Carrara, una nuova crepa attraversa la storia del Castello di Moneta. Dalla collina che domina la città arriva infatti un altro segnale di allarme: stanno infatti cedendo le mura della chiesa del borgo di Moneta, poco sotto l’antico fortilizio. A darne notizia è un articolo della giornalista Giovanna Mezzana pubblicato sul quotidiano Il Tirreno lo scorso 27 agosto. Quello del Castello di Moneta è, purtroppo, un destino che si consuma sotto gli occhi di chi, da mesi, denuncia il rischio di perdere per sempre un pezzo fondamentale della storia della città. La frana del 18 aprile, che ha divorato sedici metri della cinta muraria quattrocentesca, è rimasta al momento senza soluzione: terra e sassi continuano a bloccare la strada comunale, tagliando il collegamento fra via di Moneta e via Forestale.
Un paesaggio sospeso, dove la natura e l’abbandono si intrecciano. Il Castello, attestato già nel 1045 e ricostruito dai genovesi Campofregoso nel XV secolo, oggi, dice Mezzana, “è sull’orlo di un precipizio”. L’appello della Pro Loco “Salviamo il Castello di Moneta”, che da tempo segnala la gravità della situazione, resta a oggi inascoltato.
L’attesa di un intervento è infatti bloccata dallo stallo tra i proprietari del terreno interessato dalla frana e di parte del borgo di Moneta e il Comune che è invece proprietario del castello. Le associazioni auspicano da tempo, ancor prima della frana dello scorso aprile, il raggiungimento di un’intesa tra pubblico e privato che però tarda ad arrivare. E adesso, secondo Mezzana, dato il contenzioso in essere, probabilmente sarà solo un tribunale che potrà dirimere la questione.
Il castello però non può aspettare i tempi della giustizia, e l’incertezza accresce i timori dei residenti. Il Movimento 5 Stelle di Carrara, già a giugno, aveva denunciato l’inerzia dell’amministrazione: “Nonostante la gravità del danno e il pericolo evidente, il Castello giace ancora in uno stato di abbandono e il silenzio dell’amministrazione comunale solleva crescenti preoccupazioni”, dichiarava Giovanni Montesarchio, ingegnere civile, ex consigliere comunale pentastellato. “I blocchi di pietra precipitati e le lesioni alla struttura non sono solo un danno estetico, ma rappresentano una minaccia concreta per la sicurezza della frazione di Fossola e un oltraggio al patrimonio storico-culturale. Si penserebbe che di fronte a un bene di tale importanza la reazione delle istituzioni sarebbe rapida, ma due mesi sono trascorsi senza un singolo passo concreto verso la messa in sicurezza o un piano di recupero. I cittadini osservano con sconforto il degrado. Non solo non si registrano lavori di ripristino, ma preoccupa la totale assenza di comunicazioni chiare da parte del Comune. Non si hanno più notizie di sopralluoghi o studi di fattibilità. Tutto tace. Quali sono le reali intenzioni dell’amministrazione comunale riguardo al Castello di Moneta? Questo gioiello della nostra storia è destinato a essere lasciato in balia degli eventi fino a un inesorabile sgretolamento? La mancanza di prospettive chiare su un bene di tale rilevanza è inaccettabile.
I nuovi timori adesso riguardano l’antica chiesa che si trova sotto la torre del Castello. Le rovine, che sono invase dall’edera, stanno iniziando a mostrare segnali di cedimento. I detriti cominciano già a scivolare nel vigneto sottostante, mettendo a rischio i filari, ma il pericolo più grave è che possano franare sulla strada comunale, unico passaggio verso Moneta, o addirittura a valle, dove sorgono altre abitazioni. Senza contare, poi, che mettono a rischio la tenuta stessa del monumento. Per questo i fratelli Ratti, i proprietari della parte privata, hanno chiesto un incontro alla sindaca Serena Arrighi, preoccupati che il deterioramento possa trasformarsi in emergenza.
C’è poi il forte interessamento delle associazioni locali, che insistono da anni sulla necessità di un’azione condivisa. Italia Nostra Apuo-lunense e la Pro Loco “Salviamo il Castello di Moneta” hanno convocato, il 24 luglio scorso, una tavola rotonda a Palazzo Binelli, coinvolgendo Comune e Soprintendenza. L’obiettivo è passare dalle interlocuzioni a un piano concreto, per salvare un borgo che per secoli ha avuto un ruolo privilegiato nel sistema dei villaggi carraresi, con propri statuti e consoli. Non è più tempo di rinvii: senza interventi, rischiamo di perdere un frammento irrinunciabile della storia di Carrara.
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