È stato firmato a Roma il 25 luglio 2025 un accordo di collaborazione tra l’Italia e ICCROM (Centro Internazionale di Studi per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali) per l’avvio di un programma triennale da sei milioni di euro, dedicato alla formazione di una nuova generazione di artigiani africani nel campo della tutela del patrimonio culturale. A sottoscrivere l’intesa, nella sede dell’organizzazione internazionale, sono stati la Direttrice Generale di ICCROM, Aruna Francesca Maria Gujral, e il Vice Ministro italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli.
Il progetto, sostenuto finanziariamente dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, si articolerà in quattro Paesi del continente africano: Côte d’Ivoire, Egitto, Kenya e Tunisia. L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere competenze e conoscenze nel campo della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, con una ricaduta anche in termini di opportunità socio-economiche per le comunità coinvolte.
“Abbiamo visto come il patrimonio culturale, quando affidato alle comunità, possa promuovere la coesione sociale, l’identità e il dialogo, soprattutto tra i giovani”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’ICCROM. “Questa iniziativa si basa sulla nostra visione secondo cui la promozione del capitale umano, radicato nel patrimonio culturale e nelle tradizioni locali, sia un investimento strategico a lungo termine. Oggi stringiamo una solida alleanza: la leadership italiana nella conservazione, l’eccellenza della Fabbrica di San Pietro e l’esperienza globale dell’ICCROM si uniscono per dare forma a opportunità concrete e a una crescita socioeconomica che porti a un cambiamento trasformativo”.
“Investire nella formazione artigianale e nella conservazione del patrimonio culturale significa promuovere uno sviluppo sostenibile e creare opportunità concrete per i giovani”, ha dichiarato il Vice Ministro Cirielli.
Il programma coinvolgerà inizialmente 540 giovani artigiani, che saranno formati attraverso un modello didattico di tipo formazione dei formatori. Questa struttura prevede la trasmissione delle competenze acquisite da parte dei partecipanti ad altri futuri professionisti, in modo da generare un effetto moltiplicatore e favorire l’ampliamento delle pratiche di restauro e conservazione in altri contesti locali. L’intento è contribuire alla professionalizzazione e alla formalizzazione delle attività artigianali, valorizzando la conoscenza tecnica e culturale già presente nei territori. L’iniziativa sarà realizzata in stretta collaborazione con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano, che metterà a disposizione la propria esperienza plurisecolare nel campo della conservazione. Alla cerimonia di firma ha preso parte anche il cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fabbrica, che ha portato un saluto istituzionale e una benedizione simbolica al progetto, sottolineando l’importanza della cooperazione culturale tra istituzioni.
Nelle intenzioni dei promotori, l’iniziativa potrà inoltre contribuire alla creazione di reti professionali e istituzionali tra l’Africa e l’Europa, favorendo il dialogo interculturale e lo scambio di esperienze nel campo della tutela del patrimonio. La scelta di coinvolgere Paesi con storie, lingue e tradizioni differenti come Côte d’Ivoire, Egitto, Kenya e Tunisia risponde all’esigenza di testare modelli replicabili in contesti diversi e di costruire competenze condivise a livello continentale.
L’approccio adottato prevede la centralità delle competenze locali e si fonda sull’idea che il patrimonio culturale non debba essere oggetto di interventi esterni calati dall’alto, ma di processi partecipati e co-progettati. La collaborazione con la Fabbrica di San Pietro offrirà ai partecipanti l’opportunità di confrontarsi con un’eccellenza internazionale nel campo della conservazione, pur mantenendo un’attenzione specifica alle tecniche, ai materiali e ai contesti di origine.
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