Addio a Luisa Laureati, gallerista e anima della scena artistica romana del secondo Novecento


Si è spenta a 86 anni Luisa Laureati, storica fondatrice della Galleria dell’Oca. Figura chiave dell’arte a Roma dagli anni Sessanta, ha contribuito a definire una stagione intellettuale irripetibile. Insieme a Giuliano Briganti, che sposò nel 1973, formò una delle coppie più influenti della cultura artistica italiana di fine Novecento.

Luisa Laureati, storica gallerista, intellettuale e figura centrale nella scena artistica romana della seconda metà del Novecento, si è spenta nella notte tra il 3 e il 4 agosto all’età di 86 anni, nella sua abitazione nel quartiere del Ghetto a Roma. A confermare la notizia all’Adnkronos è stata la famiglia. Con la sua scomparsa si chiude un capitolo della cultura artistica italiana, legato alla fondazione della Galleria dell’Oca e al suo ruolo nel rendere Roma un crocevia fondamentale per le avanguardie artistiche, la letteratura e il pensiero critico.

Nata nel 1939 a Dire Daua, in Etiopia (dove il padre, Lando Laureati, commissario di polizia e appassionato frequentatore di ambienti culturali, era stato trasferito), Luisa Laureati, tornata in Italia da bambina, crebbe in un contesto familiare che la mise fin da subito a contatto con il mondo dell’arte. Il padre, infatti, era stato amico e compagno di studi di figure come Nino Franchina, Renato Guttuso e Pietro Zampetti. Una volta stabilitosi a Roma, frequentò gli studi di artisti come Corrado Cagli e Alberto Burri, in compagnia della figlia Luisa, che, ancora giovanissima, fu introdotta negli ambienti artistici della capitale. Da bambina frequentava lo studio di Cagli e fu vicina a personalità come Stravinsky, Visconti, Afro, Matta ed Emilio Villa. Già a undici anni rimase profondamente colpita dalla mostra di Giuseppe Capogrossi presso la galleria Il Secolo, un’esperienza che lasciò un segno indelebile. Questa precoce esposizione all’arte fu preludio a un percorso personale e professionale che l’avrebbe portata, negli anni, a diventare uno dei punti di riferimento più importanti per il sistema artistico romano.

Dopo aver lavorato tra il 1959 e il 1960 all’ottava edizione della Quadriennale di Roma, Luisa venne introdotta da Maria Laura Drudi Gambillo a Bruno Sargentini, che la assunse come segretaria nella galleria L’Attico. In quel contesto, tra il 1960 e il 1962, ebbe modo di assistere a esposizioni importanti e di stringere rapporti duraturi con artisti del calibro di Victor Brauner e Leoncillo. Brauner, in particolare, prima di lasciare Roma le regalò un’opera con dedica personale. Nello stesso periodo, Luisa conobbe Franco Angeli, artista con il quale visse tra il 1960 e il 1963 e al quale rimase legata fino alla fine degli anni Ottanta. In quegli anni Roma era attraversata da un’intensa vitalità culturale. Luisa e Angeli abitavano a Passeggiata di Ripetta, dove erano vicini di casa di Mario Schifano e della coppia Ileana e Michael Sonnabend. Si trattava di un microcosmo effervescente in cui arte, vita quotidiana e impegno politico si mescolavano costantemente.

Luisa Laureati. Foto: Claudio Tajoli
Luisa Laureati. Foto: Claudio Tajoli

Tra il 1962 e il 1964 lavorò per la Knoll International, impresa americana di design d’interni, esperienza che sarebbe risultata determinante per la nascita della libreria dell’Oca. Con l’amica Lilia Meluzzi Leoni, e ispirate a un modello newyorkese di libreria-caffetteria, Luisa fondò nel 1964 un nuovo spazio culturale in via dell’Oca 41, in un ex negozio di toelettatura per cani. Con l’aiuto dell’architetto Gianni Folchitto, trasformò lo spazio in una libreria specializzata in design, arte e architettura, con un angolo gelateria e caffè.

Il successo arrivò presto, anche grazie alla posizione strategica, a due passi da Piazza del Popolo. La libreria divenne un luogo d’incontro per alcuni tra i maggiori intellettuali dell’epoca: Alberto Moravia, Elsa Morante, Ennio Flaiano, Pier Paolo Pasolini, Elio Petri, Goffredo Parise, Giuseppe Ungaretti, Fortebraccio. La sua vocazione si espanse rapidamente, andando oltre il libro e trasformandosi in un vero centro di aggregazione culturale. Nel 1965, l’incontro fortuito con Rosellina Archinto, editrice milanese di respiro internazionale, diede ulteriore impulso alla libreria. Insieme organizzarono eventi e presentazioni, come quella celebre del libro illustrato di Leo Lionni, Piccolo blu e piccolo giallo, accompagnata da gelati blu e gialli. Nel 1967, la libreria divenne la Galleria dell’Oca, luogo espositivo d’avanguardia che avrebbe segnato in modo duraturo la scena artistica romana.

La galleria ospitò mostre dedicate ad artisti come Jannis Kounellis, Carol Rama, Sebastian Matta, Giulio Paolini, Gastone Novelli, Eliseo Mattiacci, e fu sede di esposizioni storiche con opere di Giorgio Morandi, Renato Guttuso e Filippo De Pisis. La Galleria dell’Oca non fu solo uno spazio espositivo, ma un laboratorio permanente di riflessione estetica e intellettuale, animato da un’intensa vita culturale.

Nei primi anni Settanta, Luisa condivise la gestione della galleria con collaboratrici come Mara Masciarelli e, per un breve periodo, Rosanna Silva. La galleria fu anche teatro di sperimentazioni, con l’introduzione di oggetti d’arte e design, stoffe d’epoca trasformate in abiti, e creazioni artistiche ibride. La contaminazione tra arti visive, moda e cultura materiale fu una delle cifre stilistiche di quegli anni.

Nel 1973 sposò lo storico dell’arte Giuliano Briganti, con cui formò una delle coppie più influenti della cultura artistica italiana. Insieme, unirono ricerca, passione e divulgazione, contribuendo a definire un’idea di cultura capace di coniugare tradizione e sperimentazione. Le rispettive attività – Briganti con gli studi sull’arte antica e moderna, Laureati con la promozione delle avanguardie – formarono un equilibrio raro tra rigore e intuizione.

La Galleria dell’Oca proseguì la sua attività fino al 1997, quando chiuse i battenti. Ma il suo lascito culturale è rimasto, come testimonianza di una stagione irripetibile in cui Roma era al centro di un fermento artistico internazionale. In quegli spazi si intrecciavano storie, idee, poetiche che ancora oggi segnano la memoria culturale della città.

Luisa Laureati ha saputo attraversare le trasformazioni del mondo dell’arte con uno sguardo curioso, critico e mai retorico. Il suo approccio non fu mai puramente commerciale o celebrativo: cercava il dialogo, la ricerca, la tensione creativa. Le sue scelte espositive riflettevano una profonda sensibilità per le dinamiche artistiche contemporanee, e una straordinaria capacità di riconoscere i talenti emergenti. La sua scomparsa rappresenta la perdita di una testimone e protagonista di un’epoca in cui l’arte e la cultura vivevano nella quotidianità dei luoghi, prima che diventassero prodotti da consumo o fenomeni di massa. Con Luisa Laureati si chiude dunque una pagina importante della storia culturale italiana.


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