Nella Maremma toscana, a Seggiano (Grosseto), il Giardino di Daniel Spoerri si prepara a ospitare un doppio evento commemorativo: la mostra fotografica e la presentazione del volume Poesiealbum. Omaggio a Daniel Spoerri, a cura di Anna Mazzanti e Susanne Neumann. L’iniziativa, in programma dal 3 agosto al 3 novembre 2025, rende omaggio alla figura dell’artista scomparso nel novembre 2023 all’età di 94 anni, restituendo la dimensione biografica, artistica e affettiva di un luogo che Spoerri ha trasformato in opera d’arte totale e scelto come ultima dimora.
Il Giardino, che si estende su 16 ettari, ospita attualmente 115 opere, disposte lungo sentieri immersi nella vegetazione. Circa la metà porta la firma di Spoerri, mentre le restanti appartengono a artiste e artisti che hanno condiviso con lui esperienze di vita o di lavoro. È una collezione composita che si è stratificata nel tempo, secondo relazioni affettive, progettualità condivise e visioni comuni. La scelta di riposare in questo luogo racconta in modo inequivocabile l’identità di Spoerri e il ruolo centrale che il Giardino ha avuto nella sua esistenza.
“Supportare gli eventi dedicati a Daniel Spoerri”, afferma Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze, “significa per la Fondazione valorizzare un patrimonio cuturale straordinario e radicato nel territorio grossetano. Iniziative come questa, che uniscono memoria artistica, paesaggio e comunità, incarnano pienamente la nostra missione di promuovere una cultura diffusa, accessibile e radicata nei luoghi”.
Non è un caso che l’area, anticamente denominata Paradiso, sia stata scelta da Spoerri per realizzare un progetto artistico coinvolgente. La zona, nella parte meridionale della Toscana, mantiene un equilibrio peculiare tra costruito e ambiente naturale, una qualità che ha profondamente attratto l’artista fin dal primo incontro con il luogo. Dopo una lunga carriera incentrata sulla cultura urbana e industriale, tra Parigi, Düsseldorf, Colonia, Zurigo e Vienna, Spoerri decise di lasciare il suo incarico presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco nei primi anni Novanta per dedicarsi interamente al Giardino. Da allora, pur trasferendosi nel 2007 a Vienna, tornò costantemente a Seggiano, in particolare per seguire la realizzazione di opere di grande impatto come i Prillwitzer Idole o la serie erst letzt das erste.
Se la poetica del riuso ha accompagnato Spoerri fin dai suoi celebri tableaux-pièges (quadri-trappola), nel Giardino si assiste a una trasformazione significativa del suo linguaggio. Qui dominano materiali più classici, come bronzo, marmo e pietra, inseriti nel paesaggio ma anche in tensione con la ciclicità della natura. In essi l’artista continua a intrappolare il caso, ma lo fa con un’attenzione nuova alla permanenza e alla relazione con l’ambiente. Il motto latino scelto come titolo della Fondazione, Hic Terminus Haeret (“Qui aderiscono i confini”), richiama questa adesione profonda a un luogo che diventa margine e centro, soglia e dimora definitiva.
La visione del Giardino come opera corale ha guidato Spoerri fin dalle prime fasi del progetto, promuovendo interventi postumi basati su progetti non realizzati in vita, come nel caso di Meret Oppenheim, Roland Topor o dell’omaggio a Joseph Beuys. Talvolta le opere venivano modificate dallo stesso Spoerri per adattarsi al contesto paesaggistico. La presenza di figure come Jean Tinguely ed Eva Aeppli, legate agli anni parigini e alla svolta artistica dell’autore dopo una prima carriera da ballerino dell’Opera di Berna, testimonia la continuità di un percorso umano e creativo che attraversa tutta la seconda metà del Novecento.
Il Giardino, oggi, è un paesaggio costellato di segni: alcune opere sembrano dissolversi nel verde, altre si stagliano come segnali visivi nei punti più elevati. Insieme restituiscono l’intenzione profonda di Spoerri di creare un autoritratto avvolgente, un’installazione vivente che racconta la sua parabola esistenziale, la sua riflessione sul tempo, sulla memoria, sulla sostenibilità ambientale. È anche, inevitabilmente, un frammento di storia dell’arte recente, un museo all’aria aperta che interroga continuamente il visitatore. Non a caso molti lo hanno definito un Poesiealbum tridimensionale.
L’immagine guida l’intero progetto espositivo. Nella sala centrale del borgo, la mostra raccoglie circa cento fotografie, in gran parte provenienti dall’archivio del Giardino. Il volume che le accompagna propone una narrazione per immagini del processo di costruzione del parco e del ruolo che Spoerri ha svolto nel corso del tempo. L’artista è spesso presente negli scatti, con la macchina fotografica a tracolla, o ritratto mentre segue da vicino l’installazione di nuove opere. Le fotografie cercano di restituire il carattere di diario visivo del Giardino: uno spazio attraversato, abitato, modificato.
Molte delle immagini esposte sono state realizzate con strumenti diversi, da fotografi professionisti ma anche in modo amatoriale. Alcune sono in bianco e nero, altre a colori; in ogni caso restituiscono una varietà di prospettive e di formati che contribuiscono alla natura polifonica del progetto. Lo sguardo dell’artista, in particolare, guida il racconto, sottolineando la presenza costante di Spoerri dietro ogni fase della creazione. Il Giardino, in questa lettura, appare come un’opera in divenire, una costruzione stratificata di esperienze, relazioni, intuizioni.
Poesiealbum è anche un libro di ricordi destinato a durare: contiene storie di incontri, testimonianze di amicizie e collaborazioni, frammenti di un percorso che continua a ispirare. Un’ulteriore stratificazione di senso si aggiunge con la pubblicazione, che fissa su carta l’eco di un’opera pensata per trasformarsi con il tempo. Il progetto ha ricevuto il sostegno della Fondazione CR Firenze, all’interno della propria attività filantropica in favore del terzo settore nei campi dell’arte, della cultura, dell’ambiente, della ricerca e dell’educazione. Un contributo che ha reso possibile questa nuova tappa del racconto di un’opera unica nel suo genere, la cui memoria continua a sedimentarsi nei sentieri di un Giardino che resta profondamente segnato dalla presenza di chi lo ha immaginato.
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