Artista multidisciplinare di origini texane, Rachel Lee Hovnanian (Parkersburg, 1959) esplora con coraggio i temi più urgenti e spesso scomodi della contemporaneità: dalla dipendenza digitale all’ossessione per la perfezione estetica. La sua scultura Poor Teddy in Repose – un orsacchiotto trafitto al cuore da un coltello – ha recentemente acceso un intenso dibattito, con l’opinione pubblica divisa tra ammirazione e sconcerto. Le sue installazioni non chiedono risposte semplici, ma vogliono invitare il pubblico a un confronto autentico con le tensioni del nostro tempo. La pratica di Hovnanian, che si ritiene un’artista concettuale, spazia dalla scultura all’installazione, dalla pittura alla performance. Ha conseguito la laurea triennale in Arte presso l’Università del Texas ad Austin e ha proseguito gli studi post-laurea presso la Parsons School of Design di New York. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale negli Stati Uniti, in Europa, in Asia e in Medio Oriente, tra cui alla 59a Biennale di Venezia nel 2022 (il suo intervento Angels Listening faceva parte del programma ufficiale degli eventi collaterali), alla Chiesa e Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta e all’Ann Norton Museum di West Palm Beach. Nata a Parkersburg, West Virginia, e cresciuta a Houston, attualmente divide il suo tempo tra Miami, New York e l’Italia. Abbiamo parlato con lei per farci raccontare la sua arte. L’intervista è di Noemi Capoccia.
NC. Partiamo dalla scultura Poor Teddy in Repose, raffigurante un orsacchiotto trafitto al cuore da un coltello, intervento a cura di Annalisa Bugliani, che ha sollevato molte discussioni nelle scorse settimane: era stata inizialmente collocata in Piazza del Duomo a Pietrasanta e successivamente è stata trasferita all’uscita Versilia dell’autostrada A12 (Genova - Livorno). Ha suscitato reazioni contrastanti da parte del pubblico: alcuni ne apprezzano il valore simbolico, altri la considerano eccessiva o fuori luogo. Come risponde alle critiche che etichettano la sua opera come inquietante e inadatta al contesto turistico della Versilia?
RLH. Creo arte non per giudicare o spiegare, ma per confrontarmi con questioni universali del nostro tempo. Nel caso di Poor Teddy in Repose, esploro la disconnessione causata dalla nostra dipendenza dalla tecnologia, in particolare per quanto riguarda i bambini. Spero che i critici si fermino a riflettere e a discutere il significato più profondo. In definitiva, credo che l’arte pubblica debba essere tanto stimolante quanto ispirante, e sono grato per il supporto che ho ricevuto a Pietrasanta e oltre.
Che tipo di relazione voleva stabilire tra arte e società con un’opera così potente e provocatoria come Poor Teddy in Repose?
Il mio ruolo di artista è quello di stimolare la riflessione, non di fornire tutte le risposte. Poor Teddy in Repose è un campanello d’allarme per la nostra società; un promemoria della nostra umanità e dell’importanza di coltivare immaginazione ed empatia in noi stessi e nelle prossime generazioni. Cosa ci perdiamo quando diamo ai nostri figli dispositivi elettronici invece di giocattoli? A cosa rinunciamo con la comodità degli schermi?
Il Suo lavoro affronta spesso temi come la dipendenza e lo stigma sociale. Come riesce a rendere questi argomenti complessi accessibili e coinvolgenti per un pubblico ampio?
Nel mio lavoro, vedo lo spettatore come un partecipante attivo piuttosto che come uno spettatore passivo. L’interazione è parte integrante della mia arte e per questo motivo continua ad accogliere e connettere persone da tutto il mondo. In Angel’s Listening, che ha debuttato alla Biennale di Venezia nel 2022, i visitatori sono stati invitati a condividere qualcosa che non potevano o non avevano detto in una mostra anonima e confessionale. Questa esperienza ha colmato le divisioni e messo in luce le nostre lotte comuni. Penso sempre a ciò che ci unisce nella nostra umanità.
Come definirebbe il rapporto tra arte e attivismo nella Sua pratica, soprattutto nelle opere che affrontano questioni sociali come la giustizia e l’identità?
