Lonato del Garda, 10 tesori da scoprire sulle rive del Lago


Dalla maestosa Rocca visconteo-veneta alle antiche fornaci romane, passando per case-museo ricche di sapere e chiese secolari: un viaggio affascinante alla scoperta delle gemme nascoste della splendida Lonato del Garda, dove ogni angolo racconta secoli di storia e arte.

Lonato del Garda, incantevole cittadina dalle radici antichissime, si svela nell’immediato entroterra bresciano del Lago di Garda. Con una storia che abbraccia un arco temporale di ben settemila anni, questo luogo offre una sequenza quasi ininterrotta di testimonianze culturali che spaziano dal passato più remoto fino ai giorni nostri. La sua posizione ha plasmato un territorio ricco di fascino e di punti d’interesse. Passeggiare per le vie di Lonato significa percorrere secoli di vicende, dai fasti viscontei e veneziani che hanno lasciato impronte indelebili sulle sue fortificazioni, alle influenze romane che hanno plasmato il suo tessuto artigianale.

Visitare Lonato del Garda è una scoperta continua: dalla vista sul Basso Garda che si gode dalle mura della Rocca, dove ha sede la Fondazione Ugo Da Como che gestisce la Casa del Podestà con il suo museo e la ricca biblioteca con migliaia di libri antichi, alla scoperta di collezioni ornitologiche uniche, passando per le pievi e le chiese del territorio. Ogni elemento, dai maestosi soffitti a cassettoni di palazzi storici ai dettagli delle antiche fornaci romane dove si producevano laterizi, contribuisce a definire l’identità di questo luogo straordinario e invita a una scoperta lenta e consapevole. Ecco dunque un itinerario con dieci luoghi da visitare a Lonato del Garda.

Veduta di Lonato del Garda. Foto: Fondazione Ugo Da Como
Veduta di Lonato del Garda. Foto: Fondazione Ugo Da Como

1. La Rocca Visconteo-Veneta: custode di storia e arte

Il simbolo inconfondibile di Lonato del Garda è la sua imponente Rocca visconteo-veneta, una delle fortificazioni più estese della Lombardia. Eretta sul colle “della Rova”, offre una vista impareggiabile sul Basso Garda e sul paesaggio morenico circostante, e interessò anche Napoleone Bonaparte per la sua posizione strategica. Le sue origini risalgono all’Alto Medioevo, ma furono i Visconti nei secoli XIV e XV a darle l’aspetto grandioso che ancora oggi ammiriamo. Il baluardo in mattoni all’ingresso fu aggiunto dai Gonzaga nel 1426, e la Rocca fu ulteriormente potenziata dai veneziani a partire dal 1440 per la difesa del territorio. Queste antiche mura sono state testimoni di innumerevoli eventi storici, inclusi gli assedi di figure come Niccolò Piccinino e le decisive battaglie napoleoniche del 1796, che videro scontrarsi l’esercito di Bonaparte e le truppe austriache alle sue pendici. Dopo un periodo di declino, la Rocca fu dichiarata Monumento Nazionale nel 1912. Nel 1920, il senatore Ugo Da Como la acquistò, avviandone un meticoloso restauro. Alla sua scomparsa, la Rocca divenne parte integrante del complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como, da lui stesso istituita nel 1942 con l’obiettivo di promuovere la cultura.

Oggi, i visitatori possono attraversare l’ingresso con il ponte levatoio e il baluardo, dove si distingue il Leone di San Marco. All’interno, si possono percorrere i resti dei quartieri militari, scoprire il mastio e la Rocchetta, la sezione più antica, da cui si aprono panorami sul borgo e la pianura. La Casa del Capitano, all’interno della Rocca, ospita una sala immersiva con straordinarie immagini del Garda. Il suo grande parco, con olivi e vigne, fa parte dei Grandi Giardini Italiani. La Rocca è anche un centro culturale: nel 2025 è diventata sede delle premiazioni e della mostra dei finalisti del Premio Nocivelli, concorso d’arte contemporanea riservato a giovani artisti italiani.

