Com'è cambiata la museologia dalla convenzione di Faro alla nuova definizione di museo


Dalla Convenzione di Faro alla nuova definizione ICOM di Praga. Cosa cambia nella sostenibilità, nella valorizzazione e nella gestione museale.

Tutti sapevamo che nulla sarebbe stato più come prima, che la pandemia avrebbe cambiato in modo irreversibile gli scenari della nostra esistenza e il nostro stile di vita. Tutti, o quasi, eravamo pronti a rimboccarci le maniche e a ripartire: i più ottimisti affermavano che dal dramma avremmo potuto anche trarre cose positive visto che, in generale, stavamo vivendo cambiamenti dal punto di vista economico, sociale, culturale e antropologico. Adesso, con il senno di poi, siamo consapevoli che i contesti in cui viviamo sono realmente molto differenti rispetto al 2019, ma soprattutto si sono modificate le modalità esistenziali delle persone che, oltre ad aver ereditato stati di inevitabile stress e ansia, hanno preso coscienza che il passato non potrà ripresentarsi.

Pur occupando ancora un ruolo fondamentale, anche la cultura ha subito evoluzioni soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità, la valorizzazione e la gestione dei beni culturali, materiali e immateriali, e dei musei. Le strutture museali, infatti, sono mutate: hanno rivisto i loro obiettivi e le loro mission, hanno ampliato le loro funzioni, hanno dato maggiore importanza allo studio, alla ricerca e all’interpretazione delle collezioni permanenti e delle mostre temporanee, hanno ripensato le relazioni con il territorio e con le strutture formative ed educative, hanno dato più importanza agli aspetti immateriali e relazionali, hanno diversificato le specificità professionali dei dipendenti, hanno dato continuità alla ricerca e all’innovazione in ambito digitale per migliorare le proprie performance attraverso l’utilizzo della tecnologia funzionale e hanno cambiato il loro business model. La museologia del presente, di fatto, si muove su progettualità etiche e responsabili in grado di promuovere le diversità e di favorire, valorizzare e attuare piani di crescita sostenibile.

In realtà, dall’autunno 2020 all’estate 2022, ci sono stati quattro eventi che hanno rafforzato l’urgenza-esigenza del cambiamento in atto e che hanno disciplinato un’inevitabile evoluzione internazionale che ha avuto il suo naturale epilogo nella nuova definizione di museo dell’ICOM:

  • Il 23 settembre 2020 il Governo italiano ha ratificato la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società. A dire il vero, gli specialisti italiani stavano lavorando da tempo su “Il diritto all’eredità culturale è inerente al diritto a partecipare alla vita culturale così come definito nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo”. Come si legge all’art. 1 della Parte 1: “La conservazione dell’eredità culturale ed il suo uso sostenibile hanno come obiettivo lo sviluppo umano e della qualità della vita”. La Convenzione di Faro, aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa il 27 ottobre 2005 a Faro (Portogallo), nasce dal confronto fra quaranta Stati europei sui danni al patrimonio culturale causati dagli allora recenti conflitti verificatisi in Europa. La Convenzione di Faro intende promuovere una comprensione più ampia del patrimonio culturale e del suo rapporto con le comunità, incoraggiando a riconoscere l’importanza degli oggetti e dei luoghi in ragione dei significati e degli usi loro attribuiti sul piano culturale e valoriale. La partecipazione dei cittadini rappresenta un elemento imprescindibile per accrescere in Europa la consapevolezza del valore del patrimonio culturale e del suo contributo al benessere e alla qualità della vita. In questo contesto, gli Stati sono chiamati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, cittadini privati, associazioni.

  • Il 29 e 30 luglio 2021 hanno portato alla Dichiarazione di Roma dei Ministri della Cultura del G20 che riconosce, attraverso un documento sviluppato in 32 punti, le arti e la creatività come parti integranti della crescita del Paese e affida ai musei nuove funzioni: 1) abbattere le barriere architettoniche e sociali; 2) sollecitare il dialogo interdisciplinare e intersettoriale tra gli attori del patrimonio culturale per prevenire ogni tipo di “catastrofe” (degrado beni culturali, furti, ecc.) e rivedere la governance e la gestione museale adattandole alle nuove esigenze delle persone; 3) riconoscere il ruolo della cultura per combattere il cambiamento climatico, non solo migliorando l’impatto ambientale delle strutture che producono cultura, ma anche promuovendo eventi connessi alla coscienza ambientale e alla consapevolezza ecologica; 4) incoraggiare il coinvolgimento delle giovani generazioni, stimolando nuove progettualità legate a nuove competenze; 5) incentivare aggiornamenti professionali per operatori della cultura in linea con i nuovi obiettivi dei musei; 6) sollecitare la ricerca e la condivisione sull’utilizzo delle nuove tecnologie finalizzate alla protezione, allo studio, alla conservazione, alla digitalizzazione, alla promozione e all’accesso al patrimonio culturale; 7) riconoscere l’importanza del turismo culturale, lento e sostenibile, per affermare il valore della cultura come risorsa per il dialogo e la comprensione reciproca tra le persone nell’esaltazione delle diversità e della sostenibilità. Il documento è stato vagliato dai ministri e dalle delegazioni dei 20 Paesi partecipanti insieme ai vertici delle principali organizzazioni internazionali attive in materia, tra cui UNESCO, OCSE, Consiglio d’Europa, Unione per il Mediterraneo, le organizzazioni internazionali del settore culturale quali ICCROM, ICOM, ICOMOS, i protagonisti del contrasto agli illeciti contro il patrimonio culturale quali l’agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto al crimine UNODC, Interpol e l’organizzazione doganale WCO, con il coinvolgimento diretto nei lavori anche del gruppo di outreach del G20 rivolto alle nuove generazioni (Y20).

