Da Boris Johnson un secco “no” alla restituzione dei marmi del Partenone alla Grecia


Intervistato dal quotidiano greco Ta Nea, il premier UK Boris Johnson ha detto che il suo paese non restituirà i marmi del Partenone alla Grecia. Ma il ministero greco della cultura è pronto a dimostrare che l'acquisizione inglese fu illegale.

I marmi del Partenone conservati al British Museum rimarranno a Londra: è questa la posizione ufficiale del premier britannico Boris Johnson, intervistato lo scorso 12 marzo dal quotidiano greco Ta Nea in relazione all’eventualità di una restituzione dei marmi alla Grecia. Le decorazioni del Partenone, note anche come marmi Elgin dal nome di Thomas Bruce, conte di Elgin, che nel 1811 ottenne il permesso di asportarle per condurle in Inghilterra (dove nel 1816 furono acquistate dal governo britannico e trasportate nel museo di Londra), sono oggetto di una lunga contesa tra Regno Unito e Grecia, con Atene che spera di riportarle in patria in tempo per le celebrazioni del duecentenario dell’indipendenza greca, che cominceranno nel 2022.

“Capisco i sentimenti del popolo greco”, ha dichiarato Johnson nell’intervista, “ma il governo del Regno Unito ha da tempo una posizione salda su queste sculture, che furono acquisite legalmente da lord Elgin nel quadro delle leggi del tempo e sono dunque legittima proprietà del British Museum fin dalla loro acquisizione”. Il punto su cui tuttavia insiste chi preme per il ritorno dei marmi in Grecia è il fatto che all’epoca il paese non era indipendente, ma era tenuto sotto il giogo dell’Impero ottomano (la Grecia era una provincia dell’impero), e di conseguenza la partenza dei marmi avvenne senza che i turchi si curassero del parere e dei sentimenti dei greci nei riguardi delle sculture. La Grecia sostiene inoltre che l’acquisizione dei marmi da parte di lord Elgin sia oltretutto avvenuta illegalmente.

La ministra greca della cultura, Lina Mendoni, il 13 marzo ha subito replicato alle parole di Johnson con una nota ufficiale, citando nuovi dati che, a suo avviso, dimostrerebbero che i marmi sarebbero stati acquisiti in modo non legale. “Dopo aver attentamente esaminato le dichiarazioni del primo ministro britannico Boris Johnson”, dichiara Mendoni, “risulta evidente che non sia stato informato in maniera appropriata dai servizi culturali del suo paese in merito ai nuovi dati storici che riguardano l’occupazione della Grecia da parte degli ottomani, i quali dimostrano che non ci fu mai un’acquisizione legittima delle sculture del Partenone da parte di Lord Elgin e che, di conseguenza, il British Museum non ha mai acquisito le sculture secondo vie legittime. Il Ministero della Cultura e dello Sport può fornire le necessarie prove documentarie per informare il popolo britannico che il British Museum possiede le sculture illegalmente. Per la Grecia, il British Museum non detiene la proprietà legale delle sculture. Il Partenone, simbolo dell’Unesco e della civiltà occidentale, riflette valori universali. Siamo obbligati a lavorare in questa direzione”.

Sulla vicenda è intervenuto a stretto giro anche il vice-presidente della Commissione Europea, il greco Margaritis Schinas, che con un tweet ha affermato che “i marmi appartengono al Partenone. In questi tempi difficili, il patrimonio culturale universale dovrebbe elevare l’umanità, non dividerla”.

I marmi in possesso del British Museum sono un insieme d’importanti sculture che, nel complesso, raggiungono circa 80 metri di lunghezza (la metà dei fregi scolpiti nel V secolo avanti Cristo per decorare il grande tempio dell’Acropoli di Atene). Lord Elgin, che fu ambasciatore britannico a Costantinopoli tra il 1799 e il 1803, sostenne sempre di aver asportato i marmi del Partenone sulla base dell’autorizzazione delle autorità turche, ma la Grecia contesta questa versione dei fatti. Peraltro, durante il trasporto dalla Grecia all’Inghilterra, i marmi subirono anche diversi danni, e già all’epoca l’operazione suscitò clamore (tanto che George Byron si schierò nettamente a favore della Grecia). La richiesta di restituzione dei marmi da parte delle autorità greche è di lunghissima data: le prime richieste partirono nel 1832, appena terminò la guerra d’indipendenza che vide la Grecia vittoriosa sull’Impero ottomano. Ma il British Museum si è sempre rifiutato di prendere in considerazione le ragioni della Grecia. Uno degli ultimi e più importanti episodi della querelle risale al settembre del 2019, quando il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, aveva chiesto al Regno Unito di concedere i marmi almeno in prestito per le celebrazioni del duecentenario dell’indipendenza: in cambio, Atene avrebbe concesso alcune opere antiche che non si sono mai mosse dalla Grecia. La risposta di Londra fu anche in quel caso molto secca: il prestito sarebbe avvenuto a condizione che la Grecia avesse riconosciuto la proprietà britannica dei marmi. E pensare che, secondo un sondaggio YouGov del 2018, il 56% dei britannici si è dichiarato favorevole al ritorno dei marmi del Partenone nel loro paese d’origine.

Nella foto: le sculture del frontone del Partenone, lato est, conservate al British Museum. Ph. Credit Andrew Dunn

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Da Boris Johnson un secco “no” alla restituzione dei marmi del Partenone alla Grecia


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