La Rocca Visconteo-Veneta. Foto: Fondazione Ugo Da Como
La Rocca Visconteo-Veneta. Foto: Fondazione Ugo Da Como

2. La Casa del Podestà e la Biblioteca della Fondazione Ugo Da Como: un scrigno di sapere e arte

Adiacente alla Rocca, il complesso della Fondazione Ugo Da Como include la Casa del Podestà, un’affascinante casa-museo riconosciuta come Monumento Nazionale dal 1912. Questo edificio quattrocentesco fu acquisito nel 1906 dal senatore Ugo Da Como, che ne fece la propria dimora e il centro delle sue collezioni d’arte e librarie. Restaurata dall’architetto Antonio Tagliaferri, la casa fu riproposta in stile rinascimentale. Da Como la concepì come un “museo privato”, con l’intento di promuovere gli studi e l’amore per la conoscenza.

All’interno, più di venti ambienti conservano intatte le ricche collezioni d’arte e gli antichi arredi, offrendo una preziosa testimonianza del gusto altoborghese tra Ottocento e Novecento. Tra le opere spiccano dipinti, sculture, mobili lignei e maioliche. Di particolare interesse sono i tre monumentali strappi da affresco di Girolamo Romanino, raffiguranti Capitani di ventura, che adornano la Galleria d’entrata. La collezione include anche manufatti lombardo-veneti e una sezione dedicata alla storia di Brescia e del Garda. Importanti soffitti a cassettoni del Quattrocento, recuperati da palazzi patrizi, impreziosiscono alcune sale.

Il vero fiore all’occhiello è tuttavia la biblioteca privata, considerata una delle più significative in Italia. Il Senatore Da Como, bibliofilo instancabile, vi custodì oltre 52.000 volumi: manoscritti, codici miniati, centinaia di incunaboli, migliaia di cinquecentine, rarità bibliografiche e preziosità come gli autografi di Ugo Foscolo. Per questa raccolta, nel 1923, Da Como fece erigere un edificio in stile rinascimentale, che esternamente evoca una piccola chiesa, trasformato in una sorta di “luogo sacro” per i libri.

La Casa del Podestà. Foto: Fondazione Ugo Da Como
La Casa del Podestà. Foto: Fondazione Ugo Da Como

3. La Basilica di San Giovanni Battista: il capolavoro barocco nel cuore del borgo

La Basilica di San Giovanni Battista è il principale luogo di culto di Lonato del Garda e la sua chiesa parrocchiale. Le sue radici risalgono a una pieve collegiata del 1145, e l’attuale imponente edificio barocco a croce latina fu edificato tra il 1738 e il 1762 su progetto dell’architetto Paolo Soratini, per poi essere consacrato nel 1780.

La facciata in marmo di Botticino è adornata da colonne e statue di santi, mentre la grande cupola a otto vele, sempre opera del Soratini, culmina con una statua dorata del santo titolare. All’interno, tredici altari laterali e del transetto ospitano numerose opere d’arte, principalmente di scuola veneta. Tra queste, si distinguono la pala dell’altare maggiore, San Giovanni presente il Cristo alla folla di Giambettino Cignaroli (1749-1751), e la tela del primo altare a destra, una Madonna con san Nicola da Tolentino e un’offerente del 1643, commissionata come ex voto per la peste del 1630. Da vedere anche opere di Pietro Liberi, Paolo Farinati, Teodoro Benedetti, Pietro Marone, Pietro Perotti, e soprattutto, nella sagrestia, lo splendido trittico della Resurrezione dipinto nel 1528 da Bernardino Licinio, uno dei grandi maestri del Cinquecento veneto. Nel 1980, la chiesa è stata insignita del titolo di basilica minore da Papa Giovanni Paolo II.

