Dal 6 ottobre, all’ingresso della Triennale Milano, i visitatori sono accolti da un nuovo protagonista: un ippopotamo monumentale in cartapesta realizzato da Jacopo Allegrucci. L’opera, che resterà visibile fino al 9 novembre, conclude il ciclo espositivo dedicato alla serie La fragilità del futuro, parte integrante della 24ª Esposizione Internazionale Inequalities. Il progetto, inaugurato nei mesi scorsi, ha portato negli spazi della Triennale quattro sculture di grandi dimensioni dedicate ad altrettanti animali a rischio di estinzione, realizzate appositamente da Allegrucci per l’occasione.
L’ippopotamo è la quarta e ultima scultura del ciclo a fare la sua comparsa, dopo l’elefante della Namibia, la balenottera azzurra e la giraffa di Rothschild, opere che hanno occupato progressivamente gli spazi della Triennale nel corso dell’esposizione. Con il suo arrivo, l’ippopotamo prende il posto della giraffa, che a sua volta raggiunge l’elefante nel Giardino della Triennale. È lì che, al termine dell’Esposizione, saranno riunite tutte le sculture della serie, con l’eccezione della balenottera azzurra, distrutta lo scorso luglio in un atto vandalico (qui l’articolo).
Attraverso l’uso della cartapesta, Allegrucci introduce un ulteriore livello di significato. La scelta di un materiale riciclabile e deperibile, spesso associato all’effimero, diventa parte integrante del discorso artistico. La fragilità intrinseca della cartapesta, soggetta a deterioramento nel tempo e all’azione degli agenti atmosferici, crea un parallelo diretto con la condizione precaria delle specie rappresentate. In questo modo, ogni scultura si presenta come un simbolo della vulnerabilità dell’intero equilibrio ecologico del pianeta. La serie inoltre si inserisce pienamente nel tema centrale di Inequalities, la 24ª Esposizione Internazionale della Triennale Milano, che esplora le molteplici forme di disuguaglianza che caratterizzano il presente. Le opere di Allegrucci invitano a riflettere anche sulle disuguaglianze ecologiche, mettendo in evidenza come la relazione tra umanità e ambiente sia segnata da profonde asimmetrie. Alcune specie vengono decimate dalle attività umane, altre subiscono la distruzione dei loro habitat, mentre gli effetti dei cambiamenti climatici alterano interi ecosistemi in modi irreversibili. Attraverso le sue sculture monumentali, Allegrucci pone dunque l’accento sulla responsabilità collettiva e sull’urgenza di ripensare il rapporto con il mondo naturale.
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