Germania, salta mostra di Marisa Merz: disaccordo sulla definizione di antisemitismo


Germania, non si farà la mostra dedicata all’artista dell’Arte Povera, Marisa Merz: la Fondazione Merz rinuncia al progetto espositivo dopo il mancato accordo della Fondazione sulla definizione di antisemitismo prevista dal Codice di Condotta del Fridericianum di Kassel, il museo che avrebbe ospitato la rassegna.

In Germania salta la mostra di Marisa Merz (Maria Luisa Truccato; Torino, 1926 – 2019), esponente di spicco dell’Arte Povera, che era in programma questo autunno al Fridericianum di Kassel, una delle sedi espositive più importanti del paese, “casa” di Documenta. Il motivo? Un disaccordo tra l’organizzazione e il museo sulla definizione di “antisemitismo”. A rivelarlo è Beatrice Merz, figlia di Marisa e di suo marito Mario Merz nonché presidente della Fondazione Merz di Torino, che ha spiegato le ragioni della mancata realizzazione della mostra alla rivista tedesca Monopol in un’intervista.

In particolare, il Codice di Condotta di Documenta e del Fridericianum di Kassel, introdotto di recente a seguito delle polemiche divampate attorno all’ultima edizione di Documenta, travolta dalle accuse di antisemitismo, fa riferimento alla definizione di “antisemitismo” formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che recita: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei, che può essere espressa come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono rivolte verso individui ebrei o non ebrei e/o le loro proprietà, verso le istituzioni della comunità ebraica e le strutture religiose”. Questa definizione, tuttavia, è stata ed è tuttora dedicata perché si presta a classificare come antisemite anche le proteste contro le azioni del governo israeliano.

Il Fridericianum di Kassel. Foto: A. Savin
Il Fridericianum di Kassel. Foto: A. Savin

“Collaborare con il Museum Fridericianum avrebbe significato accettare il Codice di Condotta del museo, che utilizza la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), una definizione che non condivido completamente”, ha detto Beatrice Merz. “A mio avviso, sarebbe stato più appropriato utilizzare la Dichiarazione di Gerusalemme sull’Antisemitismo (JDA). Per questo motivo, come Presidente della Fondazione Merz, ho ritenuto giusto annullare il progetto espositivo. Sono convinto che l’arte non debba avere confini e, soprattutto, debba essere libera da pregiudizi”. Per la JDA, la definizione è la seguente: “L’antisemitismo è discriminazione, pregiudizio, ostilità o violenza contro gli ebrei in quanto ebrei (o contro le istituzioni ebraiche in quanto ebraiche)”.

Il museo ha confermato la versione: “I colloqui con la Fondazione Merz”, ha dichiarato Andreas Hoffmann, amministratore delegato dell’ente che gestisce il museo, “hanno rivelato che la cornice prevista per la mostra con opere di Marisa Merz non era del tutto compatibile. Rispettiamo la decisione della Fondazione Merz di non proseguire con la mostra”. Hoffmann ha anche sottolineato che il Codice di Condotta è vincolante per i dipendenti dell’organizzazione, ma non per i soggetti esterni: secondo il presidente, infatti, “la libertà artistica si applica senza restrizioni al lavoro curatoriale. Documenta gGmbH garantisce la libertà artistica nel quadro delle leggi applicabili in Germania. Qualora Documenta ritenga che espressioni artistiche siano incompatibili con i principi stabiliti nel presente Codice di Condotta, si riserva il diritto di commentare la propria posizione e, se necessario, di spiegarla nel contesto visivo immediato delle opere esposte”.


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