La Basilica di San Giovanni Battista
La Basilica di San Giovanni Battista. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato

4. Le Fornaci Romane: un sito archeologico unico nel Basso Garda

Le Fornaci Romane di Lonato del Garda sono un quartiere artigianale, datato al I-II secolo d.C., che rappresenta una testimonianza unica della produzione di laterizi nell’epoca della romanizzazione del Garda. Il complesso originario comprendeva sei fornaci di diverse dimensioni, essenziali per la fabbricazione di materiali da costruzione. La presenza di argilla, acqua e legname, tutti elementi abbondanti nell’area dell’anfiteatro morenico del Garda, fu determinante per l’esistenza e la prosperità di questo polo produttivo, tanto che una fornace continuò a funzionare nella stessa zona anche nel XIV secolo.

Il sito archeologico, situato in località Fornaci dei Gorghi, è gestito dal Comune di Lonato del Garda ed è visitabile. Le Fornaci Romane offrono un’occasione rara per comprendere i metodi costruttivi e l’organizzazione del lavoro in epoca romana.

Le Fornaci Romane di Lonato. Foto: Ministero della Cultura
Le Fornaci Romane di Lonato. Foto: Ministero della Cultura

5. Il Palazzo Comunale: il cuore civico e artistico di Lonato

Il Palazzo Comunale di Lonato del Garda, in Piazza Martiri della Libertà, rappresenta il cuore civico della cittadina, un edificio storico costruito nei primi anni del 1600 e restaurato nel 1800. La sua gemma è la Sala del Consiglio Comunale, accessibile da un porticato a volta. Questa sala ospita un’imponente pala d’altare del pittore seicentesco Andrea Celesti, commissionata come ex voto per la fine della terribile peste del 1630. L’opera, danneggiata nel 1767 con un taglio orizzontale, fu restaurata nel 1970 dal pittore Bragantini.

Al centro della piazza, la Colonna Veneta in marmo bianco, sormontata dal Leone di San Marco, è un simbolo evidente del lungo dominio di Venezia su Lonato. Questa presenza marciana, rintracciabile anche nella Rocca, sottolinea l’importanza strategica e culturale che Lonato rivestiva per la Serenissima. Il Palazzo Comunale, quindi, non è solo un centro amministrativo, ma un luogo che incarna la storia, l’arte e l’identità di Lonato del Garda.

Il Palazzo Comunale, la Sala Celesti. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato
Il Palazzo Comunale, la Sala Celesti. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato

6. La chiesa della Beata Vergine del Corlo: una chiesa dalla lunga storia

Situata a nord del centro storico di Lonato del Garda, nel caratteristico quartiere conosciuto come borgo Corlo, la chiesa della Beata Vergine del Corlo è una preziosa testimonianza architettonica e spirituale che affonda le sue radici nel XIV secolo. Questo edificio sacro, di notevole importanza storica e artistica, venne concesso in uso nel 1550 alla Confraternita dei Disciplini, un’associazione laicale che si occupò attivamente della sua conservazione e del suo arricchimento.

Sotto la gestione della Confraternita, la chiesa conobbe un periodo di grande fioritura artistica. Nel 1576 iniziarono i lavori per la costruzione del campanile, un’opera significativa che fu completata undici anni più tardi, nel 1587, e che ancora oggi ne caratterizza il profilo. Per oltre due secoli, i membri della confraternita adornarono l’edificio con un gran numero di tele e statue di pregio, trasformandolo in un vero e proprio scrigno d’arte sacra. La storia della chiesa subì un’importante svolta nel 1797, quando le Confraternite furono soppresse e la Repubblica Cisalpina ne incamerò i beni. La proprietà della chiesa passò così all’Ospedale, dal quale ancora oggi dipende.

Esternamente, la chiesa presenta un portale del Cinquecento, un elemento di notevole valore storico-artistico, e una lunga scalinata che conduce all’ingresso principale. L’interno è caratterizzato da una navata a pianta rettangolare, semplice e armoniosa, che conduce a un grande presbiterio. Attraverso il presbiterio si accede al coro, spazio tradizionalmente riservato ai celebranti. Ai lati della navata si aprono le cappelle dedicate a San Michele (con dipinti di Pietro Marone) e alla Santissima Trinità. Sulla destra, è possibile visitare il cuore artistico del tempio, la saletta del Sepolcro, un ambiente particolarmente suggestivo dove è custodito un prezioso gruppo ligneo cinquecentesco, opera scolpita da Valentino Bosini e dipinta da Pietro Bagnadore, con statue raffiguranti il Cristo morto, la Madonna, San Giovanni e le Pie donne.

