellenza.

Vincent van Gogh, Autoritratto (1889; olio su tela, 65 x 54 cm; Parigi, Musée d’Orsay)
Vincent van Gogh, Autoritratto (1889; olio su tela, 65 x 54 cm; Parigi, Musée d’Orsay)

La vita di Vincent Van Gogh

All’anagrafe Vincent Willem van Gogh è nato il 30 marzo 1853 in un piccolo villaggio nella provincia del Brabante nei Paesi Bassi, e fin dall’infanzia fu disturbato da inquietudini e fece esperienza di contatto solitario con la natura. Maggiore di sei figli, studiò con scarsi risultati per iniziare a lavorare all’età di sedici anni. Come apprendista dei mercanti d’arte Goupil & Cie visse prima a L’Aia poi a Londra dal 1873 al 1875 e a Parigi fino al 1876, quando scontento della collaborazione e distratto dai suoi stati d’animo altalenanti fu congedato. È di quegli anni la prima corrispondenza, dal settembre 1872 poi ininterrotta fino alla morte, con suo fratello minore Theo, anche lui impiegato per Goupil a Bruxelles, che lo sosterrà emotivamente ed economicamente per tutta la vita. Nei suoi molteplici viaggi e soggiorni all’estero visitò importanti musei come il British Museum e la National Gallery a Londra e il Louvre a Parigi e venne in contatto con opere d’arte che suscitarono in lui gusto e sensibilità artistica.

Provò diversi impieghi temporanei prima di approdare all’attività pittorica nel 1880. Lavorò come insegnante di lingue e predicatore laico in Inghilterra e, nel 1877, per un libraio a Dordrecht vicino a Rotterdam nei Paesi Bassi. A quel tempo stava vivendo un misticismo religioso, coltivato sul modello del padre che era un pastore protestante. Le lettere che scrisse a Theo in quel suo momento erano piene di citazioni bibliche e resoconti di servizi religiosi e sermoni. Così, contando sul sostegno della famiglia, tentò gli studi teologici in una scuola di Amsterdam ma senza portarli a termine, e nel 1878 scelse una formazione come evangelista a Bruxelles. Trascorse inoltre un periodo come missionario nella regione mineraria Borinage in Belgio. Lì visse tra i minatori e le loro famiglie, condividendone la povertà con dedizione tale da essere soprannominato “Il Cristo della miniera di carbone”. Tuttavia anche questa esperienza si interruppe: aveva dato via tutti i suoi beni terreni e fu quindi licenziato dalle autorità ecclesiastiche per un’interpretazione troppo letterale dell’insegnamento cristiano. Nel 1879-80 visse una prima grande crisi spirituale, tormentato anche dal suo stato economico, non avendo più un lavoro retribuito. Nelle lettere inviate a Theo, Vincent includeva spesso piccoli schizzi e disegni di ciò che vedeva e fu proprio l’amorevole fratello a consigliargli di concentrarsi maggiormente sulla pratica pittorica. Quello fu un punto di svolta della sua vita, in cui si convinse di poter servire Dio anche come artista.

Quando si era trasferito a Bruxelles a fine del 1880 e fino a metà dell’81, aveva già iniziato a lavorare alla sua tecnica di disegno, entrando in contatto con altri artisti, compiendo i primi passi pittorici, per quanto sin da giovanissimo e negli anni precedenti avesse allenato conoscenze con letture e visite nelle collezioni d’arte delle grandi città che lo videro ospite. In quel biennio decise di dedicarsi definitivamente alla pittura. Rientrò dapprima presso la casa dei suoi genitori, a Etten dove il padre era stato trasferito, trascorrendo un periodo operoso, e poi nuovamente a L’Aia, dove prese lezioni di pittura e disegno con l’artista Anton Mauve che gli insegnò le basi della pittura ad acquerello e ad olio. Il naufragio ricorrente dei suoi progetti amorosi spronò Van Gogh a dedicarsi con maggiore assiduità all’arte: si spostò ancora nel nord dei Paesi Bassi, nella regione Drenthe, per poi tornare ancora una volta a casa della famiglia che nel frattempo risiedeva a Nuenen, nel Brabante dove grazie all’aiuto offertogli proprio dai genitori produsse quasi duecento quadri e numerosissimi acquerelli e disegni, ed alcuni di quelli considerati i suoi primi capolavori.

