Un gigantesco emoji delle mani in Maremma: è l'intervento di Claire Fontaine


Inaugurato da pochi giorni in Maremma l’intervento del duo Claire Fontaine: s’intitola Left & Right ed è una gigantesca emoji delle due mani.

Un nuovo intervento per Hypermaremma, il festival dell’omonima associazione culturale no profit che dal 2019 promuove i linguaggi dell’arte contemporanea in Maremma. Si tratta del primo appuntamento del programma della sesta edizione di Hypermaremma ed è un intervento, intitolato Left & Right, del duo Claire Fontaine, formato nel 2004 a Parigi da James Thornhille Fulvia Carnevale (dal 2017 i due artisti vivono e lavorano a Palermo: hanno fatto parlare tutta l’Italia all’ultima edizione di Sanremo per la loro opera Pensati libera indossata da Chiara Ferragni). L’opera vuole essere un saluto al vecchio anno e un benvenuto al nuovo in arrivo, ed è stata realizzata da Claire Fontaine a seguito di una ricerca sulle ‘emoticon’ più utilizzate con l’intento di porre l’osservatore di fronte a un’insegna rappresentativa di un nuovo linguaggio dell’umanità, in grado di racchiudere, all’interno di semplici messaggi stilizzati, uno stato d’animo, un’emozione o un’espressione che non necessiti più del mezzo della parola.

Trasporre la storia delle ‘emoticon’ all’interno di una ricerca artistica significa tramutare simboli immediati in parole internazionali, superando così le barriere linguistiche generate dai diversi idiomi e dando vita a una nuova forma espressiva globale. Attraverso la mimica di icone che occupano la sfera visuale e privata di chi quotidianamente si imbatte nel linguaggio del web, in occasione dell’inaugurazione della sesta edizione di Hypermaremma, gli artisti mettono a disposizione del territorio maremmano un messaggio che intende avere un forte impatto interpretativo, collocando l’opera sulla sommità di un colle nei terreni della Fattoria Stendardi, dove giace una struttura architettonica incompleta destinata all’utilizzo rurale. L’opera luminosa vuole così diventare un messaggio ultraterreno sospeso nel vuoto, durante le ore notturne, e un messaggio subliminale che enfatizza i resti dell’intervento dell’uomo sul pianeta, nelle ore diurne, attivando, ancora una volta, un dialogo con la natura insito nella missione del progetto Hypermaremma.

Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli. Su concessione degli artisti e di Hypermaremma
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli. Su concessione degli artisti e di Hypermaremma
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli. Su concessione degli artisti e di Hypermaremma
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli. Su concessione degli artisti e di Hypermaremma
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli
Claire Fontaine, Left & Right (2023). Foto: Daniele Molajoli. Su concessione degli artisti e di Hypermaremma

Per spiegare la sua opera, il duo Claire Fontaine parte da Duchamp: “L’infrasottile è qualcosa che si percepisce appena”, affermano. “Secondo Duchamp è il potenziale dell’oggetto qualsiasi che permette all’artista di trasformarlo in ready-made. L’infraordinario secondo Perec è invece ciò che rende meraviglioso il quotidiano, è il banale, l’opposto dell’eccezionale. Per provarlo Perec raccolse e trascrisse i testi di cartoline comprate al mercato delle pulci. Per quanto singolari e diverse fossero le vacanze di ciascuno, le parole usate per descriverle, nello spazio esiguo del cartoncino, erano praticamente sempre le stesse. Se raccogliessimo oggi i messaggi nei nostri telefoni cellulari avremmo probabilmente un’esperienza molto simile. Le parole sembrano ancora altrettanto inadatte, oggi come allora, a descrivere fedelmente le nostre emozioni in assenza del corpo e della voce. Un po’ per amor di sintesi e un po’ per pudore, preferiamo infatti ricorrere a dei disegni prefabbricati (alla lettera ready-made, pronti all’uso): gli emoji. [...] Il primo set di emoji,176 faccine e oggetti antenati di quelli che usiamo noi oggi, fu invece creato in Giappone nel 1999 da Shigetaka Kurita (dal 2016 è entrato fa parte della collezione del Moma). Nella nostra vita digitale abbiamo ormai imparato ad appropriarci di queste metonimie di emozioni ready-made, uguali per tutti ma singolari per ogni vita, esattamente come abbiamo fatto per il linguaggio verbale. Le parole per dire noi stessi sono identiche per tutti e la ragione per cui le comprendiamo è proprio che appartengono a ciascuno, sono patrimonio comune e oggetto di scambio continuo tra chiunque condivida l’uso di una lingua. La nostra esperienza più semplice e immediata del comune come risorsa vitale si estende ora per la prima volta a dei disegni pronti all’uso: gli emoji sono i nostri geroglifici, pittogrammi per descrivere lo spirituale e il triviale”.

Claire Fontaine trasforma così l’emoji dei palmi delle mani in una scultura luminosa. Left and Right (2023) riproduce infatti le mani alzate in segno di approvazione o di resa. Gesto ambiguo, spesso usato per dire “non si può far meglio” nei commenti digitali, nella vita materiale invece è fatto da chi si sottrae alla discussione, alla lotta o vuole fermare qualcuno. “In tempi di guerre”, concludono gli artisti, “questa forma – tanto familiare sullo schermo del telefono quanto misteriosa nello spazio fisico – ci porta inevitabilmente a interrogarci sulla resa. Se la guerra non è altro che un ciclo di vendette potenzialmente infinito, la resa, lungi dall’essere un atto di vigliaccheria, è il solo modo di fermare la violenza”.


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