I Quattro Mori di Livorno verranno... liberati. Tranquilli: non verrà toccato lo storico monumento di fronte al Porto Mediceo, con il granduca Ferdinando I de’ Medici, in marmo bianco, opera di Giovanni Bandini (Firenze, 1540 circa – 1599), che si erge a dominare le quattro figure in bronzo dei mori incatenati, realizzate da Pietro Tacca (Carrara, 1577 – Firenze, 1640), che da quattro secoli esatti (i mori furono infatti realizzati tra il 1623 e il 1626) sono legati ai piedi del granduca. Si tratterà semplicemente di una installazione artistica che verrà inserita nel progetto di ripristino dell’acquaticità della Fortezza Vecchia di Livorno, che tornerà a essere un’isola (qui un approfondimento sul progetto).
È in questo contesto di profonda trasformazione urbana e paesaggistica che si inserisce un’idea che vuole avere un forte impatto simbolico: l’installazione artistica I 4 mori liberati.
Per comprendere la portata di questa proposta, è essenziale richiamare la storia e il significato del monumento originale dei Quattro Mori, un’icona indiscussa della città labronica (per chi vuole approfondire, qui un dettagliato articolo di Fabrizio Federici dedicato al monumento). Il gruppo scultoreo è costituito dalla figura imponente e fiera del Granduca Ferdinando I de’ Medici, realizzata in marmo bianco di Carrara da Giovanni Bandini nel 1601, e dalle quattro magnifiche figure bronzee dei Mori incatenati, parzialmente o totalmente denudati, che furono aggiunte successivamente alla base dell’alto piedistallo. Queste ultime, opera di Pietro Tacca tra il 1623 e il 1626, furono modellate prendendo a riferimento alcuni mori detenuti nel Bagno dei Forzati, una grande prigione dove solitamente venivano rinchiusi i prigionieri di guerra che il Granducato di Toscana portava a Livorno dopo le sue campagne navali. È significativo notare che il Bagno dei Forzati si trovava proprio nell’area oggi interessata dal progetto di riqualificazione, di cui rimane una vestigia lungo via Fiume.
Tacca, per il suo monumento, selezionò prigionieri di diverse etnie ed età per le sue sculture, conferendo a ciascuna figura una specifica identità e una profonda espressività. I Quattro Mori sono sempre stati storicamente riconosciuti come Morgiano, un giovane greco o ionico, vigoroso, con lo sguardo rivolto mestamente al cielo; Alì Melioco, un anziano pirata turco, segnato dalle rughe, il più contorto, ma fiero e possente; Alì Salettino, un pirata nordafricano di mezza età con un fisico ancora robusto; e l’Africano, il più giovane del gruppo, la cui espressione è segnata da una mite rassegnazione. La potenza estetica e il realismo di queste sculture sono notevoli: i corpi massicci in torsione e i volti tesi e sofferenti trasmettono efficacemente la prostrazione della prigionia. Questo rende oggi il monumento, ormai spogliato delle sue motivazioni originarie (la Toscana che trionfa sui suoi nemici: va specificato, peraltro, che all’epoca lo schiavismo veniva praticato su tutte le sponde del Mediterraneo e non era raro che anche abitanti della penisola italiana venissero ridotti in schiavitù quando catturati dai turchi), un veicolo di un senso di umana pietà, particolarmente significativo in un’epoca di complesse relazioni tra i popoli.
È proprio da questa riflessione che nasce l’idea di “liberare” questi Mori dopo quasi quattrocento anni di catene. “È nata come un gioco, e più di un gioco”, si legge nella relazione tecnica del progetto della Fortezza Vecchia, “l’idea di ‘liberare’ oggi questi mori, dopo quasi 400 anni di catene, inserendoli nei nuovi spazi del parco urbano ritrovato, in posizioni finalmente rilassate e serene. Sempre in bronzo, con gli stessi volti e le medesime maestose proporzioni con cui i Livornesi li conoscono da sempre, ma stavolta immersi tra la gente accogliente di questa città, crocevia di culture ed etnie”.
Il progetto prevede la realizzazione di quattro nuove statue in bronzo che, pur mantenendo le stesse proporzioni e gli stessi volti cari ai livornesi, saranno inserite nel nuovo parco urbano in posizioni finalmente rilassate e serene. L’intento è quello di integrarli tra la gente, facendone un simbolo dell’accoglienza di Livorno, una città da sempre crocevia di culture ed etnie.
Le nuove sculture, immaginate dallo scultore Christian Balzano, autore dei bozzetti, li ritraggono in pose di libertà: Alì Melioco potrebbe essere raffigurato seduto sull’angolo di una scalinata, con le braccia finalmente aperte e libere; Morgiano immerso nel nuovo specchio acqueo, con lo sguardo ora fiero rivolto al cielo; e l’Africano e Alì Salettino a riposo nelle zone d’ombra della passeggiata o persino in procinto di immergersi nelle acque del mare che saranno finalmente restituite alla Fortezza Vecchia. Insomma: da schiavi a bagnanti, turisti.
Questa proposta artistica ha dato il nome al progetto complessivo, I 4 mori liberati. Tuttavia, è importante notare che la realizzazione di queste nuove statue non è inclusa nell’appalto iniziale del Lotto 1 del “Parco Fortezza”, ma la loro introduzione è contemplata come possibile variante in corso d’opera, a discrezione della Stazione Appaltante. L’iniziativa, promossa da Porto Immobiliare S.r.l. in collaborazione con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, il Comune di Livorno e Porto 2000 S.r.l., non si limita quindi a un recupero storico-architettonico, ma si arricchisce di un messaggio di libertà, accoglienza e coesistenza, teso a ristabilire un legame significativo tra la città, il suo porto e uno dei suoi simboli più emblematici.
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