La Russia chiede la restituzione delle opere esposte in Italia: cosa succede?


La Russia sta chiedendo la restituzione delle opere prestate per mostre in Italia. Sono arrivate richieste di questo tipo a Milano, Roma e Udine. I musei non si oppongono, e da Mosca non arrivano commenti.

È delle ultime ore la notizia che alcune lettere spedite dalla Russia hanno raggiunto quattro musei italiani, ovvero Palazzo Reale e le Gallerie d’Italia di piazza Scala a Milano, la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti a Roma e il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Casa Cavazzini a Udine, per chiedere la restituzione di opere che fanno parte delle raccolte dei musei statali prestate per mostre che si tengono nei musei sopra elencati.

A Palazzo Reale è in corso la mostra Tiziano e l’immagine della donna, che si è appena aperta, chiuderà il 5 giugno, e vede la presenza di un dipinto dell’Hermitage di San Pietroburgo, ovvero il Ritratto di giovane donna con cappello piumato di Tiziano. Alla Fondazione Fendi è stata chiesta indietro una sola opera, ma è anche l’unica opera in mostra: si tratta della Giovane donna di Pablo Picasso, opera giunta da poco in Italia (per la prima volta) per un one-painting-show che si è aperto lo scorso 15 febbraio e che doveva prevedere l’esposizione del capolavoro dell’artista spagnolo fino al 27 maggio.

Più nutriti invece i contingenti delle Gallerie d’Italia e di Casa Cavazzini. Nei musei milanesi è in corso la grande mostra sul Grand Tour, dove sono esposte venti opere prestate dai musei russi. La mostra è stata organizzata proprio in collaborazione con l’Hermitage di San Pietroburgo, che ha prestato nove opere: il celeberrimo Amorino alato di Antonio Canova, lo splendido tavolo con le Giornate romane di Michelangelo Barberi, il Ritratto del principe Nikolaj Borisovič Jusupov con un cane di Giovanni Battista Lampi e Jakob Philipp Hackert, il Ritratto del conte Nikolaj Dimitrevič Gur’ev di Jean-Auguste-Dominique Ingres, La famiglia Tolstoj a Venezia di Giulio Carlini, l’Autoritratto di Louise-Élisabeth Vigée Le-Brun, Alle porte del monastero di Ferdinand Georg Waldmüller, e la Flora e l’Iside di Carlo Albacini. Dalla Reggia di Pavlovsk sono invece giunte altre otto opere: alcuni oggetti di Luigi Valadier (un vaso con coperchio, due coppie di vasi, una Ragazza con nido d’uccello e della sua bottega (un Ragazzo con uccello e una coppia di piedistalli), e due ritratti di Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, ovvero I granduchi Paolo Petrovič e Marija Fëdorovna al Foro Romano e I granduchi Paolo Petrovič e Marija Fëdorovna in visita alla grotta di Nettuno. Il Museo Statale Carskoe Selo ha prestato Il Colosseo visto dal Palatino di Carlo Labruzzi e infine Museo-Tenuta Statale di Gatčina ha fatto giungere a Milano il Ritratto della granduchessa Marija Fëdorovna di Christopher Hewetson. Infine, a Casa Cavazzini, fino al 27 marzo è in programma la mostra La forma dell’infinito, con circa settanta opere di grandi maestri dell’Otto e del Novecento in arrivo da musei di tutta Europa: tra queste, figurano dodici quadri prestati dalla Galleria Tret’jakov di Mosca.

È stato il Corriere della Sera a rivelare che i musei milanesi sono stati raggiunti da una lettera di Michail Piotrovskij, direttore dell’Hermitage di San Pietroburgo, che chiedeva la restituzione delle opere: “in base alla decisione del ministero russo della Cultura tutti i prestiti in essere devono essere restituiti dall’estero alla Russia”, si legge nella missiva stando a quanto riportato. Non si tratterebbe dunque di un’iniziativa del singolo museo, anche perché le richieste sono pervenute anche a soggetti che hanno opere appartenenti ad altri musei (è il caso di Casa Cavazzini). Nella lettera di Piotrovskij, si chiede ai musei di predisporre imballaggio e spedizione: “Il nostro agente di trasporto si occuperà di tutte le disposizioni necessarie. Capisco perfettamente che questa decisione vi creerà grande dispiacere ed inconvenienti e spero nella vostra comprensione”.

Mosca, insomma, vuole indietro le sue opere in anticipo: per alcuni il danno è limitato, perché le mostre di Udine e di piazza Scala si avviano alla chiusura e per Palazzo Reale si tratta di un’unica opera. Per la Fondazione Fendi significa però troncare il progetto con due mesi d’anticipo. Rai Lombardia non usa mezze parole per definire il gesto del ministero della cultura russo: si tratterebbe di una “ritorsione” dovuta alla situazione politica internazionale: l’Italia è stata del resto inclusa nella lista dei paesi ostili alla Russia in quanto è tra gli Stati che hanno inflitto sanzioni a Mosca. Le richieste della Russia verranno comunque soddisfatte. Ieri il ministro della cultura Dario Franceschini ha detto ad ADN Kronos, in riferimento alle mostre milanesi, che “il ministero non ha competenza in materia, sono due mostre organizzate dal Comune di Milano e dalle Gallerie d’Italia. Ma mi pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere queste debbano essere restituite”. Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha fatto sapere che Palazzo Reale non si opporrà alle richieste della Russia. Serviranno comunque i tempi tecnici per preparare l’invio delle opere.

In Russia però minimizzano. L’ufficio stampa dell’Hermitage ha fatto sapere alla TASS, l’agenzia di stampa statale russa, che il museo “si sta occupando del rientro delle sue opere che sono state portate in mostre in altri paesi”. L’ufficio stampa ha dichiarato che “sulla base degli accordi raggiunti e sulla base degli accordi espositivi esistenti, le opere concesse per mostre in diversi paesi stanno gradualmente tornando al museo. I dettagli sui movimenti delle opere non vengono mai commentati e non vengono divulgati al fine di garantirne l’incolumità”. Dal ministero russo della cultura non giungono invece notizie. Sembra però esserci una notevole eccezione in questa storia: la mostra su Vasilij Kandinskij che ha aperto i battenti lo scorso 26 febbraio a Rovigo, a Palazzo Roverella, al momento non è stata raggiunta da richieste di restituzione, ha fatto sapere alla stampa l’organizzazione. Del percorso fanno parte diverse opere concesse in prestito dai musei russi, come la Galleria Tret’jakov e il Museo Puškin di Mosca, e il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo. La mostra è in programma fino al 26 giugno, e vede la presenza di circa ottanta opere di Kandinskij, metà delle quali dalla Russia. L’organizzazione ha fatto sapere che qualora dovessero arrivare richieste di rientro anticipato, verrà seguita l’indicazione del ministro Franceschini e le opere verranno restituite, ma ciò vorrà dire la chiusura anticipata dell’esposizione.

Nei giorni scorsi, l’Hermitage era stato ancora protagonista sul piano della diplomazia culturale poiché l’Hermitage Amsterdam aveva deciso di chiudere i rapporti col museo russo. Adesso dunque una nuova tegola si abbatte sulle collaborazioni tra Russia e resto d’Europa. Nell’introduzione del catalogo della mostra sul Grand Tour alle Gallerie d’Italia, lo stesso Piotrovskij scriveva che “da sempre l’amore per l’Italia è stato un elemento importante per la cultura russa”. Adesso si spera dunque che questo sentimento possa al più presto tornare a prevalere, e soprattutto si spera in una rapida conclusione delle ostilità.

Nella foto: l’Hermitage di San Pietroburgo.

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