  • Il 30 ottobre 2021 a conclusione dei convegni “Piacere Cultura. La crescita sostenibile dei musei e dei teatri. La cultura entra nella quotidianità delle persone”, ideati e moderati da Maurizio Vanni, tenutisi presso il Teatro Il Maggiore di Verbania, promossi dalla Fondazione Centro Eventi Il Maggiore di Verbania e dall’Università degli Studi del Piemonte Orientale e patrocinati dal Ministero della Cultura, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Verbania – che hanno visto la partecipazione di professori universitari, professionisti di settore, archeologi, medici, economisti, psichiatri, filosofi, direttori di musei, specialisti di didattica museale, bioarchitetti, esperti di tecnologia e nanotecnologia, ecc. –, è stato redatto il “Vademecum della Museologia del presente. Suggerimenti per la valorizzazione delle strutture che producono cultura e per una gestione sempre più etica e sostenibile dei musei”.

  • Il 24 agosto 2022 l’Assemblea Generale Straordinaria di ICOM – International Council of Museums, a Praga, ha approvato la nuova definizione di museo. Questa la traduzione italiana che sarà oggetto di confronto con ICOM Define e con altri Comitati Nazionali che hanno come lingua ufficiale l’italiano: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, raccoglie, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. In rapporto alla definizione precedente, che risale al 2007, sono stati introdotti elementi che riflettono le nuove esigenze delle persone nei confronti delle strutture che producono cultura, sono aumentate le funzioni dei musei in relazione a temi fondamentali quali l’etica, l’inclusività, la partecipazione delle comunità e la crescita sostenibile nei suoi quattro livelli interconnessi: la sostenibilità economica, la responsabilità sociale, la sostenibilità ambientale, la salute e il benessere.

G20 Cultura. Foto: Ministero della Cultura
G20 Cultura. Foto: Ministero della Cultura
L'Assemblea Generale ICOM 2022 a Praga
L’Assemblea Generale ICOM 2022 a Praga

Già nella prima parte della definizione non passa inosservata l’importanza data alla parola “ricerca” inserita per prima: un modo per sancire il ruolo attivo e militante del museo svolto non solamente attraverso le pubblicazioni, ma anche con mostre temporanee, innovazioni connesse all’utilizzo della tecnologia funzionale, collaborazioni continuative e interdisciplinari con le università. Rispetto alla definizione del 2007, in quella attuale, al posto del termine “acquisisce” compare “raccoglie”, certamente più adatto a riferirsi al patrimonio intangibile e ai beni immateriali. Mettere al centro il visitatore significa ascoltare le sue esigenze e i suoi bisogni e favorire proposte e offerte culturali su misura legate al bene comune, esaltando proprio i beni immateriali. Sempre nella prima parte della definizione la tradizionale parola “espone” è anticipata da “interpreta”. Interpretare, in questo caso, significa ideare, progettare e partecipare proposte espositive a tuttotondo: sia dal punto di vista dell’ordinamento, della curatela scientifica, della strategia e della comunicazione che da quello della catalogazione e della creazione di proposte esperienziali ed emozionali. Ma è nella seconda parte della definizione che compaiono termini inediti: le parole “accessibile” e “inclusivo” evidenziano come i musei si trasformino in aziende al servizio delle persone e sottolineano un carattere sociale perché offrono un servizio pubblico e proteggono un pubblico interesse. Abbattere definitivamente le barriere architettoniche e sociali significa poter rendere protagonisti tutti i segmenti di pubblico partendo dalle persone più fragili e vulnerabili. Il museo non è mai stato così vicino alle persone e così pronto ad accogliere le “diversità” e ad esaltare le differenze di pensiero, di cultura, di etnia, di età, di genere, di religione, di orientamento sessuale e di disabilità.

