Durante la notte del 1° gennaio, in Ucraina un museo alla periferia di Leopoli è andato completamente distrutto durante un incendio provocato dalla caduta dei detriti di droni iraniani Shahed lanciati dai russi sulla città nelle prime ore di Capodanno. A riportare l’accaduto, alle prime luci dell’alba, è stato il sindaco di Leopoli, Andriy Sadovyy, sul suo account Telegram.
Il museo distrutto si trova nel sobborgo di Bilohorsha, alle porte di Leopoli, ed è il Museo Memoriale dedicato alla controversa figura di Roman Shukhevych, nazionalista ucraino che combatté durante la seconda guerra mondiale tra le fila dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) comandato da Stepan Bandera. Shukhevych fu il capo dell’organizzazione dal 1943 al 1950 e, come Bandera, collaborò coi nazisti, nonostante sia considerato una sorta di eroe nazionale, soprattutto nell’ovest del paese, per aver combattuto contro i sovietici e per l’indipendenza dell’Ucraina. Ci sono però storici che gli attribuiscono responsabilità nell’ambito dei massacri dei polacchi nella Volinia del 1944-1945, perpetrati dai nazisti e dall’Esercito Insurrezionale Ucraino durante l’occupazione tedesca della Polonia. “Bandera, Shukhevych e l’UPA”, si legge in un articolo di Euronews pubblicato nel 2021 durante il dibattito sul conferimento dello status di eroe nazionale a Bandera e Shukhevych, “sono controversi per diversi motivi. I critici sottolineano l’uccisione di massa di circa 100.000 ebrei e polacchi e il fatto che l’UPA collaborò con la Germania nazista all’inizio della seconda guerra mondiale finché non divenne chiaro che la Germania nazista non avrebbe riconosciuto l’indipendenza ucraina. Altri li vedono come eroi che lottarono per l’indipendenza e accusano la Polonia di omicidi di massa e di deportazione di ucraini negli anni Quaranta. Anche in Ucraina il punto di vista sull’UPA è diviso. Uno studio condotto quest’anno [nel 2021, ndr] dal Centro per le iniziative democratiche mostra che l’80% degli ucraini occidentali è positivo riguardo al riconoscimento da parte del governo ucraino dei soldati dell’UPA e della loro lotta per l’indipendenza ucraina”.
Il museo è stato aperto nel 2001 come distaccamento del Museo di Storia di Leopoli, nella casa dalla quale Shukhevych, nel 1950, guidò l’ultima lotta contro le unità del Ministero della Sicurezza dell’URSS, e in cui fu ucciso. A seguito dell’attacco con i droni kamikaze lanciati su Leopoli (intercettati dalle forze di difesa aerea: l’incendio, come detto, è stato provocato dalla caduta dei detriti), l’edificio è stato totalmente devastato. L’amministrazione militare di Leopoli riferisce che l’incendio ha provocato, oltre alla distruzione dell’edificio, la perdita di diversi oggetti appartenuti a Shukevych, oltre a un suo busto commemorativo e a una scultura di Stepan Bandera. Sempre secondo l’amministrazione militare, i danni per la sola perdita dell’edificio (senza dunque calcolare gli oggetti) ammonterebbero a 2 milioni e 258mila grivnie (circa 55mila euro). Tuttavia, fa sapere sempre l’amministrazione, circa 600 oggetti custoditi nel museo erano stati portati in un luogo sicuro prima della guerra.
Il sindaco Sadovyy ha definito l’attacco “simbolico e cinico”, perché i droni, oltre che il museo dedicato a Shukhevych, hanno preso di mira anche l’Università di Dublyany, dove cent’anni fa studiò lo stesso Stepan Bandera. Si può dunque immaginare che gli attacchi russi di Capodanno su Leopoli siano stati diretti contro due simboli del nazionalismo ucraino, anche perché nel paese il 1° gennaio si tengono le celebrazioni dedicate a Stepan Bandera, nato il 1° gennaio del 1909. In tutto, riferisce sempre il primo cittadino, la regione di Leopoli nella notte è stata attaccata da dieci droni Shahed, che non hanno provocato vittime ma hanno comunque causato danni. “La distruzione da parte del nemico del Museo Shukhevych”, ha concluso Sadovyy, “è un atto simbolico. Lo ricostruiremo dopo la Vittoria. Il museo sarà più grande e sicuramente ci sarà una parte dedicata alla nostra lotta di oggi. Migliaia e milioni di ucraini fanno parte della lotta vittoriosa per l’indipendenza, di cui fanno parte Shukhevych, Bandera, Konovalets. Oggi scriviamo questa storia ogni giorno”.
Nell’immagine, l’incendio del museo. Foto: Amministrazione militare di Leopoli
Leopoli, alla periferia della città distrutto museo storico dedicato a nazionalista ucraino |