A sei mesi dall’apertura del nuovo Museo Diocesano Bernareggi di Bergamo, la sua collezione permanente si impreziosisce grazie a una donazione straordinaria che segna un momento di svolta nella storia dell’istituzione. Guido Crippa, figura di riferimento per la cultura bergamasca e già vicepresidente della Fondazione Adriano Bernareggi, e sua moglie Carmen Oberti, appassionata collezionista, hanno deciso di donare nove opere del pittore seicentesco Evaristo Baschenis (Bergamo, 1617 – 1677). Un gesto di generosità e amore per l’arte che consegna al pubblico un nucleo molto significativo del celebre artista bergamasco, noto per le sue raffinate nature morte.
La donazione rappresenta un unicum nel panorama museale: è infatti la più ampia raccolta di opere di Baschenis mai confluita in un museo, sia per il numero dei dipinti sia per la varietà dei soggetti e dei periodi artistici rappresentati. Le nove tele, frutto di una ricerca e di un’attenta selezione durata oltre cinquant’anni, coprono l’intero arco creativo del pittore e sacerdote, offrendo uno spaccato esaustivo e poeticamente coerente della sua visione del mondo.
“Il nuovo Museo Diocesano”, spiega don Davide Rota Conti, direttore del Museo, “è in dirittura d’arrivo e la sua collezione si impreziosisce di donazioni davvero significative. Ringrazio a nome della Diocesi di Bergamo i donatori per la loro generosità. Sono gesti che testimoniano un profondo legame con la Chiesa di Bergamo, oltre ad una grande passione per l’arte e al desiderio di condividere la bellezza con la propria comunità”.
Evaristo Baschenis, nato a Bergamo nel 1617 e morto nel 1677, fu un artista eclettico, al tempo stesso sacerdote e musicista. È universalmente riconosciuto per le sue nature morte in cui strumenti musicali, oggetti quotidiani, alimenti e libri si intrecciano in composizioni di grande equilibrio, capaci di raccontare una spiritualità domestica e profonda. Le sue tele, attraverso l’elegante gioco di luci, ombre e pieni e vuoti, costruiscono una narrativa sospesa tra umano e divino, dove l’oggetto comune diventa simbolo e riflessione esistenziale.
Le opere saranno ospitate in una sala monotematica interamente dedicata a Baschenis. Tra i capolavori donati spicca la natura morta con Flauto a becco, chitarra, mandora, violino con arco, liuto attiorbato, viola da arco bassa, due fogli con spartito musicale, libri e mela, un quadro eccezionale sia per la complessità compositiva sia per il prestigio del suo percorso espositivo. La tela, in cui gli strumenti sono disposti in una composizione piramidale unica, è stata infatti protagonista di mostre internazionali a San Paolo, New York, Zurigo, Monaco di Baviera e Parigi.
Non mancano le sorprese. Una delle tele, Interno di cucina con pollame, mortaio, piatto di frutta e vaso di fiori, ha svelato un dettaglio inedito durante il restauro: sotto strati di vernice e polvere è emersa la presenza di un mazzo di fiori, attribuito al pittore Francesco Volo, detto Vincenzino. La collaborazione tra Baschenis e Volo rende questo dipinto un pezzo rarissimo, l’unico realizzato a quattro mani da Baschenis noto oggi, e la sua autenticità è stata rafforzata dal ritrovamento di una citazione nel testamento dell’artista.
Tra le opere più curiose figura anche Cucina con rami e servente, dove il protagonista non è uno strumento musicale bensì un insieme di pentole di rame, trattate pittoricamente con la stessa attenzione e profondità emotiva riservata ai soggetti musicali. In questo quadro compare inoltre una figura femminile, tra le pochissime presenti nel corpus artistico di Baschenis e attribuita con sicurezza alla sua mano. Anche questo dipinto è un unicum, mai più replicato nel resto della sua produzione.
In mostra anche Piatto di mele, un rametto di rose e una mela su uno stipo, un’opera dalla forte valenza simbolica. Le mele bacate, il bocciolo appassito e la sobria disposizione degli oggetti suggeriscono una “vanitas” intrisa di malinconia e delicatezza, un invito alla riflessione sul tempo e la caducità della bellezza.
Completano il nucleo donato cinque tele di ambientazione domestica, le cosiddette “cucine”, soggetto molto caro a Baschenis. In queste opere si rincorrono elementi familiari: tacchini e polli spennati, verdure, lumache, utensili e anfore, tutti resi con una straordinaria maestria e disposti su sfondi scuri che esaltano la materia e la luce. Ogni tela, pur riproponendo motivi simili, presenta una propria armonia compositiva, un’interpretazione autonoma che restituisce all’osservatore un’esperienza estetica sempre nuova.
La sala monotematica che accoglie questi capolavori sarà uno dei punti focali del percorso museale del Bernareggi, permettendo al pubblico di scoprire o riscoprire la complessità di un artista profondamente radicato nella cultura religiosa e civile del suo tempo. Una testimonianza visiva di un Seicento bergamasco colto, riflessivo, e straordinariamente contemporaneo nel suo modo di parlare all’anima attraverso l’oggetto più umile. Con questa generosa donazione, infine, il Museo Diocesano Bernareggi non solo rafforza la sua vocazione come luogo d’incontro tra arte e spiritualità, ma si pone anche come punto di riferimento per lo studio e la valorizzazione dell’opera di Baschenis.
“Questa donazione”, dichiara Silvio Tomasini, conservatore del Museo Bernareggi, “conferisce al Museo Diocesano la novità della pittura di Evaristo Baschenis. Una testimonianza artistica di straordinario valore: un’autentica celebrazione del genere della natura morta, a cui Baschenis si dedica in modo quasi esclusivo e molto raffinato. La donazione costituisce un nucleo notevolissimo nella non numerosa produzione dell’artista, un unicum straordinario per comprendere la cultura figurativa bergamasca del Seicento”.