Piuttosto che richiedere un’azione immediata, il potere della mia pratica risiede nel commuovere emotivamente le persone. Le idee e le questioni esplorate nel mio lavoro spingono le persone a riflettere; non chiedo sempre un cambiamento diretto. La mia arte non intende moralizzare o criticare, ma piuttosto creare consapevolezza e, così facendo, ha il potere di ispirare un cambiamento duraturo e una trasformazione generale a livello personale e sociale.
In che modo le Sue installazioni tentano di trasformare l’alienazione contemporanea in un risveglio collettivo e condiviso attraverso l’arte?
Come artista multidisciplinare, osservo la vita molto da vicino, vedendo e sentendo cose che altri potrebbero non cogliere. Questo modo di vedere diventa per me una missione. Lavoro con forme familiari (un angelo, dei fiori o una donna, ad esempio) coinvolgendo gli spettatori con la bellezza per rivelare strati di significato. L’anno scorso ho presentato una serie di dipinti e opere a tecnica mista intitolata Beyond the Hedges, che esplorava la facciata del perfezionismo e l’isolamento creato dalle divisioni sociali. L’acqua della piscina, le siepi del giardino e i cieli senza nuvole in queste opere suggeriscono serenità, mentre le espressioni delle figure alludono alla disconnessione. Il debutto di questa mostra alla County Gallery di Palm Beach ha stimolato un dialogo sui temi esplorati nel mio lavoro che è durato ben oltre l’inaugurazione. Questa riflessione e questo dibattito prolungato sono in definitiva ciò che spero che le persone ne trarranno.
Parliamo di angeli e spiritualità. In Angels Listening, gli angeli hanno la bocca sigillata con del nastro adesivo, che li rende silenziosi ma li costringe ad ascoltare. Quale messaggio intende trasmettere sul silenzio e sulla censura nella società odierna?
In Angels Listening, le bocche sigillate rappresentano come il silenzio sia spesso qualcosa che interiorizziamo, piuttosto che qualcosa che ci viene imposto. Le persone trattengono le proprie emozioni, i propri bisogni o la propria identità per molte ragioni: per proteggersi, per evitare conflitti o perché si sentono invisibili. Esploro la tensione tra ciò che ci è permesso dire, ciò che teniamo dentro e ciò che ci si aspetta che sopportiamo. Angels Listening riflette sul potere dell’ascolto profondo. È uno spazio meditativo in cui centinaia di voci messe a tacere diventano un coro condiviso di confessioni, rivelando la libertà che si può trovare attraverso la catarsi.
Il corpo umano, spesso parzialmente nascosto o frammentato, è un elemento ricorrente nel Suo lavoro. Come interpreta il corpo, inteso come veicolo di significato, nel Suo linguaggio artistico?
Crescendo a Houston, in Texas, ho osservato la natura competitiva della cultura dei concorsi di bellezza, che celebra l’apice della femminilità tradizionale. Da questo luogo, ho creato opere come The Power and Burden of Beauty e Body Armor, che esplorano la ritualizzazione degli ideali di bellezza. Vedo il corpo, e più specificamente la forma femminile, come un contenitore di identità, memoria, vulnerabilità e forza. Nella mia pratica, è un potente simbolo delle nostre esperienze e sfide condivise come donne, oltre la superficie visibile.
In che modo la tua riflessione sull’impatto della tecnologia e della medicina estetica sulla percezione della bellezza e sulla memoria delle forme naturali trova espressione nella tua rappresentazione del corpo frammentato?
Mi ispiro a voci femministe come Naomi Wolf, che hanno indagato l’ossessione della società per la bellezza come forma di controllo sociale. Nella mia serie Body Armor, ho creato sculture di costumi da bagno in bronzo di dimensioni maggiori della vita, a forma di corpi femminili idealizzati. Le curve esagerate riflettono le pressioni a cui sono sottoposte le donne per soddisfare standard di bellezza impossibili, mentre l’armatura simboleggia la forza intrinseca che incarniamo. Attraverso questo lavoro, mi sono chiesta: cosa perdiamo nella ricerca infinita della perfezione fisica e come possiamo recuperare il nostro potere all’interno di sistemi che cercano di contenerci?
Quali temi intende esplorare in futuro per espandere ulteriormente il tuo linguaggio artistico?
Come artista, mi concentro su ciò che noto nella vita, la tensione tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale, ciò che è reale e ciò che è iperreale. Questo filo continua a dispiegarsi in modi inaspettati per me, e questa imprevedibilità è parte del linguaggio stesso.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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