Protagonisti di queste opere del periodo olandese tra il 1883 e il 1885 furono i lavoratori e contadini nei campi e il villaggio di Nuenen. Del 1885 un evento simbolico e inaspettato che turbò il suo corso, la morte del padre, colpito da un attacco apoplettico dopo un violento alterco con lui. Nonostante gli antichi e profondi dissapori tra i due, questa mancanza improvvisa creò in Van Gogh tumulti interiori poi riversati nella pratica artistica. Ne è un esempio Natura morta con Bibbia.

Nello stesso anno decise di iscriversi all’Accademia d’arte di Anversa e lasciò i Paesi Bassi per non tornarci mai più. Scoprì l’arte del pittore barocco Peter Paul Rubens, le cui forme vorticose e pennellate sciolte ebbero un chiaro impatto sullo stile del giovane Van Gogh. Tuttavia, la rigidità dell’accademismo della scuola non gli piacque e l’anno successivo partì per Parigi, per raggiungere il fratello Theo. Nella capitale conobbe Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Gauguin e Theo gli presentò Camille Pissarro, Georges Seurat e altri coinvolti nell’impressionismo e nel postimpressionismo. Allo stesso tempo prese lezioni nello studio di Fernand Cormon. Nell’estate del 1887 dipingeva con colori puri e usando pennellate spezzate che a volte erano puntiniste, e all’inizio del 1888 il suo stile postimpressionista si era definito.

Lasciò il centro urbano di Parigi per la campagna di Arles. Le immagini che creò tra l’88 e l’89, raffiguranti alberi da frutto in fiore, vedute della città e dei dintorni, autoritratti, ritratti di Roulin il postino e di altri amici, interni ed esterni della casa, girasoli e paesaggi, segnarono quel periodo di produzione artistica. A Parigi aveva sperato di formare un gruppo impressionista autonomo, con Gauguin e altri che credeva avessero obiettivi simili a suoi. Affittò e decorò una casa ad Arles con l’intenzione di convincerli a unirsi a lui e fondò una comunità di lavoro chiamata "Lo studio del Sud". Su suo insistente invito, Gauguin arrivò ad Arles nell’ottobre 1888 e per due lavorarono insieme, per quanto pur influenzandosi l’un l’altro, i loro rapporti si deteriorarono rapidamente.

Alla vigilia di Natale del 1888, esausto fisicamente ed emotivamente dai loro dissidi, Van Gogh si tagliò la metà inferiore dell’orecchio sinistro. Alla fine di aprile 1889 entrò volontariamente in manicomio ma continuando a dipingere; trascorse lì un anno ma nonostante la sua salute mentale instabile, fu molto produttivo e completò 150 dipinti e disegni, tra cui Ramo di mandorlo fiorito, 1890. Vincent trascorse gli ultimi mesi della sua vita ad Auvers-sur-Oise, un villaggio di artisti vicino a Parigi, esperienza che equivalse a un’esplosione di attività. Ben presto però subì una ricaduta e morì il 29 luglio del 1890 per una ferita da arma da fuoco autoinflitta accidentalmente. È sepolto insieme al fratello Theo, che morì poco dopo nel 1891, nel cimitero di Auvers-sur-Oise, in Francia.

Vincent van Gogh, Natura morta con Bibbia (1885; olio su tela, 65 x 78 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, Natura morta con Bibbia (1885; olio su tela, 65 x 78 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, Ramo di mandorlo fiorito (1890; olio su tela, 73,5 x 92 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, Ramo di mandorlo fiorito (1890; olio su tela, 73,5 x 92 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, I mangiatori di patate (aprile-maggio 1885; olio su tela, 82 x 114 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, I mangiatori di patate (aprile-maggio 1885; olio su tela, 82 x 114 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, Ritratto di Père Tanguy (1888; olio su tela, 65 x 51 cm; Parigi, Musée Rodin)
Vincent van Gogh, Ritratto di Père Tanguy (1888; olio su tela, 65 x 51 cm; Parigi, Musée Rodin)
Vincent van Gogh, La camera di Vincent ad Arles (ottobre 1888; olio su tela, 72 x 90 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, La camera di Vincent ad Arles (ottobre 1888; olio su tela, 72 x 90 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)

Lo stile e i principali capolavori di Vincent van Gogh

La sua carriera artistica fu breve, durò solo dal 1880 al 1890, crescendo di anno in anno verso una pittura espressiva e gestuale e dai colori simbolici in rilievo, per esprimere emozioni soggettive sulla natura e il paesaggio, intrisi di umanità. L’elemento più importante dello stile di Van Gogh lo espresse egli stesso scrivendo: “i veri pittori non dipingono le cose come sono, le dipingono come sentono che sono”. Vita e opere furono per lui un’unione indissolubile.