La chiesa della Beata Vergine del Corlo. Foto: Wikimedia/Gardatourism
La chiesa della Beata Vergine del Corlo. Foto: Wikimedia/Gardatourism

7. Il Santuario della Madonna di San Martino: fede, apparizioni e antiche radici

A Lonato del Garda si trova il Santuario della Madonna di San Martino, eretto nel XVII secolo a seguito di un’apparizione mariana che diede vita alla devozione per la Beata Vergine di San Martino. La sua costruzione, sebbene interrotta dalla peste del 1630, fu poi ripresa e completata, testimoniando la profonda fede della comunità.

Di fronte all’attuale santuario sorge l’antica chiesa di San Martino, un edificio originario databile tra il VII e l’VIII secolo, ora integrato nell’omonima cascina. Le indagini archeologiche della Soprintendenza Archeologica della Lombardia hanno rivelato un’interessante stratificazione storica. Inizialmente, tra il VII e l’VIII secolo, fu un modesto oratorio funerario a navata unica absidata con funzioni cimiteriali. Tra la fine dell’VIII e il IX secolo, venne edificata una chiesa molto più grande con tre absidi. Successivamente, forse nel XIII secolo, la chiesa fu ridotta nelle sue forme e ricostruita con ciottoli morenici, presentando un’unica navata e monofore atipiche. Questa semplificazione architettonica è stata ricondotta a una riduzione delle sue funzioni, probabilmente a seguito del suo passaggio alle dipendenze dell’arciprete di Lonato, come attestato da una bolla papale di Lucio III del 1184. Il Santuario e la sua antica chiesa rappresentano un sito di grande valore storico-religioso, che offre uno spaccato della devozione e delle evoluzioni architettoniche del territorio lonatese attraverso i secoli.

Il Santuario della Madonna di San Martino. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato
Il Santuario della Madonna di San Martino. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato

8. La Pieve di San Zeno: un’antica custode romanica fuori dal borgo

La Pieve di San Zeno si erge su un colle isolato, poco fuori Lonato del Garda, e rivela una storia millenaria. La sua struttura attuale risale al XIV secolo, ma le murature evidenziano una complessa stratificazione con due fasi costruttive in età romanica. La sua posizione era strategica tra i centri abitati del X-XI secolo.

Documenti storici la menzionano già nel 1154, quando Papa Anastasio IV ne confermò la proprietà al vescovo di Verona Tebaldo. Nel 1184, Papa Lucio III la assegnò all’arciprete Riccardo, insieme al “castrum vetus” ad essa collegato, di cui oggi restano solo tracce di muratura. L’edificio presenta un’unica navata, un’abside semicircolare a est e una facciata a capanna a ovest. Le sue quattro fasi costruttive includono una prima fase entro l’XI secolo, un ampliamento e sopraelevazione con rifacimento dell’abside a metà del XII secolo, e l’aggiunta successiva della sagrestia. Le murature mostrano pietre grandi nelle parti basse e più piccole in quelle alte, e nell’abside prevale l’arenaria grigio ferro. Sul lato nord, si notano due porte murate, una con lunetta monolitica e croce in rilievo, l’altra con architrave monolitico. L’interno, sebbene ristrutturato e con pavimento e intonaco moderni, conserva acquasantiere in pietra e lo spazio scandito da tre arconi trasversali.

La Pieve di San Zeno. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato
La Pieve di San Zeno. Foto: Lonato Turismo / Comune di Lonato

9. Il Museo Civico Ornitologico “Gustavo Adolfo Carlotto”: un viaggio nell’avifauna italiana

All’interno della Casa del Capitano, parte della Rocca di Lonato, il Museo Civico Ornitologico “Gustavo Adolfo Carlotto” propone un’esperienza didattica e affascinante dedicata all’avifauna italiana. La collezione fu creata all’inizio del Novecento da Gustavo Adolfo Carlotto (1886-1970) e include una rappresentazione quasi completa degli uccelli d’Italia. Gli esemplari, impagliati da Marco Gianese, furono acquisiti dal Comune di Lonato e sono esposti dal 1996.

