Si è spenta stanotte, all’età di 91 anni, la cantante Ornella Vanoni, una delle figure più longeve e riconoscibili della musica italiana. Nata a Milano nel 1934, si era formata al Piccolo Teatro, sotto la direzione di Giorgio Strehler, in un contesto in cui disciplina, rigore e attenzione alla parola costituivano le basi del lavoro quotidiano. Vanoni entra nella scuola di recitazione con l’intenzione di dedicarsi al teatro, ma è proprio Strehler a orientarla verso il canto, intuendone il potenziale espressivo. Questo passaggio, apparentemente laterale, diventa il punto di avvio di una carriera che si svilupperà fuori dagli schemi tradizionali della canzone popolare italiana.
È negli anni Sessanta che l’interprete conquista l’attenzione pubblica attraverso la cosiddetta “canzone della mala”, repertorio composto da ballate legate alla vita delle periferie milanesi, a figure marginali e storie di microcriminalità. Vanoni le affronta con un impianto vocale sobrio, quasi distaccato, molto distante dalla retorica melodrammatica allora prevalente. Questo registro, modellato dalla scuola teatrale, le permette di distinguersi immediatamente e di definire un’identità artistica netta. Le canzoni della mala, arrangiate con essenzialità, mettono in luce la precisione della dizione, il controllo dei volumi, la capacità di creare un clima narrativo senza ricorrere a eccessi espressivi.
La fase successiva coincide con l’ampliamento del repertorio e con l’ingresso nella canzone d’autore. Determinante è l’incontro con Gino Paoli, con cui nasce un legame personale e professionale destinato a lasciare tracce profonde nella produzione dell’epoca. Paoli compone per lei canzoni che valorizzano il suo modo di interpretare, affidato più a sfumature sottili che a soluzioni vocali spettacolari. Le collaborazioni di quegli anni la inseriscono nel circuito di musicisti e arrangiatori che stanno ridefinendo la canzone italiana all’insegna della cura dei testi e della ricerca armonica, ampliando così il ventaglio delle sue possibilità espressive.
Nel corso degli anni Settanta Vanoni consolida la propria posizione attraverso una serie di album che riflettono una progressiva apertura verso sonorità più moderne. Collabora con arrangiatori come Sergio Bardotti e lavora con musicisti provenienti dall’area jazz, sperimentando forme che le permettono di interpretare brani anche molto diversi tra loro senza smarrire la propria identità. In questo decennio l’artista definisce un’immagine pubblica sobria e controllata: una presenza scenica essenziale, lontana dalla costruzione di personaggi o figure spettacolari, che si affida a gesti minimi e a un uso calibrato della voce.
Parallelamente si apre alla televisione e al cinema, spesso in ruoli brevi ma mirati, che contribuiscono a farne un volto familiare senza trasformarla in una presenza costante del piccolo schermo. Le partecipazioni al Festival di Sanremo, distribuite lungo più generazioni, segnano tappe importanti della sua carriera. Pur non essendo un’artista da podio, Vanoni utilizza il palco sanremese come spazio di continuità col pubblico, scegliendo brani che rispecchiano il suo percorso anziché inseguire le tendenze del momento. Questa coerenza diventa nel tempo uno degli elementi distintivi del suo profilo artistico.
Gli anni Ottanta e Novanta sono caratterizzati da un’attività costante ma meno esposta mediaticamente rispetto ai decenni precedenti. Vanoni pubblica album, partecipa a tournée, collabora con nuovi autori e si confronta con linguaggi musicali in trasformazione. Mentre il mercato discografico si orienta verso modelli di consumo più rapidi e la televisione modifica profondamente la figura del cantante popolare, lei continua a praticare un approccio basato sull’interpretazione, conservando un equilibrio tra tradizione e aggiornamento. In questo periodo si intensifica anche il rapporto con un pubblico trasversale, composto sia da ascoltatori storici sia da nuove generazioni attratte dalla sua presenza sobria e dal suo repertorio consolidato.
Con l’arrivo degli anni Duemila Vanoni riorganizza la propria immagine pubblica. Alle attività sul palco si affianca una partecipazione più regolare ai programmi televisivi, spesso caratterizzata da un tono diretto e da un’ironia che diventa parte integrante del suo racconto personale. Questa spontaneità contribuisce a umanizzare ulteriormente la figura dell’artista e a inserirla in un panorama mediatico che tende a privilegiare l’autenticità rispetto alla costruzione di ruoli formali. Allo stesso tempo prosegue la produzione discografica, con album che alternano nuove canzoni, reinterpretazioni e progetti speciali.
La lunga durata della sua carriera, sviluppata attraverso più di sei decenni, non si è fondata su reinvenzioni radicali ma su una capacità di adattamento progressivo. Vanoni ha attraversato epoche, cambiamenti di gusto e mutamenti tecnologici mantenendo una coerenza di fondo che riguardava soprattutto il rapporto con la parola e con il pubblico. La sua figura, in questo senso, rappresenta un caso particolarmente significativo nella storia della canzone italiana: non un modello di trasformazione continua, ma un esempio di stabilità interpretativa.
Oggi Ornella Vanoni viene riconosciuta come una delle interpreti storiche della musica italiana. Il suo percorso, segnato da una presenza costante ma mai invasiva, ha contribuito a definire un’idea di canzone in cui la voce non è soltanto strumento musicale, ma veicolo narrativo. La sua longevità artistica, sostenuta da un repertorio ampio e da una personalità pubblica equilibrata, la colloca tra le figure che hanno accompagnato l’evoluzione della cultura popolare italiana senza cedere alle logiche effimere del mercato. Un ruolo consolidato nel tempo, costruito attraverso una continuità che resta la cifra più riconoscibile della sua storia professionale.
“Con la scomparsa di Ornella Vanoni”, ha detto il ministro della cultura Alessandro Giuli. “l’Italia perde una delle sue artiste più originali e raffinate. Con la sua voce unica, e una capacità interpretativa senza eguali, ha scritto pagine importanti nella storia della canzone, del teatro e dello spettacolo italiano. A nome mio personale e del Ministero della Cultura esprimo cordoglio e vicinanza ai familiari”.
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