Le lettere scritte al fratello Theo e ad altri amici (circa 700 conservatesi fino ai nostri giorni), danno un resoconto dei suoi obiettivi e convinzioni, delle speranze e delusioni e del suo stato fisico e mentale, e costituiscono un record biografico unico. La fama di Van Gogh risale ai primi anni del Novecento e da allora la sua reputazione non ha mai smesso di crescere. La sua immagine di genio in difficoltà e gli elementi drammatici della sua vita, l’instabilità finanziaria, l’automutilazione, l’esaurimento nervoso e il suicidio, hanno alimentato la sua immensa produzione.

Durante i primi quattro anni di lavoro pittorico si limitò quasi interamente al disegno e all’acquarello. Quando nel 1881 si trasferì nella canonica di suo padre a Etten, nei Paesi Bassi, iniziò a lavorare con temi naturali. Van Gogh lavorò duramente e metodicamente, ma presto intuì la difficoltà dell’autoformazione e la necessità di cercare la guida di artisti più esperti, come fece all’Aia nel 1881 con il paesaggista olandese Anton Malve. Estese così le sue conoscenze tecniche e sperimentò la pittura a olio nell’estate del 1882. Nel 1883 l’impulso di stare “solo con la natura” e con i contadini lo portò a Drenthe, una parte isolata dei Paesi Bassi settentrionali frequentata da Malve e altri artisti, dove trascorse tre mesi prima di tornare a casa, che era allora a Nuenen, un altro villaggio del Brabante. Rimase a Nuenen per la maggior parte del 1884 e del 1885 e la sua pittura divenne più audace e sicura. Dipinse tre tipi di soggetti, natura morta, paesaggio e figure, tutti correlati dal loro riferimento alla vita quotidiana dei contadini, alle difficoltà che subivano e alla campagna che coltivavano, ne è un conosciutissimo esempio I mangiatori di patate, 1885.

La sua comprensione delle possibilità della pittura si stava evolvendo rapidamente, e studiando le opere di grandi maestri imparò a ritrarre la freschezza di un’impressione visiva, e a esprimersi con i colori. Il pittore Peter Paul Rubens ispirò la sua improvvisa partenza per Anversa, in Belgio, per riuscire a vederne le opere dal vivo. Fu una rivelazione per Van Gogh la capacità di Rubens di esprimere uno stato d’animo attraverso una combinazione di colori, decisiva nello sviluppo del suo stile successivo. Contemporaneamente, aveva scoperto le stampe Ukiyo-e giapponesi e la pittura impressionista e tutte queste fonti lo influenzarono più che i principi accademici insegnati all’Accademia di Belle Arti di Anversa, dove era iscritto. Il suo rifiuto di seguire i dettami accademici lo portò nel 1886 a Parigi. Lì, ancora preoccupato di migliorare il suo disegno, scoprì quelli che erano gli ultimi sviluppi della pittura francese.

Tra il 1886 e il 1888 emerse un linguaggio personale e uno stile di pennellata postimpressionista, la tavolozza colorata e le tonalità più chiare. All’inizio del 1888 realizzò capolavori come Ritratto di Père Tanguy e Autoritratto davanti al cavalletto, così come alcuni paesaggi della periferia parigina. Quell’anno lasciò Parigi per Arles in quanto desiderava “guardare la natura sotto un cielo più luminoso”. La sua passione era a quel tempo per "un effetto completo di colore" (La camera di Vincent ad Arles, 1888).

Nelle immagini fino al 1889 sembrò rispettare l’aspetto esteriore delle figure dai contorni netti e dei paesaggi, per quanto filtrati dai propri sentimenti. Iniziò a spremere i tubi di pittura a olio direttamente sulla tela, lavorando come raccontava nelle sue lettere, con grande velocità e intensità, determinato a catturare i propri stati d’animo. “Quando qualcuno dice che tale [dipinto] è fatto troppo in fretta”, disse a suo fratello, “puoi rispondere che l’hanno guardato troppo in fretta”. Theo tentava infatti di immettere sul mercato le opere di Vincent. Risale al biennio 1888-89 la serie dei Girasoli, uno delle sue più rappresentative. Dopo l’episodio per cui si tagliò parte di un orecchio, si era autoritratto con l’orecchio bendato e aveva realizzato diverse nature morte e ritratti come quello femminile de La Berceuse.

A metà del 1889, temendo di perdere la sua rinnovata capacità lavorativa dopo l’incidente autoinflitto, chiese di essere temporaneamente rinchiuso nel manicomio di Saint-Rémy-de-Provence per essere sottoposto a cure mediche. Perseguitato da attacchi ricorrenti, alternando stati d’animo di calma e disperazione, lavorò a capolavori come La notte stellata, Giardino del manicomio, a ritratti di medici e a interpretazioni di dipinti di altri artisti come Rembrandt, Delacroix e Millet (Mezzogiorno - Riposo dal lavoro, 1890).