Il museo si articola in quattro sale del piano rialzato della Casa. L’esposizione è organizzata con esemplari raggruppati in dodici vetrine che riproducono i diversi habitat: boschivo, montano, mediterraneo, rurale, urbano, zone umide salmastre e d’acqua dolce, e uccelli migratori del Garda. Ogni specie è accompagnata da una scheda didascalica con nome italiano, scientifico e informazioni principali, supportate da illustrazioni contestuali. Sezioni speciali arricchiscono la visita. Le “Rarità” mostrano uccelli che compaiono occasionalmente in Italia, di solito a causa di eventi meteorologici eccezionali. La Fondazione Ugo Da Como gestisce questo patrimonio, offrendo percorsi didattici e visite guidate per esplorare la biodiversità e gli adattamenti evolutivi degli uccelli.

La Casa del Capitano alla Rocca Visconteo-Veneta, sede del museo. Foto: Fondazione Ugo Da Como
La Casa del Capitano alla Rocca Visconteo-Veneta, sede del museo. Foto: Fondazione Ugo Da Como

10. Il Santuario della Madonna della Scoperta: tra storia, leggenda e memorie risorgimentali

Situato lungo l’omonima via, il Santuario della Madonna della Scoperta custodisce una storia affascinante che mescola antiche radici e una leggenda suggestiva. La sua esistenza è documentata per la prima volta nel 1163 come chiesa di Santa Maria. Le sue origini sono segnate da un evento traumatico: nel 1201, alcuni soldati distrussero sia l’antica chiesa di Santa Maria degli Angeli che l’adiacente Convento di Santa Maria di Fontana Coperta, nome che un tempo identificava l’intera località. Dopo queste devastazioni, l’edificio sacro fu fedelmente ricostruito nel 1602, mantenendo la stessa dedicazione e le medesime dimensioni della struttura precedente.

È agli inizi del XVIII secolo che la chiesa acquisisce la denominazione di “Madonna della Scoperta”, un nome derivato da un episodio straordinario, quasi miracoloso. La leggenda narra che in epoca medievale, un quadro molto venerato raffigurante la Madonna scomparve misteriosamente dalla piccola chiesa del Monastero, ritenuto rubato e poi dimenticato per circa cinquecento anni. Verso il 1700, due bambini avvistarono per caso lo spigolo di una cornice emergere dal terreno. Una volta liberato dal terriccio, apparve un quadro della Vergine, con i colori ancora vividi e intatti. La gioia e lo stupore furono tali che l’episodio fu subito proclamato un miracolo, e si credette che fosse proprio l’antica icona scomparsa secoli prima. Questo ritrovamento diede il nuovo nome sia alla chiesa che alla contrada circostante.

Sebbene un’analisi successiva abbia rivelato che l’opera risale al Cinquecento e non al Medioevo, il suo eccezionale stato di conservazione dopo un tale periodo di oblio rimane un fatto sorprendente. Oggi, questo prezioso dipinto è esposto all’interno del piccolo santuario, visibile ai fedeli e ai visitatori. Attorno alla chiesa, il contesto storico si arricchisce di un’ulteriore dimensione: vi sono collocati cippi e lapidi che commemorano la storica battaglia di Solferino e San Martino, combattuta non lontano da qui il 24 giugno 1859: lo stesso santuario fu al centro di un episodio, un assalto, che è stato anche raffigurato in uno dei più celebri dipinti di battaglie di Giovanni Fattori, L’assalto alla Madonna della Scoperta, noto anche come Un episodio della battaglia di San Martino.

Il Santuario della Madonna della Scoperta
Il Santuario della Madonna della Scoperta. Foto: Massimo Telò

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