Raffaello e Mozart a confronto: il nuovo libro di Stefano Zuffi


Si possono mettere a confronto le vite di Raffaello e Mozart? Sì, secondo Stefano Zuffi: è questo l'argomento del suo nuovo libro, “Eterni ragazzi. Raffaello e Mozart, due vite allo specchio” (Damiani Editore).

Le vite e l’arte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 - Roma, 1520) e di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791) possono essere messe a confronto? Sì, secondo lo storico dell’arte Stefano Zuffi, che in una sorta di rievocazione delle plutarchiane “vite parallele” dedica il suo nuovo libro a un continuo paragone tra Raffaello e Mozart: il libro s’intitola Eterni ragazzi. Raffaello e Mozart, due vite allo specchio, edito da Damiani editore (208 pagine, € 16,00, ISBN 9788899438647) ed è uscito l’8 ottobre. Zuffi promette di far arrivare al lettore un “Raffaello come non l’avete mai sentito” e un “Mozart come non l’avete mai visto”, partendo da un paio di domande fondamentali: che cosa hanno in comune Raffaello e Mozart? E che cosa rende la loro opera così spontanea e così universale allo stesso tempo?

Sono davvero molte le similitudini tra i due artisti, e Zuffi, in un racconto fondato su una divulgazione appassionata e incalzante come quella cui lo storico dell’arte milanese ha abituato il suo pubblico, le ripercorre capitolo dopo capitolo, cominciando da quella ricerca della perfezione che sempre animò la pittura dell’urbinate e la musica dell’austriaco: “Raffaello e Mozart”, scrive Zuffi, “mostrano con piena evidenza di non considerare mai definitivo il loro stile, proseguendo nell’evoluzione fino agli ultimi istanti della vita”. E la parola “perfezione”, aggiunge Zuffi, “ricorre di frequente negli scritti di quanti si sono occupati di loro, e la troviamo molto più spesso che per qualsiasi altro artista, di ogni tempo e di ogni latitudine”. Una “perfezione” che fa sembrare naturale e spontanea qualunque cosa il loro talento produca, malgrado la loro arte sia frutto di una tecnica sapiente affinata da uno studio costante e durato per tutta la vita. Una spontaneità che viene messa in parallelo col titanismo che accomunò i loro rivali, Michelangelo e Beethoven: nel libro c’è anche modo di fare un confronto con i due massimi contendenti di Raffaello e Mozart (più pertinente tuttavia per Raffaello, dal momento che la rivalità con Michelangelo fu viva e sentita, cosa che invece non accadde, anche per ragioni anagrafiche, tra Mozart e Beethoven, le cui vite si sfiorarono a malapena: la rivalità, in questo caso, fu piuttosto con Antonio Salieri, tanto che il capitolo sui rivali è dedicato proprio a Michelangelo e a Salieri).

La copertina del libro di Stefano Zuffi
La copertina del libro di Stefano Zuffi

Ci sono poi gli ambienti da cui Raffaello e Mozart provengono: Urbino e Salisburgo, due centri apparentemente lontani dalle capitali dalle arti, in realtà due cittadine colte e caratterizzate da ambienti culturali molto fervidi (basti pensare alla Urbino di Federico da Montefeltro, dov’erano attivi artisti e intellettuali come Piero della Francesca, Luca Signorelli, Bramante, Luca Pacioli, Giusto di Gand e moltissimi altri). E poi, ancora, il ruolo dei rispettivi genitori, Giovanni Santi e Leopold Mozart, decisivi per indirizzare i talenti dei loro figlioli: Santi era uno dei pittori più interessanti della Urbino di fine Quattrocento, e da lui il piccolo Raffaello ricevette la primissima formazione (a un Raffaello poco più che bambino si attribuisce la Madonna di Casa Santi, il delicato affresco che adorna una camera della sua casa natale), mentre Leopold fu violinista e compositore, che spronò i figli (non soltanto Wolfgang, ma anche la sorella Maria Anna, detta Nannerl: fu una valentissima pianista) a intraprendere una carriera feconda nel mondo della musica.

Sono sorprendenti le analogie che Zuffi, dalla prima all’ultima pagina, fa emergere: il ruolo delle madri di Raffaello e Mozart, il talento precoce, le passioni amorose che li fecero infiammare allo stesso modo, il desiderio di libertà, la capacità di circondarsi d’importanti figure d’intellettuali. Ma c’erano anche alcuni aspetti che li dividevano. Per esempio, il rapporto col potere: Raffaello si muoveva con l’agilità di un cortigiano tra le maglie del potere rinascimentale, mentre Mozart era decisamente più insofferente del pittore nei confronti delle regole del potere. E poi, il rapporto col denaro: nessuno dei due fu particolarmente attaccato ai soldi, ma mentre la fortuna fu in grado di arridere a Raffaello per tutta la sua esistenza (tanto che l’Urbinate, sebbene non possa essere considerato un artista ricchissimo, era di certo un benestante, tra gli artisti meglio pagati del suo tempo, capace anche di destinare parte dei suoi capitali a investimenti fondiari), lo stesso non si può dire di Mozart, che conobbe il benessere economico solo per una parte della sua carriera, e negli ultimi anni dovette fare i conti con una situazione finanziaria tutt’altro che felice. I due geni sono appaiati anche nell’estremo delle loro vite: entrambi scomparsi in giovane età (a trentasette anni Raffaello, a trentacinque Mozart), ed entrambi per una malattia che nelle ultime fasi si manifestò con febbri forti ancor oggi d’incerta natura.

Con una scrittura godibile, Zuffi non manca mai di approfondire dipinti di Raffaello o composizioni di Mozart, accompagnando il lettore in un viaggio che evoca alcuni dei prodotti più alti che l’essere umano sia stato in grado di concepire e realizzare. Capolavori straordinari, oggi forse banalizzati (fin dall’introduzione Zuffi ricorda come le Madonne, o ancor meglio gli angioletti, di Raffaello si trovino ormai riprodotti ovunque, e come alcune delle più celebri melodie mozartiane siano diventate suonerie per cellulari), ma che nel corso dei secoli hanno assunto una dimensione universale e atemporale. “Raffaello e Mozart”, conclude infatti l’autore, “salgono più in alto delle contingenze e della storia: ci indicano un mondo in cui non sono necessarie riforme o rivoluzioni, un mondo pacificato, sereno, in cui tutti, per la saggezza o per l’amore, saremo finalmente accolti, consolati, perdonati”.

A sinistra: Raffaello Sanzio, Autoritratto (1504-1506 circa). A destra: Barbara Krafft, Ritratto postumo di Wolfgang Amadeus Mozart (1819)
A sinistra: Raffaello Sanzio, Autoritratto (1504-1506 circa). A destra: Barbara Krafft, Ritratto postumo di Wolfgang Amadeus Mozart (1819)


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