La nota fondamentale di questa fase 1889-1890 fu la paura di perdere il contatto con la realtà, oltre a una certa tristezza. Non avendo scelta di argomenti e rendendosi conto che la sua ispirazione dipendeva dall’osservazione diretta, Van Gogh fu combattuto nel dover lavorare a memoria. A Saint-Rémy attenuò i colori vividi e la sua pittura fu più calma, sviluppando uno stile basato sulla dinamica delle forme e un uso vigoroso della linea. I quadri più importanti realizzati nell’ospedale psichiatrico furono più visionari e malinconici di quelli di Arles (Un campo di grano con cipressi, 1889).

Lo stesso Van Gogh pose fine a questo periodo. Oppresso dalla nostalgia, dipingeva souvenir dell’Olanda, e dalla solitudine, andò a stare a Auvers-sur-Oise. Tornato in una comunità di villaggio come non conosceva dai tempi di Nuenen quattro anni prima, Van Gogh lavorò inizialmente con entusiasmo a soggetti come i campi di grano, la valle del fiume, case di contadini, la chiesa e il municipio che riflettevano il suo sollievo spirituale. Seguì una modifica del suo stile: le forme naturali divennero meno contorte e rese la luce con tonalità più fresche. La sua pennellata divenne più ampia e ancora più espressiva e la sua visione della natura più lirica. Tutto in queste immagini sembra muoversi, vivere. Questa fase fu breve prima della sua ultima opera presunta, Campo di grano con volo di corvi, 1890.

Vincent van Gogh, I Girasoli (1888; olio su tela, 91 x 72 cm; Monaco di Baviera, Neue Pinakothek)
Vincent van Gogh, I Girasoli (1888; olio su tela, 91 x 72 cm; Monaco di Baviera, Neue Pinakothek)
Vincent van Gogh, La Berceuse (1889; olio su tela, 92 x 73 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum)
Vincent van Gogh, La Berceuse (1889; olio su tela, 92 x 73 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum)
Vincent van Gogh, Notte stellata (giugno 1889; olio su tela, 73,7 x 92,1 cm; New York, Museum of Modern Art)
Vincent van Gogh, Notte stellata (giugno 1889; olio su tela, 73,7 x 92,1 cm; New York, Museum of Modern Art)
Vincent van Gogh, Campo di grano con cipressi (settembre 1889; olio su tela, 72 x 91 cm; Londra, National Gallery)
Vincent van Gogh, Campo di grano con cipressi (settembre 1889; olio su tela, 72 x 91 cm; Londra, National Gallery)
Vincent van Gogh, Campo di grano con volo di corvi (1890; olio su tela, 50,3 x 103 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)
Vincent van Gogh, Campo di grano con volo di corvi (1890; olio su tela, 50,3 x 103 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)

Dove vedere le principali opere di Van Gogh

Johanna Bonger, vedova del fratello Theo anch’egli scomparso precocemente, si fece carico dell’eredità di Vincent e attraverso frequenti contatti con galleristi e musei ha contribuito ad accrescere la fama del pittore olandese.

Le numerose opere di Van Gogh sono sparse in tutto il mondo, tra musei e collezioni private da Los Angeles a Tokyo, per quanto la maggior sia riunita nei Paesi Bassi. A partire dal Museo Van Gogh, fondato nel 1973 ad Amsterdam che custodisce 200 dipinti e 750 opere tra acquarelli e disegni, oltre a un cospicuo numero di lettere che l’artista inviò a suo fratello Theo. I mangiatori di patate (1885) La camera di Vincent ad Arlés (1888) così come il Campo di grano con volo di corvi (1890) sono lì esposte.

Il secondo nucleo più importante è conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo, quasi 90 dipinti e oltre 180 disegni tra cui Terrazza del caffè la sera, Place du Forum di Arles (1888).

Altri capolavori sono dal Museo D’Orsay di Parigi alla National Gallery di Londra, oltre che in numerosi musei tedeschi. In Russia a Mosca al Museo Puškin e negli Stati Uniti tra gli altri al Moma - Museum of Modern Art di New York, dove si trova la famosa Notte stellata (1889).

Tra le altre istituzioni mondiali, in Italia oltre alla Galleria d’arte moderna di Milano e la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma i Musei Vaticani conservano la piccola Pietà del 1889.


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