Il richiamo al comportamento etico, con chiaro riferimento al Codice Etico di ICOM, evidenzia come il museo abbia come compito principale quello di accrescere il suo ruolo educativo per un’utenza sempre maggiore proveniente da tutti i livelli della società. In questo caso si fa implicitamente riferimento anche all’equità sociale che impone ai musei, oltre al perseguimento delle tradizionali funzioni legate alla raccolta, alla tutela, all’interpretazione, all’esposizione e alla promozione dei beni materiali e immateriali, di prefiggersi la condivisione di benessere psico-fisico per gli individui e per la società. Se vogliamo fare entrare la cultura e i musei nella quotidianità di tante persone, far occupare uno spazio rilevante nel “mercato del tempo libero”, dobbiamo pensare anche alla loro salute e al loro benessere interiore, aiutarle a gestire lo stress e gli stati d’ansia (scenari relativi al post pandemia e alla routine quotidiana), quindi a migliorare la qualità della vita sociale. Un pensiero confermato anche dalla presenza della parola “piacere” che, in questo caso, oltre al benessere psico-fisico, si riferisce anche al “divertimento nel museo” e al bene relazionale. Curiosità, meraviglia, interazione e scoperta: sono queste le sensazioni che i musei possono far scaturire in tutti i segmenti di pubblico di tutte le fasce di età, procurando una sensazione di distrazione e gioia.

Anche l’inserimento nella nuova definizione di museo della “condivisione di conoscenze” non è così prevedibile come potrebbe sembrare; infatti, accrescere la propria conoscenza, intesa anche come consapevolezza, è di fondamentale importanza per vivere meglio i percorsi esistenziali sia come individui privati che come professionisti. Per rendere tutto questo possibile è necessario che le conoscenze, le competenze, le esperienze vengano condivise, rese accessibili a un numero sempre maggiore di persone e di utenti. Ogni museo deve identificare gli strumenti di condivisione più appropriati ai propri pubblici di riferimento.

Il riferimento alla “sostenibilità” era inevitabile: la parola non ha solamente un valore simbolico e non si riferisce in modo esclusivo alla sostenibilità ambientale. Nel corso del tempo, infatti, la definizione di sviluppo sostenibile ha assunto un’impostazione più concreta e pratica che, concentrandosi su un approccio olistico, stabilisce un collegamento tra sviluppo economico, inclusione sociale, sostenibilità ambientale, salute e benessere1. Nel 2002 a Johannesburg, al Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, si parlò per la prima volta dell’importanza dell’integrazione delle tre componenti dello sviluppo sostenibile – economico, sociale e ambientale – intese come colonne interdipendenti che si sostengono vicendevolmente2. Una visione, quella delle tre componenti interconnesse, che sarà ribadita dieci anni dopo, a Rio de Janeiro, in occasione del Summit Rio+20. Il concetto di sostenibilità, perciò, va affrontato nella sua globalità: la crescita sostenibile per i musei, nei diversi impatti misurabili (economico, sociale, ambientale e olistico), deve essere contemplata con una logica a medio-lungo termine e un ritorno sugli investimenti, non necessariamente in termini di fatturato. I musei tornano ad essere punti di riferimento per un territorio non solamente per il loro valore culturale, ma anche perché diventano una sorta di sismografi socioeconomici del loro andamento3.

Note

1J.D. Sachs, L’era dello sviluppo sostenibile, Milano, Università Bocconi, Egea, 2014, p. 6.

2World Summit on Sustainable Development, Johannesburg, 2002.

3B. Santoro, Pensare sostenibile. Una bella impresa, Milano, EGEA, 2018, p. 48.


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L'autore di questo articolo: Maurizio Vanni

Museologo, Critico e Storico dell’arte, specialista in Sostenibilità, Valorizzazione e Gestione museale ed in Marketing non convenzionale per la cultura. Già chief curator del MARS – Modern Art Center di Mosca (2002-2004), Curatore Museale della Fondazione Primo Conti (2005-2006), Direttore della Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea (2007-2008), Direttore Generale del Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art (2009-2021) e docente di Museologia e Marketing museale presso UMSA – Universidad del Museo Social Argentino di Buenos Aires (2013-2018). Attualmente lavora per il Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara (Sostenibilità, Valorizzazione e Gestione dei Beni Culturali e dei Musei), è docente di Museologia presso l'Università degli Studi di Pisa, docente di Marketing non convenzionale alla Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata nel Master “Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media”, docente di Governance e gestione culturale presso il Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca nel Master MaDAMM. È Coordinatore dell'Osservatorio di Storia dell'Arte della Pontificia Accademia Mariana Internationalis. È componente della Giuria Internazionale di Florence Biennale 2023. E' membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione Greenaccord onlus.



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