Sono iniziati mercoledì 8 ottobre i complessi interventi di movimentazione del celebre Monumento equestre al Gattamelata di Donatello, capolavoro del Rinascimento collocato sul sagrato della Basilica di Sant’Antonio a Padova. Dopo la discesa di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, avvenuta in tempi relativamente rapidi, è stata oggi, giovedì 9 ottobre, la volta del suo possente cavallo, protagonista di un’operazione lunga e delicata che si è conclusa alle 14.38.
Anche il cavallo ha lasciato il proprio basamento per ricongiungersi al suo cavaliere, che da ieri lo attendeva nell’androne del vicino ex Museo Civico “Boito”. Subito dopo la discesa e lo spostamento del condottiero, sono stati avviati i lavori preparatori allo “stacco” del destriero dal basamento, che necessita anch’esso di un importante e urgente restauro.
Le operazioni di discesa, complesse e delicatissime, si sono svolte in condizioni di piena sicurezza e stabilità, grazie al lavoro degli ingegneri Filippo Casarin e Marco Mocellini di R-Struct Engineering, con la supervisione di Roberto Ciabattoni dell’Istituto Centrale per il Restauro e la direzione del restauratore Nicola Salvioli. Le fasi più delicate di movimentazione sono state curate da Arterìa di Firenze, alla presenza di Monica Pregnolato della Soprintendenza. Il cavallo, il cui peso è stato stimato in circa 1.600 chilogrammi, è stato distaccato dal basamento in pietra e trasferito nel vicino Museo Civico nel tardo pomeriggio, al termine di complesse operazioni di ancoraggio e trasporto. Durante tutte le fasi di spostamento, il monumento è stato costantemente monitorato dai tecnici della ditta Expin di Padova, a garanzia della massima tutela strutturale.
Lo spostamento dell’intero gruppo bronzeo, composto da 36 elementi, si è reso necessario per consentire gli accertamenti preliminari al restauro, realizzati grazie al sostegno delle organizzazioni americane senza scopo di lucro Friends of Florence e Save Venice, che continueranno a sostenere anche la successiva fase di intervento conservativo.
Questi due giorni, destinati a entrare nella storia del monumento, segnano la terza “discesa” del gruppo bronzeo dal suo basamento originale dal XV secolo. La prima avvenne nel novembre del 1917, quando l’opera fu trasferita a Palazzo Venezia a Roma per essere protetta durante la prima guerra mondiale, tornando sul sagrato nel luglio del 1919. La seconda discesa risale al 1º ottobre 1940, all’inizio del secondo conflitto mondiale, quando il gruppo venne smontato e custodito presso l’Abbazia di Carceri d’Este (Padova) fino al 6 giugno 1945. Realizzato da Donatello tra il 1447 e il 1453, il monumento fu commissionato dalla famiglia di Erasmo da Narni con l’approvazione del Senato della Repubblica Veneta, per celebrare il valore e la memoria del celebre condottiero. Solo alcuni anni più tardi, la statua equestre trovò la sua collocazione definitiva di fronte alla Basilica del Santo.
“Le zampe del cavallo poggiavano su perni in ferro - realizzati probabilmente durante la discesa in occasione della Seconda Guerra -, saldamente fissati al basamento di pietra. È stato quindi necessario tagliarli per liberare la statua del cavallo dal basamento anch’esso “donatelliano”, elemento che al di là della sua apparente solidità nasconde una certa debolezza interna. In questo restauro complessivo dell’opera è previsto quindi anche un intervento di consolidamento della struttura lapidea che sino ad oggi ha sorretto i bronzi, cavaliere e cavallo”, ha dichiarato l’architetto Ugo Soragni, Direttore Scientifico.
“Ora che cavaliere e cavallo sono all’ex Museo Civico “Boito” ci vorrà qualche mese per completare tutto il lavoro di indagine e di interpretazione dei risultati. Dopodiché si farà il punto della situazione mettendo insieme i risultati delle analisi eseguite all’esterno sino ad ora, con quelli dei nuovi studi. E solo allora sarà possibile stendere il programma di intervento vero e proprio che dovrà essere approvato dalla Soprintendenza”, ha concluso.
Nelle immagini, alcune immagini delle fasi di smontaggio del cavallo dalla statua equestre del Gattamelata. Foto di Gianni Berno.
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