Al presidente degli Stati Uniti Donald Trump non bastava aver firmato, lo scorso marzo, un ordine esecutivo che dava mandato al vicepresidente JD Vance di garantire che i programmi dello Smithsonian, il più grande complesso museale degli USA, non siano “divisi” e riflettano presunti “valori tradizionali”. Adesso, Trump vuole anche mettere sotto controllo ciò che viene fatto al museo. Una decisione che l’amministrazione Trump ha comunicato lo scorso 12 agosto al segretario dello Smithsonian, Lonnie G. Bunch, con una lettera che è stata pubblicata sul sito della Casa Bianca. La missiva porta le firme di tre assistenti di Trump (Lindsey Halligan, Vince Haleyr e Russell Vought) e comunica al museo l’intenzione di condurre una “revisione interna completa di alcuni musei e mostre dello Smithsonian” proprio sulla base dell’ordine esecutivo firmato a marzo. “Questa iniziativa”, si legge nella lettera, “mira a garantire l’allineamento con la direttiva del Presidente di celebrare l’eccezionalismo americano, rimuovere narrazioni divisive o di parte e ripristinare la fiducia nelle nostre istituzioni culturali condivise”. L’obiettivo, cerca di assicurare l’amministrazione, “non è quello di interferire con le attività quotidiane dei curatori o del personale, ma piuttosto di sostenere una visione più ampia di eccellenza che metta in luce rappresentazioni storicamente accurate, edificanti e inclusive del patrimonio culturale americano”.
La revisione, fanno sapere i tre assistenti di Trump si concentrerà su diverse aree chiave. Il controllo verrà esercitato, intanto sui contenuti rivolti al pubblico. Come? Con una “revisione dei testi delle mostre, della didattica murale, dei siti web, dei materiali didattici e dei contenuti dei social media e digitali per valutare il tono, il contesto storico e l’allineamento con gli ideali americani”. Poi, sul processo curatoriale, attraverso “una serie di interviste con curatori e personale senior per comprendere meglio il processo di selezione, i flussi di lavoro di approvazione delle mostre e tutti i contesti di lavoro che attualmente guidano i contenuti delle mostre”. Controllo anche sulla pianificazione delle mostre e sugli usi della collezione, attraversi una “valutazione di come i materiali e le collezioni esistenti vengono utilizzati o potrebbero essere utilizzati per evidenziare i risultati e i progressi americani, compresa la possibilità per lo Smithsonian di utilizzare meglio determinati materiali digitalizzandoli o trasmettendoli ad altre istituzioni”. Infine, ci sarà una revisione degli standard narrativi mediante “sviluppo di linee guida curatoriali coerenti che riflettano la missione originaria dello Smithsonian”.
Inizialmente, la revisione si concentrerà su otto musei che fanno parte dello Smithsonian: il National Museum of American History, il National Museum of Natural History, il National Museum of African American History and Culture, il National Museum of the American Indian, il National Air and Space Museum, lo Smithsonian American Art Museum, la National Portrait Gallery e l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden. Ognuno di questi musei dovrà nominare un referente e fornire all’amministrazione diversi materiali: la programmazione per il 250° anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America; progetti espositivi, bozze di concept e bozze di eventi relativi ad “America 250”; materiali di supporto quali opere d’arte proposte, pannelli descrittivi, cataloghi di mostre, temi di eventi ed elenchi di relatori ed eventi invitati; contenuti delle attuali esposizioni; catalogo e programmi di tutte le mostre in corso, compresi i budget; file digitali di tutti i materiali didattici di sala, dei pannelli e delle etichette delle gallerie attualmente esposti.; indice completo delle mostre in programma (2026-2029); proposte, calendari previsti e budget preliminari per le prossime mostre dei prossimi tre anni; manuali per curatori e personale, descrizioni delle mansioni e organigrammi; documentazione che delinea la catena di comando per l’approvazione, la programmazione e la revisione dei contenuti delle mostre; comunicazioni interne o promemoria relativi ai processi di selezione e approvazione di mostre o opere d’arte; accesso all’inventario di tutti i beni permanenti; guide per gli insegnanti, risorse per gli studenti e contenuti didattici supplementari collegati alle mostre in corso; URL e descrizioni dei siti web ufficiali dei musei e dei micrositi relativi alle mostre.
I musei dovranno anche fornire gli elenchi delle collaborazioni attive con collaboratori esterni, tra cui artisti, storici, organizzazioni non profit e di difesa dei diritti, nonché copie delle domande di sovvenzione e degli accordi di finanziamento relativi a mostre passate o in corso, in particolare quelle che incidono sul contenuto o sulla presentazione. L’amministrazione Trump vuole anche gli elenchi degli artisti esposti nelle sale dei musei che hanno ricevuto una sovvenzione dello Smithsonian, oltre ai sondaggi con relativi risultati.
Ogni museo è tenuto a inviare una parte dei materiali richiesti nel giro di 30 giorni, periodo durante il quale l’amministrazione comincerà anche visite in loco con sopralluoghi alle mostre in corso per documentare i temi, l’esperienza dei visitatori e i messaggi visivi. Poi, entro 75 giorni, ai musei verrà chiesto di inviare la restante documentazione richiesta, tra cui materiale promozionale, dati sulle sovvenzioni, materiali didattici e contenuti delle visite guidate. Sempre durante questo periodo, l’amministrazione comincerà a programmare e condurre interviste volontarie con curatori e personale senior. Infine, entro 120 giorni, si legge nella lettera “i musei dovrebbero iniziare ad apportare correzioni ai contenuti laddove necessario, sostituendo il linguaggio divisivo o ideologico con descrizioni unificanti, storicamente accurate e costruttive su cartelli, pannelli didattici murali, display digitali e altri materiali rivolti al pubblico”. L’obiettivo è di terminare il lavoro nel 2026.
Secondo i tre assistenti di Trump, questo processo dovrebbe essere “un’opportunità collaborativa e lungimirante, che consente al personale del museo di abbracciare una visione curatoriale rinnovata, radicata nella forza, nell’ampiezza e nei successi della storia americana. Concentrandoci sull’americanismo – le persone, i principi e il progresso che definiscono la nostra nazione – possiamo lavorare insieme per rinnovare il ruolo dello Smithsonian come principale istituzione museale al mondo”.
Naturalmente negli USA stanno già fioccando le critiche per questa invasione dell’amministrazione in campo culturale, che rischia seriamente di minare l’autonomia scientifica del più grande complesso museale del paese, ridurre la libertà curatoriale e il pluralismo culturale. Uno dei primi commenti è stato quello di Jonathan Lemire, giornalista politico d’esperienza, molto seguito negli Stati Uniti, che ha parlato di una china “pessima e molto, molto pericolosa”. Non è possibile, ha detto durante il suo programma alla MSNBC, “che riscrivere la storia per adattarla alla visione di un presidente faccia bene alla salute di una nazione o alla sua democrazia. Puoi essere patriottico, puoi amare il tuo paese, l’anno prossimo festeggeremo il 250° anniversario e certamente il presidente Trump e il suo team si stanno già preparando a celebrarlo. In parte è positivo, ma per onorare la storia di una nazione, bisogna essere onesti al riguardo. E ripulirla, sterilizzarla, imbiancarla, non essere onesti al riguardo – non va bene
Per inviare il commento devi
accedere
o
registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo
l’accesso.